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DI AMBROSE EVANS PRITCHARD

telegraph.co.uk

Emmanuel Macron sta affrontando il suo personale “Giudizio di Dio”.

I sindacati francesi, le corporazioni professionali e i demagoghi di sinistra e di destra si sono uniti per sconfiggere la riforma dell’esorbitante sistema pensionistico francese.

È un test per stabilire se il “sacro modello francese” possa essere adattato al 21° secolo, permettendo di mettere sotto controllo il crescente rapporto debito/Pil.

Un precedente tentativo di affrontare questa “bestia”, effettuato dal Governo Chirac-Juppe nel 1995, si concluse con un fallimento, dopo tre lunghe settimane di devastazione.

Lo sciopero nazionale di ieri ha avuto un ampio sostegno, si è diffuso dalle ferrovie al “controllo del traffico aereo”, dalle scuole agli ospedali, dagli uffici postali alle raffinerie e persino agli avvocati.

“Quello che dobbiamo fare è smetterla di parlare sempre di economia. La gente vuole la lotta”, ha affermato Christian Grolier del sindacato Force Ouvrière.

I manifestanti sono impazienti, ma il Governo non svelerà il suo piano fino alla prossima settimana — ed anche allora sarà presentato come un’espressione di “architettura generale”.

“È una meravigliosa opportunità per i sindacati, che avevano perso la protesta dei ‘gilet gialli’. Ma ora stanno tornando in vita” — ha detto la Prof. Brigitte Granville, economista francese alla ‘Queen Mary University’ di Londra — “Tutta la rabbia degli ultimi due anni sta cominciando a fondersi in un unico movimento. Macron è molto impopolare e questa protesta potrebbe diventare come quella del ‘68″.

Gli scioperanti stanno lottando per preservare un mosaico bizantino fatto di 42 ‘regimi speciali’ (alcuni risalenti al ‘Fronte Popolare’, anteriore alla Grande Depressione), che garantiscono ai lavoratori una pensione ‘piena di piume’ — a volte poco più che 50enni, come ad esempio il personale della metropolitana di Parigi, che può andare in pensione a 55 anni.

In media, i lavoratori francesi si ritirano con una pensione, finanziata da fondi pubblici, pari al 74% del loro stipendio finale (88% per una parte del personale ferroviario), rispetto al 29% della Gran Bretagna.

“È una retaggio dell’era industriale, ma ora è considerato un ‘acquis sociale’ dello stato francese. Il problema è assolutamente nevralgico”, ha dichiarato Jonathan Fenby di TS Lombard.

Les Echos ha affermato che lo sciopero è uno scandalo nazionale, lo spasmo autoindulgente di persone viziate, indisponibili ad accettare qualsiasi compromesso e decise a prendere in ostaggio il paese per poterlo ricattare.

Il Presidente Macron vuole disciplinare i tanti privilegi e creare un unico sistema ‘a punti’, in cui tutti vengono trattati allo stesso modo — ponendo fine a grottesche anomalie.

“Macron ha assolutamente ragione a cercare di unificare le pensioni e a renderle più eque. Ma, quando i dettagli son cominciati a diventare più chiari, è diventato palese che nella riforma ci sono vincitori e perdenti — e le persone si sono spaventate”, ha dichiarato Monika Queisser, Responsabile della Politica Sociale dell’OCSE.

Macron, in effetti, deve mettere sotto controllo i costi devastanti del sistema pensionistico.

Sono la ragione per cui il rapporto debito/Pil francese continua ad aumentare, anche in periodi favorevoli, flirtando con il 100% del Pil. La divergenza con la Germania dell’ultimo quarto di secolo è impressionante.

La lobby d’affari francese Medef afferma che l’onere pensionistico è diventato un peso morto per l’economia produttiva, chiedendo un aumento dell’età pensionabile ai livelli di riferimento dell’OCSE.

I lavoratori francesi lasciano mediamente il mercato del lavoro all’età di 60,8 anni, rispetto ai 64,1 del Regno Unito. Lo fanno perché la struttura pensionistica, molto incentivante, quasi li incoraggia.

Il sistema, chiaramente, non è adatto per un paese con un’aspettativa di vita di 82,9 anni. I sondaggi suggeriscono che i francesi, in linea di principio, lo riconoscono.

“Tutti sanno che la popolazione sta invecchiando e che i baby boomer si stanno ritirando”, ha affermato il Dott. Queisser.

Macron è stato volutamente vago nei dettagli. Ha promesso di non alzare l’età minima sopra i 62 anni, presentando la riforma come se fosse un rimpasto fiscalmente neutro, per semplificare il sistema pensionistico.

La Francia sospetta che stia usando questo stratagemma per contrabbandare tagli di fatto e sacrificare molte vite lavorative.

E’ visto come parte di una più ampia spinta ‘Thatcherista’ per liberalizzare il mercato del lavoro, tagliare il potere sindacale e le indennità di disoccupazione.

Il suo piano include un aspetto che porta l’età del pensionamento, di fatto, a 64 anni. Infatti, per chi si ferma prima la pensione diminuisce del 5% ogni anno. Il ‘sistema a punti’, comunque, dipenderà dagli anni lavorati.

“La gente sospetta che tutto ciò riguardi solo il risparmio di denaro e che nulla abbia a che fare con la riforma del welfare”, ha affermato il Prof. Granville.

Macron ha il vantaggio di un’economia in buona salute, grazie a misure speciali prese per venire incontro ai ‘gilet gialli’, pari all’1% del Pil, con un ulteriore 1,3% sotto forma di tagli fiscali (dati del FMI) che, messi assieme, superano i 50 miliardi/euro [annui] di stimolo fiscale. E questo solo per ora.

Il Presidente francese non si è mai scrollato di dosso la sua immagine di ‘Enarca’  e di ‘Banchiere Rothschild’, che vive in un universo culturale diverso da quello del resto della nazione.

Le sue arie da ‘Giove nel Palazzo dell’Eliseo’ hanno aggravato il problema. La metà di coloro che hanno votato per il suo Partito, En Marche, stanno ora opponendosi al suo piano pensionistico.

“È la sua natura: la sua arroganza sta peggiorando tutto”, ha concluso il Prof. Granville.

Link Originale: https://www.telegraph.co.uk/business/2019/12/05/french-draw-sword-against-macron-defend-exorbitant-pension-perks/

5.12.2019

 

Scelto e tradotto da Franco per mittdolcino.com

7.12.2019

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