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di Michele Crudelini
Il fondo emergenze emittenti locali
È quanto emerge dopo un anno e mezzo di distanza dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Il cittadino italiano si è infatti dovuto confrontare con un mondo mediatico troppo spesso appiattito alla narrativa offerta dal Governo sulla gestione sanitaria.
Se in alcuni casi quest’atteggiamento può essere riconducibile ad uno scarso senso critico, in altri casi questa sintonia tra messaggi governativi e media può essere facilmente riconducibile all’erogazione di fondi economici specifici.
Si tratta del fondo emergenze emittenti locali, un fondo di 50 milioni di euro pubblicato in Gazzetta ufficiale nel novembre 2020. Che cosa prevedeva questo istituto?
Alle emittenti radiofoniche e televisive locali che si impegnano a trasmettere i messaggi di comunicazione istituzionali relativi all’emergenza sanitaria all’interno dei propri spazi informativi è riconosciuto, per l’anno 2020, un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19.
In sostanza il Governo Conte aveva stanziato 50 milioni di euro, destinati a quelle emittenti televisive e radiofoniche che si sarebbero impegnate a trasmettere spot preconfezionati dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Nello stesso decreto istitutivo del fondo emergenze emittenti locali si poteva infatti così leggere:
Le emittenti radiotelevisive locali beneficiarie si impegnano a trasmettere all’interno dei propri spazi informativi i messaggi di comunicazione istituzionale relativi all’emergenza sanitaria che saranno resi disponibili tramite la piattaforma messa a disposizione dal Ministero dello sviluppo economico.
Spot che invitavano a rimanere a casa, al distanziamento sociale, ad evitare il contatto fisico con altre persone e ad indossare la mascherina.
Milioni di euro in cambio dell’adeguamento ai messaggi governativi
Il Governo aveva poi stabilito delle strettissime linee guida per la messa in onda di questi spot, con una durata complessiva minima della rotazione di messa in onda di 60 giorni.
E ogni giorno l’emittente, per avere i soldi, avrebbe dovuto garantire un numero di passaggi, da un minimo di undici ad un massimo di venti. Chiaramente più passaggi istituzionali messi in onda, maggiore è stato i compenso.
E ci sono state emittenti che sono riuscite ad ottenere una cifra superiore al milione di euro. Come Telenorba che ha ricevuto 1 milione e 718 mila euro. Videolina che ha ricevuto 1 milione 284mila euro. C’è poi Telelombardia, con 1 milione e 280 mila euro.
Anche le radio hanno avuto il loro contributo in questo senso. Come Errepi che ha ottenuto quasi 200mila euro, Rete Blu che ne ha ottenuti 171mila e Radio Subasio con 140mila euro.
In arrivo altri 20 milioni di euro per il fondo
Soldi per sponsorizzare quindi mascherine, distanziamento sociale e isolamento domiciliare. Tutti i provvedimenti, discutibili da un punto di vista scientifico, che il Governo ha adottato per fronteggiare l’emergenza. E anche il Governo Draghi sembra voler continuare su questa strada.
Il fondo emergenze emittenti locali è stato infatti rifinanziato con un importo di 20 milioni di euro che saranno ridistribuiti alle emittenti già presenti nelle precedenti graduatorie.
E lo stesso fondo di emergenza, come stabilito nel decreto, resterà in vigore e avrà probabilmente altri rifinanziamenti fino a quando non sarà posto termine allo stato di emergenza, da poco prorogato fino a dicembre 2021.
Ça va sans dire: Byoblu non ha fatto richiesta di questi fondi né mai lo farà. Anche Byoblu vive di fondi pubblici, ma sono costituiti dalle donazioni spontanee che i cittadini decidono di destinare alla loro televisione: la TV dei Cittadini, visibile tutti i giorni sul canale 262 del digitale terrestre.
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Pubblicato il 03.08.2021