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La Redazione

 

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La guerra all’insensibilità

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A cura di Markus
Il 24 Febbraio 2023
15347 Views

CJ Hopkins
consentfactory.org

Ecco una “teoria della cospirazione” tutta per voi. Questa riguarda la psico-polizia del pensiero globale-capitalista e i suoi continui sforzi per epurare la società dall'”insensibilità.” Sì, proprio così, l’insensibilità. Se c’è qualcosa che la psico-polizia global-capitalista non sopporta, è l’insensibilità. Come prendere in giro le minoranze etniche o religiose, i disabili fisici o cognitivi, le persone di genere diverso, le persone orribilmente brutte, le persone mostruosamente grasse, i nani e così via.

La psico-polizia global-capitalista è terribilmente preoccupata dei sentimenti di queste persone. E dei sentimenti di altre persone sensibili che si preoccupano anche dei sentimenti di queste persone. E dei sentimenti di tutti, in generale. Quindi stanno epurando la società da qualsiasi forma di contenuto letterario, e da ogni altra forma di contenuto, che possa irrimediabilmente offendere tali persone, e le persone preoccupate per i sentimenti di tali persone, e chiunque possa sentirsi offeso da qualcosa.

A questo punto, suppongo che siate al corrente del “sensitivity editing” a cui è andato incontro Roald Dahl, l’autore di libri come James e la pesca gigante, La fabbrica di cioccolato, Le streghe, Gli Sporcelli e molti altri. È successo che l’editore di Dahl, Puffin Books, ha assunto un piccolo gruppo di “sensitivity editor” per riscrivere sostanzialmente i suoi libri, eliminando parole come “grasso,” “brutto” e le descrizioni dei personaggi di Dahl come “calvi” e “femminili,” sostituendole con il loro personale linguaggio “sensibilizzato.”

Quello che forse non sapete è che Puffin Books è la sezione per bambini di Penguin Random House, un conglomerato editoriale multinazionale e una filiale di Bertelsmann, un gruppo mediatico nominalmente tedesco ma, in realtà, globale. Penguin Random House è uno dei cosiddetti “cinque grandi editori” che controllano circa l’80% del mercato librario al dettaglio. Gli altri quattro sono Simon & Schuster, Macmillan, Hachette e HarperCollins.

Insieme, questi cinque colossi aziendali, con le loro centinaia di divisioni, gruppi editoriali e marchi (ad esempio, Puffin Books), controllano la maggior parte di ciò che tutti leggono. Prendete qualche libro a caso dalla vostra libreria e cercate i marchi per vedere quanti sono di proprietà di una delle “cinque grandi” case editrici o di una delle loro divisioni o gruppi editoriali.

Un’altra cosa di cui forse non siete a conoscenza è il crescente impiego di “lettori sensibili” da parte di questi conglomerati editoriali e delle loro legioni di marchi, e da parte degli scrittori che aspirano a essere pubblicati da questi marchi. Il Writer’s Digest descrive così la loro funzione:

“Gli editori e gli autori li ingaggiano per rendere i loro libri a prova di cancellazione prima che arrivino in commercio, sperando di evitare qualsiasi messaggio sbagliato… sperando di rappresentare le persone sotto una luce accurata per quanto riguarda il genere, la razza, l’etnia, l’orientamento sessuale e altro ancora”. Le ‘correzioni di sensibilità’ sono l’assicurazione di un editore o di un redattore per proteggere la propria reputazione e scongiurare la perdita di profitti, non si sa mai, e il tentativo di un autore di rappresentare i personaggi sotto una luce accurata. Gli editori e gli autori utilizzano i ‘lettori sensibili’ quando la scrittura non rientra nelle loro competenze o esperienze, o quando non sono sicuri di aver rappresentato i dettagli in modo corretto.”

Penguin Random House raccomanda “lettori di autenticità” a tutti i suoi autori che “scrivono al di fuori della loro esperienza personale” (cioè, usando la loro immaginazione), per evitare che “perpetuino stereotipi” o che mostrino i loro “pregiudizi inconsci o interiorizzati” e creino “modelli di rappresentazione dannosi” e così via.

Se tutto ciò vi sembra una sorta di inquietante sega mentale di tipo Ministero della Verità orwelliano, è perché è proprio così. Non riguarda i vecchi rincoglioniti come me (non lascerei avvicinare ai miei scritti nessuna delle grandi case editrici o i loro “lettori sensibili,” visto che, in ogni caso, non li pubblicherebbero mai perché questo causerebbero loro delle crisi epilettiche e li farebbe barcollare per gli uffici alla ricerca di colleghi diversamente abili-neri-transgender davanti ai quali inginocchiarsi e scusarsi) ma c’è un’intera generazione di aspiranti scrittori che viene condizionata ad accettarlo come fosse “normale.”

La storia di Roald-Dahl viene inquadrata come una storia di guerra culturale “woke/anti-woke.” Non lo è. E non è un’aberrazione. È parte integrante del nuovo totalitarismo global-capitalista di cui ho parlato a lungo. L’intero fenomeno della “Wokeness” lo è. I rivoluzionari culturali global-capitalisti danno la caccia all'”insensibilità” ovunque. Nelle arti, nelle scuole, nei programmi televisivi, nei film, nei social media, eccetera. Per “insensibilità” si intendono tutte le forme di deviazione dall’ideologia global-capitalista, indipendentemente dalla loro collocazione nello spettro Destra/Sinistra. Ho descritto questo processo come una nuova forma di Gleichschaltung, il coordinamento sistematico di ogni elemento della società – o di ogni elemento che conta – in conformità con l’ideologia global-capitalista.

Che cos’è l’ideologia global-capitalista?

Beh, vi ho detto che avevo una “teoria del complotto” tutta per voi. Non è una “teoria del complotto” molto sexy, ma dovrà bastare, perché è tutto ciò che ho. E, perdonatemi, ma ho appena iniziato il mio secondo romanzo distopico “insensibile,” quindi vi spiegherò questa “teoria del complotto” con un estratto dall’introduzione di The War on Populism: Consent Factory Essays, Vol. II (2018-2019), una delle mie raccolte di saggi, piuttosto che prendermi il tempo di riformularlo malamente. Si tratta di un estratto piuttosto lungo, quindi, se vi capita di leggerlo al lavoro (cioè quando dovreste lavorare), o se dovete tornare a bisticciare su Twitter, o se avete la capacità di attenzione di un moscerino, vi conviene salvarlo e provare a leggerlo più tardi.

Pronti? Ok, eccolo qui.

Questo conflitto (cioè il capitalismo globale contro un’insurrezione “populista” globale) è alla base di tutta la follia degli ultimi quattro anni. Per comprenderlo, bisogna capire che si tratta innanzitutto di un conflitto ideologico, una guerra globale per i cuori e le menti. Trump, Johnson, Corbyn, Sanders e altre figure cosiddette “populiste” non sono mai state una vera minaccia per GloboCap, non in senso materiale. Sono simboli, figure di riferimento, rappresentazioni della resistenza all’ideologia capitalista globale. È questa resistenza alla sua ideologia (sia da destra che da sinistra… non fa differenza), più che un particolare leader politico o movimento, che GloboCap ha cercato di schiacciare. Ha bisogno di sedare questa insurrezione “populista,” in modo da poter continuare a trasformare il mondo intero in un grande mercato senza valore… che è ciò che ha fatto negli ultimi trent’anni.

È per questo che il capitalismo è stato costruito. Dal punto di vista ideologico, è una macchina semplice, che spoglia le società di valori “dispotici” (ad esempio, valori religiosi, sociali, culturali… valori stabiliti da re, sacerdoti, aristocrazie, artisti, comunità, partiti politici, famiglie, eccetera) e li sostituisce con un unico valore (cioè il valore di scambio), rendendo tutto una merce. In sostanza, si tratta di una macchina ideologica, una macchina di decodifica/ricodifica dei valori, che trasforma le società in mercati.

(Qui ho tagliato un po’ per renderlo meno lungo e arrivare alla parte sull’ideologia del capitalismo globale).

L’ideologia del capitalismo globale (cioè il territorio che comprende la nostra “realtà”) è diversa da qualsiasi altra ideologia nei 5.000 anni di storia dell’ideologia. È un territorio ideologico senza limiti, né confini interni o esterni. È un territorio senza caratteristiche, in cui tutto è possibile, perché nulla al suo interno ha un valore o un significato in sé. È, letteralmente, un “deserto del reale,” un infinito deserto di valori senza soluzione di continuità, sulla cui superficie priva di vita i fantasmi dei valori vagano eternamente in cerchio, senza meta, senza significare nulla, senza andare da nessuna parte, perché sono già lì, nell’unico posto dove si può essere, perché il deserto è ovunque e tutto.

Non c’è niente e nessun luogo al di fuori di questo territorio. Non c’è un “fuori” dove possa esistere qualcosa. È un grande mondo capitalista globale, una “realtà” unitaria, onnipresente, capitalista… un grande mercato globale, o lo sarà, una volta che GloboCap avrà finito di destabilizzare e ristrutturare ciò che resta del mondo post-Guerra Fredda.

Questa è la storia degli ultimi trent’anni. Utilizzando le distrazioni del giorno, l’isteria di massa fabbricata, la propaganda, l’indignazione inventata, gli scandali, le guerre, le voci di guerra, il rombo assordante di milioni di voci che strillano a vanvera sui social media, le teorie della cospirazione, reali e immaginarie, la farsa a buon mercato della politica elettorale e così via (tutto alla luce del sole, perché nessuno ha prestato molta attenzione), GloboCap ha fatto piazza pulita, ripulendo le società dai loro valori obsoleti, assorbendole nel mercato globale… concretizzando il conformismo ideologico.

Conoscete questo conformismo ideologico. Lo conosciamo tutti. Probabilmente siete a favore di molti dei “valori” che pretende di promuovere, l’antirazzismo, l’uguaglianza dei diritti, la separazione tra Stato e Chiesa, eccetera, il tradizionale programma liberale. Ricordate, l’ideologia capitalista è ciò che ci ha finalmente liberato dal dominio di despoti, re, aristocrazie e sacerdoti. (Come ho spiegato sopra, il capitalismo ha fatto questo sradicando i valori “dispotici” e sostituendoli con un unico valore, il valore di scambio, rendendo tutto una merce. Questo, però, non sembra molto attraente. Nessuno vuole essere considerato solo come una merce o vivere in un mondo senza valori reali. Così il capitalismo si è commercializzato come “democrazia” e questo ha funzionato molto meglio con le masse.

Eccoci qui, qualche centinaio di anni dopo, e la “democrazia” (cioè il capitalismo) sta esaurendo i valori “dispotici” da cui sradicarci e “liberarci.” Certo, ha ancora del lavoro da fare per secolarizzare il Medio Oriente e ci sono ancora alcuni Paesi che non stanno al gioco, ma la maggior parte del pianeta ha seguito il programma. La maggior parte del lavoro che resta da fare per lo sradicamento dei valori è proprio qui, a casa nostra. Ci sono ancora molti consumatori occidentali che non hanno abbracciato completamente la “democrazia” e che si aggrappano a vecchi valori “dispotici”… valori razzisti, valori religiosi, valori nativisti, valori xenofobi, valori omofobi, valori transfobici, valori culturali e artistici, valori abilisti, valori alloisti, coloristi, aspettisti, etnocentristi, cisgenderisti, antisemiti, sciovinisti, sessisti, grassofobici, sanisti… e l’elenco potrebbe continuare ancora.

La democrazia (cioè il capitalismo globale) non si fermerà finché non avrà ripulito la società (cioè il mercato globale) da questi valori dispotici, brutti e distruttivi, e avrà attuato un “codice di condotta” mondiale (come quelli che hanno la maggior parte delle aziende globali) con “regole anti-odio” universali e liste di “vocaboli appropriati” e avrà cancellato ogni simbolo visibile di questi valori dispotici dalla vista pubblica e ogni loro riferimento dai programmi scolastici e avrà comunque trasformato l’umanità in una massa di consumatori iperconformisti che assomigliano tutti a modelli di una pubblicità Benetton e parlano come rappresentanti del servizio clienti.

Non fraintendetemi, sono a favore della democrazia e non sono un fan del razzismo o di qualsiasi altro tipo di discriminazione o bigottismo. Sto solo cercando di fare un po’ di luce sulle forze che stanno dietro al fanatismo identitario che ha imperversato di recente e sul contraccolpo “populista” contro tale fanatismo.

Questo zelo, questa crociata per il conformismo ideologico, viene descritto da molti esponenti della sinistra come un movimento per stabilire la “giustizia sociale” e da molti esponenti della destra come “Marxismo culturale.” Non è nessuna delle due cose. O… OK, contiene elementi di entrambi, ma, fondamentalmente, è il capitalismo globale che purifica la società dai valori dispotici, stabilendo quel “deserto del reale” infinito, privo di valori e senza significato che ho descritto sopra.

Questo è tutto. Vi avevo avvertito che era piuttosto lungo. È stato scritto nel settembre del 2020, quindi a circa sei mesi dal lancio della Nuova Normalità.

Per quanto riguarda il polverone su Roald-Dahl, ciò che accadrà ora (e che sta accadendo attualmente) è che gli autori di serie A, i giornalisti e gli altri portavoce ufficiali della Simulazione Culturale global-capitalista faranno un gran baccano per un paio di giorni, e poi la Penguin Random House e gli altri editori “big-five” procederanno ad “editare la sensibilità e l’autenticità” e ad omogeneizzare in modo aggressivo la letteratura mainstream fino a quando non avrà più importanza quali libri si leggono, perché saranno tutti piccole variazioni l’uno dell’altro e, nella loro insipidezza intercambiabile e assolutamente mortifera, assomiglieranno tutti alle lobby degli uffici aziendali.

Naturalmente, se siete appassionati di letteratura, potrete sempre cercare e leggere libri di autori disdicevoli e “insensibili” come me che non sono affiliati a nessun colosso editoriale mondiale, sempre che non vi siano stati nascosti dietro questi falsi avvisi di “contenuti sensibili.”

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CJ Hopkins

Fonte: consentfactory.org
Link: https://consentfactory.org/2023/02/21/the-war-on-insensitivity/
21.02.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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C. J. Hopkins è un drammaturgo pluripremiato, un romanziere e un autore di satira politica. Le sue opere sono state portate in tournée in teatri e festival. Attualmente vive in Germania.

 

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