Di Sonia Milone per Comedonchisciotte
Pace e guerra, ricchezza e miseria, benessere e disperazione, oppressori e oppressi, Occidente e resto del mondo: due universi messi lì, uno accanto all’altro, a stridere senza nessuna mediazione, come un pugno allo stomaco, per rappresentare i contrasti di un mondo spaccato in due. Sono i collages digitali dell’artista turco Uğur Gallenkuş creati accostando due immagini, una tratta dalla fotografia dei reporter che documentano le condizioni di paesi dilaniati dai conflitti, mentre l’altra ritrae le nostre pacifiche società capitalistiche e consumistiche. Il risultato è una terza, inedita, immagine che, con rara forza visuale, erompe da questa dicotomia, facendoci precipitare in questa zona di frattura.
La tecnica estetica adottata è quella della “dislocazione” inventata da Marcel Duchamp nel 1917 e ampliamente utilizzata dalle avanguardie artistiche: sottraendo ad un oggetto o ad un’immagine il suo contesto concettuale accreditato, si rompe la sua abitudine percettiva producendo un effetto di straniazione, per cui l’oggetto riappare come visto per la prima volta. L’accostamento incongruo, lo shock visivo, serve a Gallenkuş per risvegliare le coscienze ritrovando il potere delle immagini e la forza della fotografia di guardare in profondità la realtà, anche se scomoda, al di là dell’indifferenza.
Per l’artista turco, l’arte è la maestra di tutti i linguaggi e aiuta a creare consapevolezza: “Molte persone non sanno nulla di guerra, carestia, ecc. Oggi puoi vivere in maniera tranquilla, ma queste tragedie continuano ad esistere. Se vogliamo vivere in pace e in armonia, dobbiamo avere una sana conoscenza ed empatia. Informazioni sbagliate e parziali e l’odio rendono questi problemi ancora più gravi ”.
Autodidatta, classe 1990, nato a Niğde, in Turchia, una laurea in Economia aziendale, il suo percorso artistico inizia nel 2015 quando vede la foto di un bambino siriano di tre anni, Aylan Kurdi, ritrovato senza vita su una spiaggia del Mediterraneo. Da allora la sua attività si è concentrata sul crescente divario globale fra il mondo dei privilegiati e quello degli fruttati, due “Universi paralleli”, appunto, come ha chiamato il proprio lavoro.
“Ho iniziato a vedere la paura e la disperazione negli occhi dei bambini rifugiati che cercavano di andare in Europa. Col mio lavoro vorrei ricordare a chi abita nei paesi più sviluppati che esiste gente in quelli sottosviluppati che vive nel terrore, senza cibo, in piena guerra. E vorrei anche ricordare a questi ultimi che meritano governi migliori, miglior educazione, miglior assistenza medica, e hanno ogni diritto di vivere in pace e in sicurezza esattamente come i loro simili nelle aree più sviluppate”, ha affermato.
Nei suoi lavori, l’attenzione principale è dedicata ai bambini, le vittime innocenti di ogni conflitto ed ingiustizia e a loro ha dedicato il libro fotografico “Parallel Universes of Children”, pubblicato il 20 novembre 2020, proprio nella giornata mondiale dei bambini.
Per comunicare il suo messaggio Gallenkuş usa, soprattutto, immagini rappresentative della cultura popolare e dell’immaginario occidentale (siano esse scene di vita quotidiana o figure iconiche della moda e dello star system), in alcune occasioni ricorre, invece, alle opere d’arte classiche come “La Pietà” di Michelangelo o “La ragazza con l’orecchino di perla” di Jan Vermeer ottenendo dei fotomontaggi molto suggestivi.
“La mia ispirazione è la vita stessa. la dualità in cui viviamo, la natura degli esseri umani, l’avidità, il potere, ma anche l’amore e l’affetto. Con le mie opere miro a far entrare le persone in empatia con i problemi che altri esseri umani stanno attraversando in altre parti del mondo e che non riusciamo a vedere perchè a noi non succede”.
“Ho pensato che avrei dovuto fare qualcosa per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi problemi. Ed è così che ho iniziato il mio lavoro combinando due fotografie con una linea netta e l’ho chiamato Universi Paralleli”.
Nel 2022 gli è stato conferito il premio dal Centro di ricerca della fotografia in occasione della trentaseiesima edizione del “Friuli-Venezia Giulia Fotografia” e ha realizzato la sua prima mostra in Italia a Spilimbergo. Nel 2023 ha esposto le sue opere al Centro Schweitzer a Kaysersberg, in Francia, e a Ginevra, in Svizzera, dove ha realizzato un progetto speciale per Medici Senza Frontiere. Ha esposto i suoi collages anche per il progetto “Zero Gravity” organizzato da Arts Help in Canada.
Gallenkuş vive e lavora a Instanbul, pubblica le sue opere sul suo sito e sui suoi profili social Facebook e Instangram.
Di Sonia Milone per Comedonchisciotte