Lo scandalo inglese, che è finito in una Commissione di inchiesta e in numerosi arresti, fornisce tutti gli elementi di una evidenza “epica” su come la megalomania ed il potere delle multinazionali possono mettersi insieme e riuscire ad offuscare il confine tra una normale concorrenza aggressiva ed un comportamento corrotto fino al crimine e capace di collegare gli interessi del potere delle varie elite di un paese.
Questo mi ha fatto pensare alla campagna anti–corruzione che sta combattendo il Presidente Xi Jinping e la sua leadership di Pechino nella Cina continentale.
C’è una semplice conclusione che ricollega tutto: Se le strutture del potere autocratico permettono alle élite economiche di esercitare una libera collusione con alti funzionari dello stato, la corruzione può raggiungere dei livelli su scala epica – non ha importanza che avvenga in Gran Bretagna, a Hong Kong o sulla terraferma.
E – senza una stampa libera e “incontaminata” – senza un sistema giudiziario forte ed indipendente – senza istituzioni democratiche, che permettano alla gente comune di pretendere che venga data un minimo di influenza ai fatti del mondo reale – allora questa corruzione può diffondersi, invisibile e incontrollata, per un tempo molto lungo.
Se vogliamo dar credito a Xi, la leadership di Pechino sembra aver riconosciuto il danno cancerogeno che è stato prodotto dall’accoglienza, nepotista data alla corruzione fino ai più alti livelli del Partito comunista e delle gigantesche imprese nazionali di proprietà statale. Una purga – che sarà chiaramente molto più del massacro di poche galline e che non servirà solo per spaventare qualche scimmietta – è cominciata indagando su circa 75.000 membri del partito, dei quali 20.000 sono già stati puniti. Sembra che nessun settore del lusso ne abbia ancora risentito troppo.
All’interno della gigantesca SOE della PetroChina, esiste una rete enorme di corruzione, che si estende in tutto il settore energetico ed ora è oggetto di una indagine che, praticamente sta paralizzando il settore. Almeno 45 funzionari della PetroChina sono stati indagati, altri 13 della National Energy Administration, e 33, se non di più, nella provincia, ricca di energia, di Shanxi . Con Pechino che sta riconoscendo che molte delle 113 aziende di Stato sotto il suo controllo (con altre 145.000 aziende sotto il controllo dei governi locali e provinciali) hanno nutrito vaste reti clientelari che hanno corrotto significativamente la politica, c’è chiaramente ancora una grande quantità di indagini in cui ci si dovrà districare.
Così la purga anticorruzione di Xi sembra aver avuto appena inizio, con ramificazioni enormi ed inquietanti che arriveranno a a Hong Kong e alla sua elite al potere. L’Accademia Cinese delle Scienze Sociali stima che più di 20.000 funzionari abbiano lasciato il continente dal 1995, portando con sé un bottino di più di 150 miliardi di dollari USA. Oltre ai legittimi investimenti fatti all’estero, questi flussi di denaro hanno reso il continente il maggior investitore estero sui mercati immobiliari americani e australiani, e hanno trasformato Macao nel maggior HUB del gioco d’azzardo al mondo. Ora che l’epurazione è diventata un affare serio, non c’è da meravigliarsi se i prezzi delle azioni dei casinò di Macao sono crollati tra il 27% e il 40%o.
Il prezzo minimo da pagare per giocare al casinò dei VIP è fissato in HKD 10.000, e 10.000 yuan (HKD 12,630) che è il massimo che un cittadino della Cina continentale può legalmente portare fuori dal continente, sembra che Wang Qishan e la Commissione Centrale per le Indagini Disciplinari dovranno fare qualcosa in più che mettere una telecamera per controllare le spese dei VIP.
Ma se a Macao sembra che sia arrivato un periodo di turbolenza, la stessa cosa dovrebbe essere anche per Hong Kong. Basta solo il volume di denaro del continente che è passato per Hong Kong nel corso degli ultimi tre decenni, per far comprendere che un buon numero di miliardi possa aver avuto origine dalla corruzione. Mentre Pechino sta indagando sui legami che portano all’estero per individuare i fondi della corruzione che sono stati canalizzati verso l’estero, sicuramente non trascurerà nemmeno di controllare i collegamenti con la Independent Commission Against Corruption e con altre 40 altre agenzie anti-corruzione in tutto il mondo.
Se la ICAC avrà il coraggio di accettare la sfida, ci potranno essere molte altre domande da fare.
David Dodwell è Direttore esecutivo di The Hong Kong-Apec Trade Policy Group
Fonte: http://www.scmp.com
9.10.2014
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario