L’AGRICOLTURA UNGHERESE SFIDA LA GLOBALIZZAZIONE

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FONTE: DURO DI SICILIA (BLOG)

Incredibile, non tutti

in Europa subiscono passivi i diktat europei. Esiste una nazione che

ha deciso di sfidare la ricetta dei banchieri europei e riappropriarsi

orgogliosamente della propria politica economica, monetaria e fiscale.

Si tratta dell’Ungheria

guidata dal suo Primo Ministro Viktor Orban.

Questi grazie ad una

maggioranza schiacciante in Parlamento (2/3) ha appena promulgato (dal

1° Gennaio 2012) una nuova Costituzione che appare decisamente controcorrente

rispetto alla deriva tecnocratica e globalista che sempre più influenza

le politiche degli Stati nazionali. L’idea generale è quella di perseguire

l’interesse nazionale in tutte le politiche dello Stato Ungherese: economico-finanziarie,

industriali, sociali, ambientali…

Naturalmente anche

l’agricoltura ungherese verrà influenzata sia dai principi Costituzionali

sia da norme specifiche coerenti con i primi.
Nella nuova Costituzione

Ungherese, si legge, tra i principi fondanti la nazione :

All

natural resources, especially agricultural land, forests and drinking

water supplies, biodiversity – in particular native plant and animal

species – and cultural assets shall form part of the nation’s common heritage, and the State

and every person shall be obliged to protect, sustain and preserve them

for future generations.

(Tutte

le risorse naturali, specialmente i terreni agricoli, le foreste

e le fonti di acqua potabile, la biodiversità – in particolar modo

le piante e le specie animali endemiche- ed i beni culturali saranno

parte del patrimonio comune della nazione, e lo Stato ed ogni persona

saranno obbligati a proteggerli, sostenerli e preservarli per le future

generazioni.)

Ok, direte voi, si

tratta dei soliti

bei principi generali enunciati in ogni Costituzione che nessuna applicazione

trovano nella realtà.

Non so, però

all’atto pratico in Ungheria sono stati adottati almeno tre importanti

provvedimenti per difendere la produzione agricola nazionale:

  1. sono stati

    imposti dei dazi alle importazioni su alcune prodotti agricoli e non,

    particolarmente soggetti alla concorrenza sleale dei paesi emergenti;

  2. è stato

    adottato l’obbligo per la grande distribuzione di esporre sui propri

    scaffali almeno il 30 % di

    prodotti agricoli locali (sarebbe stato l’80 % se non fosse intervenuta

    l’UE a limitarne l’impatto);

  3. è in atto una

    moratoria che impedisce l’acquisto

    di terreni agricoli ungheresi da parte di soggetti stranieri.

A mio avviso si tratta

di semplici politiche di buon senso che qualsiasi comunità responsabile

e con lo sguardo rivolto al futuro dovrebbe adottare per preservare

il proprio territorio

rurale e la propria sovranità alimentare.

Tornando alla Costituzione

Ungherese, un altro punto appare rilevante, all’art. 20 infatti, risulta

che:

(1)

Every person shall have the right to physical and mental health.

(2)

Hungary shall promote the exercise of the right set out

in Paragraph (1) by ensuring that its agriculture remains free

from any genetically modified organism, by providing access to healthy

food and drinking water, by managing industrial safety and healthcare,

by supporting sports and regular physical exercise, and by ensuring

environmental protection

In poche parole, la

Costituzione Ungherese vieta la presenza di colture OGM all’interno

della propria filiera agricola. Ciò principalmente per due ordini

di motivi:

1) per motivi salutistici (che io

personalmente ritengo superabili e non intrinseci alla tecnologia, in

tutta onestà);

2) per motivi economici,

politici e sociali, gli ungheresi hanno infatti ben compreso che la

diffusione dei prodotti alimentari OGM e la loro accettazione da parte

dei consumatori (molto contrari al momento in Ungheria come in Italia)

sarà il Cavallo di Troia per la penetrazione sui mercati locali di

prodotti agricoli OGM provenienti dai paesi emergenti a basso costo,

dove già si è scatenata la corsa all’accaparramento di enormi superfici

di terreni agricoli (Africa, Sud America) da parte di multinazionali,

potenze straniere e multimiliardari vari.

Le colture OGM, al

momento in commercio, sono infatti ideate per semplificare il processo

produttivo a tutto vantaggio delle aree emergenti dove non esiste competenza

qualificata (come nei sistemi occidentali) per gestire gli attuali processi

produttivi, così da determinare la definitiva delocalizzazione oltre

che delle fabbriche, anche delle produzioni agricole primarie.

Coerentemente con l’impostazione

ogm-free il Ministero dello Sviluppo Rurale ha inteso stimolare l’utilizzo di sementi prodotte in Ungheria stessa,

dove peraltro esiste una dinamica attività di miglioramento genetico

tradizionale, ed è stata costituita qualche anno fa una banca del gene con lo scopo di preservare i corredi genetici della flora ungherese.

L’obiettivo generale di queste politiche è di preservare l’autonomia alimentare nazionale e la sovranità sulla semente delle colture maggiormente diffuse nel Paese.

Purtroppo nel sistema economico, nel quale ci troviamo al momento, privilegiare le risorse, le aziende e la produzione nazionale sembra diventato una sorta di crimine contro l’Umanità, così l’Ungheria è stata oggetto prima di pubblici rimproveri da parte dei soliti tedeschi, quindi oggetto dell’attenzione delle agenzie di rating che ne hanno abbassato il rating sul debito, giudicando “incredibilmente errate” e “non ortodosse” le politiche economiche ungheresi.

Al momento la situazione delle finanze ungheresi è precipitata, ed i suoi titoli di Stato sono classificati come spazzatura, costringendola a pagare interessi elevatissimi sul suo debito.

Il debito nazionale è oramai diventato uno strumento di ricatto per tutte le nazioni che non si allineano alla globalizzazione. Ma il debito, potrebbe essere un’arma spuntata, se si ha il coraggio di ripudiarlo e di rompere le relazioni finanziarie internazionali, al contrario perdere l’autonomia alimentare nazionale e la sovranità sulle proprie risorse genetiche offrirebbe l’arma letale ai grandi poteri finanziari che intendono disporre delle comunità nazionali come fossero sacrificabili pedoni.

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Fonte: L’agricoltura Ungherese sfida la globalizzazione

12.01.2012

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