Google pianifica l’avvio in Cina di un motore di ricerca censurato, come rivelano documenti trapelati

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DI RYAN GALLAGHER

theintercept.com

GOOGLE STA PIANIFICANDO di avviare una versione censurata del suo motore di ricerca in Cina, che inserirà nella blacklist siti Web e termini di ricerca sui diritti umani, la democrazia, la religione e la protesta pacifica, come The Intercept è in grado di rivelare.

Il progetto, denominato in codice Dragonfly, è in corso dalla primavera dello scorso anno e ha subito un’accelerazione in seguito all’incontro di dicembre 2017 tra il CEO di Google, Sundar Pichai, e un alto funzionario del governo cinese, secondo documenti interni di Google e persone a conoscenza dei piani.

Team di programmatori e ingegneri di Google hanno creato un’app personalizzata per Android, diverse versioni della quale sono state denominate “Maotai” e “Longfei”. L’app è già stata mostrata al governo cinese; la versione definitiva potrebbe essere avviata nei prossimi sei-nove mesi, previa approvazione dei funzionari cinesi.

La mossa pianificata rappresenta un cambiamento radicale nella politica di Google sulla Cina e segnerà, per la prima volta in quasi un decennio, che il gigante di Internet ha attivato il suo motore di ricerca nel Paese.

Al momento non è possibile accedere al servizio di ricerca di Google dalla maggior parte degli utenti di Internet in Cina, perché è bloccato dal cosiddetto Great Firewall(1)del Paese. L’app che Google sta realizzando per la Cina rispetterà le severe leggi della censura del Paese, limitando l’accesso ai contenuti che il regime del Partito Comunista di Xi Jinping reputa sfavorevoli.

Il governo cinese blocca informazioni su Internet relative a oppositori politici, libertà di parola, sesso, notizie e studi accademici. Vieta i siti Web sul massacro di piazza Tiananmen del 1989, ad esempio, e riferimenti ad “anticomunismo” e “dissidenti”. Menzioni di libri che ritraggono negativamente governi autoritari, come 1984 e Fattoria degli animali di George Orwell, sono state proibite su Weibo, un sito Web di social network. Il Paese censura anche i popolari siti di social media occidentali come Instagram, Facebook e Twitter, così come enti di notizie americani come il New York Times e il Wall Street Journal.

I documenti visionati da The Intercept, contrassegnati come “Google confidential”, affermano che l’app di ricerca cinese di Google identificherà e filtrerà automaticamente i siti Web bloccati dal Great Firewall. Quando una persona effettua una ricerca, i siti Web vietati verranno rimossi dalla prima pagina dei risultati e verrà visualizzato un disclaimer in cui si afferma che “alcuni risultati potrebbero essere stati rimossi a causa delle disposizioni di legge.” Esempi citati nei documenti di siti Web,che saranno soggetti alla censura, includono quelli dell’emittente britannica BBC e dell’enciclopedia online Wikipedia.

L’app di ricerca consentirà anche di “mettere in blacklist le query sensibili”, in modo che “nessun risultato verrà mostrato” del tutto, in riferimento allo stato dei documenti, qualora le persone inseriscano determinate parole o frasi. La censura si applicherà a tutta la piattaforma: la ricerca di immagini di Google, il controllo ortografico automatico e le funzionalità di ricerca suggerite incorporeranno le blacklist, il che significa che non suggeriranno alle persone informazioni o fotografie che il governo ha vietato.

All’interno di Google, la conoscenza di Dragonfly è stata limitata a poche centinaia di membri della forza lavoro di 88.000 dipendenti del gigante di Internet, ha detto una fonte a conoscenza del progetto. La fonte ha parlato a The Intercept, a condizione di anonimato, in quanto non vi era autorizzazione a contattare i media. La fonte ha detto di avere preoccupazioni morali ed etiche sul ruolo di Google nella censura, che è stata pianificata da un gruppo di alti dirigenti e manager dell’azienda senza un controllo pubblico.

“Sono contrario alle grandi aziende e ai governi che collaborano all’oppressione della propria gente, e percepisco che la trasparenza attorno a ciò che viene fatto è nell’interesse pubblico”, ha detto la fonte, aggiungendo che si temeva che “ciò che viene fatto in Cina diventerà un modello per molte altre nazioni”.

Patrick Poon, ricercatore di Hong Kong con il gruppo per i diritti umani Amnesty International, ha dichiarato a The Intercept che la decisione di Google di rispettare la censura sarebbe “un grave disastro per l’era dell’informazione”.

“Questo ha implicazioni molto gravi non solo per la Cina, ma per tutti noi, per la libertà di informazione e la libertà di Internet”, ha detto Poon. “Stabilirà un terribile precedente per molte altre aziende che stanno ancora cercando di fare affari in Cina, pur mantenendo i principi di non soccombere alla censura cinese. Il più grande motore di ricerca al mondo che obbedisce alla censura in Cina è una vittoria per il governo cinese – invia un segnale che nessuno si prenderà più la briga di sfidare la censura “.

Non è chiaro se Google avvierà alla fine una versione desktop della sua piattaforma di ricerca cinese censurata. Per ora, la società è focalizzata inizialmente ad avviare l’app per Android, a cui gran parte della popolazione cinese sarà in grado di accedere. I ricercatori stimano che più del 95% delle persone che accedono a Internet in Cina, utilizza i dispositivi mobili per andare online e Android è di gran lunga il sistema operativo mobile più popolare nel Paese, con l’80% della quota di mercato.

I documenti visionati da The Intercept suggeriscono che Google gestirà l’app di ricerca come parte di una “joint venture”, con una società partner senza nome, che presumibilmente avrà base in Cina. Tuttavia, gran parte del lavoro sul progetto Dragonfly è in corso presso la sede di Google Mountain View in California, a circa 14 miglia a nord-ovest di San Josè, il cuore della Silicon Valley. Altri team che partecipano al progetto hanno base fuori dagli uffici di Google a New York, San Francisco, Sunnyvale, Santa Barbara, Cambridge, Washington D.C., Shanghai, Pechino e Tokyo.

IN PRECEDENZA, TRA IL 2006 e il 2010, Google aveva mantenuto una versione censurata del suo motore di ricerca in Cina. All’epoca, la società ha affrontato critiche severe negli Stati Uniti per la sua conformità alle politiche del governo cinese.

Durante un’udienza del Congresso del febbraio 2006, incentrata sulle attività delle aziende tecnologiche americane in Cina, i membri del Comitato per le relazioni internazionali della Camera hanno definito Google “funzionario del governo cinese” e lo hanno accusato di “azioni aberranti” per aver partecipato alla censura. “Google ha seriamente compromesso la sua politica” “don’t be evil”, ha dichiarato il Rappresentante Chris Smith, Repubblicano del New Jersey, “In effetti, è diventato il complice del male.”

Alla fine, la polemica è diventata eccessiva per Google. Nel marzo 2010, ha annunciato che stava rimuovendo il servizio di ricerca dalla Cina. In un post su un blog pubblicato all’epoca, la società citava gli sforzi del governo cinese di limitare la libertà di parola, bloccare i siti Web e violare i sistemi informatici di Google, come motivi per cui “non poteva più continuare a censurare i nostri risultati delle ricerche”.

Sergey Brin, co-fondatore di Google, è nato nell’Unione Sovietica e sembrava particolarmente sensibile alle preoccupazioni legate alla censura, avendo avuto esperienza personale sotto un regime repressivo. Dopo che Google ha interrotto il suo servizio di ricerca nel 2010, Brinha detto che l’obiezione della società riguardava le “forze del totalitarismo” e ha aggiunto che sperava che la decisione di rimuovere la piattaforma di ricerca dal Paese avrebbe contribuito a condurre a un “Internet più aperto”.

Da allora, tuttavia, la censura e la sorveglianza in Cina sono diventate più pervasive. Il governo del Paese ha approvato nel 2016 una nuova legge sulla sicurezza informatica, in merito alla quale Human Rights Watch ha dichiarato: “rafforza la censura, la sorveglianza e altri controlli su Internet”. Il governo sta usando nuovi sistemi automatizzati per monitorare e censurare Internet, e ha inasprito i controlli per le tecnologie della privacy che i Cinesi stavano usando per eludere le restrizioni.

“Si è trattato di una norma per la quale le aziende che operano in Cina devono essere preparate a sorvegliare i loro utenti e consegnare su richiesta i dati degli utenti alle agenzie di sicurezza”, ha detto Ron Deibert, direttore di Citizen Lab, un gruppo di ricerca su Internet con sede all’Università di Toronto. “Abbiamo anche riscontrato nel complesso che la censura di Internet [in Cina] si sta evolvendo verso una minore trasparenza, con meno notifiche agli utenti quando i messaggi vengono censurati o rimossi su tutte le piattaforme”.

Nonostante la repressione continua, ai massimi livelli di Google,le opinioni sono cambiate. La Cina ha ora più di 750 milioni di utenti di Internet, equivalenti all’intera popolazione europea. Rappresenta quindi un flusso di entrate potenzialmente enorme per il gigante di Internet, il che è probabilmente un fattore per la sua decisione di riavviare la piattaforma di ricerca nel Paese.

Un altro motivo per l’inversione programmata della politica potrebbe essere che, da quando Google ha gestito per la prima volta il suo strumento di ricerca in Cina, la struttura della leadership della compagnia è notevolmente cambiata. I co-fondatori Brin e Larry Page hanno assunto funzioni meno concrete, sebbene siano ancora presenti nel consiglio di amministrazione dell’azienda.

La riconciliazione di Google in Cina è stataca peggiata da Pichai, attuale CEO di Google, un 46enne americano di origine indiana che ha preso il timone nell’ottobre 2015. In una conferenza del giugno 2016 nella California meridionale, Pichai ha chiarito le sue intenzioni. “Mi interessa aiutare ovunque gli utenti a livello globale. Google è per tutti “, ha detto. “In Cina vogliamo essere al servizio degli utenti cinesi”.

A dicembre 2017, fonti dicono che Pichai ha viaggiato in Cina e ha partecipato a un incontro privato con Wang Huning, una figura di spicco del Partito Comunista. Wang è il principale consulente per la politica estera del Presidente Xi ed è stato descritto come il “Kissinger cinese”. Si dice che Pichai abbia considerato l’incontro come un successo. Google ha annunciato, lo stesso mese, che stava avviando un centro di ricerca sull’intelligenza artificiale a Pechino. A ciò ha fatto seguito, nel maggio 2018,la diffusione di un’app di gestione file di Google per gli utenti cinesi di Internet. Poi, a luglio, Google ha presentato un gioco “Guess The Sketch” su WeChat, una popolare piattaforma di messaggistica e social media cinese.

Il finale sarebbe l’avvio dell’app di ricerca: il progetto Dragonfly. Secondo fonti a conoscenza dei piani, i tempi per la diffusione dell’app dipenderanno da due fattori principali: l’approvazione da parte del governo cinese e la fiducia in Google che la sua app sarà migliore del servizio di ricerca offerto da Baidu, il suo principale concorrente in Cina.

Gli addetti ai lavori di Google dicono che non è noto quando la società otterrà l’approvazione dei funzionari a Pechino, perché un’intensificazione della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha rallentato il processo. Tuttavia, il capo del motore di ricerca di Google, Ben Gomes, ha detto al personale, in occasione di una riunione il mese scorso che deve essere pronto ad avviare, in tempi rapidi, l’app di ricerca cinese, nel caso in cui “improvvisamente il mondo cambi o [il Presidente Donald Trump] decida che il suo nuovo migliore amico è Xi Jinping.”

Google e il Ministero degli Affari Esteri del governo cinese non hanno risposto alle molteplici richieste di dichiarazioni su questa notizia.

 

Ryan Gallagher

Fonte: www.theintercept.com

Link: https://theintercept.com/2018/08/01/google-china-search-engine-censorship/

1.08.2018

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88

 

Nota a cura del traduttore

  • Great Firewall è un termine ironico coniato in un articolo sulla rivista Wired nel 1997 e utilizzato dai mezzi di comunicazione internazionali, inclusi quelli cinesi, per far riferimento al Golden Shield Project, un progetto di censura e di sorveglianza che blocca dati potenzialmente sfavorevoli in entrata provenienti dai paesi stranieri ed è gestito dal Ministero della Pubblica Sicurezza (MPS) cinese.

Il progetto è stato avviato nel 1998; è entrato in funzione in via sperimentale nel novembre 2003 e definitivamente nel 2006.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Great_Firewall

 

 

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