Le conseguenze di una guerra nucleare sulla società americana

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PHILLYGUY
thesaker.is

Sommario
Gli Stati Uniti sono emersi dalla Seconda Guerra Mondiale come la principale potenza economica e militare del mondo. Da quel momento l’egemonia degli Stati Uniti si è basata su: 1) un’ineguagliabile forza militare, 2) il controllo delle riserve energetiche mondiali e 3) il ruolo del dollaro USA come valuta di riserva mondiale. Tutti i pilastri che sostenevano il dominio globale degli Stati Uniti sono ora minacciati dal perdurare del declino economico degli Stati Uniti, a cui si affianca il continuo sviluppo economico della Cina e di altri paesi asiatici, che utilizzano sempre più spesso per il commercio internazionale valute diverse dal dollaro USA. Il declino economico degli Stati Uniti sta alimentando l’instabilità mondiale e aumenta la possibilità di conflitti tra le potenze globali. La minaccia di una guerra nucleare incombe perciò su tutto il mondo.

Come siamo arrivati a questo punto?

Gli Stati Uniti erano usciti dalla Seconda Guerra Mondiale con la loro base manifatturiera intatta e si erano ritrovati ad essere la potenza economica dominante del mondo intero. Questa situazione aveva iniziato a modificarsi a metà degli anni ’70, quando i profitti delle imprese statunitensi avevano incominciato a ristagnare e a diminuire a causa della crescente concorrenza delle economie ricostruite in Europa (principalmente in Germania – piano Marshall), in Giappone e in Corea (dopo le guerre USA in Corea e in Vietnam) e più tardi in Cina (1). Per far fronte a questi problemi economico-strutturali che minacciavano il capitalismo statunitense, i responsabili della politica economica del governo e delle grandi aziende avevano preso una decisione che avrebbe avuto un ruolo importante nel plasmare la geopolitica mondiale nei successivi cinquant’anni. Avrebbero potuto fare grossi investimenti nell’economia nazionale, sviluppare strutture produttive ed attrezzature moderne, che avrebbero consentito alle aziende statunitensi di competere efficacemente con quelle delle nuove economie emergenti, o [avrebbero potuto] abbandonare la produzione e modificare la struttura stessa dell’economia statunitense. Come sappiamo ora, i decisori politici avevano scelto la seconda strada. Questa politica si basava sulla spoliazione economica del ceto medio basso e della forza lavoro, sulla deregolamentazione finanziaria, sull’aumento della spese militari e per le attività belliche e su una sfrenata speculazione economica.

Nel novembre del 1980, era stato eletto presidente Ronald Reagan e proprio durante la sua amministrazione era iniziato l’assalto frontale alle organizzazioni del lavoro, con il licenziamento dei membri della Professional Air Traffic Controllers Organization (PATCO), che, nel 1981, erano entrati in sciopero per protestare contro le loro condizioni di lavoro. Reagan aveva voluto anche una riduzione della tassazione per i ceti abbienti, rimasta in vigore anche nelle amministrazioni successive (2). Nel 1993, l’appena insediatosi Bill Clinton aveva continuato l’attacco al ceto medio-basso tagliando l’assistenza pubblica alle famiglie povere, firmando il Personal Responsibility and Work Opportunity Reconciliation Act del 1996 e promettendo di “porre fine all’assistenzialismo così come lo conosciamo” (3), facilitando l’esternalizzazione dei posti di lavoro (approvazione del NAFTA) e deregolamentando il settore finanziario con la firma del Gramm-Leach-Bliley Act (GLBA), noto anche come Financial Services Modernization Act del 1999, e la conseguente abrogazione del decreto Glass-Steagall, una componente del Banking Act approvato nel 1933, al tempo della Grande Depressione (4). Nel 2001 era diventato presidente George W. Bush, che aveva immediatamente firmato un provvedimento per ridurre le tasse ai ceti abbienti, comprese (con tagli notevoli) quelle di successione. Dopo gli attacchi del 9-11 al World Trade Center di New York, il presidente George W. Bush aveva inviato truppe americane in Afghanistan, apparentemente per catturare Osama bin Laden, capo di al-Qaeda e presunto leader e organizzatore degli attacchi del 9-11. Nel suo discorso del 2002 sullo Stato dell’Unione, il presidente aveva pronunciato il suo famoso discorso sull’”asse del male,” che comprendeva la Corea del Nord (RDPC), l’Iran e l’Iraq (5). Questo elenco era stato in seguito aggiornato con l’inclusione di Cuba, Libia, Siria e Venezuela (6). Nel 2003, il presidente Bush aveva invaso l’Iraq e deposto il suo presidente, Saddam Hussein.

Il crollo finanziario del 2008

Le politiche di cui sopra avevano contribuito a creare il crollo economico del 2008, il più grande disastro finanziario dai tempi della Grande Depressione. Nel tentativo di contenere il danno economico derivante da questa implosione finanziaria, la FED americana aveva salvato le banche di Wall Street e, per prevenire ulteriori cadute del mercato azionario, aveva erogato a Wall Street una fornitura quasi illimitata di fondi a costo zero (circa 4 trilioni di dollari) per riacquisti azionari e acquisizioni/fusioni societarie, in quella che sarebbe stata definita “un’orgia” di debito societario. Nonostante i numerosi tagli alle tasse per i ceti abbienti e la generosità finanziaria della FED statunitense, e delle altre banche centrali, tra cui la Banca del Giappone (BOJ) e la Banca Centrale Europea (BCE), il capitalismo globale si trova ora di fronte ad una domanda incerta, ad alti livelli di sovracapacità e ad un debito ormai alle stelle. Inoltre, le economie degli Stati Uniti e dell’Europa sono messe a dura prova da un alto tasso di disoccupazione e da una crescita anemica dei posti di lavoro.

Le politiche economiche degli ultimi quarant’anni sono state portate avanti da Obama e da Trump e hanno svolto un ruolo decisivo nel dirigere la politica estera statunitense fin dalla metà degli anni ’70. Il declino economico relativamente rapido dal 2000 in poi minaccia direttamente l’egemonia globale degli Stati Uniti e, come tutta risposta, il Pentagono si è impegnato in una politica estera sempre più sconsiderata, bellicosa e astronomicamente dispendiosa (7, 8). Infatti, gli Stati Uniti sono attualmente coinvolti in guerre che si estendono dal Levante, al bacino del Caspio, all’Asia Sud-Occidentale, al Golfo Persico, al Mar della Cina, all’Oceano Indiano, al Corno d’Africa, al Maghreb, all’Europa dell’Est e al confine con la Russia. Ci si può fare un’idea degli sconcertanti costi economici di queste guerre analizzando i conflitti in Afghanistan (la più lunga guerra in corso nella storia degli Stati Uniti) e in Iraq, che si stima siano costati ai contribuenti americani 6 trilioni di dollari (9).

Focus sulla Cina

Il ruolo della Cina come potenziale concorrente dell’egemonia statunitense era stato riconosciuto dall’amministrazione Obama che, come tutta risposta, nel 2012 aveva riorientato la politica estera USA verso il cosiddetto “perno sull’Asia“(10). Il professor Graham Allison, docente all’Università di Harvard, aveva messo in guardia sul fatto che Stati Uniti e Cina si trovano ora nella condizione della “Trappola di Tucidide,” secondo l’analisi della Guerra del Peloponneso (431-404 AC) fatta dallo storico ateniese Tucidide, quando “fu l’ascesa di Atene e la paura che questa aveva ispirato a Sparta a rendere inevitabile la guerra” (11). Le tensioni con la Cina sono state accentuate dalle politiche commerciali protezionistiche dell’amministrazione Trump, dai dazi sulle esportazioni cinesi negli Stati Uniti e da un comportamento chiaramente criminale, ad esempio dall’arresto della direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, a Vancouver in Canada (12, 13).

La campagna anti-cinese sta montando ulteriormente, con vaghe accuse di “tentativi da parte della Cina di ottenere segreti commerciali e proprietà intellettuali attraverso una campagna di spionaggio cibernetico coordinata dallo stato … uno sforzo sfacciato dei Cinesi per ottenere tecnologia occidentale e altre informazioni proprietarie,” apparse in un pezzo di spicco di David Sanger nel “paper of record” [“foglio autorevole,” altrimenti noto come New York Times] (14). Sanger è un membro del Council on Foreign Relations (www.cfr.org) che svolge un ruolo importante nell’influenzare la politica estera degli Stati Uniti.

Non sorprende che la maggior parte delle “analisi” sulle relazioni sino-americane presentate da accademici facenti parte dell’establishment, come Graham Allison, o da esperti dei media corporativi, come David Sanger, presentino un quadro accurato delle relazioni economiche esistenti tra Stati Uniti e Cina. Sfortunatamente, quello che manca sempre è un esame critico e completo di come e perché questo sia potuto accadere, vale a dire decenni di deliberate politiche governative e corporative che hanno facilitato l’ascesa economica della Cina e accelerato il declino economico degli Stati Uniti (vedi sopra). Tutto ciò non costituisce una sorpresa, dal momento che istituzioni come la John F. Kennedy School of Government dell’Università di Harvard, il Council on Foreign Relations, la Rand Corporation e i relativi “pensatoi,” insieme ai media corporativi, sono tutti impegnati a sostenere politiche che promuovono gli interessi aziendali e massimizzano i loro profitti.

Pertanto, le campagne contro la Cina e la Russia raccolgono un ampio consenso tra i responsabili della politica estera degli Stati Uniti. Nel loro complesso, queste politiche hanno esacerbato le relazioni internazionali, aumentando notevolmente la minaccia di un confronto militare diretto tra le potenze globali e il possibile uso di armi nucleari, come ha affermato il presidente Trump nel suo recente discorso sulla Strategia della Sicurezza Nazionale (NSS) (15). Nel suo tradizionale messaggio natalizio, Papa Francesco ha ribadito che: “I venti della guerra stanno soffiando nel nostro mondo e un modello obsoleto di sviluppo continua a causare il declino umano, sociale ed ambientale.” In effetti, il Papa si riferiva in modo specifico alla decisione del presidente degli Stati Uniti Trump di riconoscere Gerusalemme (Al-Quds) come capitale israeliana e alla sua bellicosa retorica nei confronti della Corea del Nord, potenzialmente foriera di nuovi punti di tensione mondiale (16). Allineandosi sempre più alla politica americana, con le sue minacce di attacchi militari a Cina e Russia, gli “alleati” statunitensi, i membri della NATO, la Corea del Sud, il Giappone, l’Australia e la Nuova Zelanda, in caso di ostilità, saranno probabilmente presi di mira da armi nucleari russe e cinesi.

Sebbene sia in corso un’analisi approfondita della politica estera degli Stati Uniti e delle sue guerre, c’è stato sorprendentemente uno scarso approfondimento sulle conseguenze di un attacco nucleare agli Stati Uniti. Una discussione del genere è resa ancora più urgente dall’espansionismo degli Stati Uniti e della NATO nell’Europa dell’Est e nelle vicinanze del confine russo, dal colpo di stato sostenuto dagli USA/NATO in Ucraina nel 2014 (17), dai conflitti in Medio Oriente e dalla retorica bellicosa di Trump verso la Repubblica Democratica Popolare di Corea (RDPC), l’Iran, la Cina e la Russia, dal ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi, dal JCPOA (l’accordo sul nucleare iraniano) e, più di recente, dall’uscita dal trattato INF con la Russia.

Debolezze strutturali

Il compito degli strateghi militari, proprio come quello del pubblico ministero e dell’avvocato della difesa in un procedimento legale, è quello di valutare la forza e la debolezza dell’avversario e mettere a punto strategie che tengano conto di queste caratteristiche (18). Nel caso degli Stati Uniti, i punti di forza sono piuttosto evidenti. Gli Stati Uniti possiedono una formidabile potenza militare, anche se sono sempre di più costretti a confrontarsi con Russia e Cina, e il dollaro è ancora la valuta dominante nel sistema monetario internazionale, anche se questo predominio è minato dal debito crescente degli Stati Uniti e dalla concorrenza dell’euro e del renminbi cinese, che è stato recentemente aggiunto al paniere delle valute di riserva del FMI. Il primato del dollaro è insidiato anche dalla concorrenza dei bitcoin e delle altre criptovalute (19).

Le caratteristiche strutturali della società americana la rendono estremamente vulnerabile nei confronti di una guerra nucleare. Alcune di queste connotazioni comprendono: densità di popolazione, dipendenza energetica, dipendenza dalla tecnologia informatica ed instabilità sociale.

1. Densità di popolazione. Una decina di regioni comprendono i principali centri economici che guidano l’economia statunitense (20). I 2/3, circa, della popolazione statunitense vivono nelle aree costiere del paese: il 38% sulla costa orientale (Oceano Atlantico), il 16% sulla costa occidentale (Oceano Pacifico) e il 12% sulla costa del Golfo (21).

2) Energia. La società americana è altamente dipendente dall’energia. Gli Stati Uniti hanno il 5% della popolazione mondiale ma consumano il 18% dell’energia mondiale. Approssimativamente, il 65% dell’elettricità è prodotto da combustibili fossili (petrolio, gas naturale e carbone), mentre il 20% è ottenuto dall’energia nucleare (22, 23). Le centrali nucleari si affidano a pompe alimentate da energia elettrica per far circolare attorno ai noccioli dei reattori l’acqua necessaria al loro raffreddamento. Quando queste pompe cessano di funzionare, i noccioli si surriscaldano e letteralmente “fondono,” rilasciando nell’ambiente radiazioni di uranio altamente radioattive, così come era successo durante l’incidente nucleare di Chernobyl nel 1986 in Ucraina (24) e nel disastro nucleare di Fukushima Daiichi in Giappone nel 2011 (25).

3) Trasporti e agricoltura. Il nostro “sistema” dei trasporti si basa su autoveicoli ed aerei energeticamente inefficienti come principali mezzi di trasporto locale e per le lunghe distanze. L’agricoltura statunitense è estremamente energivora, dal momento che consuma 10 calorie di energia per ogni caloria di cibo prodotta (26). Inoltre, i prodotti agricoli percorrono in media 1500 miglia (quasi 2.500 km) dal punto di produzione ai luoghi di consumo, ad esempio le fragole californiane arrivano fino in Pennsylvania (di solito trasportate su autocarri con motori a gasolio, 27).

4. Tecnologia informatica. Il funzionamento della nostra società, le industrie e le imprese che forniscono lavoro e fanno funzionare l’economia, l’assistenza sanitaria, il sistema scolastico e il governo fanno tutti affidamento sul flusso di informazioni per operare in modo corretto (28). Questo sistema comprende computer locali, Internet e cavi in ​​fibra ottica per la trasmissione dei dati, server farm e strutture di archiviazione “cloud”, tutte infrastrutture che consumano molta energia elettrica (29).

5. Instabilità sociale. La nostra società è estremamente polarizzata, un esempio è l’elezione di Donald Trump a novembre 2016. Dopo l’elezione di Trump, c’è stato un aumento dei gruppi razzisti e neonazisti, come si è visto a Charlottesville, in Virginia (30).

Probabili bersagli

Nel caso di un conflitto importante, gli obbiettivi chiave negli Stati Uniti comprenderanno installazioni militari, grandi città e infrastrutture energetiche, le ultime due sono considerate obbiettivi “soft”, facilmente colpibili e difficili da difendere. Gli attacchi agli impianti di produzione energetica includeranno le centrali elettriche, i siti di estrazione di petrolio e gas naturale e le relative raffinerie, gli impianti di stoccaggio, le condotte e i moli di carico. Saranno inoltre presi in considerazione cavi in ​​fibra ottica, server farm e strutture di archiviazione. In una situazione del genere, cesserà completamente il normale funzionamento dell’economia e della società statunitense. La produzione di energia elettrica si interromperà e le pompe necessarie per la distribuzione di acqua potabile e per il funzionamento degli impianti di depurazione cesseranno di funzionare, portando ad un rapido instaurarsi di epidemie di colera, come si è visto nello Yemen (31, 32). Il veloce esaurimento delle scorte di benzina e di gasolio causerà una forte limitazione dei trasporti; le aziende, gli ospedali e le strutture scolastiche, in gran parte dipendenti dall’energia elettrica e dalla tecnologia informatica, cesseranno completamente di funzionare. La produzione agricola ad alta richiesta energetica diminuirà rapidamente, con conseguente penuria di cibo e carestia. La mancanza di elettricità fermerà le elettropompe che fanno circolare l’acqua attorno ai noccioli dei reattori delle 98 centrali nucleari attualmente attive nel paese (23), con la conseguente fusione dei nuclei e disastri ambientali in tutti gli Stati Uniti simili a quelli di Fukushima e di Chernobyl. Questi sconvolgimenti economici e sociali porteranno probabilmente al panico generale e a disordini sociali in tutto il paese, che daranno luogo a violenti scontri, come quello avvenuto a Charlottesville, in Virginia, nel 2017.

Non è possibile che una società ad alta intensità energetica e tecnologicamente avanzata come quella degli Stati Uniti possa adattarsi alle condizioni susseguenti ad una guerra importante. Una cosa del genere significherebbe probabilmente la completa distruzione degli Stati Uniti come paese e potrebbe anche portare all’estinzione della specie umana. Ad eccezione di pochi giornalisti, come il professor Michel Chossudovsky, direttore del Centro per la Ricerca sulla Globalizzazione, Steve Lendman, analista geopolitico, Helen Caldicott, medico australiano e attivista antinucleare, e di qualche articolo sull’“inverno nucleare” come conseguenza di un guerra atomica (33), c’è stata poca discussione da parte dei principali media sull’impatto diretto di una guerra importante sulla società americana.

Note conclusive

Gli Stati Uniti sono molto vulnerabili ad un attacco nucleare di qualsiasi tipo e, dal mio punto di vista, è improbabile che la società americana possa sopravvivere ad un tale evento. Sfortunatamente, sembra che l’unico approccio che gli Stati Uniti stanno seguendo per affrontare il loro declino economico-strutturale sia quello di seguire una politica estera sempre più bellicosa e guerrafondaia. Infatti, nel settembre 2017, il presidente Trump aveva pronunciato un discorso all’assembea dell’ONU, chiamando il leader della RPK, Kim Jong-un, “Rocket Man” e affermando che avrebbe “totalmente distrutto la Corea del Nord.”

Per non essere da meno, l’ambasciatrice alle Nazioni Unite, Nikki Haley, ha dichiarato in una recente riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU che “se ci sarà guerra, potete essere sicuri che il regime nordcoreano verrà completamente distrutto.” La Russia e la Cina condividono un tratto di confine con la Corea del Nord e sarebbero quindi direttamente coinvolte in una guerra nella penisola coreana, che potrebbe trasformarsi una guerra nucleare, come è stato recentemente sottolineato da William Polk (34, 35). Piuttosto che abbassare i toni della sua retorica bellicosa, l’amministrazione Trump, insieme ad alcuni membri del Congresso, ha continuato a lanciare minacce contro la Cina e la Russia. Ad una riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 2018, il presidente Trump e i suoi consulenti di spicco avevano avuto parole “di fuoco” contro l’Iran (36).

Punti finali

1. Gli Stati Uniti sono l’unica nazione al mondo ad aver usato armi nucleari, sganciate su Hiroshima e Nagasaki in Giappone alla fine della seconda guerra mondiale (37). In seguito al “successo” di questi attacchi, il Pentagono aveva messo a punto piani dettagliati per utilizzare oltre 200 bombe atomiche allo scopo di colpire 66 obbiettivi “strategici” nell’Unione Sovietica (38) e, da quel momento in poi, i piani per attaccare la Russia sono stati continuamente aggiornati (39, 40).

2. Le elite al potere negli Stati Uniti sono ben consapevoli del continuo (in accelerazione?) declino economico degli Stati Uniti e delle incombenti disfatte strategiche che il Pentagono si trova a dover affrontare in Afghanistan, Iraq e Siria (7-9). Allo stesso tempo, Russia, Cina e Iran stanno mettendo in servizio nei loro eserciti sistemi d’arma sempre più sofisticati (per un’analisi eccellente vedi 41, 42). La risposta degli Stati Uniti è stata una politica estera sempre più sconsiderata, bellicosa ed astronomicamente dispendiosa.

3. Quando si iniziano ad utilizzare le armi nucleari, le possibilità di una rapida escalation sono molto alte.

4. L’uso delle mini-atomiche è stato spinto dai pianificatori militari statunitensi perché comporterebbe un “minor rischio” per la popolazione civile. In effetti, gli Stati Uniti stanno attualmente spendendo 1,3 trilioni di dollari per l’ammodernamento, iniziato sotto l’amministrazione Obama, delle armi nucleari esistenti (43). Trump ha annunciato che gli Stati Uniti usciranno dal trattato INF, a meno che la Russia non interrompa determinati programmi missilistici (44).

5. Nel caso di una guerra nucleare, la devastazione sarà rapida e molto diffusa e non esiste alcuna preparazione per un evento del genere. Le infrastrutture statunitensi ne usciranno completamente sconvolte, e questo probabilmente distruggerà la nostra società.

Sono un “figlio del dopoguerra” (baby boomer) e sono cresciuto quando gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica stavano testando le bombe atomiche. Ricordo mia madre, che faceva parte dell’associazione “Women for Peace,” mentre incollava sul paraurti della nostra auto di famiglia un adesivo con le parole “Our Only Shelter is Peace” [Il nostro unico rifugio è la pace]. Questo è vero ancora oggi.

Phillyguy

Note
1. The “Decline” of U.S. Economy: A Historical Comparison. By Chen Dezhao, China Institute for International Studies; Link: www.ciis.org.cn/english/2011-11/18/content_4635120.htm
2. Reagan insider: ‘GOP destroyed U.S. economy’. By Paul B. Farrell Market Watch Aug 10, 2010; Link: www.marketwatch.com/story/reagan-insider-gop-destroyed-us-economy-2010-08-10
3. The End of Welfare as We Know It- America’s once-robust safety net is no more. By Alana Semuels The Atlantic, Apr 1, 2016; Link: www.theatlantic.com/business/archive/2016/04/the-end-of-welfare-as-we-know-it/476322/
4. Banking Act of 1933 (Glass-Steagall) June 16, 1933. Federal Reserve History; Link: www.federalreservehistory.org/essays/glass_steagall_act
5. Text of President Bush’s 2002 State of the Union Address. Washington Post, Jan. 29, 2002; Link: www.washingtonpost.com/wp-srv/onpolitics/transcripts/sou012902.htm
6. Global Warfare: “We’re Going to Take out 7 Countries in 5 Years: Iraq, Syria, Lebanon, Libya, Somalia, Sudan & Iran..” Video Interview with General Wesley Clark By General Wesley Clark and Amy Goodman Global Research, May 14, 2018; Link: www.globalresearch.ca/we-re-going-to-take-out-7-countries-in-5-years-iraq-syria-lebanon-libya-somalia-sudan-iran/5166
7. Losing by “Winning”: America’s Wars in Afghanistan, Iraq, and Syria By Anthony H. Cordesman Aug 13, 2018; Link: www.csis.org/analysis/losing-winning-americas-wars-afghanistan-iraq-and-syria
8. The Costs of War: counted in TRILLIONS. Dec 13, 2017 by Phillyguy for the Saker blog; Link: thesaker.is/the-costs-of-war/
9. United States Budgetary Costs of the Post-9/11 Wars Through FY2019: $5.9 Trillion Spent and Obligated by Neta C. Crawford Nov 14, 2018; Link:
watson.brown.edu/costsofwar/files/cow/imce/papers/2018/Crawford_Costs%20of%20War%20Estimates%20Through%20FY2019%20.pdf
10. The president’s Asia legacy is not worst in recent history. But it’s not the best either. By Michael J. Green Sept 3, 2016; Link: foreignpolicy.com/2016/09/03/the-legacy-of-obamas-pivot-to-asia/
11. The Thucydides Trap: Are the U.S. and China Headed for War? By Graham Allison, The Atlantic, Sept. 24, 2015; Link: www.belfercenter.org/publication/thucydides-trap-are-us-and-china-headed-war
12. Trump could make Obama’s pivot to Asia a reality By Josh Rogin Washington Post January 8, 2017; Link:
www.washingtonpost.com/opinions/global-opinions/trump-could-make-obamas-pivot-to-asia-a-reality/2017/01/08/a2f8313a-d441-11e6-945a-76f69a399dd5_story.html?noredirect=on&utm_term=.4a446c392185
13. Washington using legal cover to conceal economic banditry by Finian Cunningham RT Dec 12, 2018; Link: www.rt.com/op-ed/446285-china-us-economy-huawei/
14. U.S. Accuses Chinese Nationals of Infiltrating Corporate and Government Technology By David E. Sanger and Katie Benner Dec. 20, 2018; Link: www.nytimes.com/2018/12/20/us/politics/us-and-other-nations-to-announce-china-crackdown.html
15. Trump’s National Security Strategy: The return of “great power” military conflict By Bill Van Auken 20 Dec 2017; Link: www.wsws.org/en/articles/2017/12/20/pers-d20.html.
16. Pope laments ‘winds of war’ blowing around the world in Christmas message. Chicago Tribune. Dec 25, 2017; Link: www.chicagotribune.com/news/nationworld/ct-pope-francis-christmas-message-20171225-story.html
17. It’s not Russia that’s pushed Ukraine to the brink of war By Seumas Milne. The Guardian Apr 30, 2014; Link: www.theguardian.com/commentisfree/2014/apr/30/russia-ukraine-war-kiev-conflict
18. Striking a Strategic Balance – Putin’s Preventive Response By Rostislav Ishchenko [Translated by Ollie Richardson and Angelina Siard] Oct 22, 2018; Link: www.stalkerzone.org/rostislav-ishchenko-striking-a-strategic-balance-putins-preventive-response/
19. 21st century reserve currencies – (how long) will the dollar-euro dominance prevail? Kevin Koerner and Franziska Winkler Deutsche Bank Nov 15, 2017; Link: www.dbresearch.com/servlet/reweb2.ReWEB?rwnode=RPS_EN-PROD$HIDDEN_GLOBAL_SEARCH&rwsite=RPS_EN-PROD&rwobj=ReDisplay.Start.class&document=PROD0000000000455549.
20. The Dozen Regional Powerhouses Driving the U.S. Economy by Richard Florida
Mar 12, 2014; Link: www.citylab.com/life/2014/03/dozen-regional-powerhouses-driving-us-economy/8575/
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26. How to Feed the World By Michael Pollan. Newsweek, May 19, 2008; Link: michaelpollan.com/articles-archive/how-to-feed-the-world/
27. How Far Does Your Food Travel to Get to Your Plate? Center for Urban Education about Sustainable Agriculture (CUESA); Link: cuesa.org/learn/how-far-does-your-food-travel-get-your-plate
28. More Dependence on Internet Leads to More Cyberattacks Worldwide by Elizabeth Lee. VOA, Aug 26, 2017; Link: www.voanews.com/a/dependence-on-internet-leads-to-more-cyberattacks/4001728.html
29. The Surprisingly Large Energy Footprint of the Digital Economy. Our computers and smartphones might seem clean, but the digital economy uses a tenth of the world’s electricity — and that share will only increase, with serious consequences for the economy and the environment. By Bryan Walsh. Time, Aug. 14, 2013; Link: science.time.com/2013/08/14/power-drain-the-digital-cloud-is-using-more-energy-than-you-think/
30. Charlottesville rally violence: How we got here. By Eliott C. McLaughlin, CNN Aug. 14, 2017; Link: www.cnn.com/2017/08/14/us/charlottesville-rally-timeline-tick-tock/index.html
31. Yemen is currently facing the largest documented cholera epidemic in modern times. A new report warns it could get worse. By Alanna Shaikh, MPH UN dispatch May 08, 2018; Link: www.undispatch.com/yemen-is-currently-facing-the-largest-documented-cholera-epidemic-in-modern-times-a-new-report-warns-it-could-get-worse/
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33. The Risk of Nuclear Winter by Seth Baum May 29, 2015; Link: fas.org/pir-pubs/risk-nuclear-winter/
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Link: www.counterpunch.org/2017/09/06/mayday-korea-america-on-the-brink-of-nuclear-war
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36. President Trump’s Efforts to Isolate Iran at the U.N. Backfired By W.J. Hennigan Sep 26, 2018 Time; Link: http://time.com/5407295/donald-trump-iran-united-nations/
37. Hiroshima and Nagasaki: Gratuitous Mass Murder, Nuclear War, “A Lunatic Act” By Stephen Lendman Global Research, Aug 09, 2018; Link: www.globalresearch.ca/hiroshima-and-nagasaki-gratuitous-mass-murder-nuclear-war-a-lunatic-act-2/5467504
38. “Wipe the Soviet Union Off the Map”, 204 Atomic Bombs against 66 Major Cities, US Nuclear Attack against USSR Planned During World War II When America and the Soviet Union Were Allies. By Prof Michel Chossudovsky Global Research, Oct 27, 2018; Link: www.globalresearch.ca/wipe-the-ussr-off-the-map-204-atomic-bombs-against-major-cities-us-nuclear-attack-against-soviet-union-planned-prior-to-end-of-world-war-ii/5616601
39. The U.S. Government’s Plan Is to Conquer Russia by a Surprise Invasion by Eric Zuesse for The Saker Blog Dec 11, 2018; Link: thesaker.is/the-u-s-governments-plan-is-to-conquer-russia-by-a-surprise-invasion/
40. The US is Planning a Major War with Russia and China. By James ONeill, Global Research, Dec 24, 2018; Link: www.globalresearch.ca/the-us-is-planning-a-major-war-with-russia-and-china-reports/5663819
41. Losing Military Supremacy: The Myopia of American Strategic Planning Byby Andrei Martyanov, 2018 (Book); Link: www.amazon.com/Losing-Military-Supremacy-American-Strategic/dp/0998694754
42. Solari Report- quarterly interview with The Saker Nov 21, 2018; Links: thesaker.is/solari-report-quarterly-interview-with-the-saker-2; www.youtube.com/watch?v=rDsL2Fm2Ddc
43. U.S. Nuclear Modernization Programs. Arms Control Association Aug 13, 2018; Link: www.armscontrol.org/factsheets/USNuclearModernization
44. US demands Russia ‘end or modify’ missile it doesn’t like to save INF treaty RT. Dec 7, 2018; Link: www.rt.com/usa/445791-usa-demands-russia-scraps-missile-inf/

Fonte: thesaker.is
Link: https://thesaker.is/war-essay-the-consequences-of-nuclear-war-on-us-society/
24.01.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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