Le gravi responsabilità di Pechino, che ha trasformato un virus passeggero in un’epidemia di proporzioni epiche

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DI ROSANNA SPADINI

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La Cina è sempre più vicina, e mentre Xi Jinping si è parecchio incaxxato dopo che il più grande giornale tedesco ha accusato Pechino di aver “esportato” la pandemia di Coronavirus, e ha chiesto danni per 149 miliardi di euro

E mentre Trump ha promesso di porre fine al più presto ai finanziamenti di 3,7 milioni di dollari all’Istituto di Virologia di Wuhan, approvati dall’amministrazione Obama…

The Epoch Times pubblica un documentario che cerca di approfondire le origini del virus del Partito Comunista Cinese, il nCovid-19 o SARS-CoV-2.

Il documentario, dal titolo “Rintracciare l’origine del coronavirus di Wuhan“, che ha ottenuto oltre 70 milioni di visualizzazioni su diverse piattaforme, ipotizza della possibilità che il virus provenisse dal laboratorio dell’Istituto di Virologia di Wuhan (WIV), origine della pandemia di Wuhan.

The Epoch Times ha iniziato a pubblicare rapporti sul virus cinese e sul PCC a partire dal 2 gennaio. Quattro mesi dopo, oltre 200 paesi e territori sono stati infettati e il virus ha causato 177.674 morti, contagiando circa 2.557.837 persone.

“Abbiamo praticamente sentito ogni voce possibile. Abbiamo ascoltato ogni teoria, ogni testimonianza”, dice Joshua Philipp, giornalista investigativo e conduttore dello spettacolo “Crossroads “.

Il PCC si è impegnato attivamente in una campagna di disinformazione e i media di tutto il mondo hanno sostenuto la sua propaganda. Di conseguenza, intere nazioni hanno diffuso false informazioni proprio mentre cercavano di combattere la pandemia all’interno dei loro confini.

Il PCC a gennaio ha sostenuto che il virus sarebbe nato nel mercato “bagnato” di Wuhan, il mercato ittico dei frutti di mare e selvaggina, quindi si è preoccupato di blindare il mercato, per poi sanificarlo.

Ma la cronologia degli eventi dimostra che sono stati commessi molti insabbiamenti per nascondere la vera origine del virus, che si sarebbe diffuso a partire addirittura da ottobre.

17 novembre 2019: Viene registrato il primo caso di contagio accertato da Covid-19: un 55enne della provincia dello Hubei. Inizialmente il virus non è stato riconosciuto come un nuovo tipo di coronavirus e la sua tipologia è stata divulgata dal governo cinese solamente il 13 gennaio 2020.

1 dicembre 2019: il primo paziente noto inizia a manifestare i sintomi. Non era stato al mercato del pesce di Wuhan e non è stato trovato alcun collegamento epidemiologico tra questo e i casi successivi.

8-18 dicembre 2019: sono registrati sette casi; due di loro collegati al mercato di Huanan; cinque non lo erano.

31 dicembre 2019: l’OMS viene informata dalle autorità cinesi di una serie di casi simili alla polmonite di Wuhan, di eziologia sconosciuta.

7 gennaio 2020: le autorità cinesi confermano di aver identificato un nuovo virus, che appartiene alla famiglia dei coronavirus, che include anche il raffreddore comune, SARS e MERS. Questo nuovo virus prende temporaneamente il nome di “2019-nCoV“.

9 gennaio 2020: viene documentato il primo decesso per 2019-nCoV. L’OMS conferma l’epidemia avente origine da un coronavirus finora sconosciuto.

20 gennaio 2020: il contagio sembra aver oltrepassato i confini nazionali. In realtà la mancata chiusura dei voli di milioni di cinesi ha permesso al virus di diffondersi in più Paesi del mondo, anche in corrispondenza del Capodanno cinese.

Solo il 21 gennaio le autorità hanno ammesso pubblicamente la possibilità di una trasmissione da uomo a uomo.

Finalmente il 24 gennaio The Lancet pubblica un report: “Clinical features of patients infected with 2019 novel coronavirus in Wuhan, China”. Un recente focolaio di casi di polmonite a Wuhan, in Cina, sarebbe stato causato da un nuovo betacoronavirus, il 2019-nCoV. La rivista segnala le caratteristiche e i trattamenti epidemiologici, clinici, di laboratorio, radiologici e gli esiti clinici di questi pazienti.

Tra gli intervistati del documentario il Dr. Sean Lin, ex direttore del laboratorio di malattie virali presso il Walter Reed Army Institute of Research, che dice: “Per lo meno, possiamo fornire una serie di informazioni che spiegheranno al mondo intero esattamente da dove proviene questo virus e cosa deve essere fatto in futuro. La gran parte dei pazienti erano estranei al mercato del pesce di Wuhan. La vita delle persone è in pericolo e troviamo fondamentale fare chiarezza.”

Una seconda intervistata è la biologa molecolare Dr. Judy A. Mikovits, che aveva pubblicato su Natural News, alcuni suoi studi sulla trasmissione di “retrovirus mortali a 25 milioni di americani attraverso i vaccini“, ed anche un libro nel 2014 che illustrava le proprie scoperte. Si è interessata anche di immunoterapia e HIV. Nel 2009, stava facendo ricerche sulle malattie neurologiche, tra cui l’autismo, quando scoprì che molti dei suoi soggetti di studio soffrivano di gravi patologie, inclusi il cancro, malattie motoneuronali e sindrome da affaticamento cronico (CFS). Subì anche un breve periodo di detenzione, dopo aver individuato prove importanti sulla trasmissione di retrovirus mortali attraverso vaccini.

Il mercato all’ingrosso di frutti di mare di Wuhan dunque è stato chiuso il 1°gennaio 2020 dalle autorità cinesi. La narrativa comune raccontataci anche dall’OMS, che ha sostenuto ad oltranza la versione delle autorità cinesi, è che il mercato fosse il “ground zero”, quindi la prima origine del nuovo focolaio del virus, passato dai pipistrelli agli umani, con il ” paziente zero ” identificato in un fornitore di gamberetti proprio di quel mercato umido.

Però, almeno due studi clinici di The Lancet, pubblicati a distanza di sei giorni nel gennaio 2020 ( 24 gennaio e 30 gennaio 2020 ) confutano questa narrativa.

Il primo studio pubblicato su The Lancet il 24 gennaio 2020 dai massimi esperti cinesi (Prof. Choalin Huang, Dr Yeming Wang e Prof. Xingwang Li), ha studiato 41 pazienti e ha mostrato che solo 27 dei 41 pazienti infettati, erano stati esposti al mercato Huanan. Il resto, il 33%, non ci era mai stato.

Lo studio naturalmente era stato finanziato dal Ministero della Scienza e della Tecnologia, dall’Accademia cinese delle scienze mediche, dalla Fondazione nazionale di scienze naturali della Cina e dalla Commissione scientifica e tecnologica municipale di Pechino, che quindi non poteva non sapere.

Un secondo team ha studiato 99 pazienti nell’ospedale di Wuhan Jinyintan, dal 1° gennaio al 20 gennaio 2020. Dei 99 pazienti solo 49 (49%) avevano una storia di esposizione al mercato ittico di Huanan.

Quindi NESSUNA prova scientifica può sostenere l’affermazione secondo cui SARS-CoV-2 proveniva dal mercato di Wuhan. Il venditore di gamberetti del mercato identificato come “paziente zero”, è solo un’attribuzione retorica che non ha alcun valore scientifico.

Un’altra fondamentale testimonianza del documentario è quella di Gordon Chang,  un profondo conoscitore della Cina. Ha scritto numerosi articoli per il New York Times, il Wall Street Journal e Forbes. È anche editorialista per The Daily Beast ed è apparso numerose volte su canali televisivi quali CNN, Fox News, MSNC.

Gordon sostiene che Beijing (Pechino) ha avuto tra le mani un virus passeggero e lo ha trasformato in un’epidemia di proporzioni epiche .Il primo caso di Covid-19 è stato diagnosticato all’inizio di dicembre (probabilmente quindi diffusosi in novembre). Da allora fino alla fine di gennaio, il Partito Comunista ha soppresso ogni tipo di informazione riguardo alla malattia; in questo modo le persone non hanno preso nessuna precauzione.

Quando il Partito ha deciso di passare all’azione, era già troppo tardi.

I tentativi propagandisti di Pechino durante le prime settimane della diffusione del  virus hanno ottenuto successo al di fuori della Cina. Eppure recentemente questi stessi tentativi hanno offuscato l’immagine della Cina dal momento che la realtà ha reso estremamente difficile per Pechino mantenere la stessa retorica.

Molti cinesi si sono infuriati contro il governo, specialmente dopo la morte di Dr. Li Wenliang (il medico eroe whistleblower che aveva avvertito i suoi colleghi sui pericoli del virus, ndr), perché sempre più sensibili alla lotta per l’acquisizione dei diritti umani fondamentali. “Vogliamo la libertà d’espressione” è il nuovo mantra diffusosi in tutta la Cina. In una società colpita dalla miseria, i cinesi, così come gli abitanti di Hong Kong, hanno adottato l’inno “Do you hear the people sing?“, una canzone squisitamente politica tratta dal film I Miserabili.

Al PCC sta riuscendo sempre più difficile conciliare le due istanze: contenere la pandemia e controllarne insieme la narrativa di propaganda. Obiettivi in netto contrasto tra loro. 

Altro fondamentale intervento del documentario è quello del generale Robert Spalding, membro dell’Hudson Institute ed ex direttore senior della strategia del Consiglio di sicurezza nazionale, che era in Cina quando scoppiò la SARS, e dice apertamente che il PCC ha gestito la copertura del Covid-19 esattamente come aveva fatto per la SARS. La testimonianza di Spalding è più vitale che mai, perché mostra come i paesi di tutto il mondo si rivolgano all’OMS per avere informazioni sulle pandemie, mentre l’OMS per assurdo si rivolge al PCC.

La prima guerra mondiale del 21° secolo sarebbe iniziata a dicembre senza sparare un colpo, dice Spalding. Un medico di Wuhan in Cina aveva notato che alcuni pazienti ricoverati in ospedale mostravano una polmonite virale compatibile con la SARS, solo che non era SARS.

Quando il Dr. Li Wenliang ha provato a suonare l’allarme, ha innescato il controllo autoritario del PCC sulle informazioni. Il dibattito pubblico sulla malattia venne blindato e il medico – che ha cercato di avvertire i colleghi anche attraverso i social – venne arrestato insieme a suoi 7 colleghi.

I risultati dei campioni dei pazienti che erano stati sequenziati per rivelare il genoma del virus furono rapidamente eliminati e i campioni distrutti.

Quindi il PCC ha negato per due mesi l’esistenza di un pericolo concreto, mentre milioni di persone viaggiavano da Wuhan in tutta la Cina e in giro per il mondo. Il virus era libero di seguire il nuovo modo di fare guerra batteriologica, intesa come strategia per sconfiggere uno stato militarmente superiore, come quello degli Stati Uniti, e descritta nelle pagine di “Unrestricted Warfare”, scritto da due colonnelli dell’Esercito di liberazione popolare.

La globalizzazione in questo modo diventa armata. Il PCC ha impiegato decenni a utilizzare la globalizzazione per assumere lentamente il controllo del sistema commerciale mondiale, dominare settori e mercati chiave, costruire una presenza globale su internet e media e distribuire soggetti e diplomatici in tutto il mondo. Arrivato il momento, questi soggetti possono contribuire a tre precisi scopi: deviare la colpa, causare panico, trarne vantaggio.

Controllando completamente i media in lingua cinese, il PCC può impedire ad un esercito di “vittime” di parlare, nel tentativo di deviare la propria  colpevolezza per la pandemia.

I social media in lingua cinese usano la pratica consueta di accusare di razzismo gli avversari, per alimentare il proprio nazionalismo, e per instillare paura e vendetta dentro e fuori il paese.

Assoldano cittadini per campagne di propaganda, tipo quella “Hug me I’m not a virus. All’estero, è possibile riscuotere un blitzkrieg diplomatico per garantire che il virus non sia chiamato in base alla sua origine. Il PCC può fingersi costantemente un buon samaritano mentre guadagna alti profitti sulla vendita di dispositivi di protezione individuale (DPI), spesso di pessima qualità.

“Potete tutti vedere come l’OMS stia essenzialmente seguendo le linee guida del PCC“,  ha aggiunto Spalding. L’OMS non è l’unica organizzazione a farlo, le organizzazioni internazionali delle singole istituzioni accademiche di tutto il mondo hanno paura di criticare il PCC, perché sono  afflitte da mastodontici conflitti d’interessi.

Finalmente il 25 febbraio, su AsianScientist, gli scienziati cinesi hanno pubblicamente dichiarato di aver sequenziato il genoma del COVID-19 dimostrando che si tratta di un virus completamente nuovo, sebbene strettamente correlato al coronavirus (CoV) responsabile della sindrome respiratoria acuta grave (SARS). I loro risultati sono stati pubblicati sulla rivista Chinese Medical Journal.

Anche l’avvocato blogger Chen Qiushi, 34 anni, indagando sugli eventi, aveva pubblicato una serie di post sull’epidemia di Wuhan a partire dal 25 gennaio, diversi giorni dopo che la città era stata chiusa dal governo cinese per fermare la diffusione del virus, che aveva già ucciso alcune migliaia di persone.

Definendosi un “cittadino giornalista”, Chen aveva pubblicato diversi video e messaggi che denunciavano le difficoltà affrontate dai residenti di Wuhan in cerca di assistenza medica e forniture, oltre al sovraffollamento ospedaliero.

In un tweet Chen dichiarava di aver raccolto prove che i servizi medici di pronto soccorso e i funerali a Wuhan stavano “scoppiando”.

Nei suoi interventi aveva fortemente criticato le autorità cinesi, accusandole di inefficienza, per aver provocato un “disastro sanitario” e di restrizioni della libertà di parola.

Un amico di Chen, Xu Xiaodong, dopo la sua scomparsa, dichiarava in un tweet che Chen era stato “portato via in quarantena con la forza, anche se la sua temperatura era normale”. Avanzava anche forti dubbi sul fatto che Chen potesse usare il suo cellulare e temeva che non sarebbe stato rilasciato dopo la fine della quarantena.

Scomparso dal 6 Febbraio scorso, di Chen non si sa più nulla. Le autorità cinesi affermano che è stato “messo in quarantena” per aver trascorso troppo tempo negli ospedali di Wuhan.

E per finire Shi Zhengli, la Bat Woman di Wuhan, una virologa chiamata così a causa delle sue spedizioni di cacciatrice di virus, nelle caverne dei pipistrelli, negli ultimi 16 anni. I suoi studi hanno dimostrato che le aree subtropicali meridionali del Guangdong, del Guangxi e dello Yunnan hanno il maggior rischio di coronavirus per l’uomo, annidato nei pipistrelli, un serbatoio noto per molti virus.

Già il 7 gennaio il team di Wuhan aveva stabilito che il nuovo virus aveva effettivamente causato la malattia di cui soffrivano quei pazienti: una conclusione basata sui risultati dell’analisi della reazione a catena della polimerasi, del sequenziamento completo del genoma, dei test anticorpali su campioni di sangue e della capacità del virus di infettare le cellule polmonari umane. La sequenza genomica del virus – ora ufficialmente chiamata SARS-CoV-2 perché correlata all’agente patogeno SARS – era identica al 96% a quella di un coronavirus, che i ricercatori avevano identificato nei pipistrelli a ferro di cavallo nello Yunnan, riportandolo in un articolo pubblicato in “natura.

Era chiaro dunque da tempo che il nuovo coronavirus aveva tratto origine dai pipistrelli. Ma come aveva fatto a saltare agli umani?

Ce lo dice sempre la Bat Woman: “Considerando che è noto che i pipistrelli ospitano più coronavirus di qualsiasi altra specie, è probabile che SARS-CoV e MERS-CoV non saranno gli unici coronavirus di pipistrello a saltare tra le specie e causare infezioni nell’uomo. I coronavirus di pipistrello dovrebbero essere seriamente considerati alla luce dei loro potenziali rischi per la salute pubblica.”

Però secondo Luc Montagnier, premio Nobel per la Medicina nel 2008 come co-scopritore del virus dell’Aids, il Sars-CoV-2 sarebbe un virus manipolato, sfuggito accidentalmente dal laboratorio cinese di Wuhan, dove si studiava un vaccino contro l’Hiv.

Secondo Montagnier, la fuoriuscita del virus dal laboratorio specializzato proprio nello studio dei coronavirus, sarebbe avvenuta nell’ultimo trimestre 2019, mentre si tentava il suo utilizzo come vettore dell’Hiv in un test su un vaccino anti-Aids. “Con il collega biomatematico Jean-Claude Perez abbiamo analizzato attentamente la descrizione del genoma di questo virus a Rna”, ha spiegato lo scienziato, sottolineando di non essere stato il primo a seguire questa pista. “Un gruppo di ricercatori indiani ha tentato di pubblicare uno studio dal quale emerge che il genoma completo di questo virus conteneva sequenze di un altro virus, l’Hiv, ma sono stati costretti a ritrattare la pubblicazione perché le pressioni erano troppo forti”, afferma confermando che “la sequenza dell’Hiv è stata inserita nel genoma del coronavirus per scovare un vaccino”.

Di fronte alle affermazioni di Montagnier, scienziato più volte contestato per le sue posizioni iconoclaste, in particolare sulle vaccinazioni, verrebbe da pensare che le sue siano conclusioni legate ad una coincidenza e che il coronavirus esaminato possa essere stato prelevato da un paziente infettato da Hiv. “No”, risponde Luc Montagnier, “per inserire una sequenza di Hiv in questo genoma abbiamo bisogno di strumenti molecolari, e ciò può essere fatto solo in laboratorio”.

Dunque, il premio Nobel si dice convinto che si sia trattato di un “incidente industriale” nel laboratorio di Wuhan. E che “la storia del mercato del pesce” sia “una bella leggenda”. La tesi di Montagnier ha però anche un aspetto abbastanza rassicurante, in quanto – a suo parere – il virus verrà eliminato man mano che si propaga: “La natura non accetta alcuna manipolazione molecolare – afferma – ed eliminerà questi cambiamenti innaturali. Anche se non si fa nulla le cose miglioreranno, ma purtroppo dopo molti morti”.

Il cambio radicale del nostro sistema di vita dopo l’esplosione dell’epidemia da Covid-19 non è più una prospettiva da Minority Report, quanto la realtà attuale, quella che stiamo vivendo e cui tutti dovremo abituarci. La Cina quindi è riuscita ad esportare molte pratiche della sua consueta distopia sociale: sorveglianza di massa, controllo tecnototalitario dei movimenti e della libertà di espressione,  trasformazione delle relazioni quotidiane e del lavoro. Molte di queste pratiche cambieranno, stanno già cambiando, insieme ai rapporti di forza, anche  nello scacchiere geopolitico. La Cina è la protagonista indiscussa di questo nuovo scenario.

Fino ad oggi i media occidentali hanno decantato a reti unificate le meraviglie del modello Wuhan, il nuovo sovrano tecnoplanetario, un modello di confinamento, di controllo, che si può realizzare solo adottando gli strumenti tipici di un regime totalitario.  Offrendosi come paese “salvatore”, per assurdo il regime di Xi Jinping cerca di tamponare i danni globali che lui stesso ha provocato, approfittando dell’opportunità unica di occupare il vuoto politico ed economico lasciato dagli altri concorrenti globali, così come avevano fatto gli Usa alla fine della seconda guerra mondiale.

Naturalmente oligarchi e massonerie occidentali sono perfettamente in linea col NWO che avanza, visto che tutto ciò tornerà funzionale ad ulteriore demolizione delle nostre fragili “democrazie”, dei diritti e delle libertà faticosamente conquistati nei secoli scorsi, ed ora duramente messi a prova dal nuovo secolo cinese. Estote parati !!

 

Rosanna Spadini

22.04.2020

 

 

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