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La Redazione

 

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Grida e sussurri lungo le torri di guardia russe

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A cura di Markus
Il 15 Maggio 2023
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Pepe Escobar
strategic-culture.org

Ricordate Putin: “Non abbiamo ancora iniziato nulla“.

“I sussurri su una ‘potenza malvagia’ si sentivano nelle code alle latterie, nei tram, nei negozi, negli appartamenti, nelle cucine, nei treni suburbani e in quelli a lunga percorrenza, nelle stazioni grandi e piccole, nelle dacie e sulle spiagge. Inutile dire che le persone veramente mature e colte non raccontavano queste storie sulla visita di una potenza malvagia nella capitale. Anzi, le prendevano in giro e cercavano di far ragionare chi le raccontava”.

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita

Per citare Dylan, che potrebbe essere un epigono di Bulgakov: “Quindi, ora smettiamo di parlare falsamente/ si sta facendo tardi“. Ormai è chiaro che l’illusione di un accordo di “pace” in Ucraina è l’ultimo sogno erotico dei soliti sospetti “incapaci di tener fede agli accordi”, sempre attaccati alle menzogne e al saccheggio mentre manipolano abilmente alcuni liberali selezionati tra l’élite russa.

L’obiettivo sarebbe quello di placare Mosca con alcune concessioni, tenendosi Odessa, Nikolaev e Dnipro e salvaguardando quello che sarebbe l’accesso della NATO al Mar Nero.

Tutto questo mentre si investe nella rabbiosa e risentita Polonia per farla diventare una milizia militare dell’UE armata fino ai denti.

Quindi, qualsiasi “negoziato” verso la “pace” maschera in realtà l’intendimento di rimandare – solo per un po’ – il piano originale: smembrare e distruggere la Russia.

A Mosca si discute molto seriamente, anche ai livelli più alti, su come sia realmente posizionata l’élite. Si possono identificare grosso modo tre gruppi: il partito della Vittoria, il partito della “Pace”, che la quelli della Vittoria descriverebbero come gli Arrendevoli, e i Neutrali/Indecisi.

Il partito della Vittoria comprende certamente personaggi cruciali, come Dmitry Medvedev, Igor Sechin di Rosneft, il ministro degli Esteri Lavrov, Nikolai Patrushev, il capo del Comitato Investigativo della Russia, Aleksandr Bastrykin, e – anche se sotto tiro – certamente il ministro della Difesa Shoigu.

Tra i “pacifisti” figurano, tra gli altri, il capo di Telegram, Pavel Durov; l’imprenditore miliardario Andrey Melnichenko; lo zar del metallo e delle miniere Alisher Usmanov (nato in Uzbekistan); il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Tra i neutrali/indecisi figurano il primo ministro Mikhail Mishustin, il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin, il capo di gabinetto dell’ufficio presidenziale Anton Vaino, il primo vice capo di gabinetto dell’amministrazione presidenziale e zar dei media Alexey Gromov, l’amministratore delegato di Sberbank Herman Gref, l’amministratore delegato di Gazprom Alexey Miller e – pomo della discordia – forse il capo dell’FSB Alexander Bortnikov.

È lecito affermare che il terzo gruppo rappresenta la maggioranza dell’élite. Ciò significa che questi personaggi influenzano pesantemente l’intero corso dell’Operazione militare speciale (OMS), che ormai si è trasformata in un’Operazione antiterrorismo (ATO).

La “controffensiva” nella nebbia di guerra

Questi diversi punti di vista ai vertici della Russia suscitano, com’è prevedibile, frenetiche speculazioni tra i pianificatori statunitensi e della NATO. Tenuti in ostaggio dalla loro stessa eccitazione, dimenticano persino ciò che è perfettamente chiaro a chiunque abbia un quoziente intellettivo appena superiore alla temperatura ambiente: Kiev – imbottita di 30 miliardi di dollari in armamenti NATO – potrebbe ottenere meno di un pugno di mosche dalla sua tanto decantata “controffensiva”. Le forze russe sono più che preparate e all’Ucraina manca l’elemento sorpresa.

I dilettanti del Collettivo Occidentale, dopo essersi febbrilmente grattati la testa, hanno finalmente scoperto che Kiev ha bisogno di una “operazione ad armi combinate” per ottenere qualcosa dalla sua nuova pioggia di giocattoli della NATO.

John Cleese ha notato come l’incoronazione di Re Charles The Tampax sembrasse uno sketch dei Monty Python. Ora provate questo come sequel: l’Egemone non riesce nemmeno a pagare i suoi trilioni di debiti, mentre i tirapiedi di Kiev si lamentano che i 30 miliardi di dollari ottenuti sono noccioline.

Sul fronte russo, l’imprescindibile Andrei Martyanov – un vortice di arguzia – ha osservato come la maggior parte degli allarmati corrispondenti militari russi semplicemente non abbia idea “del tipo e del volume di informazioni sul combattimento che arrivano ai posti di comando a Mosca, Rostov-on-Don o agli staff delle formazioni di prima linea”.

Sottolinea che “nessun ufficiale di livello operativo serio” parlerà con questi ragazzi, allegramente descritti come “voenkurva” (all’incirca, “puttane militari”) e, semplicemente, non “divulgheranno nessun tipo di dati operativi altamente classificati”.

Quindi, allo stato attuale, tutto il rumore e il furore della “controffensiva” è avvolto da una fitta nebbia di guerra.

E questo non fa altro che aggiungere altra benzina al fuoco delle illusioni dei pianificatori statunitensi. La nuova narrativa dominante nella Beltway è che la leadership di Mosca è “frammentata e imprevedibile”. E questo potrebbe portare ad “una sconfitta convenzionale di una grande potenza nucleare” il cui “sistema di comando e controllo si è rotto”.

Sì: credono davvero alla loro sciocca propaganda (copyright John Cleese). Sono l’equivalente americano del Ministero delle camminate strambe. Incapaci di analizzare come e perché l’élite russa abbia opinioni diverse sul metodo e sulla portata dello SMO/ATO, il meglio che riescono a proporre è che “proteggere l’Ucraina è una necessità strategica, poiché la minaccia russa aumenta se Mosca vince in Ucraina”.

Cosa c’è dietro il rumore e la furia di Prighozin

La tipica arroganza/ignoranza americana non cancella il fatto che sembra esserci una seria lotta di potere tra i siloviki. Yevgeny Prigozhin, un silovik, ha infatti denunciato Shoigu e Gerasimov come incompetenti, insinuando che mantengono i loro incarichi solo per fedeltà al presidente Putin.

La questione è quanto di più serio possa esistere. Questo perché è legata ad una domanda chiave che circola tra i moscoviti più indipendenti e istruiti: se è risaputo che la Russia è la potenza militare più forte al mondo, con i missili difensivi e offensivi più avanzati, come mai non ha ancora risolto tutta la questione sul campo di battaglia ucraino?

Una risposta plausibile è che solo 200.000 membri dell’esercito russo stanno attualmente combattendo, e circa 400.000-600.000 sono di riserva in vista dell’attacco ucraino. Nell’attesa sono in costante addestramento; quindi l’attesa va a vantaggio della Russia.

Quando la famosa “controffensiva” si esaurirà, l’Ucraina sarà colpita con forza. Non ci sarà alcun accordo negoziale. Solo una resa incondizionata.

Ciò che sta accadendo in questo momento – il dramma di Prigozhin – è subordinato a questa logica, che si svolge parallelamente ad un’operazione mediatica piuttosto sofisticata.

Sì, dall’inizio della SMO il Ministero della Difesa (MoD) ha commesso diversi gravi errori, così come hanno fatto altre istituzioni russe. Criticarli in pubblico, in modo costruttivo, è un esercizio salutare.

Le tattiche di Prighozin sono un gioiello: manipola un certo grado di indignazione pubblica per fare pressione sulla burocrazia del Ministero della Difesa, dicendo essenzialmente la verità. Potrebbe persino arrivare a fare i nomi degli ufficiali che stanno abbandonando diversi settori del fronte. Al contrario, i suoi “musicisti” Wagner sono dipinti come veri e propri eroi.

Se il rumore e la furia di Prigozhin saranno sufficienti a dare una scrollata alla elefantiaca burocrazia del Ministero della Difesa è una questione tutta da vedere. In ogni caso, la copertura mediatica dell’intero dramma è essenziale; ora che questi problemi sono di dominio pubblico, la gente si aspetta che il Ministero della Difesa agisca.

E, comunque, questo è il fatto veramente importante: a Prighozin è stato permesso (corsivo mio) di andare fino in fondo dal Potere Superiore (il gruppo di San Pietroburgo). Altrimenti sarebbe già in qualche gulag rimesso a nuovo.

Le prossime settimane saranno quindi assolutamente cruciali. Putin e il Consiglio di Sicurezza sanno certamente qualcosa che gli altri non sanno, compreso Prighozin. L’aspetto fondamentale è che si inizierà a gettare le basi affinché gli Stati Uniti e la NATO trasformino l’Ucraina, i cagnolini baltici, la rabbiosa Polonia e alcune altre comparse in una sorta di fortezza dell’Europa orientale impegnata in una guerra di logoramento contro la Russia che potrebbe durare decenni.

Questo potrebbe essere l’argomento definitivo in grado di spingere la Russia a prendere finalmente il sopravvento, il prima possibile. Altrimenti il futuro sarà tetro. Beh, non così cupo. Ricordate Putin: “Non abbiamo ancora iniziato nulla”.

Pepe Escobar

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://strategic-culture.org/news/2023/05/12/cries-and-whispers-along-the-russian-watchtowers/
12.05.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. Seguitelo su Telegram.

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