La fine della superiorità nucleare degli Stati Uniti

Contestualmente all’attività di modernizzazione del proprio arsenale nucleare, la Russia non mostra più interesse a rattoppare una collaborazione con gli Stati Uniti per il controllo degli armamenti fondata sull’eredità della Guerra Fredda.

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Scott Ritter
consortiumnews.com

Lo scorso 1° novembre, l’aeronautica americana è stata costretta a porre termine al test di volo di un missile balistico intercontinentale (ICBM) Minuteman III, inducendone l’autodistruzione. Il che significa che è stato fatto esplodere in volo dopo che aveva segnalato generiche anomalie agli ingegneri che ne monitoravano l’andamento.

Il test, condotto dal Global Strike Command dell’aeronautica americana è, secondo l’Air Force, “parte delle attività periodiche e di routine volte a dimostrare che il deterrente nucleare degli Stati Uniti è sicuro, affidabile ed efficace per disincentivare le possibili minacce del 21° secolo e per rassicurare i nostri alleati”.

L’aeronautica americana conta a magazzino circa 400 Minuteman III, che sarebbero in grado di rispondere a qualsiasi potenziale minaccia strategica rivolta contro gli Stati Uniti e/o i suoi alleati, 24 ore su 24. Il Minuteman III costituisce la componente terrestre della “triade nucleare” della deterrenza strategica degli Stati Uniti (le altre due sono, la componente marittima costituita dai missili Trident imbarcati a bordo dei sottomarini di classe Ohio, e quella aerea composta da bombardieri modificati B-52 e B-2 con equipaggio).

Il Minuteman III era stato sviluppato nel 1968, come evoluzione del progetto originale del Minuteman I, risalente al 1958. Era entrato in servizio operativo nel 1970. Originariamente concepito per trasportare tre testate indipendenti, il Minuteman III era stato poi riadattato per trasportare una singola testata nell’ambito dell’ormai defunto trattato START II, ratificato sia dagli Stati Uniti che dalla Russia, ma mai entrato in vigore.

I presidenti George H. W. Bush e Boris Eltsin firmano lo START II il 3 gennaio 1993, alla fine del mandato di Bush, a Mosca. (Cremlino, Wikimedia Commons, Pubblico dominio)

Sebbene il trattato New START, attualmente in vigore, non ponga un limite specifico riguardo al numero di testate che possono essere trasportate da un Minuteman III, le limitazioni al numero di testate previste dal precedente trattato fanno sì che tali vettori continuino ad essere equipaggiati con una testata singola; e questo nonostante il fatto che l’aeronautica americana effettui regolarmente prove di volo con missili a tre testate.

A partire dal 2029 è prevista la sostituzione dei Minuteman III con una nuova generazione di missili balistici intercontinentali terrestri (sempre di produzione americana) noti come Sentinel. Alcuni Minuteman rimarranno in servizio fino al completo dispiegamento dei Sentinel, che dovrebbe realizzarsi tra la metà e la fine degli anni ’30.

L’anno scorso un sottomarino britannico Vanguard, che trasportava 16 missili Trident II armati con testate nucleari, aveva subito un guasto meccanico durante le operazioni di immersione, guasto che, se non risolto, avrebbe potuto provocare la morte dei 140 membri dell’equipaggio che erano a bordo in quel momento.

I sottomarini di classe Vanguard (ne sono stati costruiti quattro) erano entrati in servizio nel 1993 e dovrebbero essere sostituiti con il nuovo sottomarino missilistico di classe Dreadnaught negli anni ’30. I Vanguard costituiscono la forza di deterrenza nucleare complessiva del Regno Unito. Nel 2017 un sottomarino di classe Vanguard aveva effettuato un lancio di prova di un Trident II, il cui fallimento era stato tenuto segreto al Parlamento britannico durante gli accesi dibattiti sul futuro della forza di deterrenza nucleare del Regno Unito.

Il sottomarino della Royal Navy classe Vanguard HMS Vigilant nel 2014. (Thomas McDonald/MOD, Wikimedia Commons, OGL v1.0)

I fallimenti dell’obsolescente forza di deterrenza nucleare strategica degli Stati Uniti e della Gran Bretagna stridono nettamente con il successo di una serie di test effettuati dalle controparti russe, tra cui i recenti lanci di un moderno missile Bulava da un sottomarino di nuova generazione della classe Borei, un missile balistico intercontinentale Yars equipaggiato con una testata ipersonica avanzata Avangard, e il successo del lancio di prova di un nuovo missile da crociera Burevestnik a propulsione nucleare (anche i russi non sono immuni dai fallimenti nei test, come dimostrato da quello di un missile balistico intercontinentale pesante Sarmat all’inizio di quest’anno).

Il dispiegamento di una nuova generazione di missili nucleari strategici russi esercita un’ulteriore pressione sia sugli Stati Uniti che sul Regno Unito che li induce a portare avanti costosi programmi di modernizzazione in un momento in cui la competizione interna per i finanziamenti ha creato sfide politiche in entrambe le nazioni.

Manca una struttura di controllo degli armamenti

A complicare ulteriormente le cose c’è la mancanza di una struttura di controllo degli armamenti efficace nell’impedire che la fretta di schierare nuovi sistemi strategici da parte di tutte e tre le nazioni degeneri in una corsa agli armamenti che potrebbe destabilizzare l’equilibrio strategico in atto da decenni. Constatando l’evidente incompatibilità di una struttura di controllo degli armamenti strategici in collaborazione con gli Stati Uniti in un momento in cui la politica ufficiale di Washington è quella di sconfiggere strategicamente la Russia, Mosca ha sospeso la sua partecipazione al trattato New START.

Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il Presidente russo Dmitry Medvedev dopo la firma del trattato New START a Praga, aprile 2010. (Cremlino.ru, CC BY 4.0, Wikimedia Commons)

Il trattato New START scadrà nel febbraio 2026. Sebbene Russia e Stati Uniti abbiano manifestato interesse nel siglare un nuovo trattato per mantenere l’equilibrio strategico garantito dal New START, l’assenza di qualsiasi contatto stabile tra i responsabili dei negoziati sul controllo degli armamenti rende altamente improbabile la possibilità che una nuova base per un trattato sia pronta in tempo per sostituire il New START.

Sta di fatto che appare improbabile che la Russia persegua una simile opzione, anche se fosse praticabile. Da quanto risulta da tutta una serie di discussioni con alti funzionari del Cremlino ben informati sulla politica strategica nucleare, i russi sembrano interessati a ricucire insieme agli Stati Uniti un rapporto per il mutuo controllo sugli armamenti, un rapporto che risale addirittura agli anni della Guerra Fredda. La sensazione prevalente in Russia è che gli Stati Uniti, nel corso degli anni, abbiano negoziato in malafede, cercando di utilizzare in maniera strumentale la questione del controllo sugli armamenti allo scopo di sostenere il dominio strategico degli Stati Uniti, in contrapposizione alla parità e alla stabilità nucleare.

Quando vengono siglati trattati che comportano un minimo di beneficio reciproco, come il trattato sui missili antibalistici e il trattato sulle forze nucleari intermedie (INF), una volta che il trattato viene ritenuto scomodo per gli obiettivi strategici americani (come la difesa missilistica o la risposta a sviluppi al di fuori del quadro del trattato, ad esempio i sistemi missilistici cinesi non coperti dal trattato INF), gli Stati Uniti, semplicemente, si ritirano.

I russi ritengono che i trattati per la riduzione delle armi strategiche, individualmente e collettivamente, non siano mai stati concepiti per condurre alla parità nucleare, ma piuttosto per supportare la superiorità nucleare degli Stati Uniti. Il trattato New START è stato additato come un esempio della doppiezza degli Stati Uniti, questo perchè l’amministrazione Obama aveva mantenuto le questioni relative alla riduzione dei missili separate dalla difesa missilistica, promettendo di affrontarle separatamente, per poi abbandonare le trattative sulla difesa missilistica una volta che il trattato sulla riduzione dei missili (New START) era stato ratificato.

Quando il New START scadrà (nel 2026), la Russia sarà nella posizione ideale per perseguire i suoi programmi di modernizzazione dell’arsenale nucleare senza alcun vincolo derivante dal trattato. Ciò complicherà gli sforzi di modernizzazione nucleare sia degli Stati Uniti che del Regno Unito, ma queste ipotetiche capacità future, sviluppate al costo di miliardi di dollari, saranno inferiori rispetto ai sistemi che la Russia sta già dispiegando.

La Russia non intraprenderà alcun processo negoziale che possa mettere a rischio il suo vantaggio strategico, soprattutto finché gli Stati Uniti e i suoi alleati occidentali adotteranno politiche che dipingono la Russia come un nemico strategico e continueranno a cercare la sconfitta strategica della Russia.

Se esiste qualche speranza in una ripresa del controllo sulla proliferazione nucleare negli Stati Uniti e in Russia, ciò non avverrà con l’uso di un dispositivo fondato sull’eredità della Guerra Fredda.

Dovrà invece emergere una nuova relazione strategica basata sulla situazione attuale, in cui gli Stati Uniti dovranno investire enormi quantità di denaro per raggiungere la parità nucleare con la Russia o negoziare da una posizione di inferiorità strategica.

L’era dell’indiscussa superiorità nucleare americana è finita.

Resta da vedere se i politici statunitensi riusciranno ad adattarsi a questa nuova situazione. Qualsiasi fallimento in tal senso non farà altro che innescare un’inevitabile corsa agli armamenti, una corsa che gli Stati Uniti non possono vincere e le cui conseguenze potrebbero essere fatali per il mondo intero.

Scott Ritter

Fonte:consortiumnews.com
Link: https://consortiumnews.com/2023/11/28/scott-ritter-the-end-of-us-nuclear-superiority/
28.11.2023
Tradotto da Samuele per comedonchisciotte.org

Scott Ritter è un ex ufficiale dei servizi segreti del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, ha prestato servizio nell’ex Unione Sovietica per l’attuazione dei trattati sul controllo degli armamenti, nel Golfo Persico durante l’operazione Desert Storm e in Iraq per la supervisione del disarmo delle armi di distruzione di massa. Il suo libro più recente è Disarmament in the Time of Perestroika, pubblicato da Clarity Press.

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