DI COLIN CHILCOAT
oilprice.com
Dopo una gelida accoglienza al vertice del G20 in Australia questa settimana, il presidente russo Vladimir Putin è rientrato anticipatamente per riposare.
Almeno secondo la spiegazione ufficiale data per la sua partenza vistosamente precorsa.
In fondo poteva andare peggio. La Russia si trova nella sua abituale situazione, dopo un semestre controverso, evidenziato dalla situazione sanguinosa e ancora irrisolta in Ucraina. Tuttavia, la prospettiva di ulteriori sanzioni resta basso e le riserve petrolifere della Russia sono alte.
Miopia ? Forse, ma la Russia ha dimostrato anche prima – durante la crisi finanziaria del 2008 per esempio- che può gestire le sue risorse anche durante una crisi economica prolungata. Maggiore volatilità dei prezzi del petrolio e la presenza di sanzioni certo differenziano la crisi attuale da quella del 2008, ma la stabilità economica della Russia rimane la stessa -sostenuta da un basso debito pubblico e da una grande quantità di riserve. in valuta estera. Inoltre, il coinvolgimento economico occidentale nel cercare di avere accesso al petrolio e gas russo è più evidente che mai.
Certo la Russia per tradizione non ha una grande “diversificazione economica”, il motivo è semplice però: il petrolio e il gas sono una fonte di enorme ricchezza per il paese, più che sufficiente per mantenere la sua ricchezza.
Tuttavia, le gravi difficoltà della crisi globale del 2008 hanno mostrato l’importanza della diversificazione finanziaria. Da allora, i giganti del petrolio e del gas di proprietà statale russa, la Rosneft e la Gazprom, hanno sempre permesso alle major occidentali come BP, Eni, Exxon, Shell, Statoil e Total l’accesso ad alcuni dei giacimenti sottoutilizzati ma che potevano avere una buona possibilità di sviluppo. Le aziende occidentali hanno “impegnato” circa 35 miliardi di dollari nel petrolio russo e inoltre hanno investito centinaia di miliardi sui fornitori di servizi come la Halliburton e Schlumberger dalle quali deriva circa il cinque per cento delle loro vendite globali dal mercato russo.
Fonte: Chevron, 2014
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I forti rapporti con le majors occidentali mettono al sicuro la Russia da sanzioni effettivamente dannose. Nonostante ciò queste hanno spinto la Russia a guardare al suo mercato interno. La Rosneft ha annunciato nuovi accordi per trivellazioni nell’Artico entro la fine dell’anno, un ruolo precedentemente occupato dalla Exxon. La Cina sembra essere la partner favorita visti già i rapporti economici legati al petrolio in Estremo Oriente, oltre agli accordi a lungo termine per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas. Sul piano nazionale, Rosneft e Gazprom hanno rafforzato la loro alleanza e Putin ha approvato la creazione di una società di servizi petroliferi di proprietà dello Stato.
La curva appare molto ripida, ma i primi successi sono nutriti da grandi speranze e dal mercato del petrolio che sembra non avere contrazioni. Gazprom Neft ha appena completato la terza consegna dal loro progetto Prirazlomnoye, prima piattaforma artica stazionaria al mondo. Le spedizioni dal campo ha stimato una produzione di oltre 1.400.000 barili all’anno. Mentre “sul suolo”, i risultati sono già enormi in Siberia orientale, che sembra sorpassare la Siberia occidentale come principale regione di produzione della Russia nel prossimo futuro.
Bisogna però parlare anche del prezzo di vendita e del precipitare del valore del petrolio – a causa di una combinazione tra bassa domanda e aumento dell’offerta, inclusa lo “scisto” americano – maledizioni per molti investitori importanti, tra i quali la Russia. Il prezzo di pareggio, o il costo di produzione per barile, è il discorso focale, tuttavia, nel gioco internazionale del ‘quanto in basso si può andare’, l’OPEC è al posto di guida.
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Tuttavia, i prezzi così bassi – il Brent è stato in media 81 dollari al barile finora nel mese di novembre – non convengono a nessuno e l’OPEC farà del suo meglio per mantenere alti i prezzi, mentre difende la sua fetta di mercato. La prossima riunione del cartello sarà a Vienna il 27 e si occuperà delle future strategie tariffarie del petrolio.
La sovrabbondanza dell’offerta globale sarà al centro dell’incontro, ma si parlerà anche degli accordi segreti tra Stati Uniti e Arabia Saudita e dei diversi conflitti che destabilizano la possibilità di fare un qualsiasi piano di produzione unificato.
I russi a Vienna sarebbero i benvenuti, dato che vorrebbero vedere una redifinizione del ruolo geopolitico degli Stati Uniti nel delimitare gli eventi geopolitici nell’emisfero orientale. La verità è che gli Stati Uniti non possono vincere il gioco basato sul volume o prezzo del petrolio con i tradizionali paesi produttori, Russia compresa. Nello scontro tra la Russia e gli Stati Uniti vedremo un continuo slittamento di valutazione del greggio. A differenza degli USA tuttavia, la maggior parte della produzione russa è più economica, anche se sono in calo, i campi in Siberia occidentale.
L’Agenzia internazionale per l’energia prevede per gli Stati Uniti un calo del 10 per cento negli investimenti sullo Shale (ndt. Olio di scisto) già nel 2015.
Colin Chilcoat
Fonte: http://oilprice.com
Link: http://oilprice.com/Energy/Oil-Prices/Russia-Can-Survive-An-Oil-Price-War.html
20.11.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUIGI FABOZZI