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Per quasi quarant’anni, il coinvolgimento diretto dell’aviazione sovietica nella Guerra di Corea, dal 1950 al 1953, è rimasto un segreto di stato molto ben custodito, mentre gli strateghi americani continuavano a chiedersi come mai le giovani e relativamente inesperte forze aeree cinesi e nordcoreane fossero riuscite ad abbattere così tanti velivoli appartenenti alla potente US Air Force.
Sabato scorso, la Russia ha celebrato in modo solenne la Giornata dei Guerrieri-Internazionalisti, una festa dedicata alle migliaia di soldati sovietici che avevano partecipato ai conflitti in tutto il mondo durante la Guerra Fredda. Per celebrare l’evento, il giornalista Andrei Kots ha intervistato il Maggiore Generale (a riposo) Sergei Kramarenko, un asso decorato dell’Aeronautica Sovietica che aveva prestato servizio durante Seconda Guerra Mondiale e che si era guadagnato il titolo di “Eroe dell’Unione Sovietica” per le sue imprese in Corea e che, a 97 anni, è l’ultimo asso sovietico vivente della Guerra di Corea.
Nonostante l’età e con la mente più lucida che mai, questo veterano aveva ricordato che era stata proprio l’esperienza maturata durante la Seconda Guerra Mondiale a prepararlo per la Corea. Tra il 1942 e il 1945, aveva pilotato i caccia LaGG-3 e La-5, abbattendo tre aerei della Luftwaffe e contribuendo alla distruzione di altri 13.
“Alla fine della guerra, avevamo superato i Tedeschi in termini di tattiche di combattimento e abilità di pilotaggio. Siamo entrati nel conflitto coreano con il bagaglio di questa esperienza e la cosa ci ha permesso di riuscire a battere gli Americani,” ha detto Kramarenko.
“I piloti statunitensi mi erano sembrati meno determitati degli assi tedeschi. I Tedeschi erano più disposti a combattere, mentre gli Americani cercavano di sottrarsi al combattimento. In Corea, abbiamo dimostrato di non essere inferiori a loro in termini di addestramento e di abilità e li abbiamo addirittura superati con le prestazioni dei nostri aerei,” ha aggiunto il pilota.
Kramarenko ha detto che entrare nella cabina di pilotaggio del nuovo jet da combattimento MiG-15, dopo aver pilotato i caccia con motori a pistoni della Seconda Guerra Mondiale, si era rivelato sorprendentemente facile perchè il jet era reattivo ai comandi, in grado di accelerare fino a 1.000 km/ora e salire ad una quota massima di 15 km. Quest’ultima caratteristica si era dimostrata superiore a quella del Sabre F-86 americano e spesso i piloti sovietici fa sfruttavano vantaggiosamente, attaccando il nemico dall’alto.
Nel novembre del 1950, con l’entrata in guerra della Cina, Kramarenko ed altri 31 piloti del 176° Reggimento dell’Aviazione da Combattimento delle Guardie erano stati segretamente schierati nella Corea del Nord per addestrare i piloti dell’Aeronautica Militare per la Liberazione del Popolo. Vista la natura clandestina dell’operazione avevano il divieto assoluto di rivelare nelle lettere ai familiari qualsiasi dettaglio sulla natura delle loro attività. Nel frattempo, i piloti avevano cercato di mettere insieme i pochi dettagli conosciti sul Sabre F86, apprendendo che era più manovrabile del MiG-15, ma con una tangenza operativa inferiore.
Il battesimo del fuoco
Il coinvolgimento diretto e limitato dell’Aeronautica Sovietica in Corea era iniziato nella primavera del 1951, Kramarenko ha confermato che la sua prima missione aveva avuto luogo il 1 ° aprile.
“Avevamo tentato di intercettare un aereo da ricognizione scortato dai caccia,” ha ricordato Kramarenko. “Eravamo saliti di quota, sorvolando il tratto settentronale del fiume Yalu. Dopo essere saliti a 7000 metri, avevamo localizzato gli aerei nemici dritto davanti a noi. In testa alla formazione vi era un bimotore da ricognizione, dietro otto caccia, due squadroni. Noi eravamo uno squadrone di quattro MiG. Avevo ordinato l’attacco. Il mio gregario, Ivan Lazutin, per cercare di abbattere il ricognitore, gli si era avvicinato dal basso. Di colpo era stato attaccato da un’intero squadrone di Sabre. ‘Vira destra!’ Gli avevo ordinato. Aveva rapidamente virato e gli aerei nemici lo avevano inseguito. Avevo mirato all’ultimo del gruppo e l’avevo colpito da dietro. L’aereo era caduto in mare. Gli altri avevano immediatamente cabrato. L’altro mio gregario, Sergei Rodionov, era stato attaccato dall’altro squadrone di Sabre. Gli avevo ordinato di virare a destra, aveva obbedito ed ero riuscito a colpire un altro aereo nemico. Dopodiché i Sabre e l’aereo da ricognizione avevano rinunciato al combattimento ed erano fuggiti.”
Il “giovedì nero”
Kramarenko era stato uno dei piloti sovietici coinvolti nella micidiale battaglia aerea del 12 aprile 1951, che i piloti dell’aeronautica militare americana avrebbero in seguito ribattezzato il “giovedì nero.” In quel giorno, 30 MiG-15 avevano attaccato alcune decine di bombardieri B-29 scortati da ben 100 caccia F-80 e F-84, abbattendo numerosi B-29 senza subire alcuna perdita. Il comando americano era rimasto talmente scosso dall’evento da interrompere per tre mesi tutte le operazioni di bombardamento sulla Corea e rinunciare definitivamente alle incursioni diurne.
“In quella battaglia, avevamo messo fuori combattimento 25 dei 48 B-29 che cercavano di bombardare il ponte sul fiume Yalu,” ha ricordato il veterano, riferendosi al ponte che collega la Corea del Nord alla Cina. “Ho ancora l’immagine nella mia mente: un’armada di aerei che volano in formazione di combattimento, bellissima, come durante una parata. All’improvviso arriviamo sopra di loro. Apro il fuoco contro uno dei bombardieri, subito inizia a fuoriuscire del fumo bianco. Avevo danneggiato il serbatoio del carburante. E poi erano arrivati i miei compagni. Direi che avevamo dato una bella batosta agli Americani. Tutti i nostri caccia erano ritornati alla base, l’USAF era rimasta in lutto per una settimana e, per molto tempo, non aveva più avuto il coraggio di inviare bombardieri nella zona,” ha ricordato Kramarenko.
I combattimenti con gli assi americani
Durante la guerra, Kramarenko si era scontrato in varie occasioni con gli assi americani e ricorda ancora il duello che aveva sostenuto con Glenn Eagleston, il comandante del 334° squadrone dell’USAF e veterano della Seconda Guerra Mondiale.
“Eagleston volava in una formazione di tre aerei,” ha ricordato Kramarenko. “I due gregari lo avevano coperto mentre lui mi aveva attaccato dall’alto. Mi aveva mancato ed era passato sotto, livellando l’aereo a circa 100 metri da me. Avevo immediatamente virato a sinistra ed ero sceso in picchiata. Ero uscito dalla pichiata e lui aveva nuovamente aperto il fuoco contro di me. Avevo continuato a ‘ballare’ con questo asso per un bel po ‘di tempo. Alla fine ero riuscito a mettermi dietro di lui e avevo iniziato a sparare. Dal suo Sabre si erano staccati dei pezzi e aveva iniziato a perdere quota, con i suoi gregari sempre alle mie spalle. Avevo nuovamente rollato ed ero sceso in picchiata verso una diga, dove era dislocata l’artiglieria contraerea della Corea del Nord. Avevo guardato indietro, i due aerei mi stavano seguendo ad una distanza di 800 metri. Improvvisamente, davanti a me avevano iniziato a scoppiare i proiettili antiaerei. Meglio morire colpito dai nostri, avevo pensato. Ero andato dritto in mezzo alle loro fauci, ma ero stato fortunato, non mi avevano colpito. I Sabre avevano interrotto il loro inseguimento ed erano ritornati a casa. Alla fine, Eagleston era riuscito a riportare il suo aereo in un aeroporto americano. Ferito, era stato rimandato negli Stati Uniti e non aveva mai più combattuto.”
Quasi linciato
Il 17 gennaio 1952, la fortuna di Kramarenko sembrava essersi esaurita. Durante un combattimento contro una coppia di Sabre, il pilota non aveva notato che vi erano altri caccia statunitensi ad una quota superiore, che si erano tuffati in picchiata ed avevano aperto il fuoco, danneggiando gravemente il suo MiG. Avendo perso il controllo, si era lanciato ed aveva aperto il paracadute, solo per ritrovarsi di fronte ad un’altra, spiacevole sorpresa.
“Sono appeso al paracadute e, improvvisamente, il caccia americano mi piomba addosso e apre il fuoco contro di me. Spara da lontano e i colpi mi passano sotto. Istintivamente alzo le gambe. A circa 400-500 metri da me, vira ed inizia un altro passaggio. Ma sono fortunato, entro in una nuvola e l’Americano mi perde di vista. Scendo ulteriormente e vedo un bosco. A destra c’è una radura. Mi tengo all’imbrago, mi giro e cado in un cespuglio. Dico a me stesso che è finita, no, niente sangue. Poi mi tocco il collo e sento un grosso bernoccolo. Dovevo aver colpito qualcosa. Raccolgo il paracadute ed arrivo ad una strada che si dirige ad ovest … Improvvisamente di fronte a me vedo un carro che esce dal bosco, era un Coreano che raccoglieva legna da ardere. Vedendomi, afferra il forcone, pensando di trovarsi di fronte ad un Americano. Io gli dico “Kim Il Sung –ho,” “Stalin -ho,” “ho” significa “buono” in coreano. Rendendosi conto che sono uno dei suoi, mi fa salire sul carro e mi porta nel suo villaggio. Mi hanno dato da mangiare e mi hanno fatto dormire sul pavimento. Il mattino successivo era arrivato un veicolo e mi avevano riportato all’aeroporto. Quello è stato il mio ultimo volo prima di ritornare in URSS,” ha ricordato il pilota.
Secondo Kramarenko, l’incidente con il pilota USAF che lo aveva mitragliato mentre scendeva con il paracadute non era un evento insolito, aveva perso un compagno e ne aveva visto ferire un altro in quel modo.
In totale, il 176° Reggimento Aereo delle Guardie aveva perso 8 piloti e 12 aerei. Allo stesso tempo, avevano distrutto circa 50 bombardieri ed un numero indefinito di caccia. Kramarenko afferma di aver personalmente abbattuto 21 aerei nemici, ma di essersene visti attribuire solo 13, perché i rimanenti erano caduti in mare. Il veterano ritiene che l’apparizione dei piloti sovietici in Corea abbia contribuito a prevenire la Terza Guerra Mondiale.
“Gli Americani avevano pianificato di sganciare 300 bombe atomiche sull’URSS,” ha affermato. “Ma in Corea abbiamo mostrato loro che era meglio per i B-29 non mettere il naso sul nostro territorio. Dopo aver distrutto in una volta sola 25 bombardieri su 48, gli Stati Uniti avevano abbandonato la strategia dei bombardamenti sul territorio sovietico,” ha detto.
Kramarenko era uscito dal servizio attivo dell’aeronautica militare sovietica nel 1981, dopo aver prestato servizio come comandante di reggimento, di divisione e come consigliere delle forze aeree alleate all’estero. Nel febbraio 1979, era diventato Vice Capo di Stato Maggiore della 23° Armata Aerea.
Aveva pilotato per l’ultima volta un aereo nel 1982. “Oggi, ovviamente, non posso più volare. Invidio i giovani che portano i loro aerei nel cielo. I moderni aerei da combattimento sono macchine eccezionali, potenti, ben armate. Probabilmente è bello ‘sfrecciare tra le nuvole’ dentro uno di essi … sogno ancora il cielo,” ha aggiunto.
Quasi 70 anni dopo, i dettagli dei combattimenti aerei della Guerra di Corea sono ancora oggetto di dibattito.
I dettagli del confronto MiG contro Sabre nel corso della guerra di Corea rimangono a tutt’oggi oggetto di accesi dibattiti, con gli storici statunitensi che parlano di un totale di 224 Sabre persi nel corso dell’intero conflitto, contro 566 MiG-15 (la maggior parte di questi pilotati da personale cinese e nordcoreano). Tuttavia, le stime russe parlano di 1.106 vittorie aeree totali e di 335 MiG persi, in missioni di combattimento e non.
La guerra di Corea è stata la continuazione della dottrina del bombardamento pesante dell’esercito americano post-Seconda Guerra Mondiale. Nel corso di questo conflitto, si stima che i bombardamenti a tappeto alleati abbiano distrutto i tre quarti dei centri abitati della Corea del Nord. Complessivamente, gli Stati Uniti hanno sganciato sulla penisola 635.000 tonnellate di bombe, di cui 32.000 tonnellate di napalm, più del tonnellaggio totale di bombe sganciate su obiettivi giapponesi durante l’intera campagna del Pacifico nella Seconda Guerra Mondiale.
Fonte: sputniknews.com
Link: https://sputniknews.com/military/202002161078330230-last-surviving-soviet-ace-of-korean-war-opens-up-on-clandestine-ops-against-us-air-force/
16.02.2020