La digitalizzazione si ingoia la scuola: addio rapporto docente-studente?

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di Valentina Bennati
comedonchisciotte.org

Cos’è la scuola? È il luogo in cui, da settembre a giugno, bambini e ragazzi passano diverse ore tutti i giorni per acquisire, attraverso l’aiuto degli insegnanti, gli strumenti necessari per crescere, non solo culturalmente, ma anche psicologicamente e socialmente, al fine di essere in futuro dei cittadini partecipi alla vita democratica del paese.
È il luogo in cui, prima di ogni altro, dovrebbero essere assicurati libertà di pensiero e senso critico a difesa della libertà di crescita sana dei nostri ragazzi.

È realmente così? Dove sta andando la scuola oggi e quale impatto avrà la digitalizzazione forzata imposta dal PNRR?

Viene spontaneo chiederselo dal momento che l’effetto dell’uso intensivo degli strumenti digitali sui processi di apprendimento non risulta essere affatto salutare, come illustrato anche dal Documento approvato dalla VII Commissione Permanente (Istruzione Pubblica e Beni Culturali) del Senato approvato nella seduta del 9 giugno 2021 e trasmesso alla Presidenza il 14 giugno dello stesso anno. Un documento importante, che risale a poco più di due anni fa e che, evidentemente, non è stato poi tenuto nella dovuta considerazione (QUI l’articolo che ne riporta alcuni passaggi significativi).

Oltre ai danni fisici, psicologici e a tutte le ricadute negative sullo sviluppo armonico e completo della conoscenza e delle competenze, ciò che dovrebbe far riflettere è, però, anche altro. È lo spostamento della prospettiva cui si sta rischiando di andare incontro: dall’attività di insegnamento-apprendimento, e quindi dalla relazione docente-allievo, a quella di auto-apprendimento mediante le tecnologie. Queste ultime non sono altro che strumenti, e forse possono essere anche maggiormente coinvolgenti, almeno inizialmente, ma non potranno mai sostituire un insegnante, persona in carne e ossa.
Il pericolo che abbiamo di fronte, dunque, è la rivoluzione completa di un sistema educativo: il pericolo del soffocamento delle relazioni umane autentiche. Quindi, ancora una volta, la distruzione di relazioni personali importanti. E ciò in linea con quanto già è accaduto e sta accadendo in seno alla famiglia.
E non si tratta di farneticazioni complottiste dal momento che su Orizzonte Scuola, tra i siti principali di riferimento per la scuola pubblica, è comparso un articolo in cui si legge che sarà l’Intelligenza Artificiale (IA) a insegnare ai bambini a leggere in soli 18 mesi. Parola di Bill Gates.

La scuola non è una questione che riguarda solo i giovani e i genitori che hanno figli, riguarda tutti, perché il grado di civiltà di una società dipende proprio, e in primo luogo, dal grado di civiltà della nostra scuola che deve essere finalizzata allo sviluppo della persona umana, alla formazione culturale critica e indipendente degli allievi.
Proprio questo hanno diritto di ricevere i giovani dalla scuola pubblica: una formazione (non solo culturale ma anche umana) libera, in modo che possano un domani essere cittadini consapevoli e attivi di una società democratica.
Questo non potrà mai essere se alle varie istituzioni scolastiche non sarà realmente riconosciuto potere di autodeterminarsi, se agli insegnanti non sarà garantita veramente la libertà di insegnamento e se il rapporto personale insegnante-allievo non sarà preservato.

In conclusione, il periodo storico che stiamo vivendo non è facile per nessuno. Per il mondo della scuola si può dire che lo è ancora meno perché tante e diverse sono le priorità e le difficoltà da considerare.
Tuttavia, c’è ancora chi fa questo lavoro con grande amore e passione, nonostante tutte le sfide attuali. Ci sono INSEGNANTI che si impegnano ogni giorno a sostegno della qualità e della libertà dell’insegnamento perché sono consapevoli di essere determinanti per la formazione degli individui.
A loro è dedicata la lettera che segue. È stata scritta nel 1830 da Abraham Lincoln, sedicesimo presidente USA, all’insegnante di suo figlio.

* * *

“Il mio figlioletto inizia oggi la scuola: per lui, tutto sarà strano e nuovo per un po’ e desidero che sia trattato con delicatezza. 

È un’avventura che potrebbe portarlo ad attraversare continenti, un’avventura che, probabilmente, comprenderà guerre, tragedie e dolore. Vivere questa vita richiederà Fede, Amore e Coraggio. Quindi, maestro caro, la prego di prenderlo per mano e di insegnargli le cose che dovrà conoscere. 

Gli trasferisca l’insegnamento, ma con dolcezza, se può. 

Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico. 

Dovrà sapere che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri. Gli faccia però anche comprendere che per ogni farabutto c’è un eroe, che per ogni politico disonesto c’è un capo pieno di dedizione.

Gli insegni, se può, che 10 centesimi guadagnati valgono molto di più di un dollaro trovato; a scuola, o maestro, è di gran lunga più onorevole essere bocciato che barare. 

Gli faccia imparare a perdere con eleganza e, quando vince, a godersi la vittoria. 

Gli insegni a esser garbato con le persone garbate e duro con le persone dure. 

Gli faccia apprendere anzitutto che i prepotenti sono i più facili da vincere.

Lo conduca lontano, se può, dall’invidia, e gli insegni il segreto della pacifica risata. 

Gli insegni, se possibile, a ridere quando è triste, a comprendere che non c’è vergogna nel pianto, e che può esserci grandezza nell’insuccesso e disperazione nel successo. 

Gli insegni a farsi beffe dei cinici. 

Gli insegni, se possibile, quanto i libri siano meravigliosi, ma gli conceda anche il tempo di riflettere sull’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.

Gli insegni ad aver fede nelle sue idee, anche se tutti gli dicono che sbaglia. 

Cerchi di infondere in mio figlio la forza di non seguire la folla quando tutti gli altri lo fanno. 

Lo guidi ad ascoltare tutti, ma anche a filtrare quello che ode con lo schermo della verità e a prendere solo il buono che ne fuoriesce.

Gli insegni a vendere talenti e cervello al miglior offerente, ma a non mettersi mai il cartellino del prezzo sul cuore e sull’anima. 

Gli faccia avere il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso. 

Gli insegni sempre ad avere suprema fede nel genere umano e in Dio.

Si tratta di un compito impegnativo, maestro, ma veda che cosa può fare. È un bimbetto così grazioso, ed è mio figlio”.
___


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