DI MASSIMO FINI
Ilfattoquotidiano.it
Esiste ancora in Italia la libertà d’opinione solennemente garantita dall’articolo 21 della Costituzione? L’altro giorno, quatta quatta, è stata approvata una legge che “punisce con la reclusione da 2 a 6 anni il negazionismo, cioè l’incitamento all’odio razziale fondato in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra”. Questa norma si incista nella già dubbia legge Mancino che punisce l’odio razziale, dubbia perché l’odio è un sentimento e come tale non è comprimibile per legge, ma l’aggrava non solo perché prevede il reato di negazionismo per chi nega l’Olocausto ebraico ma anche più genericamente “i crimini di genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra”.
La Storia diceva Benedetto Croce è “il passato visto con gli occhi del presente” ed è possibile che il presente, qualsiasi presente, anche un futuro presente, giudichi atti che in un dato momento storico ci paiono orribili in una luce diversa. Insomma il lavoro dello storico è per sua natura revisionista. E quindi, oltre che illegittimo, è anti-storico condannare qualsiasi forma di revisionismo.
In margine aggiungo che sono assolutamente grottesche le accuse lanciate al Giornale perché ha osato pubblicare il Mein Kampf di Hitler. Quando si censurano i libri si è su una bruttissima china. Non fu forse durante il Terzo Reich che si facevano falò dei libri ‘proibiti’? Il divieto di pubblicare il Mein Kampf è caduto solo di recente. Io lo comprai quando era clandestino. Dovrò essere quindi condannato retroattivamente o godo della prescrizione? Mi fa perciò piacere essere d’accordo con Piero Ostellino che per una volta si è ricordato di essere un liberale e ha difeso la pubblicazione del Mein Kampf non tanto, io credo, perché è stata utilizzata dal giornale per cui scrive ma per difendere un principio che non ammette compromesso alcuno.
Massimo Fini