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La Redazione

 

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Il retroscena economico dietro l’avvelenamento di Skripal. (Intervista a Michael Hudson)

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A cura di Davide
Il 7 Aprile 2018
216 Views

DI  MICHAEL PALMIERI

counterunch.org

Left Out, un podcast prodotto da Paul Sliker, Michael Palmieri e Dante Dallavalle, ospita conversazioni approfondite con i più interessanti pensatori politici ed eterodossi economisti di sinistra.

The Hudson Report è una nuova serie settimanale, con il leggendario economista Michael Hudson. In ogni episodio affrontiamo un problema economico o politico che è stato ignorato – o molto dibattuto – sulla stampa in quella settimana.

In questa puntata discutiamo delle implicazioni economiche e politiche del tentato omicidio dell’ex doppio agente russo Sergei Skripal. Facciamo anche un accenno alla lunga storia di collaborazione tra gli oligarchi russi e le banche occidentali, e a come questo si inserisca nel più ampio progetto neoliberista perseguito dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Michael Palmieri: Professor Hudson, bentornato al terzo episodio del The Hudson Report. È un piacere averla qui.

Michael Hudson: Grazie dell’invito.

Michael Palmieri: Allora, nell’ultima settimana si è letto molto del caso di Sergei Skripal e sua figlia. Si dice che i servizi russi abbiano tentato di avvelenarlo, lui che era un doppio agente dell’intelligence britannica. Sebbene gran parte dei media abbia già condannato la Russia, lei ha una prospettiva diversa. Potrebbe dunque spiegarci cosa sta accadendo?

Michael Hudson: Beh, all’inizio ero perplesso, perché la reazione è stata così sproporzionata che è ovvio che il problema non riguardi l’avvenimento in sé. Prima di tutto non ci sono prove che dimostrino il coinvolgimento russo. La cosa importante da capire però è che anche se ci sia stato un tentativo di omicidio di Stato, la reazione è stata completamente illogica. Si tratta in realtà di una questione di diplomazia internazionale. La NATO sta facendo delle manovre per riposizionarsi militarmente. La reazione non ha alcun collegamento con l’avvelenamento, lo stanno usando solo come scusa per attuare una politica già pianificata. Chiunque abbia visto i film di James Bond sa che 007 può uccidere i propri nemici. E gli Stati Uniti ammazzano gente da ann, vedasi Allende e le decine di migliaia di leader sindacali e professori universitari. L’amministrazione Obama ha preso di mira paesi stranieri persino per i propri attacchi di droni, sminuendo le vittime civili come danno collaterale.

Nessun paese straniero ha interrotto le proprie relazioni con Gran Bretagna, Stati Uniti, Israele o qualsiasi altro paese che usa l’assassinio mirato come scelta politica. Questa pretesa, senza alcuna prova, che la Russia abbia ucciso qualcuno è dunque irricevibile.

La domanda quindi è: perché stanno facendo questo? Perché stanno imponendo sanzioni e montando una gran campagna pubblicitaria? Per avere la risposta, facciamo un passo indietro ed analizziamo meglio questa reazione, che sembra così fuori dell’ordinario per britannici, americani e NATO. Per i neofiti, le sanzioni fanno parte di un gioco diplomatico progettato per contrastare i guadagni russi. Quando Stati Uniti e Gran Bretagna hanno imposto le proprie sanzioni bancarie, hanno giustificato la cosa dicendo che quella era un atto dimostrativo: se voi russi pensate di poter fare dei profitti, vi faremo perdere ancor più di quanto potreste guadagnare. Bisognerebbe capire quale beneficio dia alla Russia uccidere un’ex spia del governo britannico, restituita all’Occidente in uno scambio di spie e che, a quanto si dice, voleva tornare in Russia. Ovviamente non ce n’è alcuno. Le sanzioni sono pertanto indipendenti da questo evento. La legge occidentale peraltro si basa sulla presunzione di innocenza e sulla certezza delle prove. Non dovrebbe essere dato alcun giudizio senza l’ausilio delle prove. Altrimenti ci si basa su dicerie.

Il secondo principio della legge occidentale è che ambo le parti possano presentare la propria versione. Nell’affare Skripal la Russia non può farlo, non essendole stati dati campioni del veleno che potrebbe scagionarla. Non è stato nemmeno concesso loro di vedere Skripal, sebbene sia un cittadino russo, o sua figlia, che ora è sveglia ed in via di guarigione. Gli inglesi neanche permetteranno ai suoi parenti di venire in Gran Bretagna. La reazione è così sproporzionata che è ovvio non ci sia una relazione logica. Questo è un doppio standard bello e buono. Penso dunque che invece di una rappresaglia ci sia una strategia predeterminata antirussa, ed un tentativo di isolarne l’economia.

La domanda è: perché sta succedendo? E quali sono igli obiettivi ultimi? In un primo momento, pensavo fosse la vendetta per il fallito tentativo americano di usare ISIS ed Al-Qaeda come legione straniera per sostituire Assad. O forse è una scusa per appropriarsi del suo petrolio? O la frustrazione per la scelta della Crimea di unirsi alla Russia?

Quel che è certo è che sembra ci sia una guerra fredda economica che si sta intensificando. Il risultato è che Russia, Cina ed Iran si stanno avvicinando. Quel che abbiamo è dunque una minaccia di isolare la Russia se non fa certe cose. E quindi per risolvere l’affare Skripal bisogna chiedersi: quali sono queste cose che Stati Uniti e Gran Bretagna vogliono? Beh, una è che la Russia spinga la Corea del Nord a smantellare il proprio programma nucleare, cosa che, come è normale che sia, avverrà solo se l’esercito USA lascerà la penisola.

Un altro obiettivo di Washington è che Mosca se ne vada dalla Siria. Trump ha dichiarato settimana scorsa di volersi ritirare dalla Siria. La domanda però è: se l’America se ne va, cosa farà Mosca? Queste sanzioni sono un segnale: avete visto cosa possiamo fare per ferirvi, vi lasceremo stare se ve ne andrete dalla Siria. Un altro obiettivo è forse quello di far desistere la Russia dall’aiutare l’Ucraina orientale.

Michael Palmieri: Professor Hudson, stavo proprio per chiederle… se dovesse aprire il New York Times o altri giornali mainstream che hanno dato un bel po’ di risalto all’evento… uno dei motivi per cui potrebbero aver usato prodotti chimici, e mi piacerebbe sentire la sua opinione a riguardo, è semplicemente per mandare un messaggio. Questa è quella che gran parte della stampa sta dicendo sia la ragione per cui la Russia avrebbe dovuto fare una cosa del genere.

Michael Hudson: Gli Stati Uniti, quando vogliono isolare un paese, di solito lo accusano di guerra chimica. Basia pensare a quando Bush disse che l’Iraq aveva armi chimiche di distruzione di massa. Sappiamo che era una bugia. Oppure ad Obama quando disse che Russia ed Assad stavano usando armi chimiche in Siria. Penso dunque che quando dicono che la Russia o Assad o l’Iraq stanno usando armi, questo sia un modo per generare paura, di modo che l’esercito possa venir dispiegato.

Ora, settimana scorsa Trump ha ripetuto ciò che ha detto quando era candidato alla presidenza. Vuole che i paesi europei paghino di più i costi militari della NATO. Lo va dicendo da più di un anno. E penso che sia questa il vero nocciolo dell’affaire Skripal. Usando una cosa abietta come le armi chimiche, si vuole creare un’isteria anti-russa che consenta ai governi NATO di raccogliere molto più budget militare di quanto non facciano ora dagli Stati Uniti. Costringerà tutti i loro paesi a pagare il 2% del proprio PIL al complesso militar-industriale americano. Quindi, in sostanza, l’affare Skripal è stato messo in piedi per spaventare le popolazioni e consentire alla NATO di aumentare le spese militari nell’industria della difesa USA. Quando le popolazioni diranno… aspettate un attimo, i bilanci europei non possono monetizzare un deficit di bilancio… se raccogliamo più spese militari per la NATO allora dovremmo ridurre le nostre spese in welfare. Il caso Skripal è dunque una scusa per cercare di addolcire il popolo europeo, di spaventarlo dicendo… sì, è meglio che paghiamo per le pistole, possiamo fare a meno delle cose importanti. È la stessa situazione in cui erano gli Stati Uniti negli anni ’60, ai tempi della guerra del Vietnam. Queste accuse credo servono anche per comminare sanzioni che interrompano il commercio occidentale con Russia e Cina, impedendo a compagnie assicurative come la Lloyd’s di assicurare spedizioni e trasporti. Le banche direbbero che non daranno più questi servizi a Russia. E la sanzione parallela sarebbe quella di bloccare le banche statunitensi.

Michael Palmieri: Intervengo per sottolineare l’ironia rispetto a quanto accadeva un anno fa. C’erano una serie di articoli sul Guardian che dimostravano che miliardi di dollari sono stati portati fuori della Russia in quella che hanno chiamato un’operazione di “lavanderia globale”, verso società e banche britanniche anonime, con Lloyd’s, Barclays ed altre che hanno recitato un ruolo preminente… Credo addirittura che anche Citigroup e Bank of America fossero coinvolte. Erano documenti autentici che praticamente attestavano questo tipo di operazioni. Quando si è verificato lì… non c’è stato lo stesso scandalo. Può dunque dirci di più di questi collegamenti tra banche occidentali ed oligarchi russi?

Michael Hudson: Dal ’91, anno in cui l’Unione Sovietica è stata sciolta, il deflusso di capitali verso l’Occidente è stato di circa venticinque miliardi di dollari l’anno. Ciò significa un quarto di trilione di dollari in un decennio e mezzo trilione di dollari in 20 anni. Il deflusso è continuato fino a poco tempo fa al ritmo di 25 miliardi all’anno. Proprio nelle ultime due settimane avete letto sui giornali il chiasso sulle banche lettoni, veicoli per il riciclaggio di denaro russo… come se l’Occidente sia veramente sorpreso. È il motivo esatto per cui le banche lettoni sono state istituite! Già prima della caduta dell’Unione Sovietica, nell’88 ed ’89, Grigory Luchansky, che lavorava per l’Università della Lettonia a Riga, fu il vettore che diede vita al Nordex come modo per il KGB e l’esercito russo di spostare i propri soldi fuori del paese. Miliardi di dollari all’anno hanno attraversato le varie banche lettoni negli ultimi 25 anni. La loro attività principale è stata quella di ricevere i depositi russi, per poi trasferirli in Occidente nelle banche britanniche o nelle corporations del Delaware. Sono stato per un certo periodo direttore di ricerca e professore di economia per la facoltà di legge di Riga – circa sei o sette anni fa – per cui ho avuto regolarmente a che fare col governo lettone, col primo ministro e coi regolatori delle banche. Tutti mi hanno spiegato che il precipuo scopo delle banche lettoni era quello di incoraggiare i deflussi di capitali della Russia verso l’Occidente. Dal punto di vista americano, questo era un modo per prosciugare il nemico. L’idea era quella di spingere la privatizzazione neoliberista su servizi pubblici, risorse naturali e proprietà immobiliari russi. Si diceva: “prima di tutto, privatizzate beni pubblici come Norilsk Nickel e compagnie petrolifere come Khodorkovsky… ora che le avete in mano, l’unico modo per guadagnare denaro, dato che non ci sono soldi rimasti in Russia, è venderli all’Occidente”. E così, in pratica, hanno svenduto queste aziende accumulando enormi capitali, tramite falsa fatturazione delle esportazioni, spostando il denaro principalmente nelle banche britanniche. È per questo che si vedono i cleptocrati russi acquistare proprietà molto cospicue a Londra e rilanciare sul prezzo del patrimonio immobiliare londinese.

Ora tutto questo ha tremendamente prosciugato la Russia, che ora minaccia di confiscare i beni dei cleptocrati. Questi ultimi ora sono spaventati e stanno riportando i propri soldi in patria, lontano dall’Inghilterra, dagli Stati Uniti, dalle corporation del Delaware, dalle Isole Cayman o da dovunque li abbiano messi. Questo mentre ci sono sanzioni contro quelle banche americane che prestano soldi alla Russia. Si assiste dunque a questo immenso afflusso di dollari e sterline verso Mosca, che ora li sta usando per costruire le proprie riserve di oro. Nel tentativo di far male alla Russia, minacciandone gli oligarchi, in realtà si sta fermando l’esodo di capitali, e ciò sta avvenendo come conseguenza delle privatizzazioni.

Michael Palmieri: Wow. Una visione certamente non superficiale. Ed è per questo che l’abbiamo invitata, Professor Hudson. Grazie ancora dunque per averci dato questa punto di vista sfaccettato e sicuramente non banale.

Michael Hudson: Sono felice di aver potuto approfondire questa notizia.

 

Michael Palmieri

Fonte: www.counterpunch.org

Link: https://www.counterpunch.org/2018/04/06/the-economics-behind-the-skripal-poisoning/

6.04.2018

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

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