Sabato 13 gennaio è prevista, a livello internazionale, una giornata di solidarietà con il personale sanitario a Gaza.
Prenderanno parte all’iniziativa anche tutti quei professionisti della sanità che, da qualche settimana, in Italia, si sono uniti formando la rete ‘Sanitari per Gaza’ con l’obiettivo di informare, sensibilizzare, chiedere l’immediato e permanente cessate il fuoco. A partire dalla tarda mattinata di domani, scenderanno in piazza per dare voce all’appello dei colleghi palestinesi che denunciano la catastrofe sanitaria.
Sono state indette mobilitazioni in varie città: alle 11:30 a Savona, davanti all’ospedale San Paolo; alle 13:00 a Brescia, in Piazzale Spedali Civili, ingresso Sud; alle 15:30 a Firenze, in piazza Santissima Annunziata; alle 16 a Torino, in Piazza Castello; alle 16:00 a Genova, in piazza de Ferrari.
Altre manifestazioni per dire stop al genocidio del popolo palestinese, sempre per la giornata di domani, sono organizzate da movimenti studenteschi ed altre associazioni in altre città un po’ in tutta la penisola, da nord a sud, isole comprese.
Da ormai più di tre mesi nella Striscia di Gaza si sta perpetrando un massacro, un vero e proprio genocidio sotto gli occhi del mondo. Secondo quanto pubblicato sui siti internet della BBC e della CNN tra il 7 ottobre e il 20 dicembre 2023 l’esercito israeliano ha lanciato ventinovemila bombe su Gaza, oltre ventimila persone, di cui 70% donne e bambini, sono state uccise e oltre cinquantaduemila ferite.
Questi i tragici numeri che, inevitabilmente, ad oggi sono ancora aumentati, data la prosecuzione della guerra.
In genere i luoghi di cura, come gli ospedali e le infrastrutture sanitarie, sono protetti dalle leggi internazionali; invece, in questa guerra sono diventati obiettivi da colpire e, in soli 66 giorni, il sistema sanitario è passato da 36 ospedali funzionanti a 11 parzialmente funzionanti perché operano in modo limitato e instabile a seconda della possibilità di accesso al carburante e alle forniture mediche di base in ogni giorno.
I pazienti più fragili, dializzati o che necessitavano di supporto respiratorio e i neonati nelle incubatrici sono morti, alcuni medici e operatori sanitari sono rimasti uccisi, altri fatti prigionieri e quelli che continuano a lavorare lo stanno facendo in condizioni difficilissime, con scarse risorse, sotto i continui bombardamenti, spesso costretti ad amputare adulti e bambini senza anestesia, né strumenti chirurgici sterilizzati.
Inoltre c’è il problema delle infezioni ed epidemie che si stanno diffondendo nei rifugi sovraffollati, anche a causa della privazione di cibo, acqua, farmaci e attrezzature mediche.
La rete ‘Sanitari per Gaza’, già da qualche tempo, sta portando avanti azioni pacifiche di sensibilizzazione e di denuncia per esprimere solidarietà alla popolazione palestinese e ai colleghi; per chiedere il cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza; per domandare aiuti di emergenza attraverso la creazione di corridoi umanitari che consentano il passaggio di pazienti, operatori sanitari, medicinali, attrezzature mediche, cibo. I sanitari chiedono anche il rilascio degli operatori sanitari e di tutti i civili fatti prigionieri; che i corpi dei defunti siano restituiti alle loro famiglie per una dignitosa sepoltura e che lo Stato di Israele sia sanzionato per la violazione delle leggi umanitarie internazionali riguardo la protezione delle strutture sanitarie, degli operatori sanitari e dei civili.
Segue un video realizzato da alcuni operatori sanitari che sta circolando in questi giorni e che, alla fine, riporta le locandine delle iniziative organizzate nelle città di Firenze, Torino, Brescia, Genova e Savona (richiamate anche a inizio articolo).
Non solo i professionisti sanitari e della salute, ma anche tutti coloro che vogliono esprimere la loro disapprovazione e il loro sdegno per quello che sta succedendo in Palestina e per l’inerzia dei Governi sono invitati a partecipare.
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VB