DI MIKE WHITNEY
counterpunch.org
“Assad sa che la Giordania vuole inviare truppe nel sud della Siria con la collaborazione degli americani… La Giordania non è un paese indipendente. Ciò che gli U.S.A. vogliono accadrà, ha detto il presidente siriano”.
— Middle East Monitor
“In caso di una divisione de facto della Siria, gli Stati Uniti e i loro alleati otterrebbero una regione strategicamente importante. È attraverso Deir Ezzor che il gasdotto proposto dal Qatar passerà… La provincia di Deir Ezzor è anche la sede del più grande deposito petrolifero siriano, l’Al-Omar… la città e la provincia sono particolarmente importanti in quanto i depositi contengono il greggio di qualità pregiata, utilizzabile nella produzione di benzina e diesel”.
— South Front, “La fortezza di Deir Ezzor; Cosa bisogna sapere”
Gli Stati Uniti non attaccheranno la Corea del Nord. I rischi vanno ben oltre i vantaggi e inoltre gli U.S.A. non hanno alcuna intenzione di cadere in un conflitto che non avanza i propri obiettivi geopolitici. Le minacce sono solo un tentativo di distogliere l’attenzione dal confine siriano-giordano dove Stati Uniti e Giordania stanno ammassando truppe e attrezzature per invadere la Siria. Ecco cosa sta succedendo. La Corea è uno specchietto per le allodole.
È vero, Trump ci sta un po’ marciando, ma ciò non vuol dire che voglia far guerra alla Corea. Non è affatto così. Washington vuole dispiegare il suo controverso sistema anti-missile THAAD in Corea del Sud, ma ha bisogno di un pretesto per farlo. Per cui la minaccia di una “nazione instabile e dotata di nucleare” è la giustificazione di cui Washington ha bisogno per ottenere il suo nuovo sistema di armi schierato. Missione compiuta.
Ma il sistema Terminal High Altitude Area Defense (THAAD) non è rivolto alla Corea del Nord, bensì alla Cina, che lo sa bene e per questo ha protestato ripetutamente. Gli Stati Uniti vogliono circondare Cina e Russia con basi militari e sistemi missilistici integrati nel suo più ampio sistema di armi nucleari. Questi sistemi letali sono una parte cruciale del piano di Washington per orientarsi in Asia e dominare il mondo nel prossimo secolo. Ecco l’analisi di Tass:
“Gli elementi anti-missile che vengono distribuiti in tutto il mondo fanno parte di un progetto globale molto pericoloso per assicurare la superiorità schiacciante degli Stati Uniti, in barba al rischio sicurezza negli altri stati… L’architettura missilistica difensiva americana sta mettendo a rischio l’equilibrio globale”. (“I sistemi anti-missile statunitensi nell’Europa orientale violano il trattato INF”).
Putin la riassume così:
“Gli Stati Uniti stanno sviluppando un sistema di difesa antimissile che”… quando sarà operativo… “neutralizzerà la nostra capacità nucleare, il che significa che l’intero equilibrio globale sarà rovesciato. Uno dei poteri avrà sicurezza assoluta e sarà in grado di fare tutto ciò che vuole nei conflitti regionali. Stiamo parlando di potere senza eguali nei conflitti globali. Questo sistema ci obbliga a creare armi che possono annullare asimmetricamente il sistema”. (Tass)
La difesa missilistica è qualcosa che il popolo americano dovrebbe desiderare ?
No, diamine. Pensate al numero di persone che lo zio Sam ha macellato negli ultimi 16 anni. Ora immaginate che tutti i vincoli contro i furfanti di Washington vengano rimossi, permettendo agli Stati Uniti di condurre la sua guerra sanguinosa nel mondo con la più completa impunità.
Nessuno sano di mente darebbe a Washington un potere del genere. È una ricetta per l’annientamento globale. Inoltre, la sicurezza assoluta per un paese significa zero sicurezza per tutti gli altri.
Ma la preparazione del sistema anti-missile THAAD è solo una parte della truffa Corea del Nord. La paura serve anche ad oliare le ruote del Complesso Industriale Militare (MIC). Ecco lo scoop da The Hill:
“La spinta del senatore John McCain (R-Ariz.) per un fondo da 7,5 miliardi di dollari per ingrassare le capacità militari degli Stati Uniti nell’area Asia-Pacifico sta guadagnando slancio con il crescere delle tensioni con la Corea del Nord. Il comandante delle forze americane nella regione ha dato questa settimana il proprio sostegno all’idea: “Questi soldi possono aiutarci a riunire i nostri alleati e partner”, ha dichiarato Patrick Cronin, senior director del Programma di Sicurezza Asia-Pacifico presso il Centro per una Nuova Sicurezza Americana. … La proposta … ha ottenuto maggiore visibilità dopo l’intensificarsi delle preoccupazioni riguardanti la Corea del Nord ed il suo programma nucleare”. (“Il piano di McCain guadagna credibilità dopo le minacce della Corea del Nord”, The Hill)
Così i lacchè del MIC al Congresso avevano già spinto questa ultima inutilità, ma avevano bisogno di una crisi in Corea del Nord per andare oltre. In genere, il processo è chiamato “pubblicità creativa”, il che significa spaventare a morte il pubblico in modo da poterli fregare. Ancora dallo stesso articolo:
“Vorrei ringraziare il presidente McCain e questo commissione per aver proposto e sostenuto l’Iniziativa di Stabilità per l’Asia-Pacifico”, ha dichiarato l’ammiraglio Harry Harris, comandante del Comando Pacifico degli Stati Uniti. “Questo sforzo rassicurerà i nostri partner regionali e invierà un forte segnale ai potenziali avversari del nostro persistente impegno nella regione”.
I produttori di armi amano McCain, che va sempre a braccetto con loro.
Ecco di più:
“In tutto questo, possiamo ringraziare la Corea del Nord di una cosa”, ha dichiarato Harry Kazianis, direttore degli studi di difesa presso il Centro per l’Interesse Nazionale. “Sta amplificando lo squilibrio nell’Asia-Pacifico”. (The Hill)
Buona idea, ringraziamo la Corea per questo ultimo regalo ai produttori di armi. Perchè no? Mandiamo a Kim Jong-un una grossa lettera di San Valentino dal contribuente americano con il nome di John McCain scritto grosso in fondo.
In ogni caso, la politica di Washington contro Pyongyang non è cambiata. Tutte le minacce fanno solo parte di un circo progettato per giustificare un’ulteriore spesa per la difesa e lancio di missili. Allo stesso tempo, i media cercano di deviare l’attenzione dagli sviluppi critici in Medio Oriente, in particolare nel confine siriaco-giordano dove Washington ha riunito i suoi proxy-fighters in un esercito improvvisato che invaderà (probabilmente) la Siria meridionale: proseguirà a Deir Ezzor, stabilirà una no-fly zone sopra il territorio occupato e dividerà la zona ad est dell’Eufrate impedendo alle forze lealiste di ristabilire i confini sovrani della Siria. Questo sembra essere il piano. Leggete questo, da Middle East Monitor:
“Assad sa che la Giordania vuole inviare truppe nel sud della Siria con la collaborazione degli americani…”
“Abbiamo queste informazioni non solo dai mass-media, ma da fonti diverse”…
Parlando al Washington Post, il re Abdullah di Giordania ha ribadito che un’operazione comune potrebbe avvenire nei confronti dei terroristi.
“È una sfida, ma siamo pronti ad affrontarla in collaborazione con Stati Uniti e Gran Bretagna” (“Assad accusa la Giordania di pianificare l’invasione della Siria”, Middle East Monitor)
Il pretesto per l’invasione sarà quello di combattere l’ISIS, ma l’obiettivo principale è quello di prendere la parte est del paese, seguendo un piano istituito dal Brookings Institute due anni fa. Dopo 6 anni di supporto segreto per i militanti sostenuti dalla CIA sul terreno, l’amministrazione Trump sembra virare verso un approccio militare più tradizionale. Ecco di più dal LA Times:
“Sono anche usciti report di truppe giordani e statunitensi sulla sezione del confine giordano di fronte al sud-ovest della Siria, un possibile preludio ad una campagna in cui i ribelli, sostenuti dalle forze giordane e dalle coalizioni sul campo, avrebbero superato la sacca dello Stato islamico nel bacino di Yarmouk, vicino ai confini sud-occidentali della Siria con Israele e Giordania” (“Per quanto tempo ancora la Giordania potrà tirare la corda mediorientale?”, LA Times)
Naturalmente, Mosca è preoccupata per gli sviluppi sul confine giordano. La settimana scorsa, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato:
“Presteremo un’attenzione particolare alle questioni che riguardano la situazione sul confine tra Giordania e Siria”.
Preoccupante è anche il fatto che il segretario alla difesa americana, James “Mad Dog” Mattis, abbia viaggiato in Medio Oriente, riunendo gli alleati di Washington in Arabia Saudita, Egitto e Israele. Mattis vede i combattimenti in Siria come una guerra per procura tra Stati Uniti ed Iran per l’influenza nella regione. Questa stessa opinione erronea è condivisa da tutti i principali trafficanti di potere nell’amministrazione Trump.
“Ovunque ci sia difficoltà nella regione, c’è di mezzo l’Iran”, ha detto Mattis in una sosta a Riyadh, aggiungendo che le nazioni della regione stanno lavorando per “mettere in scacco l’Iran e le instabilità che esso provoca”.
Questi ultimi sviluppi avvengono pochi giorni prima della ripresa dei negoziati ad Astana, in Kazakistan (3 e 4 maggio). Russia, Turchia, Iran ed un certo numero di capi dei gruppi ribelli si riuniranno per vedere se possono concordare i termini di un cessate il fuoco e di un eventuale accordo per fermare la guerra. L’attacco dei missili da crociera fatto da Trump su una base aerea siriana ad inizio aprile ha aumentato il morale di molte delle milizie jihadiste e le sta tenendo lontane dal tavolo delle trattative. In altre parole, l’inaspettata escalation di Trump ha sabotato gli sforzi di Putin di risolvere la crisi e porre fine alle ostilità. L’ultima cosa che Washington vuole in Siria è la pace.
Trump ha consegnato il controllo della sua politica estera ai suoi generali, Mattis e McMaster. E mentre Mattis ha dimostrato un certo interesse ad accentuare il conflitto siriano, McMaster vede la Russia come un “potere revisionista ostile” che “intimidisce i nostri alleati e sviluppa armi nucleari sotto la copertura delle moderne forze militari convenzionali”.
McMaster è un militarista convinto con un forte malanimo verso la Russia. In un discorso pronunciato presso il Centro per gli Studi Strategici ed Internazionali, McMaster ha offerto questo rimedio per la cosiddetta ‘aggressione russa’. Ha detto: “ciò che è necessario per scoraggiare una nazione forte che sta conducendo una limitata guerra per obiettivi limitati … è ulteriore deterrenza, … (è) convincere il tuo nemico che non è in grado di raggiungere i suoi obiettivi ad un costo ragionevole”.
Si può prevedere che McMaster utilizzi la sua teoria “ulteriore deterrenza” in Siria tentando di attirare Putin in un confronto con le forze americane a est dell’Eufrate. Ma non c’è motivo di pensare che Putin cadrà nella trappola, anzi, sembra molto improbabile, dati gli effetti di un catastrofico faccia a faccia tra le due superpotenze armate nucleari. Putin, invece, prenderà probabilmente un’altra strada, presenterà il suo caso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e denuncerà l’intervento statunitense come un altro esempio della politica estera destabilizzante ed espansionistica di Washington.
Il peggior errore di Putin sarebbe quello di basare interamente la propria strategia su ciò che avviene sul campo di battaglia. Non ha bisogno di liberare ogni centimetro del suolo siriano per vincere la guerra. Lasciate pure che gli Stati Uniti e i suoi delegati conquistino il territorio, stabiliscano le loro basi militari e zone di volo, abbiano una zona demilitarizzata lungo l’Eufrate e guadino più in profondità nella palude siriana. Putin ha altro a cui pensare. Deve concentrarsi sul vincere cuori e menti, rafforzare le alleanze e costruire una coalizione più ampia. Deve apparire come l’unico leader adulto e razionale, la cui sola ambizione è quella di porre fine alle controversie e ripristinare la sicurezza. Deve creare un contrasto tra il suo comportamento e quello del suo rivale violento e mentalmente instabile, Washington, la cui indifferenza verso il diritto internazionale e la vita civile ha gettato il Medio Oriente e l’Asia Centrale nel caos.
Se l’obiettivo ultimo di Putin è quello di ricostruire il sistema di sicurezza globale basato sui principi della sovranità nazionale e della maggiore rappresentanza per tutti i paesi del mondo, allora deve condurre con l’esempio. Moderazione e maturità in Siria lo avvicineranno a questo obiettivo.
Mike Whitney
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2017/05/03/is-north-korea-a-diversion-for-a-us-jordan-invasion-of-syria/
3.05.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG