Questa sera, venerdì 22 settembre 2023, è venuto a mancare l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La sua carriera come politico e come intellettuale lo rende un protagonista tanto della “Prima Repubblica” che della seconda, ed è per questo giusto, nell’informare della sua morte, ricordare alcuni fatti significativi.
Deputato della Repubblica italiana dal 1953 (prima PCI poi PDS), è stato il primo ex comunista ad essere nominato Ministro degli Interni (governo Prodi), il primo ad essere eletto alla massima carica dello Stato ed il primo Presidente della Repubblica ad essere rieletto per un secondo mandato. A questi primati, inoltre, non possiamo non aggiungere: primo dirigente di spicco del PCI a viaggiare negli Stati Uniti.
Come Presidente della Repubblica ha permesso il cambio tra il governo Berlusconi ed il governo Monti, meritando dal New York Times l’appellativo significativo di “re Giorgio” per la sua “maestosa difesa delle istituzioni democratiche”. Con la sua presidenza si è reso palese il cambiamento in atto nell’ordinamento della Repubblica, provato dal debordare della sua figura dalle competenze comunemente accettate dalla dottrina. Dal ruolo di garanzia si è passati, infatti, ad interventi nell’indirizzo politico in diverse forme, alcune più velate altre più dirette, tutte accumunate dal difetto di non poter essere assoggettate alla valutazione dell’elettorato.
Qui ne ricordiamo alcune a titolo di esempio:
- La forzatura nei confronti del Parlamento per l’acquisto degli f-35, aereo da combattimento americano che, seppur ancora digiuno dai campi di battaglia, di danni ne aveva fatti già parecchi, oppure
- gli interventi a copertura dell’azione di governo Monti, sua creazione. In particolare la “riforma” dello Statuto dei Lavoratori, in quella stagione che pesa come un macigno sugli anni seguenti e sul presente.
Il giudizio lo lasciamo ad altri, ma la direzione della sua azione politica e dei suoi interventi da Presidente ha sempre seguito un filo conduttore squisitamente euro-atlantico, rivolto all’affermazione del libero mercato sui principi costituzionali, della legislazione europea su quella nazionale, del rigore di bilancio con le annesse compressioni dei diritti sociali…il tutto nel segno di una spiccata fedeltà alla Nato e agli USA.
Da ricordare anche che Napolitano non nascose, da Presidente emerito, l’appoggio al Referendum costituzionale promosso da Renzi, tanto da riconoscere la sua personale sconfitta dopo la vittoria del ‘No’.
C’è una continuità di fondo tra le sue azioni in ambito istituzionale e il suo passato da dirigente del PCI. La corrente “migliorista”, che faceva capo a Napolitano, puntava alla trasformazione del partito in una formazione socialdemocratica ben inserita nel campo atlantico ed europeo, un partito di sinistra riformista che avrebbe guardato all’Unione Europea come unico orizzonte politico praticabile.
Ogni suo intervento è stato a sostegno di questa impostazione di fondo, e ciò è ben riconoscibile anche nella sua opera di intellettuale, che ha guidato in parte la classe dirigente italiana e la trasformazione della nostra società. Entrambe indubbiamente una sua preoccupazione costante. Questo “accreditamento internazionale” e questa trasformazione della sinistra sono l’opera di una vita.
Tanto altro ci sarebbe da raccontare, ma non è oggi il momento.
Giacomo Bellucci per ComeDonChisciotte.org