Di Patrizia Pisino per ComeDonChisciotte.org
Considerazioni nostalgiche di una salentina
La mia origine mi riporta indietro in un tempo ormai perduto forse per sempre. Ricordo la felicità che provavo quando con la stagione estiva da Maglie ci spostavamo a Otranto con mia madre e mia sorella, mentre mio padre ci raggiungeva dopo il lavoro. Ho subito amato il mare, mi attirava il colore azzurro, la limpidezza dell’acqua, i pesciolini che nuotavano fiduciosi in prossimità della spiaggia. Mia madre non faceva in tempo a spogliarmi che io fuggivo verso il mare, che mi accoglieva tra mille spruzzi. A Otranto prendevamo in affitto una cabina realizzata con una struttura di legno, presso uno stabilimento che le montava all’inizio stagione. Venivano posizionate anche su palafitte nel mare con una banchina che le collegava alla spiaggia, da lì si potevano fare i tuffi. Ci conoscevano tutti e l’ambiente era confortevole e sicuro, gestito da persone del posto e a carattere familiare.
Dopo l’università, il lavoro mi ha portata a Grosseto e ho iniziato a frequentare il Bagno dopo lavoro dei ferrovieri. A Marina di Grosseto infatti ci sono stabilimenti gestiti da enti statali come il Bagno aeronautica militare e Il centro balneare della polizia di stato, con prezzi veramente irrisori e competitivi (chissà che fine faranno?).
Quando mi capita di tornare del mio bel Salento ogni volta constato con sgomento che sta perdendo la sua vera anima, lo sviluppo turistico sta trasformando il litorale con costruzioni per niente contestualizzate ed esclusive, con villaggi turistici sempre più attrezzati spesso gestiti da multinazionali straniere. Certo anche nel resto d’Italia la situazione non è diversa, le nostre coste sono sempre state ambite da parte degli altri Stati per la loro bellezza e per la ghiotta possibilità di guadagno.
Concessioni
In Italia gli stabilimenti balneari situati lungo il litorale delle cittadine marine sono diventati delle strutture fisse, che spesso vengono utilizzate per tutto l’anno; sono gestiti a livello familiare e a volte tramandati da padre in figlio, rinnovando alla scadenza la concessione demaniale marittima dopo aver dimostrato di aver effettuato gli investimenti necessari per la salvaguardia dell’area.
Questo sino al 2006 quando subentra la Direttiva 2006/123/CE soprannominata Bolkestein, che lo Stato membro/servo Italia ha attuato con il Decreto Legislativo del 26 marzo 2010, n. 59 “Attuazione della Direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno”, aggiornato successivamente alla Legge 145 del 2018.
Questa Direttiva, in luogo del “tradizionale” rinnovo tacito e automatico delle concessioni, stabilisce una durata predefinita dei periodi di concessione/autorizzazione e gare ad evidenza pubblica aperte anche a tutti i possibili aspiranti.
Nel rispetto di quanto previsto dalla riforma “Bassanini”, le funzioni relative al rilascio delle concessioni risultano generalmente attribuite ai Comuni che sono chiamati ad organizzare la propria attività secondo una logica di pianificazione, da effettuarsi nel rispetto dei piani urbanistici. Pertanto tutte le concessioni e le autorizzazioni per le strutture fisse e per quelle temporanee sono soggette a precise regole in funzione della pianificazione territoriale e normativa attinente all’area demaniale marittima.
Attualmente i Comuni tramite bandi pubblici assegnano tali aree, applicando quindi la regola della trasparenza e della qualità del servizio e dietro pagamento del canone stabilito dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che annualmente viene incrementato secondo i dati ISTAT; per l’anno in corso è previsto un incremento del +25,15 %.
Il 20 Aprile 2023 La Corte di Giustizia europea ha espresso il suo verdetto sulle concessioni balneari, confermando l’obbligo di riassegnarle tramite gare pubbliche, ribadendo l’illegittimità dei rinnovi automatici con cui l’Italia ha gestito le assegnazioni delle concessioni demaniali marittime, affermando che la Direttiva Bolkestein “si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere dal fatto che esse presentino un interesse transfrontaliero certo”.
Non riesco a capire come mai la Commissione europea continui a bacchettare lo Stato membro/servo Italia per la mancata applicazione della Direttiva Bolkestein, considerando il fatto che anche la Corte di Giustizia europea considera la non scarsità della risorsa come ragione per escludere le concessioni balneari esistenti: in merito a ciò, il verdetto afferma che “il diritto dell’Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del comune in questione. È necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati”.
Viene da pensare che gli imprenditori stranieri siano interessati proprio a quegli stabilimenti che con un notevole impegno economico i nostri imprenditori hanno realizzato nel tempo e che grazie a loro ora sono diventati appetibili a quei predatori che vogliono usurpare e speculare a nostre spese; abbiamo molti esempi di colossi economici con sede legale ad Amsterdam, ad esempio, che non versano le tasse in Italia, pertanto il principio base della normativa viene meno: non abbiamo come utenti finali un miglioramento del servizio e maggiore occupazione ma solo un probabile danno economico e perdita dei posti di lavoro.
Con un governo succube degli appetiti finanziari europei non c’è da aspettarsi una resistenza adeguata a tali imposizioni. Siamo al paradosso che le amministrazioni comunali che avevano esteso la validità delle concessioni fino al 2033 applicando la legge 145/2018 ora dovrebbero annullare tutte le concessioni, con un danno economico notevole in quanto sono state già versati i contributi richiesti e con un ulteriore aggravio sul nostro settore turistico ormai già avviato.
La soluzione prospettata dal nostro governo di incapaci si basa sulla valutazione della scarsità delle risorse naturali utilizzabili, prevedendo una mappatura delle coste da dare in concessione. Non si rendono conto che attualmente la maggior parte delle coste è libera e che i grossi finanzieri si basano anche su questo per appropriarsi di quella parte di litorale ancora libero, magari situato in una zona marina protetta incontaminata (vedi caso della Grecia), facendo cambiare le normative di tutela ambientali nazionali, visto che quelle europee sono sovranazionali.
Il settore delle concessioni balneari, in realtà, non era considerato nella discussione della 2006 che ha portato alla direttiva 123, solo successivamente si è pensato di estenderlo alle concessioni balneari, in considerazione del notevole guadagno che si può realizzare. Il tema ha riguardato specialmente alcuni Paesi mediterranei, in particolare Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Croazia e Grecia.
Analizziamo sinteticamente le normative dei Paesi interessati:
- Francia. Le concessioni durano 12 anni, devono rispondere a criteri ecologicamente sostenibili con strutture smantellabili; percentuali massime di occupazione con priorità al pubblico accesso.
- Croazia. Ha due tipi di concessione, una “leggera” a cinque anni, e una “pesante” che può arrivare anche a 50/60 anni in caso di costruzione di edifici (autorizzati) di particolare pregio che richiedono tempi di ammortamento;
- Portogallo. C’è un cosiddetto regime transitorio: cioè un regime di concessioni per concorso, ma i titolari storici di concessioni possono avvalersi di un diritto di prelazione, la normativa prevede che i concessionari che abbiano fatto investimenti superiori a quelli inizialmente previsti e documentino di non poterli recuperare possano chiedere allo Stato o il rimborso di tali investimenti o la proroga della concessione fino ad un massimo di 75 anni.
- Grecia. Procedura concorsuale gestita a livello locale, in Grecia sono avvenute le maggiori acquisizioni da parte di operatori stranieri a cui sono state rilasciate concessioni ad uso turistico-ricreativo su parti di rive e spiagge particolarmente sensibili in
termini ambientali ubicate all’interno di siti NATURA 2000; - Spagna. Le concessioni in Spagna sono prorogate sulla base di criteri ambientali e di tutela del demanio pubblico marittimo e terrestre che deve comunque essere rispettato, dal 2013 è stato allungato il termine massimo di durata a 75 anni ed è stata anche aggiunta la possibilità di trasmetterle agli eredi per mortis causa (cioè per morte del concessionario) ed anche tra due soggetti viventi.
C’è da dire che la Commissione ha sollevato obiezioni anche contro la Spagna e il Portogallo, che comunque se ne fregano di questa Direttiva e continuano per la loro strada e rinnovano le concessioni senza gara e per la durata che vogliono.
Dovremmo come Paesi mediterranei essere più solidali e fare fronte unico contro gli appetiti finanziari dei paesi del nord Europa guidati dalla logica della conquista finanziaria. Se siamo uniti possiamo contrastare questa Europa famelica che continua a sfruttare i Paesi mediterranei in maniera spudorata, bacchettandoci con ricatti e con PNRR sempre più stringenti, costringendoci a contrarre debiti che non si possono mai saldare e spingendoci alla svendita delle nostre belle spiagge.
Dobbiamo ribellarci al delirio del libero mercato che rispetta solo le regole del neoliberismo, per poter continuare a trasmettere ai nostri bambini quella mia stessa felicità e spensieratezza di quando da piccola mi portavano al mare e la cabina era un luogo utile e sicuro per depositare i miei secchielli e le palette, o la merenda da consumare sotto l’ombrellone giocando in un ambiente familiare, sicuro e alla portata economica di tutte le famiglie.
Di Patrizia Pisino per ComeDonChisciotte.org
Patrizia Pisino. Architetto, insegnante e scrittrice.
FONTI
https://eur-lex.europa.eu/eli/dir/2006/123/oj/ita/ PDF Direttiva europea
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2010/04/23/010G0080/sg
https://www.genesisconsulting.eu/images/CORSI/AgenteImmobiliare/DLgs-2010-59-aggiornato-2019.pdf
https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2006:376:0036:0068:it:PDF
https://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9826453
https://www.sid.mit.gov.it/data/public/pdf/decreto_n.321_del_30-12-2022.pdf Aggiornamento canoni
https://www.eticapa.it/eticapa/il-contrasto-fra-la-direttiva-bolkestein-e-la-legislazione-italiana/
https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2017/596809/IPOL_STU(2017)596809_IT.pdf Studio del 2017
https://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/FascicoloSchedeDDL/ebook/50248.pdf
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32006L0123
https://www.mondobalneare.com/wp-content/uploads/2023/04/Sentenza-C-348_22-Corte-Ue-balneari.pdf Sentenza 20 aprile