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I Target Net-zero rischiano di fare più male che bene, avverte il banchiere centrale italiano
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A cura di Katia Migliore
Il 31 Maggio 2023
4127 Views

 

Alcune settimane fa sul quotidiano on line politico.eu è apparso questo articolo che riportiamo in versione tradotta integralmente. Il tema, a noi italiani particolarmente caro, riguarda le politiche green europee che si scontrano prepotentemente con le caratteristiche del nostro territorio, della nostra cultura e della nostra economia. Significativo che sia appunto uno dei vertici di Banca d’Italia a rilevare le problematiche che le scelte europee rischiano di provocare sul nostro tessuto sociale. La domanda finale che la giornalista autrice dell’articolo si pone tocca da vicino la sopravvivenza stessa del nostro patrimonio culturale, oltre che l’impatto che certe scelte europee comporterebbero per le aziende e le famiglie italiane. Il gioco della rincorsa alle emissioni zero appare pericoloso, e non ci nascondiamo che finalmente una più decisa presa di posizione da parte delle classi dirigenti italiane aiuterebbe nel contrasto ai folli propositi dell’Unione Europea.

I Target Net-zero rischiano di fare più male che bene, avverte il banchiere centrale italiano

Di Johanna Treek, politico.eu

“Gli obiettivi Net-Zero rischiano di fare più male che bene e dovrebbero essere abbandonati a favore di strategie più realistiche per aiutare l’ambiente, ha avvertito uno dei principali banchieri centrali italiani

Paolo Angelini, vicegovernatore della Banca d’Italia, ha dichiarato in un’intervista a POLITICO che concentrarsi sugli obiettivi a lungo termine, piuttosto che concentrarsi sui passi intermedi necessari per raggiungerli, potrebbe finire per destabilizzare l’economia, non ultimo costringendo le banche a cambiare le loro politiche di prestito più velocemente di quanto la società che servono possa cambiare il suo comportamento.

I commenti si aggiungono a un crescente senso di preoccupazione tra i responsabili politici per il fatto che i tentativi dell’Europa di guidare il mondo nella transizione energetica rischiano di indebolire fatalmente ciò che resta della sua forza industriale, minando qualsiasi aspirazione alla leadership globale.

“Se una banca abbandona un emettitore pesante – diciamo, una grande compagnia petrolifera – a favore di società produttrici di emissioni inferiori – diciamo, un’azienda nel settore dei servizi, come Big Tech – va bene”, ha detto Angelini. “Ma se ogni intermediario finanziario adotta questa strategia ci saranno problemi, almeno finché le persone continueranno a usare l’auto e vorranno stare al caldo d’inverno e al fresco d’estate. Se tutti disinvestono dai settori ad alto tasso di emissione ci sarà un problema perché se l’economia non si adeguasse allo stesso tempo, le cose potrebbero esplodere a meno che non accada un miracolo in termini di nuove tecnologie”.

Le preoccupazioni di Angelini fanno eco a quelle dell’industria dei combustibili fossili e della chimica, che ha costantemente sottolineato la necessità di continuare a investire nelle fonti energetiche legacy per mantenere la sicurezza dell’approvvigionamento a breve termine. La mancanza di capacità inutilizzata nel sistema energetico globale è stata una delle ragioni per cui l’invasione russa dell’Ucraina ha avuto un impatto così enorme sull’economia europea l’anno scorso.

“Ogni governo europeo ha sovvenzionato il consumo di elettricità perché le aziende di fronte a enormi aumenti di prezzo non potevano rimanere aperte, e perché ai cittadini non piace smettere di guidare, non amano stare nelle case fredde e così via”, ha detto.

Mentre sostiene a gran voce la transizione verde, Angelini ha avvertito che dare priorità agli obiettivi Net-Zero potrebbe avere conseguenze negative.

“Non appena annunci gli obiettivi, vuoi raggiungerli e, se non riesci a raggiungerli, potresti iniziare a cercare scorciatoie”, ha detto.

Per le banche – che saranno presto sottoposte a stress test da parte della Banca centrale europea sulla loro esposizione ai rischi climatici – tali scorciatoie potrebbero significare abbandonare i clienti ad alta intensità di carbonio per ottenere risultati rapidi. Questo nonostante l’ampio riconoscimento nei circoli politici che tali settori dovrebbero essere parte della soluzione nella transizione. “Ciò può implicare nel breve termine, e anche nel medio termine, un aumento dell’intensità di carbonio dei portafogli degli intermediari finanziari”, ha osservato Angelini.

Tali considerazioni influenzano anche l’allocazione dei fondi propri della Banca d’Italia, ha osservato, aggiungendo che le strategie offrono più garanzie rispetto agli obiettivi.

“Personalmente abbandonerei gli obiettivi e opterei per una strategia di investimento in aziende con piani di transizione credibili e ambiziosi”, ha affermato.

La BCE ha abbracciato con entusiasmo un’agenda ambientale sotto la presidenza di Christine Lagarde, arrivando persino a includere credenziali di performance verde nelle sue decisioni su quali obbligazioni delle società acquistare e detenere come parte dei suoi programmi di quantitative easing. I commenti di Angelini non contraddicono questa politica, ma suonano con l’appello del presidente francese Emmanuel Macron all’inizio di questa settimana affinché l’Europa non imponga ulteriori oneri ambientali su un’economia che lotta per rimanere competitiva con la Cina e gli Stati Uniti.

Angelini è uno dei quattro vicegovernatori della Banca d’Italia. Tradizionalmente, ciò gli darebbe la possibilità di prendere il posto dell’attuale governatore Ignazio Visco nel consiglio direttivo della BCE quando Visco andrà in pensione a novembre. Il governo deve ancora prendere una decisione sulla successione, anche se ci sono voci secondo cui Fabio Panetta – attualmente a metà del suo mandato nel consiglio della BCE con sede a Francoforte – potrebbe tornare a Roma.

Anche la stessa Banca d’Italia non è immune alle sfide della transizione verde, ha osservato Angelini, … (che) ha ricordato di aver chiesto al suo gruppo se la Banca potesse impegnarsi per il Net-Zero:

Mi hanno detto: «Se ci permettete di abbattere tutti i nostri edifici storici e costruire quelli ad alta efficienza energetica, allora possiamo farlo».

Mentre il pensiero di radere al suolo la famosa sede della Banca potrebbe non far inorridire alcuni attivisti ambientali tanto quanto gli appassionati di architettura del XIX secolo, Palazzo Koch resta un potente simbolo dei compromessi che la transizione verde richiede: quanto del presente – e del passato – dell’Europa è disposto a rischiare per garantire il suo futuro?”

Di Johanna Treek, politico.eu

12.05.2023

FONTE –

https://www.politico.eu/article/net-zero-targets-risk-doing-more-harm-than-good-italian-central-banker-warns/

Traduzione a cura di Katia Migliore

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