DI MARINO BADIALE
Dopo Italicum e Jobs act, Renzi ha ottenuto anche la cosiddetta riforma del Senato. Senza grosse difficoltà, in questo caso come nei precedenti. A Renzi sta riuscendo, con una certa facilità, ciò che Berlusconi ha tentato inutilmente (o quasi) di fare per vent’anni. Penso sia il caso si chiedersi le ragioni di questa forza. Per rispondere, bisognerebbe prima chiedersi le ragioni della “debolezza” di Berlusconi. Mettiamo “debolezza” tra virgolette, perché ovviamente la parola è da prendere cum grano salis. Berlusconi ha sempre avuto, ed ha tuttora, un grande potere, i cui vari aspetti diamo qui per noti.
Osserviamo solo che la sua vita politica copre gli ultimi vent’anni: in questi vent’anni egli è stato al potere per circa dieci, ed è stato comunque influente anche negli altri dieci. Ma sono proprio i dati oggettivi che mostrano la reale forza di Berlusconi a porre con evidenza il problema.
Come mai in vent’anni di attività politica ai massimi livelli egli non è riuscito a devastare la Costituzione, conculcare la democrazia e abbattere i diritti dei lavoratori in maniera così completa come è riuscito in pochissimo tempo a Renzi? La prima risposta che viene in mente è che Berlusconi era sì forte, ma ha anche suscitato contro di sé forti opposizioni. Il ceto politico si è sempre profondamente diviso, di fronte ai suoi tentativi di cambiamenti regressivi delle istituzioni.
Ma perché? Non certo per motivi morali o ideali. L’attuale ceto politico non conosce né etica né idee. Poiché l’unica cosa che esiste, per l’attuale ceto politico, sono gretti interessi materiali, è evidente che il problema di Berlusconi stava nel fatto che egli non era in grado di soddisfare tutti questi interessi, o almeno una loro parte tanto consistente da dargli maggioranze capaci di fare ciò che ha fatto Renzi. In sintesi, non c’era trippa a sufficienza per tutti i gatti, o almeno per una loro parte consistente. E la lotta spietata per accaparrarsi le risorse dell’apparato statale rendeva impossibili accordi sufficientemente saldi da far passare grandi cambiamenti istituzionali. Ma cos’è cambiato con Renzi? È evidente che le risorse statali non sono aumentate. Perché adesso si riesce a coagulare un consenso del ceto politico?
Credo che una risposta possibile, o almeno una parte della risposta, sia che la lotta spietata fra i vari gruppi affaristico-criminal-feudali che formano l’attuale ceto politico è stata almeno in parte risolta. Ci sono vincitori e vinti, e i vincitori possono accordarsi grazie al fatto di aver fatto fuori i vinti. Ma chi sono i vincitori e i vinti? I vinti sono quella parte del ceto politico che è indicata come “sinistra”, e i sindacati. I vincitori (o almeno, non perdenti) sono tutti gli altri. Renzi ha umiliato la sinistra PD, mostrando che il suo potere di contrattazione è zero, e si appresta a eliminarla definitivamente dal Parlamento con le prossime elezioni. Ai sindacati viene tolta ogni capacità di trattativa, ogni peso e rilevanza. Il fatto che due parti, piccole ma non piccolissime, dell’attuale ceto politico-affaristico siano così tolte di mezzo (almeno in prospettiva), libera ovviamente risorse per tutti gli altri.
Partendo da questa ipotesi interpretativa, si è inevitabilmente portati ad una ulteriore domanda. Infatti è ovvio che anche Berlusconi, nei suoi momenti di potere, sarebbe stato ben felice di far fuori il ceto politico “sinistro-sindacale”. Come mai lui non c’è riuscito, mentre invece Renzi sì? Propongo la seguente risposta: gli sviluppi della crisi economica che si trascina da 7-8 anni stanno togliendo ogni forza e ogni peso alla sinistra. La sinistra sta diventando sempre più inutile. Per capire cosa intendo, dobbiamo prima capire qual era il ruolo sistemico del ceto politico “sinistro-sindacale” nella conformazione neoliberista che le nostre società hanno assunto negli ultimi decenni. Tale ceto politico aveva un ruolo fondamentale, che era quello di far accettare alle masse popolari politiche antipopolari. Da decenni è chiaro, a chiunque abbia occhi per vedere, che la scelta strategica di fondo dei ceti dirigenti dell’Occidente capitalistico è la distruzione di tutti i diritti conquistati dalle masse popolari nel secondo dopoguerra. Questo attacco poteva però presentare dei pericoli, perché le masse popolari sembrano molto legate almeno ad alcuni di tali diritti, quelli davvero fondamentali (l’assistenza sanitaria, per esempio). Il ruolo del ceto politico “sinistro-sindacale” era allora un ruolo di mediazione: si trattava di far accettare alle masse popolari la loro spoliazione, nascondendola dietro le parole della tradizione della sinistra (riforme, progresso, innovazione) e magari conducendola in maniera un po’ graduale.
La crisi in cui siamo immersi da sette anni ha cambiato il quadro della situazione. Essa ha sottoposto le masse popolari dei paesi occidentali (in particolare nel Sud Europa) ad una autentica “terapia shock” analoga a quelle descritte da Naomi Klein nel suo “Shock Economy”. È allora apparso evidente che le masse popolari sono incapaci di difendersi anche dalle aggressioni più odiose e micidiali, sono incapaci di ribellione anche quando vengono brutalmente impoverite. Nei paesi dell’Europa del Sud, in tutto questo gioca ovviamente un ruolo fondamentale l’euro, un autentico sistema di governo che favorisce e protegge (dietro la minaccia “altrimenti bisogna uscire dall’euro”) gli attacchi brutali alle masse popolari ai quali abbiamo assistito in questi anni. Ma se questa è la situazione nuova determinata dalla crisi economica, e dai vincoli dell’euro, si può ragionevolmente ipotizzare che il ceto politico sinistro-sindacale stia perdendo il suo ruolo sistemico. Di esso non c’è più bisogno. Non servono mediatori. Non c’è bisogno di “far accettare” alle masse i brutali sacrifici che vengono loro richiesti. Le masse, a quanto pare, li accettano in ogni caso, senza ribellarsi.
La tendenziale cancellazione di quel ceto politico da parte di Renzi, in definitiva, potrebbe rappresentare la presa d’atto di questa inutilità sistemica. Questi sviluppi rappresentano, per il momento, una dinamica solo italiana. L’evoluzione di Syriza sembra infatti indicare che altrove la sinistra sia ancora utile per far accettare alle masse la propria spoliazione. Per questo, sarà interessante vedere come si evolverà la situazione greca.
Chiudo con due considerazioni. In primo luogo, la forza attuale di Renzi potrebbe essere di breve durata. L’attuale consenso di cui egli gode appare fragile. Le risorse liberate dall’eliminazione di una parte del ceto politico non sono così grandi, e tutti i problemi della crisi economica restano sul tappeto, irrisolti. Si può quindi pensare che gli attuali equilibri possano saltare, e Renzi con loro. Questo purtroppo non ci è di conforto. Il fatto che i singoli governi vengano sostituiti non impedisce che le loro azioni restino. Il governo Monti è caduto ma la rapina delle pensioni operata dal suo governo è rimasta. Così, forse il governo Renzi cadrà ma nessuno ci ridarà l’art.18 e la Costituzione del ’48.
In secondo luogo, se quanto sopra detto ha senso, è chiaro che chi voglia opporsi alla brutale regressione sociale e civile verso la quale ci stanno portando gli attuali ceti dirigenti, non può fare affidamento su improbabili sollevazioni popolari. Purtroppo molti attivisti antisistemici sembrano condividere la rozza idea che il peggioramento delle condizioni materiali della masse faciliti l’opera dei rivoluzionari. I fatti dimostrano che non è così. La crisi, l’attacco a redditi e diritti, invece di suscitare sollevazioni, è lo strumento fondamentale per ridisegnare Stato e società in funzione antipopolare, regressiva, barbarica. Il peggioramento delle condizioni di vita sta portando all’accettazione passiva di una realtà di impoverimento e regressione. La rabbia che tutto questo genera non si traduce in politica ma in imbarbarimento della vita quotidiana. Chi sta sotto non si ribella contro chi sta sopra ma se la prende con il proprio vicino, o con chi sta ancora più sotto. Tutto questo si radica, io credo, in aspetti profondi della configurazione che la psiche umana ha assunto all’interno della società attuale, aspetti che purtroppo gli attivisti antisistemici non tengono in considerazione. Mi sembra che l’analisi su questi temi sia ancora all’inizio. Cercheremo in futuro di dare il nostro contributo.
Marino Badiale
Fonte: www.badiale-tringali.it
Link: http://www.badiale-tringali.it/2015/11/la-forza-di-renzi.html
3.11.2015
Mi pare una analisi molto interessante, ma secondo me non esaustiva.
Quando Renzi è andato al potere, al contrario di Berlusconi, era appoggiato dalla sinistra e dai sindacati che vedevano in lui una strada per rilanciarsi.
Ed è per questo che una volta arrivato al governo ha potuto fare quello che Berlusconi non è mai riuscito a fare, perché chi si era opposto fino ad allora al liberismo ha semplicemente smesso di opporsi in quanto colluso con chi governa.
Quando la sinistra PD e i sindacati si sono resi conto del grande errore fatto ormai era troppo tardi per rimediare: Renzi aveva già allargato la sua base di potere inglobando quei berlusconiani che avevano capito che Renzi perseguiva gli stessi obbiettivi politici del Cavaliere.
Che appeal ha oggi una CGIL che un anno e mezzo fa sostenenne Renzi al
governo e i renziani alle regioni mentre oggi li addita come nemici???
La sinistra e i sindacati italiani si sono suicidati, perdendo la fiducia di chi li aveva votati e appoggiati fino a quel momento.
Ritengo che l’ultimo capoverso rappresenti il vero nodo gordiano del problema.
La sinistra si è suicidata quando ha accettato la globalizzazione e l’apertura dei mercati, e delle frontiere. Renzi ha tratto profitto da questo suicidio, cosa che non era riuscita a B. perché contro di lui so sono coalizzate forze che avevano appoggi internazionali rilevanti. Tanto rilevanti da farlo fuori con un vero e proprio golpe.
Le masse accettano sacrifici fino ad un certo punto. L’assenteismo e il voto per i 5S e Salvini evidenziano che il supporto della masse a questa politica ha un limite ben preciso.
scusate… ma non c’era il grande M5S che doveva aprire il parlamento come una scatola di sardine ?
la reatà è che siamo destinati alla messicanizzazione completa dell’italia che è ormai in stato avanzatissimo..
Poi la storia del vicino che se la prende con l’altro vicino..mi sembra la scoperta dell’acqua calda, l’italiano da sempre è così, basta ricordare l’avvento del fascismo nel 1919 con folle oceaniche a rappresentarlo nelle piazze con bologna capitale del fascismo italiano, poi quando il fascismo a perso tutti a diventar comunisti e bologna è diventata improvvisamente rossa !!
No l’italiano basta guardarlo in geografia :circa 6000 comuni in italia e ogni comune è diviso da tradizioni, dialetto, campanilismi e menate varie ceh mettono l’uno contro l’altro…
la soluzione doveva essere ma ormai non più applicabile accorpare i comuni per ridurli di un terzo.
Io credo invece che Berlusconi fosse assolutamente imprevedibile, anche e soprattutto per quelle forze finanziarie che hanno trovato in Renzi un perfetto esecutore, la differenza sta li a mio avviso.
Come detto anche in altri commenti all’ autore sfugge il filo conduttore dell’intera vicenda .
Per trovare la Chiave non bisogna guardare singolarmente all’Italia ma alla situazione Globale e Finanziaria Mondiale e alle lotte di potere a livello mondiale .
Dovrebbe essere palese ormai a tutti che la Democrazia non esiste ma è solo un meccanismo di controllo sistemico sulle masse .
Prendendo atto di cio’ si puo’ facilmente capire il perchè sia stato fatto fuori Berlusconi e perchè Renzi abbia una vita facile e la strada spianata per abbattere i rimasugli della Costituzione .
Quel criminale di Berlusconi seppur nelle sue nefandezze era riuscito a stipulare patti vantaggiosi a livello internazionale a favore dell’Italia con Putin e Gheddafi che avrebbero assicurato all’Italia una certa indipendenza sulla tematica energetica .
La politica di Berlusconi era Nazionalista cosa che è un peccato mondiale agli occhi della Finanza Transnazionale .
Per questo è stato punito .
La Finanza Mondiale e le sue eminenze grigie stanno lavorando per la creazione di un Unico Ordine Mondiale e cercano di distruggere in tutti i modi gli Stati Nazionali , i poteri locali non asserviti e chiunque si opponga loro.
Renzi è il personaggio perfetto per portare avanti questo progetto per l’Italia( dopo Napolitano e Monti ) .
Uno yes man , talmente qualunquista ed affarista che va bene a tutti gli schieramenti politici e caste italiane .
E’ necessario comprendere il ruolo chiave della politica all’interno del paese .
Ormai la politica serve solo a tenere buone le persone mentre le caste e la finanza internazionale saccheggiano il paese fino alla sua dissoluzione .
Il peggio di tutto cio’ è la mancata presa di coscienza della persone .
I poteri transnazionali hanno vinto semplicemente perchè la maggior parte della gente non ha preso coscienza del processo in atto e crede ancora alle vecchie e " sicure " soluzioni che il sistema proprone loro .
Non aver compreso il cambio di paradigma sarà per loro mortale .
Piacevole da
leggere il post di Marino Badiale, con sprazzi di riflessione condivisibili ma
con eziologia storica “casereccia” e venatura di fondo irricevibili.
Circa l’eziologia
storica, lo sanno anche i muri di Firenze che Matteo Renzi – ribattezzato dagli
arguti anglosassoni “ A Blair-Brown-Clinton-like figure”- ricevette l’oligarchico riconoscimento finale nell’aprile
2012 allorché George Soros accettò di recarsi a “Firenze-Eventi” (organizzato
da Renzi) per presentare i due libri di suo padre (= Tivadar Soros) tradotti
dall’esperanto in italiano.
Quell’evento
modano – denominato "Di padre in figlio" – si tenne nel “Salone dei Duecento” di Palazzo
Vecchio alla presenza dell’adorante Matteo Renzi e di una piccola corte di suoi
giullari:
http://www.comune.fi.it/export/sites/retecivica/comune_firenze/ultime_notizie/e0034.html [www.comune.fi.it]
Quanto invece
alla venatura di fondo (= “Inutile ribellarsi, meglio rassegnarsi all’ineluttabile
poiché la sollevazione popolare è pura utopia”), trattasi di un trito giochino –
molto praticato negli ultimi tempi – che è del tutto privo di fondamento storico-scientifico.
Al riguardo, preferisco
credere quanto insegna “Political Ponerology: A Science on the Nature of Evil “
(“Ponerologia Politica: La Scienza sulla Natura del Male”).
Essa rappresenta l’opera fondamentale che rivoluzionò la “Psicologi a Sociale” introducendovi una
nuova branca: la “Ponerologia” (sostantivo
derivante dall’unione delle parole greche
“πονηρός”= male + “λογία” =
studio).
L’autore? Lo psichiatra
polacco Andrzej Łobaczewski.
La
Ponerologia è , per definizione e
missione, quella disciplina scientifica che analizza la dinamica delle
strutture del Potere esistite ed
esistenti, avvalendosi degli strumenti d’analisi posti a disposizione da altre discipline quali la storiografia, la filosofia, la sociologia, la psicologia e
la psicopatologia.
Secondo Łobaczewski, la storia di ogni comunità umana
è contrassegnata dall’alternarsi di due
2 fasi di un ciclo che si ripete inesorabile in modo simile ma non
uguale.
La prima fase è
detta fase dei ”tempi felici” ovvero i “tempi
della prosperità”, mentre la seconda
fase è relativa a quella dei ”tempi infelici”.
Łobaczewski
stimò che il ciclo si ripeteva ogni 70
anni (circa). Ma quelle misurazioni risalgono a prima dell’avvento della
globalizzazione per cui oggi esse potrebbero essere non più attendibili.
Passo ad illustrare
brevemente ogni singola fase.
1- PONEROLOGIA:
LA FASE DEI “TEMPI FELICI” >
Nei ”tempi
felici” la struttura del Potere è
fortemente condizionata dalla maggioranza della popolazione, schierata a spada
tratta in difesa di quei valori
dominanti della comunità che ne consentirono la nascita, costituito l’identità ,
assicurato la sopravvivenza e permesso di raggiungere un grado accettabile
di prosperità.
In tale fase,
l’atteggiamento generale è orientato verso l’empatia, la reciproca solidarietà,
l’altruismo, la generosità e lo spirito
di sincera collaborazione individuale al fine
di un futuro migliore della
collettività.
Ma quella
comunità ospita un tarlo che riuscirà a
corroderla.
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2- PONEROLOGIA:
LA FASE DEI “TEMPI INFELICI”
Tale tarlo si
identifica nello psicopatico essenziale, individuo irreversibilmente deviante a causa
di tare genetiche.
Egli è l’elemento antisociale per eccellenza
della comunità nonché suo spietato predatore per predisposizione genetica.
Considerando
l’umanità nel suo complesso, gli
“psicopatici essenziali” costituiscono soltanto lo 0,6%
della popolazione ma sono oltremodo pericolosi e fatali.
Difatti – avvalendosi sia delle innate doti di
persuasione e plagio sia delle rilevanti
ricchezze di cui generalmente dispongono (ereditate dai loro antenati, spietati
predatori sociali anche loro) – riescono
immancabilmente a divenire il centro catalizzatore per numerosi altri soggetti affetti da turbe antisociali meno marcate
oppure da disturbi della personalità.
Quando
psicopatici e sociopatici superano, calcolati
assieme, la soglia di “massa
critica” (= più del 18% della
popolazione) si attiveranno
scopertamente per sovvertire i valori fondanti e dominanti di una Nazione, dopo
essersi infiltrati nelle posizioni strategiche
delle istituzioni e della comunicazione.
Risultato
consequenziale: l’equilibrio
psicologico, etico e morale della Nazione verrà compromesso e la restante maggioranza della popolazione
sarà incapace di reagire perché disorientata
(e spesso irretita) dalla paralogica,
dal paramoralismo e dalla distorsione semantica dei termini, dei
concetti e dei valori della
comunicazione politico-economico-sociale.
Avrà allora
inizio la breve era della patocrazia conclamata
in cui gli “psicopatici essenziali”
(ed in misura minore, i sociopatici loro complici) avranno campo libero
per predare impuniti ed esercitare il loro dominio.
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3- PONEROLOGIA:
I PROMOTORI DELLA FUTURA FASE DEI “TEMPI
FELICI”
Ad ogni azione
corrisponde una reazione avente uguale intensità ma di segno opposto.
A provocare
tale reazione saranno i ripetuti episodi di maggiore degenerazione del
regime patoceatico.
Il soggetto
attivo di tale reazione sarà la maggioranza della società civile, risvegliata e
sensibilizzata da intellettuali e non,
che comunicarono con ogni mezzo disponibile l’esigenza improcrastinabile di
ristabilire l’ordine sociale e condotte virtuose e costruttive.
E così avverrà
, dando luogo al ciclo successivo, simile a quello precedente ma non uguale in
tutte le connotazioni.
In realtà sono cambiati i suonatori ma lo spartito era sempre lo stesso. Quindi ci possono essere suonatori più o meno virtuosi e più o meno soggetti alle stecche, ma se non ti piace la musica devi andare a chi ha scritto il testo, all’impresario del concerto e al proprietario del teatro, ma questa sarebbe analisi, cosa che sembra indigesta al popolo italiano e quindi continuiamo a provare a cambiare orchestra fino quando non avremo nemmenp più i soldi per andare a teatro.
E’ stato un suicidio del consenziente. Renzi rappresenta ‘alla grande’ l’ala ‘migliorista’ del fu PCI/CGIL ed è come tale giudicato ‘affidabile’ ( cioè manipolabile a piacere ) dai suoi referenti: purchè c’abbia da magna’, come ovvio. Dietro al soggetto, o meglio a latere, stanno le Coop. ‘rosse’, quelle bianche, la finanza ciellina, le banche a mezzadria, le cointeressenze trasversali, ecc.: cioè un po’ tutti. E’ la riedizione del connubio DC-PCI del passato. Un ‘compromesso Astorico’ in quanto emblema perenne del trasformismo italico. L’unica consolazione è che gli ibridi generalmente sono sterili e non troppo longevi. Dopo lui, chi ?
In verità la questione riguarda la forza di inerzia sociale, non studiata. Si tratta cioè dell’accumulo di vessazioni che poi rigurgita tutto insieme e colpendo le certezze di quanti credono di governare, tutto in un colpo. Quindi trasforma in un tempo non governabile le condizioni, non necesariamente in meglio.
Mi spiego in altro modo. Per circa 2mila anni la chiesa cristiana ha impedito con ogni mezzo lo sviluppo dell’individuo, la sua autonomia di pensiero e la sua indipendenza economica. Il ruolo della chiesa era quello di controllare chi sapeva cosa, di tenere ogni sapienza ben divisa in compartimenti stagni e ogni uomo, re o suddito, interdipendente nell’accesso alle risorse primarie (non necessariamente diretantente dipendente dalla chiesa però). Dalla divisione carolingia dei ruoli (chiesa, stato, volgo) fino alle successive rivoluzioni sociali, cioè rinascimentali, la chiesa ha accompagnato passo passo ogni trasformazione e solo con l’avvento dell’industria e del concetto di Stato moderno abbiamo iniziato ad costruire una certa distanza dal potere centrale della chiesa e solo perché l’attuale potere economico ha radici storico-ideologiche profondamente avverse a quelle eclesiastiche.
Chiaro che poi non c’è una divisione netta tra le due realtà (econocentrica e teocentrica) ma è anche chiaro che i due poteri vecchio e nuovo, non hanno cessato tuttora di confrontarsi e questo non vale solo per la chiesa cattolica, ma per tutte le religioni che trovano sempre nel potere economico un alleato scomodo, cioè caotico, amorale, perverso e senza limiti.
La questione riguarda anche gli umanisti che hanno dato l’avvio all’avventura democratica, perché qualunque potere sia considerabile naturalmente tale in senso centrale e geopolitoco finisce inevitabilmente per scontrarsi con quello economico, finisce per dipenderne se vuole realizzare i suoi fini, dal potere economico e quindi a sottomettersi.
La questione centrale però non è il potere economico ma aver dato potere all’economia, cioè averla distaccata dal corpo sociale e averla considerata "cosa a se stante". L’economia non può in alcun modo conciliarsi con la società, e questo discorso prescinde del tutto dalla valutazione cosa buona o cattiva di questo o di quello. Non ha importanza se l’italiano medio è giudicato com’è giudicato (male), il punto è che se il sistema prevede una separazione concreta del potere economico dal resto del corpo sociale, per esempio con l’autonomia decisionale delle banche centrali, la politica economica non sarà mai strutturalmente sociale.
Facciamo poi attenzione che per "separazione concreta" intendo che normalmente lo Stato divide il potere tra giuridico, amministrativo e giudiziario, non anche economico. Questo perché la separazione data con l’indipendenza decisionale (ricordate quando Greenspan ci teneva a sottolineare questo aspetto? Il diavolo sta nei dettagli e li nasconde mettendoli in evidenza) costruisce la premessa per una dittatura econocentrica che è sempre, coercitivamente, obbligatoriamente demoniocratica. Nel senso che poi per forza chi fa parte del potere economico deve sposare principi che per noi rispondono esattamente al modello demoniaco: distruggere, devastare, impoverire, ammalare, instupidire, etc. etc. etc.
L’economia al servizio di se stessa è sempre (da quando l’uomo esiste) stata la forma più gretta e meschina, più profondamente perversa e abominevole, di potere dell’uomo sull’uomo.
Ma non lo dico io, eh? Lo dicono millenni di storia umana e già a partire da quella sumero-accadica, dove l’economia autocentrata era direttamente connessa allo schiavismo.
Sono d’accordo con quest’analisi.
E’ legittimo a questo punto chiedersi da dove traessero la loro forza le cosi dette masse brutali, prima dell’avvento del ceto "sinistro sindacale". A mio avviso principalmente da un clima intellettuale, e politico disposto ad un miglioramento sociale generale. Da tale dibattito,dalla grande spinta industriale non ancora matura per l’automazione completa come oggi, e dalle effettive condizioni di miseria materiale e non morale sfociò una forza sociale senza precedenti. La scomparsa di tale ceto potrebbe preludere anche ad un risveglio, se le voci intellettuali in grado di gestire il malcontento fossero sincere, e non pilotate. La forza è presente e palpabile e tutti i livelli. Lasciando perdere i paragoni, mi chiedo come si siano organizzate, e come siano giunte ad un tale livello , le forze popolari che in questi giorni stanno facendo cadere il governo Romeno.
quoto!
Sì, concordo anch’io. B. è un uomo vecchio stampo in tutto, nel bene e nel male. E nel darsi alla politica ha mantenuto quel principio, un tempo comune, per cui un imprenditore si interessa alla politica solo per quel tanto che questa interessa ai suoi affari.
Il suo cerchiobottismo applicava esattamente quel principio: mediare con tutti, su tutto, pur di salvare gli affari.
Lette a distanza, le sue amicizie (con Putin e Gheddafi in particolare), gli siano costate care e chissà, forse proprio quelle hanno determinato il suo declino.
Ricordo certe posizioni di Hillary C. quando andava a trovare Putin e sosteneva con lui il progetto Southstream. O quello strano cambio di sede G8 dopo il terremoto del’Aquila che, al di là dell’assurdità per i costi inutili per La Maddalena e quelli per ospitare l’evento in mezzo alle macerie, mi ha sempre dato la sensazione di una provocazione verso gli "alleati" (che, forse, di quel terremoto sapevano qualcosa…)
effeminato B ed effeminato R. I sindacati hanno perso potere non perchè gliela tolto R. ma perchè si sono "sputtanati" da soli con i loro interventi a favore del lavoratore nullafacente, sabotatore o addirittura(vedi Malpensa) coi i ladri. In quest’ultimo caso appellandosi alla privacy.
Quoto hamelin. parola per parola
ma questo è un articolo o un pesce d’aprile? XD
hem… hai la capacità di condensare …l’incondensabile. XD
così Napolitano mise mano al passo dettato dal compasso.
compassato il Monti, osò persino spiegare i fondamentali in merito a Crise.
i comuni sono piu di 8000 con alcuni che hanno meno abitanti di un condominio e quasi tutti lavorano per il comune, ma non voglio infierire …..mi fermo qui
parola per parola ? ha solo detto che siamo ignoranti ! e lo ringraziamo pure ? mi spiace ma non mi sento ignorante al piu impotente visto che le istituzioni tutte sono colluse. a questo punto non resta che votare M5S.
Ma per piacere in tutto il mondo il popolo ha delegato le decisioni a dei rappresentanti, cosa dovremmo pagare ? che non facciamo polpette di tutto il sistema ? almeno avessimo un sindacato che organizzasse lo sciopero generale e dicesse, qui non lavora piu nessuno in tutta l’italia finche non si trova una quadra che vada bene a tutti.
Certo pero ci sono rappresentanti e rappresentanti.
Tutte cretinate compresi i commenti. La forza di R. sono il 50% di non votanti. I fichi per intenderci, quelli che la democrazia è una farsa, che sono tutti uguali, comanda la finanza, ecc.
La forza di Renzi è di quelli che vanno ancora a votare. Infatti le recenti vicende greche sono molto illuminanti da questo punto di vista.
"… la rozza idea che il peggioramento delle condizioni materiali della masse faciliti l’opera dei rivoluzionari"
l’opera dei rivoluzionari forse no, ma di una qualche forma di rivoluzione, di discontinuità delle logiche sistemiche, sicuramente sì. Altrimenti non si capisce cosa ci stia a fare l’intelligence che fa capo agli USA in ogni angolo del mondo, se non manipolare con ogni mezzo, meglio se criminale, l’opinione pubblica locale (vedi Libia e Siria tra tanti)