C’è un legame tra depressione e cancro. Uno studio portoghese, indagando su questo legame, ha preso in considerazione i comuni meccanismi molecolari di infiammazione che sono alla base di questa plausibile associazione e, in particolare, il ruolo della dopamina (una molecola organica che appartiene alla famiglia delle catecolammine, che agisce come neurotrasmettitore e che ha diverse funzioni in tutto il corpo, molto diverse tra loro e localizzate non solo a livello del sistema nervoso centrale). “La disfunzione dopaminergica e l’infiammazione caratterizzano la depressione e il cancro” – si legge nell’Abstract dello studio – “I recettori dopaminergici sono espressi in tutti i sottogruppi di cellule immunitarie e la loro stimolazione regola la differenziazione cellulare, la proliferazione e attivazione.”
Abbassare lo stato infiammatorio è, dunque, il primo passo da fare per incidere sulla remissione della depressione e, di conseguenza, bloccare un eventuale processo di cancerizzazione delle cellule. Scrivono, infatti, le autrici: “L’obiettivo principale sarebbe quello di abbassare lo stato infiammatorio mantenendo l’immunosorveglianza per la remissione della depressione e bloccando la cancerizzazione delle nicchie cellulari.”
La depressione è un disturbo invalidante purtroppo in crescita che dipende da più fattori: la genetica può avere un suo peso, ma anche carenze vitaminiche o variazioni ormonali possono avere il loro ruolo, come pure eventi stressanti a lungo termine perché sono in grado di innescare la regolazione negativa della neurogenesi. D’altro canto, non si deve dimenticare il fondamentale legame tra intestino e cervello poiché è dimostrato che un forte stato infiammatorio della mucosa intestinale e una disbiosi cronica possono determinare, nel tempo, anche importanti conseguenze cerebrali.
La depressione si presenta con sintomi a livello psichico (ad esempio senso di tristezza e di inutilità, svalutazione di sé, pessimismo, difficoltà di memoria e concentrazione), comportamentale (ad esempio tendenza all’isolamento o al mutismo, facile irritabilità, facilità al pianto) e fisico (ad esempio senso di debolezza, insonnia, inappetenza, senso di malessere generale).
Il più delle volte queste manifestazioni sono una sorta di messaggio verso chi ci sta accanto e rivelano problematiche di comunicazione e interazione a livello di ambiente lavorativo, sociale, familiare. Ecco che riuscire a verbalizzare i propri pensieri e le proprie sensazioni diventa condizione indispensabile per iniziare ad affrontare ciò che crea sofferenza e provare a trovare una soluzione. Meglio farlo con l’aiuto di un professionista che sia in grado di offrire un approccio integrato che contempli, necessariamente, anche un programma di riequilibrio sia alimentare che di stile di vita e che, in prima battuta, sia in grado di consigliare rimedi derivati da composti naturali.
L’uso (troppo diffuso) di psicofarmaci, invece, dovrebbe essere ben motivato, il più possibile di breve durata e, comunque, sempre effettuato sotto il controllo di un medico di fiducia per evitare nel tempo effetti collaterali anche importanti.
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VB