DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org
“Coloro che fanno una rivoluzione a metà non hanno fatto altro che scavarsi una tomba“, diceva Louis de Saint-Just, uno dei maggiori artefici del Terrore durante la Rivoluzione francese. Vero che oggi non ci sarebbe bisogno di ghigliottine di sorta, perché il sistema costituzionale prevede leggi elettorali che promuovono le coalizioni, quindi le istanze sostenute dai diversi partiti dell’eventuale maggioranza parlamentare devono necessariamente cercare mediazioni e compromessi nella gestione del potere.
Sembra una frase scolpita sulla prospettiva rivoluzionaria dei 5Stelle, dato che la rivoluzione gentile pentastellata si è rivelata una non rivoluzione, fallita ancora prima di nascere, quindi ci auguriamo che ciò non preveda anche un prossimo funerale. Perché se il MoV non è in grado di adattarsi alle esigenze politiche che insorgono costantemente, dimostra mancanza di strategia e di flessibilità, doti fondamentali per il mantenimento del potere, secondo Niccolò Machiavelli.
Di promesse elettorali il MoV ne ha mancate tante, in toto o anche solo in parte (vaccini, Tap, Ilva, Tav), ma il vulnus che ha segnato la delusione più cocente è stato la negazione dell’autorizzazione a procedere per il caso Diciotti. Perché il 41% degli iscritti che avevano votato contro il salvataggio di Salvini, non hanno capito lo zerbinaggio dei vertici del MoV al ricatto del capitano, astutamente studiato per provocare una spaccatura all’interno del MoV proprio in vista delle europee.
La scelta dei vertici ha danneggiato notevolmente il MoV, peccato che i geni della strategia al potere non l’abbiano capito, così hanno sacrificato una buona fetta del proprio elettorato. E’ poi praticamente impossibile sostenere una presunta rivoluzione siocioculturale limitandosi a diffondere taumaturgiche “parole guerriere” sui social, senza riorganizzare l’anarchismo strutturale interno, attraverso regole meritocratiche, in modo da superare il clientelismo malsano che sta inquinando il MoV, per reclutare così i candidati migliori e non solo dei fotogenici yesmen, o dei perfetti ebeti con l’orecchino.
Inoltre il RdC assomiglia molto di più ad un Rei amplificato che ad una vera manovra economico espansiva, visto che in 50mila ricevono meno di 100 euro, mentre a superare i mille per il momento sono poco meno di 26mila persone. Difficile capire quali tra le prestazioni assistenziali riducano il beneficio, per esempio dalla legge sembrano esclusi tutti coloro che non sono legati all’Iseee, oltre il bonus bebè. Alla prova dei numeri, il RdC ha svelato la sua natura, non è uno stipendio da 780 euro mensili distribuito a tutti i disoccupati del Paese, ma solo un’integrazione al reddito di chi vive in grosse difficoltà economiche per aiutare a raggiungere uno standard di vita dignitoso. Era quindi scontato che qualcuno, disponendo già di qualche provento, avrebbe preso poche decine di euro e che in pochi avrebbero raggiunto l’assegno pieno.
Nel frattempo la Lega si sta trasformando, da partito regionalista del Nord a forza sovranista nazionale. Proprio come un camaleonte che muta pelle per difendersi dai predatori, a differenza dell’immobilismo blindato dei 5S, il partito ha definito da diverso tempo i temi cardine del proprio trasformismo: ostilità verso l’eurocrazia della moneta unica, ritorno alla sovranità e alla moneta nazionale, difesa del territorio e dei confini, tutela dello Stato Nazione contro lo strapotere dell’impero europeo, contrasto all’immigrazione e lotta al traffico illegale di esseri umani.
Avversione anche verso quel trattato neoliberista di Schengen che garantiva la libera circolazione delle merci e delle persone, dato che la chiusura delle frontiere sta diventando un’esigenza sempre più sentita. L’Europa immaginata da Salvini dovrebbe essere una confederazione di stati nazionali, esattamente il contrario del processo di unificazione economico politica sortito dal dopoguerra fino ad oggi.
Sulla crisi innescata dalla pressione dei flussi migratori lungo il Mediterraneo, Salvini ha saputo costruire con grande abilità il proprio consenso elettorale, in continua ascesa, costringendo per la prima volta l’UE alla ridistribuzione dei migranti che arrivavano dalla Libia.
Così mentre le forze euroscettiche e nazionaliste aumentavano quasi ovunque i loro consensi in tutta Europa, Salvini ha cavalcato la rabbia di chi ha visto peggiorate le proprie condizioni di vita negli ultimi 20 anni, promettendo un ritorno alla vecchia Italia della lira, quella che cresceva costantemente, garantiva piena occupazione e non era ‘infestata’ da immigrazioni selvagge.
Non c’è dubbio che la ricetta messa in campo dal capitano sembra essere quella giusta, perché i sondaggi gli danno ragione e nonostante gli insulti continui da parte dei radical chic della sinistra, lui ha continuato imperterrito a perseguire i propri obiettivi, sapendo perfettamente che il tema immigrazione è il più sentito da parte dell’opinione pubblica, perché è diventato il correlativo oggettivo della disoccupazione e del dumping salariale, prodotto dall’esercito industriale di riserva arrivato sui barconi o via terra.
In tempo di crisi quindi il cattivismo funzionale alla sicurezza degli italiani ha di gran lunga asfaltato il buonismo metafisico della sinistra, che ha perso il contatto con il paese reale, interessata com’è a frequentare i templi degli affari finanziari del partito del Pil.
Complice del fatto che le potenti lobbies del globalismo avevano prodotto ad arte una sorta di “caos funzionale” nei Paesi dell’Occidente, per scardinarne il mercato del lavoro e destrutturarne l’economia a proprio vantaggio, facendo ricorso a guerre civili (Libia), terrorismi di vario genere, uso spregiudicato dei flussi migratori, con lo scopo facilmente individuabile di importare il terzo mondo nel primo. Mentre la tratta degli esseri umani e l’immigrazione clandestina costituiscono una delle fonti di reddito più interessanti per il crimine organizzato transnazionale, e il secondo business mondiale dopo il narcotraffico.
Di fronte al fenomeno della cosiddetta “nuova schiavitù”, Salvini lo ha saputo cavalcare per tempo, mentre il M5S si è limitato a fargli da stampella nel migliore dei casi, ma in chiave comunque europeista, decantando un “Erasmus per tutti“, oppure criticando la scelta della Gran Bretagna di uscire dall’UE, come appare chiaro dal seguente video, in cui il senatore Gabriele Lanzi del M5S critica “la leggerezza dei cittadini britannici che hanno votato per il Brexit nel referendum 2016”, valutato quindi come “un grave danno fatto alla Gran Bretagna e all’Europa tutta”. Un discorso che avrebbero potuto fare anche Tajani oppure Zingaretti.
Del resto tutti gli esperti demoscopici sono concordi nel dire che il grande balzo di consensi del leader leghista è derivato proprio dalla gestione intransigente della crisi immigratoria, anche nel caso controverso della nave Diciotti, visto che continua a pagare l’uso spregiudicato ed ostentato del cattivismo xenofobo, contro tutti i buonismi della vecchia politica sinistrata, che si è ingrassata le tasche con il business della gestione dei vari centri di accoglienza: Cpsa, Cara, Cda, Cid, Cie, Cpr, Sprar.
Contro la sinistra dell’accoglienza obbligata, che non solo aveva per anni sfruttato il business, ma aveva anche trascurato l’impoverimento che la crisi aveva prodotto sui ceti medio bassi, e che aveva invece sfiorato solo di striscio la classe medio-alta urbana, diventata da tempo l’unico suo elettorato di riferimento.
Mentre l’Italia dei piccoli centri di provincia e delle periferie urbane, doveva adattarsi al ridimensionamento del proprio tenore di vita, contemporaneamente alla presenza sempre più massiccia di un’immigrazione selvaggia, costretta a convivere entro la stessa area territoriale con quell’amalgama eterogeneo di etnie, individui e religioni, molto diversificati tra loro per ceto, condizione sociale, appartenenza etnica.
Del resto anche il PD aveva cercato di porre rimedio all’avanzata del fuoco sovranista che stava divampando in tutta Europa con Minniti agli Interni, ma troppo tardi, perché il sentimento antieuropeo, nei confronti di un’Unione che abbandonava l’Italia nella gestione dei migranti, si era fatto sempre più rabbioso. A quel punto divenne facile per Salvini rinfacciare alla sinistra di aver trascurato la sicurezza dei cittadini, importando mafie nigeriane, incrementando stupri e violenza, rendendo invivibili periferie metropolitane, ma soprattutto facendo il lavoro sporco per i centri di potere europei.
Ora sulla vicenda del sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, indagato con l’accusa di corruzione per presunte tangenti prese dal socio occulto di un prestanome di Messina Denaro, sembra che la permanenza al governo di tale figuro venga difesa ad oltranza dal duo Giorgetti/Salvini.
Perché questa presa di posizione così decisa? Magari perché siamo in vista delle europee, e il piano di Salvini si sta facendo sempre più evidente: schiacciare il partito di maggioranza relativa, stracciare i 5S di parecchi punti percentuale e provocare magari anche lo scioglimento delle camere con la previsione di un nuovo governo, di cui lui potrebbe fare il leader.
Il sabotaggio al governo il capitano se lo può permettere, perché i sondaggi sono in costante ascesa, nonostante il caso Siri. Del resto sappiamo bene che agli italiani interessano più le promesse di benessere e sicurezza sociale, che presunte o vere collusioni mafiose, Silvio Berlusconi docet, accusato di aver pagato Cosa Nostra anche mentre era presidente del Consiglio.
Fomentare le paure che investono la pancia degli elettori è una strategia potentissima di manipolazione del consenso. E i cittadini percepiscono il fenomeno immigrazione come un rischio molto più serio e invasivo, per la presenza quotidiana delle sgradevoli “risorse” che affollano la loro vita, che un ordinario reato di corruzione, non ancora provato, con cui sono abituati a convivere da decenni.
Auguri e buon gattopardo a tutti !!
Rosanna Spadini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
24.04.2019