L'EREDITA' LETALE DI BUSH: PIU' ESECUZIONI CAPITALI

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LA CASA BIANCA PIANIFICA IL “FAST-TRACK” DELLE ESECUZIONI DEI PRIGIONIERI NEL BRACCIO DELLA MORTE

DI ANDREW GUMBEL
The Indipendent

L’amministrazione di Bush si prepara ad accellerare l’esecuzione dei criminali nel braccio della morte negli Stati Uniti, dando in effetti un taglio a molti strati di appelli nei tribunali federali per poter mettere i prigionieri in corsia preferenziale verso la loro morte.

Con meno di 18 mesi rimasti per ottenere [ndt. un rinnovo] del mandato presidenziale, il presidente Bush si è rivolto ad una questione in cui si è specializzato da quando come governatore del Texas ha approvato un numero record di esecuzioni.

Il procuratore generale degli Stati Uniti Alberto Gonzales -principale consigliere legale di Bush durante l’ondata di esecuzioni in Texas degli anni ’90- sta dando i ritocchi finali ai regolamenti ispirati alla legislazione anti-terrorismo, che consentirebbero agli Stati di rivolgersi al Dipartimento di Giustizia anziché ai tribunali federali, come arbitro chiave per decidere se i prigionieri devono vivere o morire.Gli USA sono già tra i primi sei paesi al mondo per numero dei propri cittadini che sono condannati a morte. L’anno scorso sono stati giustiziati cinquantadue Americani e in migliaia attendono il proprio destino nel braccio della morte.

In alcuni casi i prigioneri avrebbero significativamente meno tempo per fare appello ai tribunali federali, mentre le corti di appello avrebbero significativamente meno tempo per rispondere. Sulla questione se l’imputato abbia o meno ricevuto una rappresentanza adeguata in tribunale – un aspetto chiave in molti casi, specie negli stati meridionali senza un sistema formale di difesa, il procuratore generale sarebbe l’unico a prendere la decisione.

Dato che Gonzales è un procuratore, non un giudice, e dato che ha una storia alle spalle di aver favorito la pena di morte in quasi tutti i casi capitali che gli sono stati presentati, i regolamenti eliminerebbero in effetti una rete di sicurezza cruciale per i prigionieri che credono di essere stati ingiustamente accusati.

Elisabeth Semel, una specialista sulla pena di morte della Law School di Berkeley dell’Università della California, ha detto che l’intenzione del regolamento proposto è semplice: “rendere più difficile per tutti i condannati a morte nei tribunali statali, compresi coloro che sono stati condannati senza una difesa e risorse adeguate, di evitare di essere giustiziati”.

I regolamenti, resi pubblici per la prima volta dal quotidiano Los Angeles Times, saranno oggetto di un periodo di commento pubblico che si protrarrà fino a settembre. Saranno poi messi in atto “quanto prima lo permetteranno le circostanze”, secondo una portavoce del Dipartimento di Giustizia.

L’entusiasmo per la pena capitale dell’Amministrazione è in contrasto con la recente tendenza contro la pena di morte in molti stati. L’anno scorso c’è stato il minor numero di esecuzioni capitali in tutto il paese -114- da quando la pena di morte è stata reintrodotta all’inizio degli anni ’70. Gli sviluppi sul test del DNA hanno sollevato questioni scomode circa la sicurezza di molte condanne capitali, portando l’Illinois alla sospensione di tutte le esecuzioni e dando luogo a revisioni in molti altri stati.

Negli ultimi due anni sono nati dubbi anche sul metodo più popolare di esecuzione -l’iniezione letale – poiché la ricerca medica ha suggerito che i prigionieri potrebbero morire in agonia. Uno dei farmaci nel cocktail tipicamente somministrato, il pancuromio bromide, paralizza il corpo mascherando il dolore, senza necessariamente alleviarlo.

La California ed altri sei stati hanno imposto moratorie in attesa di uno studio su un nuovo cocktail di farmaci che supererebbe il divieto costituzionale di punizione “crudele o inusuale”. Alcuni stati come il Tennessee, il South Dakota e la Florida hanno ripreso le esecuzioni o hanno in programma di farlo. Ma la California, che ha 600 prigionieri nel braccio della morte, non sembra dar cenno di voler giustiziare nessuno nel futuro prossimo.

Il presidente Bush è da sempre un entusiasta della pena di morte. I 152 prigionieri consegnati in mano alla morte nei suoi otto anni come governatore del Texas sono arrivati ad un livello mai raggiunto prima, né in seguito.

Secondo i memorandum ufficiali il governatore Bush avrebbe dato il via libera alle esecuzioni dopo non più di mezz’ora di consultazione con Gonzales. Che a sua volta, avrebbe spesso omesso prove mitiganti.

Bush non ha visto in nessun momento alcuna contraddizione con il suo promesso impegno per la sacralità della vita. Come Presidente ha persino istituito la Giornata Nazionale per la Sacralità della Vita Umana che ha detto “serve per ricordare che dobbiamo dar valore alla vita umana in tutte le sue forme, non solo quelle considerate di salute, desiderate, o convenienti”.

Se i regolamenti verranno attuati, solleveranno serie questioni sulla capacità da parte dei prigionieri ingiustamente accusati di ribaltare le sentenze. Kenny Richey, uno Scozzese che è stato nella death row nell’Ohio per quasi 20 anni, è ancora vivo – e pare, in attesa di ricevere l’annullamento della condanna – grazie all’intervento di una corte di appello federale in suo favore.

Quattro anni fa un uomo del Missouri, Joe Amrine è stato rilasciato dopo 17 anni nel braccio della morte a seguito del crollo di tutte le prove che portarono alla sua condanna per un omicidio in un carcere. Lo Stato ha sostenuto con serietà, che anche la prova dell’innocenza non costituiva una ragione per impedire l’esecuzione, poiché non c’era stato niente di proceduralmente incorretto nel processo originale. Ancora una volta è stata una corte di appello federale ad intercedere per Amrine.

Fino ad oggi, 123 prigionieri condannati alla pena di morte sono stati provati innocenti e rilasciati. Gli attivisti e i legali contrari alla pena capitale hanno sollevato seri dubbi su centinaia di altri casi.

I sostenitori di una procedura legale più rapida sostengono che è inaccettabile condannare a morte qualcuno per poi aspettare 17 o 18 anni mediamente perché venga attuata la sentenza. Tenere i prigionieri nel braccio della morte è costoso – circa 90.000$ all’anno, in media – costose sono anche le spese legali per gli appelli.

Andrew Gumbel
Fonte: www.highbeam.com
Link: http://www.highbeam.com/doc/1P2-7553239.html
15.08.07

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI

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