G7 in Italia: il nostro futuro nella gabbia digitale passa anche da Trento

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Di Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org

L’implementazione dell’intelligenza artificiale e la sua applicazione nei più disparati campi dell’attività umana pare essere una ghiotta e desiderabile opportunità, talvolta una necessità, che il mondo deve seguire per il proprio bene ed il progresso generale. Almeno questo è quello che sostiene una folta schiera di santoni televisivi, eminenti accademici, politici, scienziati e ricchi imprenditori.
“I rischi sono grandi, ma ne vale la pena”, ci dicono mentre la nuova intelligenza viene, passo dopo passo, sdoganata e data in piccole dosi alle masse.

E così, se Israele sfrutta nientemeno che un’intelligenza artificiale per aiutarsi nella sua guerra genocida (1), le industrie “civili” iniziano a sfornare nuovi smartphone integrati con l’IA e sempre più persone si cimentano nell’uso di sistemi come “ChatGPT” per generare testi o immagini, per trovare risposte o addirittura per avventurarsi in piccole truffe, come per esempio “scrivere” libri da rivendere in rete.

Alcune resistenze sono già state vinte, altre se ne vinceranno nel tempo e, pian piano, volenti o nolenti l’IA entrerà nelle nostre case, nelle nostre tasche e nelle nostre vite (e, chissà, forse pure nei nostri corpi), in un processo analogo a quello fatto a suo tempo da internet e dal digitale.

L’era dell’intelligenza artificiale è però solo ai suoi albori e la sua regolamentazione e strutturazione definitiva deve ancora essere messa a punto. Il tema di questa nuova frontiera è dunque centrale in tutti gli attuali summit internazionali e nei grandi vertici intergovernativi.

L’IA è stata addirittura l’argomento cardine dell’ultimo Forum Economico Globale e, tra i vari incontri del G7, che quest’anno vede spettare la presidenza all’Italia, ve ne sarà uno tutto dedicato a tale questione. Esso vedrà coinvolti ministri e funzionari delegati dei governi dei sette Stati economicamente più sviluppati al mondo e si svolgerà a Trento il prossimo 15 marzo, in un luogo tutt’altro che casuale.

Il territorio di Trento è infatti un importante polo Hi-Tech riconosciuto a livello internazionale, dove la sinergia tra moderne “start-up”, università, centri di ricerca e finanziamenti pubblici e privati ha reso l’area una sorta di Silicon Valley italiana. Non a caso la Commissione Europea ha inserito il Trentino (rappresentato da una funzionaria della provincia), forte delle sue politiche di ricerca e innovazione, nella ristretta delegazione che ha partecipato agli European Innovation Days tenutisi proprio nella “valle del silicio”, in California, nel marzo 2023.

La provincia si staglia come avanguardia nello sviluppo delle c.d. tecnologie convergenti (2) grazie all’operato incrociato, sovvenzionato da importanti risorse pubbliche, del Cibio (Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata) e del CiMec (Centro Interdipartimentale Mente e Cervello) dell’Università di Trento e di quello della Fondazione Bruno Kessler (ente all’avanguardia nella ricerca sull’IA) e della Fondazione Edmund Mach. Come evidenzia puntualmente il “Collettivo terra e libertà” di Rovereto, il lavoro coordinato e simbiotico di questi diversi istituti intreccia nanotecnologie, biotecnologie, scienze cognitive, neuroscienze, informatica e IA, contribuendo a costruire la spaventosa futura gabbia tecnologica che ci ospiterà.

Trento fa inoltre da capofila nei programmi di smart city in Italia, essendo stata scelta come città laboratorio per sperimentare e applicare il nuovo modello di urbe iperconnessa, ultra sorvegliata e totalmente integrata con le nuove potentissime tecnologie.

Nella città atesina, nell’ambito dei progetti di Smart city e dei piani europei Marvel, Protector e Precrisis, si è pure arrivati a pianificare e sperimentare l’installazione di microfoni di sorveglianza in aree pubbliche, prefigurando uno scenario di controllo orwelliano più che allarmante, di fronte al quale risultano assolutamente ridicole le rassicurazioni ufficiali, date dal Comune, sul fantomatico “rispetto della privacy”.

L’ingente mole di dati raccolti dalle telecamere (ormai parte integrante dello scenario urbano di qualsiasi città) e dai microfoni verrebbe elaborata nientemeno che da un’IA, mettendo così in luce la particolare spendibilità di questa tecnologia come arma tecno-securitaria.

Contro il modello di smart city (del quale pure Firenze e Cagliari sono avanguardie) e i suoi deliranti piani si è tenuta a Trento, lo scorso settembre, una rumorosa quanto scomoda manifestazione animata da più di mille persone che, sfilando in corteo per le strade del capoluogo, hanno fatto sentire la loro voce e portato all’attenzione della cittadinanza, in gran parte ignara, il problema.

Forse è stato anche grazie al contributo dato da questa mobilitazione che, nel novembre del 2023, si è arrivati ad una sospensione (precaria e probabilmente temporanea) dei programmi trentini di uso dell’intelligenza artificiale legato a microfoni e telecamere di sorveglianza, con uno stop deciso dal “Garante della protezione dei dati personali”.
Sicuramente questi piani non si fermeranno di fronte a simili rallentamenti burocratici e, dunque, continuare con l’informazione e la mobilitazione è una via obbligata per chi intende opporsi efficacemente contro il “tecno-mostro” che avanza.

Ora, in occasione del vertice del G7 incentrato sulla tecnologia cardine del super controllo digitale del domani, sarebbe opportuno rilanciare una nuova e grande chiamata alla mobilitazione per dare il “benvenuto” ai pescicani dei “Grandi del pianeta”. Questo anche per chiarire a chi ci governa che esiste una parte di popolazione cosciente che non intende farsi gettare nell’oscuro e freddo burrone della cibernetica ma che è disposta, invece, a combattere l’offensiva antiumana della cultura transumanista e del capitalismo 5.0, ovvero quel nuovo e ancor più spietato modello di sfruttamento, controllo ed oppressione che si impone pian piano sempre di più, travestito con colori arcobaleno e furbe parole, subentrando e dando continuità all’ormai esausto modello neoliberista.
È nel corso di incontri come quello di Trento che i funzionari dei governi asserviti ai grandi centri di potere capitalistico-finanziari mettono a punto i tempi, le modalità e gli obiettivi concreti per costruire il nostro futuro, rigorosamente fatto su misura per il mostro capitalista e la sua ristretta oligarchia.

Così come nei famosi forum internazionali tenutisi tra la fine degli anni 90 e i primi 2000 (tra cui il famigerato G8 di Genova) si stabiliva, tra le altre cose, come regolamentare e diffondere internet per costruire un futuro globalmente digitalizzato, con grande profitto e nell’interesse del potere, cosa innegabilmente riuscita nel giro di poco più di un decennio (come allora pianificato), ora analogamente si dibatte su come e con quali regole sviluppare l’IA affinché possa essere sfruttata contemporaneamente come volano e arma del sistema (esattamente com’è stato per internet dalla sua diffusione ad oggi).

Data l’importanza di questi eventi nel delineare le future politiche è bene, a mio avviso, dargli la dovuta attenzione e un necessario accoglimento “combattivo”. Ciò anche qualora non si tratti di vertici molto propagandati, essendo molto probabile che il grosso del lavoro venga svolto proprio da incontri minori, molto specifici e tecnici (come sarà quello di Trento).

La gravità dei tempi, la crisi sistemica sempre più forte e le nuove armi di cui dispongono le varie ramificazioni del grande potere (Stati e potentati economico finanziari), armi tra cui spicca l’IA (3) richiedono una mobilitazione di risposta tempestiva ed adeguata alla posta in gioco. Non è più possibile “arrivare tardi”. Chiunque abbia un minimo di coscienza critica è, e sarà sempre di più, chiamato a fare la sua parte, ad essere presente, sia intellettualmente che fisicamente, e a contribuire ad una lotta di difesa umana dalle grinfie della robotica, della bio-manipolazione e del turbo capitalismo che adesso, distrutte tutte le barriere possibili, ambisce a mettere le sue sporche mani sul nostro intelletto, sul nostro corpo, sulla nostra umanità.

Naturalmente il male che avanza ci viene e ci verrà presentato come una comodità, un’opportunità, come il “bene collettivo” (termine che ormai dovremmo sapere quanto sia ingannevole), ma credo che un limite sia stato varcato e non sia più contemplabile cedere alle promesse di “buoni usi” di quelli che sono dei veri e propri strumenti antiumani. A tal proposito va detto che mentre tali strumenti sono generalmente descritti dalla propaganda come “green” e sostenibili essi, oltre a consumare immani risorse energetiche e naturali (4), sono realizzabili ed inseribili solamente in un sistema tremendamente cinico ed oppressivo che, alla base della sua piramide produttiva, necessita lo sfruttamento disumano di manodopera semi schiavizzata.

Se infatti la digitalizzazione totale pone una minaccia concreta per moltissime categorie di lavoratori, i quali hanno di fronte la preoccupante prospettiva di essere rimpiazzati da nuove macchine-robot, software e intelligenze informatiche, è anche vero che allo stato attuale i lavori più umili e degradanti, spesso fondamentali per le catene di produzione, resteranno ambito di competenza dei sudra (5) contemporanei, ovvero gli schiacciati che stanno all’ultimo piano dell’intera piramide e che ci rimarranno anche nel nuovo mondo smart e “sostenibile”, quest’ultimo apogeo storico dello sfruttamento globale. Si pensi ad esempio ai minatori congolesi che, estraendo a mani nude il coltan (6), rendono possibile la realizzazione massiva (a basso costo) dei dispositivi elettronici più avanzati o, per restare a casa nostra, agli immigrati sfruttati per la raccolta dei pomodori che arrivano nelle nostre tavole e che sfamano pure gli illustri ricercatori al servizio delle industrie Hi-tech.

Nessuna decantata prospettiva su un buon uso dell’IA, generata da un sistema marcio e corrotto, deve far desistere dalla lotta contro questo pericoloso mezzo che già ora si pone minaccioso nei confronti delle facoltà cognitive dell’uomo, promettendo guerra e concorrenza al suo grande intelletto naturale (maggiore sarà l’uso dell’intelligenza artificiale e minore sarà quello dell’intelligenza umana, che verrà resa sempre più inattiva).
L’incontro che avverrà alle idi di marzo non sarà sicuramente di prim’ordine, ma non se ne sottovaluti l’importanza ricordando che, in fondo, il nostro domani potrebbe passare pure di lì.

Il mio auspicio è dunque che Trento, il 15 Marzo 2024, non sia tanto la città del G7 sull’intelligenza artificiale quanto il luogo di un nuova vasta mobilitazione, capace di accendere ed unire una popolazione libera, combattiva e cosciente, in difesa dell’umano, della natura e della vita.

Di Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org

28.02.2024

Konrad Nobile è un giovane studente lavoratore, al tempo attivo nel movimento Contro Il Green Pass e membro della rete Studenti Contro Il Green Pass. Ora continua la sua militanza in alcune delle realtà giovanili reduci del movimento.

Lo spunto di molte informazioni sulla realtà trentina l’ho tratto dal secondo numero de “Il Fronte Umano”, scritto e pubblicato dal collettivo terra e libertà:

https://terraeliberta.noblogs.org/post/2023/09/07/dal-fronte-umano-ii/

NOTE

(1) =

L’IA sta giocando un ruolo importante pure nel conflitto ucraino, e lo farà sempre di più in tutte le future guerre

(2) = ossia le bio-tecnologie, le scienze della vita molecolari, le nanotecnologie, l’informatica e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

(3) = È bene ricordare la natura di “dual use technology” (in Italiano “prodotti a duplice uso”, ovvero beni, software e tecnologie spendibili sia per applicazioni civili che militari) dell’intelligenza artificiale.

(4) = Già oggi il funzionamento di internet e delle tecnologie digitali ha un impatto ambientale globale superiore a quello dell’intera industria aeronautica. Tale fenomeno non potrà che peggiorare in futuro, dato l’aumento esponenziale del traffico telematico e degli strumenti informatici

(5) = I sudra erano gli appartenenti alla casta inferiore della società indiana, quella dei servi.

(6) = Miscela di minerali essenziale per la moderna produzione dei chip dei dispositivi elettronici e, dunque, per la sussistenza stessa delle tecnologie “smart”

 

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