Spero che i lettori e i colleghi mi vorranno perdonare se dedico questo articolo alla memoria della mia meravigliosa moglie, che da ormai 16 settimane ha lasciato me e la redazione di ComeDonChisciotte. Cinthia era stata colpita dalla polio tra il 1960 ed il 1961, proprio da un’epidemia che, seppure il fatto non sia mai stato confermato “ufficialmente”, risultava essere stata scatenata pare da un lotto di vaccini sbagliati o non adatti. Il suo medico era contrario al vaccino ma, al tempo stesso, non seppe riconoscere per ben 15 giorni i sintomi. Come leggerete nell’articolo, anche lei si salvò dopo ben 6 mesi in un polmone d’acciaio, ma in quali condizioni ormai lo so solo io che, nei 37 anni accanto a lei, ho avuto modo di osservare come si manifestassero, con sempre maggiore intensità, i sintomi della cosiddetta Sindrome post-polio citata nell’articolo. Il cancro (e la disonestà e la malafede di alcuni medici, ma di questo parlerò un’altra volta) ce l’ha rapita a 65 anni, ma entrambi sapevamo che non avrebbe vissuto molto più a lungo, i pochi muscoli rimasti intatti la aiutavano sempre di meno. Vorrei che questo articolo servisse ancor più a far capire che la scienza medico-farmacologica non può giocare all’apprendista stregone sulla pelle di noi tutti. Vorrei che tutti cominciassimo a dubitare, come lei ha insegnato a me, che i vaccini che ci sono stati “venduti” negli anni non sono la panacea delle sofferenze dell’umanità, che dobbiamo liberarci da questo condizionamento che non permette a moltissimi di vedere con chiarezza attorno a se stessi. Gli effetti di questo lavaggio del cervello oggi si manifestano in maniera ancor più spaventosa, voi tutti che ci leggete (e che ringraziamo con immenso affetto per questo) lo sapete, lo vedete: siatene ancor più testimoni diffondendo questo articolo. I vaccini non salvano l’essere umano, serve una vita sana del corpo e, soprattutto, della mente. Questo è una delle tante verità che lei, in questi 37 anni volati in un lampo, mi ha regalato assieme al suo amore.
Xiaoxu Sean Lin – The Epoch Times – 8 agosto 2022
Molti pensavano che il poliovirus fosse estinto nella maggior parte del mondo, dato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato molti continenti liberi dalla polio.
La notizia potrebbe quindi sorprendere, ma in realtà già dal 2016 i casi di polio sono aumentati a livello globale e questa recrudescenza è legata all’uso dei vaccini.
Il 21 luglio 2022, il Dipartimento della Salute dello Stato di New York ha segnalato il primo caso di polio in quasi un decennio. Anche questo caso era legato a un ceppo di poliovirus derivato dal vaccino. Il poliovirus non è inviluppato (si veda al riguardo pericapside, N.d.T.). È un enterovirus composto da un RNA a singolo filamento e da un guscio proteico.
Circa 3 persone su 4 infettate dalla polio sono asintomatiche. Anche se i sintomi sono presenti, di solito assomigliano a quelli di un’influenza. Tuttavia, nell’1% di tutti i casi di polio, la poliomielite causa paralisi flaccida o disabilità e può persino portare alla morte. In questo caso si parla di poliomielite paralitica.
Dopo aver contratto la poliomielite paralitica spinale, il 25-40% dei pazienti svilupperà vari gradi di sequele fino a 15-40 anni dopo, note anche come “sindrome post-polio” (PPS).
Questo può essere dovuto al fatto che quando alcuni pazienti sono giovani, il loro sistema immunitario è abbastanza forte e in grado di inibire la replicazione del poliovirus. Con l’avanzare dell’età, l’immunità tende a diminuire e il virus all’interno del corpo può tornare a creare scompiglio. Se il virus colpisce i neuroni o i muscoli, nei casi più gravi può portare a paralisi o disabilità temporanee o addirittura permanenti, oltre a ridurre la funzione dei muscoli respiratori e persino causare l’interruzione della respirazione, con conseguente morte.
Perché la polio sta riemergendo dopo essere stata “debellata”?
Negli anni Cinquanta, la poliomielite divenne un problema globale. Nel 1955 furono sviluppati i vaccini antipolio inattivati (IVP) e nel 1962 furono inventati i vaccini antipolio orali (OPV).
Nel 1988, l’OMS, il Fondo Internazionale di Emergenza per l’Infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF) e la Fondazione Rotary hanno lanciato l’Iniziativa Globale per l’Eradicazione della Polio (GPEI), con la Fondazione Bill e Melinda Gates come principale istituto finanziatore. Principalmente attraverso la distribuzione globale di vaccini antipolio (soprattutto nei Paesi in via di sviluppo) insieme a campagne di educazione e prevenzione, la GPEI sperava di debellare completamente la polio. Da allora, l’OMS ha rilasciato a molti Paesi e regioni certificati che attestano l’eradicazione della polio.
Gli Stati Uniti hanno debellato la polio nel 1979 e nel 1994le Americhe sono state la prima regione al mondo a essere certificata libera dalla polio. In seguito, la regione del Pacifico occidentale, l’Europa, il Sud-est asiatico e l’Africa sono stati certificati liberi dalla polio rispettivamente nel 2000, 2002, 2014 e 2020.
I media tradizionali e le agenzie di salute pubblica di tutto il mondo hanno elogiato unanimemente e a gran voce la GEPI, attribuendo tutto il merito dell’eradicazione della polio ai vaccini e alla GPEI stessa. Tuttavia, realisticamente parlando, anche la circolazione del poliovirus nel mondo ha i suoi schemi, con picchi e cali con o senza l’intervento dell’uomo. In effetti, i casi di polio a livello mondiale sono entrati in una fase di forte declino a partire dalla fine degli anni ’50, prima che il vaccino antipolio inattivato fosse ampiamente distribuito e prima ancora che fosse inventato il vaccino antipolio orale. Quando la GPEI iniziò la sua attività nel 1988, i casi di polio a livello globale erano solo alcune decine di migliaia. In effetti, la misura in cui i vaccini antipolio hanno effettivamente funzionato per controllare le epidemie di polio su larga scala non è stata testata nella pratica.
Inoltre, la “certificazione polio-free” dell’OMS riguarda solo i ceppi “wildtype” del poliovirus. Nel 2016, il numero di casi di polio, sceso ai minimi da decenni, ha registrato un improvviso aumento. E questa volta, i ceppi di poliovirus che hanno causato l’epidemia erano legati ai vaccini.
I vaccini orali contro la polio possono causare la trasmissione del polio virus
Poiché i vaccini orali antipolio (OPV) erano prodotti con ceppi di poliovirus attenuati, i virus contenuti nel vaccino non erano morti. Erano solo attenuati per perdere la neurovirulenza e avevano una trasmissibilità ridotta. Tuttavia, quando l’OPV è stato promosso in molti Paesi in via di sviluppo, i ceppi meno virulenti potevano replicarsi silenziosamente per molto tempo nelle persone che vaccinate con OPV. In rare occasioni, il poliovirus attenuato potrebbe tornare a replicarsi in modo efficiente o addirittura diventare nuovamente virulento, soprattutto tra le persone con un sistema immunitario debole.
Questo perché l’OPV utilizza una tecnologia virologica tradizionale per ridurre la virulenza e la produttività del virus invece di ucciderlo. Quando i virus “indeboliti” degli OPV entrano nell’intestino umano, è possibile che alcuni mutino e riacquistino la loro neurovirulenza. Questi tipi di virus sono chiamati poliovirus derivati dal vaccino o VDPV.
Questi virus derivati dal vaccino sono trasmissibili tra gli esseri umani. E possono provocare nei pazienti lo sviluppo di sintomi quali paralisi e disabilità. Questa condizione è detta poliomielite paralitica associata al vaccino (VAPP).
Il rischio di VAPP per un neonato è di 4,7 casi per milione.
Secondo i dati di Our World in Data, dal 1990 quasi l’80% dei neonati di un anno in tutto il mondo ha ricevuto il vaccino antipolio. All’epoca, i vaccini più utilizzati erano ancora gli OPV. Ciò significa che se sono nati 100 milioni di bambini e 80 milioni hanno ricevuto l’OPV, potrebbero esserci 376 casi di VAPP.
I poliovirus derivati dal vaccino hanno iniziato a diffondersi dopo il 2016
Esistono 3 tipi di poliovirus, tra cui i tipi 1, 2 e 3. La versione originale degli OPV includeva tutti e tre i tipi; e tutti e tre i sierotipi di ceppi attenuati possono generare rispettivamente VDPV di ritorno. Tuttavia, i ceppi di ritorno di VDPV-2 (tipo 2) erano più dominanti e sono stati i principali ceppi di VDPV in circolazione (cVDPV-2).
Dopo la scoperta di questo problema nel 2016, l’OMS ha deciso di interrompere la produzione di OPV con tutti e tre i tipi. Invece, la versione più recente dell’OPV per la distribuzione su larga scala comprendeva solo i sierotipi 1 e 3. Inoltre, l’OPV-2, una versione più recente dell’OPV con il solo tipo 2, è stato prodotto separatamente per essere utilizzato nelle aree endemiche per il poliovirus di tipo 2.
Tuttavia, questo “passaggio” dai vaccini OPV trivalenti a quelli bivalenti ha causato nuovamente problemi inaspettati. Dopo aver utilizzato l’OPV con i tipi 1 e 3 (vaccino OPV bivalente), l’epidemia di casi di polio legati al cVDPV-2 è aumentata significativamente dal 2016. Ciò sembra suggerire che il cVDPV-2 sia circolato a bassi livelli prima del passaggio al vaccino nel 2016. Quindi, il cambiamento ha effettivamente eliminato la pressione contro il cVDPV-2 e gli ha dato maggiori possibilità di causare epidemie su piccola scala in molte regioni del mondo. E ora, i casi complessivi di virus della polio nel mondo sono tornati al livello di 20 anni fa, anche se, ironia della sorte, più continenti e Paesi sono stati dichiarati “liberi dalla polio”.
Il motivo principale per cui l’OPV era ancora ampiamente utilizzato è che l’OPV può essere prodotto e offerto a basso costo, a vantaggio della distribuzione nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, l’OPV può stimolare l’immunità mucosa nell’intestino meglio del vaccino inattivato. Pertanto, si è sempre ipotizzato che l’OPV possa ridurre la trasmissione del poliovirus in modo più efficace rispetto ai vaccini inattivati, anche se non sono stati effettuati test correlati per nessuna delle nuove versioni dell’OPV.
Di fatto, se al posto degli OPV si utilizzassero i vaccini antipolio inattivati (IPV), non ci sarebbe il problema della generazione di VDPV circolanti. I Paesi sviluppati, compresi gli Stati Uniti, hanno smesso di usare gli OPV dal 2000 e usano tutti gli IPV.
Questo crea un dilemma: da un lato, i Paesi in via di sviluppo possono usare solo gli OPV per prevenire e controllare le epidemie; dall’altro, gli OPV possono causare un’ulteriore diffusione dei virus.
Anche il nuovo vaccino orale contro il poliovirus può mutare?
È ormai assodato che il poliovirus “wild-type” presenta elevati errori di mutazione durante il suo ciclo di replicazione, ma non si sa con certezza se i ceppi virali attenuati dell’OPV originale abbiano un tasso di mutazione altrettanto elevato del virus di tipo selvaggio.
La frequente comparsa di VDPV suggeriva che il tasso di mutazione era ancora relativamente alto in quei ceppi attenuati. Pertanto, nel 2010 la comunità scientifica iniziò a lavorare su una nuova versione di OPV, non soggetta a mutazioni. Furono state apportate numerose modifiche al genoma del poliovirus di tipo 2, tra cui mutazioni all’interno della regione 5′ non tradotta (UTR), delle RNA polimerasi RNA-dipendenti e di altre regioni importanti. Queste mutazioni sono state confermate in esperimenti in vitro per ridurre il tasso di errore del processo di replicazione del virus e rendere il virus meno incline alle mutazioni. Successivamente, è stato dimostrato che questo nuovo OPV (nOPV-2) è ben tollerato, ha un’immunogenicità non inferiore e una migliore stabilità genetica rispetto all’OPV monovalente di tipo 2 originale. Studi su topi transgenici hanno dimostrato una neurovirulenza significativamente inferiore del virus vaccinale diffuso per via fecale.
Il nOPV-2 è stato quindi rapidamente prodotto a livello commerciale nella speranza di ridurre il rischio di generare VDPV e il rischio di casi di poliomielite paralitica associati al vaccino.
Sulla base dell’emergenza sanitaria internazionale generata dalla trasmissione endemica del poliovirus “wild-type” e dai focolai di cVDPV di tipo 2, nel novembre 2020 l’OMS ha autorizzato l’uso del nOPV2 nell’ambito dell’Emergency Use Listing (EUL), consentendone il primo utilizzo per la risposta ai focolai nel marzo 2021.
Tuttavia, sulla base di un rapporto di sorveglianza del 2021 durante la fase iniziale di utilizzo del nOPV-2 da marzo a ottobre 2021, la caratterizzazione genetica dei ceppi di poliovirus correlati al vaccino ha mostrato che nei 251 casi isolati di VDPV analizzati in questo studio sono state osservate mutazioni che alterano le strutture secondarie dell’RNA, nonché mutazioni del capside che influenzano l’antigenicità e l’attenuazione. Le combinazioni di mutazioni (compresa la reversione A481G) identificate negli isolati di nOPV2 fanno sì che il ceppo nOPV2 si avvicini alla neurovirulenza del poliovirus-2 “wild-type”. Pertanto, il nOPV-2 desta ancora preoccupazioni per la sicurezza, anche se attualmente è ampiamente utilizzato in alcuni Paesi africani.
Con tutte queste sfide e i disastri inaspettati dei virus di ritorno in circolazione, dobbiamo chiederci seriamente: l’eradicazione del poliovirus è un obiettivo realistico?
Di fatto, la GPEI si è affidata principalmente alle campagne vaccinali. Tuttavia, i vaccini non sono farmaci e non hanno la funzione di “uccidere” un virus. Servono solo, in situazioni ideali, a bloccare la trasmissione del virus.
Non conosciamo altri serbatoi naturali di animali in cui il poliovirus possa nascondersi, al di fuori degli ospiti umani. Come possiamo pensare di “debellare” un determinato virus con i vaccini se non sappiamo da dove viene il virus?
Stiamo creando ulteriori problemi con un obiettivo sbagliato abbinato a un approccio sbagliato?
Da un lato si vuole eliminare la polio dalla faccia della terra, ma dall’altro i vaccini “diffondono” i virus in tutto il mondo. I VDPV sono ancora virus della polio, anche se non sono poliovirus “wild-type”. Le varianti Delta o Omicron sono ancora virus SARS-CoV-2, anche se non sono il ceppo “wild-type” di Wuhan. Ci stiamo ingannando dichiarando alcune regioni o Paesi liberi dalla polio, semplicemente sulla base dell’assenza di poliovirus “wild-type”, mentre sappiamo chiaramente che i VDPV sono ancora in circolazione, e si diffondono anche più rapidamente grazie alle grandi campagne OPV in molti Paesi in via di sviluppo?
Con miliardi di dollari spesi per la GPEI a livello globale, con molte campagne intensive per vaccinare le persone, soprattutto i bambini, con gli OPV (indipendentemente dalle versioni vecchie o nuove), stiamo inoculando il mondo con più VDPV in natura, poiché non abbiamo modo di contenerne l’esistenza e la diffusione. L’eradicazione della polio sta diventando un’illusione da cui il mondo non riesce a svegliarsi, dal momento che abbiamo investito così tanto denaro, emozioni, sforzi e dedizione, pur sapendo che il treno è sul binario sbagliato?
In realtà, le epidemie hanno i loro schemi. Come già detto, l’epidemia globale di poliomielite era già in declino prima dell’introduzione dei vaccini. Durante la pandemia di Covid-19, mentre venivano somministrate dosi su dosi di vaccini, la pandemia continuava a salire e scendere, e anche il virus SARS-CoV-2 continuava a mutare. I vaccini non sembravano in grado di invertire la tendenza della pandemia o di fermare la mutazione del virus. Se riusciamo a calmarci e a non considerare ciecamente i vaccini come l’unica soluzione, forse riusciremo a trovare un modo migliore per prevenire le future pandemie. Non abbiamo imparato la lezione dalla poliomielite e dalla GPEI, quindi stiamo ripetendo gli sforzi e gli errori nelle campagne contro la Covid-19, e probabilmente li ripeteremo in un’altra epidemia futura, ancora e purtroppo.
Scelto e tradotto (IMC) da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte