La banalità del Male 2.0 The Real Anthony Fauci – Parte 5/5

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Di seguito trovate la parte 5 (ed ultima) del riassunto del Libro “The Real Anthony Fauci” di Robert F.Kennedy jr, riassunto che mi sono preso la briga di fare data l’estrema rilevanza del contenuto e il fatto che il libro non è stato mai pubblicato in italiano, nonostante sia stato n.1 di vendite negli Stati Uniti fin dal momento della sua uscita (circa un anno fa).

Le quattro parti precedenti sono consultabili QUI oppure, in una versione leggermente accorciata, sul sito www.comedonchisciotte.org QUI. Una disamina essenziale dei contenuti del libro in un solo post è reperibile QUI, grazie al contributo di Giovanni Zibordi.

  Il libro di RFK, dopo avere esaminato con larghezza di fonti e riferimenti scientifici il tema del Covid prima e dell’AIDS poi (di fatto ripercorrendo rispettivamente l’ultimo periodo ed il primo della carriera di Anthony Fauci) si occupa, nella sua ultima parte, dei vent’anni intermedi tra lo “stabilizzarsi” della vicenda AIDS e l’inizio della vicenda del Covid. In quegli anni Fauci è alla sempre più affannosa ricerca di nuove epidemie che gli consentano di ripetere lo schema messo a punto con l’AIDS, in modo da continuare a canalizzare fiumi di risorse verso il dipartimento per la cura delle malattie infettive (NIAID) e quindi verso di sé. In questa fase della sua carriera, però, Fauci non cerca soltanto di mantenere alti gli introiti economici, ma si muove cercando di consolidare la sua influenza anche su temi più strettamente politici che, pur essendo anch’essi forieri di guadagni pecuniari, lo proiettino nella sfera dei decisori. Se è vero che il modo migliore di predire un comportamento è determinarlo, Fauci fa propria, nell’ambito della medicina, l’intuizione che Naomi Klein delinea nel suo Shock Economy in campo economico/politico: se gli shock (economici, politici, naturali etc) sono occasioni così redditizie e utili per permettere alle élites di fare ciò che vogliono senza ostacoli, perché attendere che questi “si verifichino da soli”? Ecco allora che Fauci tenta più volte di lanciare, attraverso quelli che oramai sono i suoi “altoparlanti a richiesta” cioè i media, nuove terribili epidemie. Kennedy dà conto dello scandalo che seguì la vicenda della Nevirapina (medicina che avrebbe dovuto sostituire l’AZT nella cura dell’AIDS, ma che presentava gli stessi effetti collaterali e quindi veniva somministrata solo in Africa), scandalo che mostrò come alla fine degli anni ’90 l’AIDS, ormai, fosse “vendibile” solo in luoghi sperduti e con gravi rischi. Bisognava trovare qualcos’altro. Fauci, tentò varie volte tra la fine degli anni ’90 ed il 2020 di far partire nuove Pandemie mondiali, fedele all’adagio che “niente vende vaccini più della paura”, ottenendo il più delle volte risultati non pienamente soddisfacenti (per lui). L’elenco completo dei suoi tentativi ce lo fornisce involontariamente lui stesso in un disegno che non può che apparire sconvolgente, agli occhi di una persona normale. Si tratta di un leak uscito per errore dalla sua casella di posta elettronica, consistente in uno schizzo, frutto di un momento di ilare noia, realizzato il giorno 11 marzo 2020, a pandemia Covid in chiara rampa di lancio, e mandato ad un amico qualche mese dopo. Per comprendere appieno la portata del disegno, però, va fatta una premessa sportiva.

Nel mese di marzo di ogni anno, lo sport americano è concentrato su un evento che coinvolge decine di milioni di spettatori in tutto il paese, con un grado di passione talmente alto da definirlo come la “March Madness” ovvero la “follia di marzo”. Si tratta del torneo finale del campionato universitario di basket (NCAA), strutturato su 64 squadre (le migliori emerse fin lì nel ranking) che si affrontano in partite secche ad eliminazione diretta in un tabellone di tipo tennistico chiamato “bracket”, che culmina in un evento finale dove le 4 squadre superstiti giocano semifinali e finale in arene dove normalmente convengono 60-70 mila spettatori; l’evento TV delle “Final Four” è tra i più seguiti dell’anno, secondo solo al Superbowl. Durante la March Madness, milioni di americani si cimentano nella “bracketology”, ovvero nel pronosticare tutti i risultati del bracket, e quindi il vincitore finale, con scommesse di varia entità ed estensione.

Bene, adesso osservate il disegno, dove un certo “Tony F.” nel marzo 2020, mentre il mondo sta entrando in uno dei peggiori incubi della storia recente e la vera March Madness viene interrotta dopo poche partite, si diverte disegnando una “bracketology” tutta particolare: nel disegno, nei quattro fittizi ambiti geografici (il torneo NCAA è strutturato geograficamente) Fauci contrappone a due a due le 16 malattie infettive che il suo dipartimento ha cercato di far diventare Pandemie mondiali dalla fine degli anni ’90 in poi, scegliendo per ogni coppia una “vincitrice” in base – con tutta probabilità – alla “riuscita” dell’impresa. Più clamore suscitato à più malati à più denaro per sé e per le case farmaceutiche produttrici dei relativi farmaci e/o vaccini. La “finalissima”, secondo Tony F., è tra Ebola e il Coronavirus, ed il vincitore è scontato (#sevedeva benissimo già a marzo 2020)

Il disegno è riportato a pag.773 del libro.

Un uomo che, investito del compito di curare le malattie infettive, ricoprendo la carica forse più importante a livello mondiale in tale ambito, le mette in ordine di quanto male producono definendo “champion” la più dannosa di tutte (e, dettaglio non da poco, manda in giro il disegno vantandosene con gli amici) non può che essere considerato come l’incarnazione più prossima possibile del Male. Kennedy così chiosa [traduzione mia]

“Il disegno suggerisce l’orgoglio del dr. Fauci nel mostrare infine la più grande e definitiva vittoria della sua lunga e già gloriosa carriera di inventore di pandemie globali.”

Questa carriera, racconta Kennedy, ebbe una svolta nel 2000, quando avvenne un incontro che cambiò la vita del piccolo dottore dagli occhi porcini (e non solo la sua, ahimè). Già da due anni, all’epoca, la William H. Gates Foundation aveva cominciato a finanziare le ricerche del NIAID sull’AIDS, e in questa veste Bill Gates invitò Fauci a un ricevimento benefico nella sua villa vicino Seattle. A un certo punto – come racconta lo stesso Fauci – Bill Gates lo prese da parte e lo invitò a seguirlo nella biblioteca, dove i due ebbero una piacevole e produttiva conversazione. L’uno pieno di soldi e ossessionato dalla produzione di ogni tipo di vaccino, l’altro a capo della struttura federale incaricata di curare le malattie infettive e in continua ricerca di denaro e fama con patogeni sempre nuovi da sbandierare al pubblico… cosa poteva andare storto?

Da quel giorno in poi, i due cominciarono a collaborare (a nostre spese): Fauci aveva trovato un fiume di denaro e Gates aveva assoldato una persona capace di scatenare quello che era il più potente agente patogeno in circolazione, capace di vendere miliardi di dosi di un qualunque vaccino o medicinale: la paura. Per dirla semplice con le parole di Kennedy [traduzione mia]

Un disegno che immagina l’incontro in biblioteca

“Nel corso dei successivi due decenni, quella partnership si sarebbe metastatizzata fino ad includere aziende farmaceutiche, alti funzionari militari e di intelligence e agenzie sanitarie internazionali, tutti coinvolti per promuovere pandemie militarizzate e vaccini, oltre che un nuovo tipo di imperialismo aziendale radicato nell’ideologia della biosicurezza. Quel progetto avrebbe fruttato al signor Gates e al dottor Fauci una fortuna senza precedenti in ricchezza e potere, ed avrebbe avuto catastrofiche conseguenze per la democrazia e per l’umanità intera.”

Bill Gates e Anthony Fauci sono gli ultimi e più pericolosi esponenti del filone della medicina denominato “germ theory” che, riferendosi agli studi di Pasteur, collega l’insorgere delle malattie alla presenza di un agente patogeno specifico, auspicando quindi la presenza di un “arsenale” di cure che colleghi ad ogni malattia una specifica cura, intesa come farmaco o come vaccino. In questa visione non riveste alcuna importanza l’efficacia del sistema immunitario, che viene semplicemente ignorato, sia nella sua funzione di scudo protettivo preventivo delle malattie, sia dopo l’insorgere della patologia come strumento di guarigione: se non ti vuoi ammalare, ci deve essere un vaccino e se vuoi guarire dopo esserti ammalato, devi prendere una medicina, questo sostengono gli epigoni della germ theory. Il fatto che entrambi (vaccino e medicina) siano generalmente preparati industriali venduti a prezzo esorbitante dalle case farmaceutiche è un dettaglio che non deve interessare. La coppia Gates-Fauci negli ultimi vent’anni ha trasformato la germ theory in una scelta politica, dando compimento alla visione “a pill for every ill” portata avanti fin dall’inizio del secolo XX dalla Rockefeller Foundation e che, secondo Kennedy, ha forgiato a suon di finanziamenti la visione statunitense della medicina negli ultimi 100 anni. Del resto, la Rockefeller Foundation forniva a metà degli anni ’20 il 50% dei fondi della LNHO, l’agenzia della Lega delle Nazioni dedicata ai temi sanitari, dalle cui ceneri, nel secondo dopoguerra, venne creata l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oggi pesantemente finanziata dall’erede della Rockefeller Foundation nella diffusione dei vaccini, ovvero Bill Gates. Il quale, come ricorda Kennedy (pag.614), possiede quote di tutte le principali aziende farmaceutiche, da Merck a GSK, da Gillead a Biogen, alle ben note Astrazeneca, Moderna e Novavax.

Tralascio per ragioni di spazio tutta la parte (vomitevole, invero) in cui Kennedy descrive cosa il duo Fauci-Gates è riuscito a combinare in Africa, usando l’AIDS come testa di ponte per entrare e corrompere governi, alti funzionari e ministri, oltre che ricercatori e istituzioni, alla ricerca del miracoloso vaccino che avrebbe immunizzato il mondo da questa terribile malattia. E tralascio anche la parte in cui Kennedy descrive come Bill Gates controlli di fatto l’attività dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (peraltro già descritta per il pubblico italiano nel libro de IlPedante e Dal Monte “Immunità di Legge”).

Passo così all’ultima parte del libro, non meno sconvolgente delle altre, dedicata interamente alle simulazioni di pandemia, vero e proprio strumento di indottrinamento delle classi dirigenti (americane e non solo) su come affrontare tale eventualità. Il tutto parte, racconta Kennedy, dall’assimilazione delle tematiche relative alle epidemie alle questioni di “sicurezza nazionale”, con la conseguente adozione dell’approccio militare al problema. Del resto, le ricerche sull’uso degli agenti patogeni in campo militare prima degli anni ’70 erano già state la boa che aveva tenuto a galla il NIAID prima dell’arrivo di Fauci, anche se a complicare i piani ci si erano messi alcuni trattati internazionali (il primo dei quali è del 1972) che ne avevano proibito l’uso in scenari di guerra e che avevano costretto ad inabissare le relative ricerche. Tuttavia, questi trattati avevano lasciato (per distrazione?) una scappatoia: le ricerche sugli agenti patogeni erano comunque ammesse, purchè finalizzate alla produzione dei relativi vaccini. In questo pertugio, ad esempio, si infilò negli anni ’80 – racconta RFK –la Searle Pharmaceutical di Donald Rumsfeld per produrre tonnellate di antrace per il regime di Saddam Hussein in Iraq, all’epoca impegnato nella guerra con l’Iran. E nello stesso pertugio continuarono ad infilarsi una serie di personaggi – primo fra tutti il controverso Robert Kadlec – che, in modo più o meno nascosto (talvolta all’estero) continuavano a produrre e sperimentare agenti patogeni, teoricamente per mettere a punto le difese nel caso si fossero presentati nella realtà, in pratica… chissà (cfr. Naomi Klein etc etc). Dopo il finto attacco con l’antrace, immediatamente successivo all’attentato delle Torri Gemelle, per usare le parole di Kennedy [traduzione mia]

“la parola ‘vaccini’ diventò un eufemismo [per definire gli studi sui virus effettuati in laboratori militari], usato al posto di ‘armi biologiche’ (…) e gli strateghi militari cominciarono a finanziare cospicuamente le sperimentazioni su virus manipolati con ‘guadagno di funzioni’. La ricerca a doppio fine diventò la norma.”

Se poi si aggiunge che per meglio camuffare l’attività di ricerca militare dietro quella per i vaccini, l’intera giurisdizione sulla ricerca in questione fu trasferita da Dick Cheney (allora capo del dipartimento della Difesa sotto la presidenza di George W.Bush) al NIAID di Fauci, allora il quadro è completo, e le informazioni sulla “doppia attività” del laboratorio di Wuhan (finanziato, tra gli altri, anche da Fauci) assumono un certo spessore.

Con quel mondo, la coppia Fauci-Gates intratteneva quindi cordialissimi e strettissimi rapporti e gli intrecci di nomine incrociate tra case farmaceutiche, fondazioni, università, dipartimenti federali ed Enti di Ricerca sono troppi per essere descritti in un riassunto. Quel che più interessa raccontare qui è la progressiva e capillare diffusione a tutti i livelli di una “cultura delle pandemie” che, a dispetto dei falliti tentativi di provocarne una, divenne patrimonio comune in tutto l’establishment che si occupava di queste tematiche, non solo negli Stati Uniti, ma in tutte le istituzioni sovranazionali e con il tempo anche in molti altri paesi del mondo. Usando le parole di Kennedy [traduzione mia]

“(si stava) fomentando la logica contagiosa che le malattie infettive ponessero una minaccia alla sicurezza nazionale, che andava affrontata con risposte di tipo militare” (p.793).

I finanziamenti al NIAID di fauci per ricerche di questo tipo passarono da 0 USD nel 2000 a 1,7 miliardi di dollari nel 2003, budget abilmente mantenuto fino ad oggi, a dispetto del fatto che non si sia mai verificato alcun attentato di questo tipo negli USA, a parte quello finto dell’antrace del 2001.

In tutte queste simulazioni, che Kennedy documenta una per una, si partiva sempre ed invariabilmente dal presupposto che l’unico modo di affrontare una pandemia era chiudere in casa la gente in attesa di trovare una pillola miracolosa e/o un vaccino in grado di fermare il contagio. In questi pensosi consessi si affrontavano quindi con dovizia di dettagli le conseguenze di ciò dal punto di vista mediatico e militare, le possibili rivolte e come prevenirle, le strategie comunicative per tenere buona l’opinione pubblica e quanto avrebbero potuto restare in vigore le varie misure. Al contrario, fin dal primo “esercizio” presso il famigerato Johns Hopkins Center, datato 1999, non si faceva mai menzione di nessuna delle possibili misure preventive, basate sul rafforzamento del sistema immunitario, sul miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie delle popolazioni (specialmente nei paesi meno sviluppati) o sulla predisposizione di reti di medici in grado di studiare velocemente contromisure e scambiare informazioni preziose nelle primissime fasi di diffusione del problema. Nessuna simulazione prendeva in considerazione strategie basate, ad esempio, sull’isolare i primi casi e proteggere i più esposti, anziché segregare l’intera popolazione. Niente: tutte le simulazioni cercavano di studiare, in sostanza, come mettere in piedi uno stato di polizia basato sul controllo della popolazione senza scatenare rivolte incontrollabili. Un breve elenco delle simulazioni raccontate nel libro può rendere l’idea del martellamento culturale effettuato dai vertici di questo vero e proprio clan di fomentatori sulle classi dirigenti e sugli alti funzionari americani e non negli scorsi 20 anni.

Simulazione “Dark Winter” (2001)

Simulazione “Atlantic Storm” (2003 e 2005), che coinvolse, tra gli altri il futuro Segretario di Stato Madeleine Albrght (nel ruolo del Presidente)

Simulazione “Global Mercury” (2003)

Simulazione “SCL” (2005)

Simulazioni “TOPOFF” (quattro incontri tra il 2000 e il 2007)

Simulazione “Lockstep” (2010)

La mappa di “Anycountry”, la simil-Cina della simulazione MARS

MARS Joint Exercise Scenario (2017) in occasione del G20 dello stesso anno, cui partecipavano i 20 ministri della Sanità dei venti paesi e in cui si ipotizzava un paese simile alla Cina come origine di un contagiosissimo virus respiratorio;

Simulazione “SPARS” al Johns Hopkins Center (2017) organizzata direttamente da Bill Gates e incentrata esattamente sulla comparsa di un Coronavirus intorno al 2025; Kennedy racconta che il documento finale della simulazione è una accurata descrizione step-by-step di quanto accaduto nel 2020 con il Covid 19 in tutto il mondo: in pratica, l’unico errore di quel documento era… l’anno.

Simulazione “Clade X” (2018), dove un’élite intenzionata a ridurre la popolazione mondiale rilascia un virus creato in laboratorio che causa 150 milioni di morti. (leggendo ciò, mi è venuto il sospetto che ci prendano anche un po’ per i fondelli… non pensate?)

La simulazione Clade X

Simulazione “Crimson Contagion” (2019), centrato su un “nuovo tipo di influenza” originario della Cina e diffuso rapidamente in tutto il mondo dai viaggiatori in aereo. Report disponibile QUI.

Fino all’ultimo, già famoso EVENT 201 dell’ottobre 2019, organizzato personalmente da Bill Gates e incentrato anch’esso sulla diffusione di un (rullo di tamburi)… Coronavirus!

 

Il Panel di EVENT 101

Ognuna di queste simulazioni, conclude Kennedy, [Traduzione mia]

ha rafforzato la lezione secondo cui la censura, l’isolamento, la militarizzazione della medicina, i controlli totalitari e i mandati coercitivi sui vaccini sono l’unica risposta appropriata alle pandemie. La pianificazione degli scenari, in altre parole, è una potente tecnica di lavaggio del cervello per creare e rafforzare le ortodossie antidemocratiche tra i leader politici chiave, la stampa e la tecnocrazia.(p.842) (…) Un chiaro obiettivo strategico per Gates e Fauci era la ripetizione del messaggio che una pandemia globale era inevitabile, che solo i vaccini obbligatori potevano evitare la catastrofe e che sarà necessario l’annullamento dei diritti civili. La cosa più sorprendente è stata la loro capacità di far ripetere a pappagallo tutto ciò ai media globali, in completa contraddizione con tutta la scienza e la storia precedentemente accettate (p.868)”.

Ognuna di queste simulazioni, infine, si chiudeva sempre con la raccomandazione di avere sempre pronte e a disposizione larghe scorte di Vaccini mRNA (chissà perché…) in modo da andare più velocemente possibile “from bug to drug”.

Lascio un’ultima volta le conclusioni a Kennedy, che chiude le 896 pagine del suo libro in questo modo [Traduzione mia]

“Il COVID-19 danneggia meno dell’1% della popolazione, qual è la giustificazione per metterne a rischio il 100%? Dobbiamo riconoscere che questo è un vasto esperimento sociale su tutta l’umanità, con una tecnologia non testata, condotto da spie e generali addestrati principalmente per uccidere e non per salvare vite”. Che cosa potrebbe andare storto?”

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