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“DEBITO PUBBLICO” e “DEBITO PRIVATO”…. di chi è la colpa delle crisi economiche???

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A cura di Redazione CDC
Il 20 Ottobre 2021
7036 Views

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
ComeDonChisciotte.org

Se comprendiamo il corretto funzionamento della moneta moderna e dei sistemi monetari, capiremo facilmente che i “debiti sovrani”, mai e poi mai potranno essere l’origine di una crisi economica. Al contrario, il vero problema, sono e saranno sempre i “debiti del settore privato”

Quante volte, dalla ormai famosa crisi dei sub-prime del 2008, avete sentito politici e stampa addebitare ogni responsabilità in merito, alla presunta mostruosità, in termini numerici, dei “debiti sovrani”!!!

Da allora, non è passato un singolo giorno dove quotidianamente, non veniamo aggiornati sul nuovo ammontare del nostro debito pubblico e facendo leva sui sensi di colpa verso i nostri figli che lo avrebbero dovuto ripagare, ci hanno costretti ad accettare una assurda austerity, che invece è stata la principale causa dell’aggravarsi della crisi stessa.

Ma, ironia della sorte, mentre tutti noi ci affannavamo ad eseguire militarmente ogni singolo ordine impartitoci, nell’assurdo tentativo di ridurre il debito pubblico, matematica e principio dei “vasi comunicanti”, hanno fatto sì che sia esploso quello “privato” di debiti. E questo sì, che purtroppo, dovrà essere ripagato dai nostri figli!!!!!

Chiariamoci subito e senza ripetere tutti i concetti che già ampiamente la MMT ci ha donato, vi chiedo in modo retorico: “come può “il debito”, essere un problema, per un soggetto che crea moneta dal nulla in regime di monopolio!!!” – logica vuole che se io ho la possibilità di creare “dal nulla” tutto il denaro che voglio, implicitamente ho anche la possibilità di ripagare ogni ammontare di debito, quand’unque il debito pubblico fosse un debito.

Perché anche sul fatto che il debito pubblico possa chiamarsi debito siamo di fronte ad un “misunderstanding”. Se logica richiede che a fronte di un debitore debba sempre esserci contabilmente, un creditore – ditemi voi, chi sarebbe il creditore, quando una Banca Centrale (direttamente controllata dal governo), accredita i conti del Ministero del Tesoro, creando dei numeri dal nulla e ricevendo in cambio una pezzo di carta con su scritto “bond”, per permettere al governo stesso di costruire un ospedale.

La risposta è molto semplice, non esiste nessun creditore; non può esserlo la Banca Centrale, che ha creato quel denaro dal nulla in virtù di una legge del governo, tanto meno possiamo ritrovare il creditore nelle varie categorie del settore privato, anzi, è proprio il settore privato ad arricchirsi al netto di mezzi finanziari, in virtù del fatto che il governo lo accredita, a fronte della fattura che la ditta costruttrice dell’ospedale emetterà a lavori ultimati.

Ora, già sento l’urlo in coro di tutti Voi, giustamente influenzati da anni di martellamento del main-stream, appuntarmi: “ma, allora, tutti i bond in mano al settore privato, ovvero soldi che quest’ultimo ha prestato allo Stato, non sono un debito???” – certo che lo sono, ma aggiungo, ed è di fondamentale importanza comprenderlo: “diventano un problema solo e soltanto qualora lo Stato abbia rinunciato ad essere l’emettitore in regime di monopolio della propria moneta” – altrimenti in base al concetto sopra esposto, sono sempre ripagabili con emissione di moneta dal nulla; di fatto, facendo diventare l’opzione di finanziarsi tramite titoli di Stato da parte del governo, solo una scelta di natura politica, ovvero il governo potrebbe fare benissimo a meno di emettere TDS sul mercato e se lo fa è sempre per una scelta politica di dare un “reddito da divano”, che consiste nei relativi interessi pagati. Tanto per rimanere sui temi odierni e con un pò di sarcasmo”, potremmo definirlo un “reddito di cittadinanza” per l’élite.

A questo punto, se abbiamo compreso quanto esposto, penso che non dovrebbero esserci più dubbi su quale sia la principale falsità su cui si basa il sistema-euro. Ossia l’aver fatto diventare reale un debito (il debito pubblico), che in un sistema economico basato sul corretto funzionamento della moneta moderna non è altro che una partita di giro fra la Banca Centrale ed il MEF, dove non esiste un creditore.

Se il debito pubblico, come ci additano, fosse stato realmente un problema, a livello di verità economica, oggi che sta crescendo a ritmi vertiginosi e mai ha smesso di crescere dall’introduzione degli Stati democratici moderni – beh!!! non pensate che il problema sarebbe già venuto a galla!!!!!

Invece il problema è sempre lì, sventolato come un “manifesto della paura”, mentre ancora noi stiamo aspettando le conseguenze del problema stesso, che non arriveranno mai.

Al contrario le conseguenza che invece, noi sentiamo ben forti sulle nostre schiene, sono quelle derivanti dall’esplosione di un altro tipo di debito….. quello privato!!!

Il debito privato, ovvero quello che il settore privato ha accumulato con lo Stato (tasse), con le banche (prestiti), con le multinazionali che forniscono beni e servizi in regime di monopolio (energia, acqua, rete, ecc.), quello sì che è un debito reale, che siamo costretti a ripagare con il nostro lavoro, quand’unque ci sia ancora permesso di lavorare visti gli attuali livelli occupazionali sempre più precari.

Allora, se vogliamo veramente andare a fondo alla questione, dobbiamo, assolutamente andare a vedere e capire, come e perché il debito privato abbia raggiunto tali livelli diffusi negli ultimi 30 anni.

Qui sotto è riportata la tabella che rileva l’andamento del debito privato italiano rispetto al PIL dal 1995 al 2020:

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In verità, che il problema della crisi scoppiata nel 2008 e dalla quale ancora oggi non ne siamo fuori, fosse da imputare al debito privato, lo
riconosceva lo stesso ex vice-presidente della Banca Centrale Europea, Vítor Constâncio, in un ormai celebre discorso tenuto ad Atene nel 2013 in cui sosteneva che, contrariamente ai debiti pubblici, è stato il livello complessivo del debito privato ad aumentare di ben il 27% durante i primi sette anni dell’UME ed, in modo particolare, in Paesi che successivamente sarebbero stati sotto forte pressione come Grecia (+217%), Irlanda (+101%), Spagna (+75,2%) e Portogallo (+49%), mentre la crescita ripida del debito pubblico sarebbe iniziata solo dopo – e non prima – lo scoppio della crisi finanziaria.

Se i debiti privati crescono tanto, nei primi anni dell’Unione monetaria, è anche grazie al fatto che il sistema bancario dei Paesi centrali finanziava famiglie ed imprese dei Paesi periferici. Come sappiamo, si tratta di processi resi possibili soprattutto, grazie al surplus commerciale di cui godono le economie più forti dell’Eurozona nei confronti di quelle più deboli e dall’impianto “neoliberista” di un’Unione che pone ben pochi vincoli al mercato unico.

L’architettura istituzionale dell’area euro ha permesso infatti, a Paesi in sistematico avanzo commerciale, come la Germania, di crescere grazie al continuo e facile indebitamento di Paesi in disavanzo (come i Paesi citati sopra, conosciuti anche sotto lo spiacevole acronimo “PIGS”), creando una situazione insostenibile nel lungo periodo.

Si tratta di una tesi ormai più che condivisa a livello istituzionale, come dimostrano all’indomani dell’euro-crisi, le posizioni relative al surplus tedesco verso il
Tesoro degli Stati Uniti, le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale e, persino, i documenti della stessa Commissione europea.

Insomma in poche parole, se le banche tedesche non avessero consentito ai greci, di mettersi alla guida di BMW fiammanti di fabbrica in comodissime rate, le élite teutoniche non avrebbero avuto modo di vantarsi con il mondo delle loro capacità di conseguire “surplus commerciali”.

Ecco qui sotto riportati i rapporti debito privato/PIL di Germania, Francia e Stati Uniti, dal 1995 al 2020:

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Ecco che il cocktail micidiale composto da debiti privati in piena esplosione abbinato al fatto che i governi sono stati privati della possibilità di effettuare la necessaria politica fiscale anticiclica, mediante una espansione del deficit finalizzato alla ripresa dei consumi e dell’occupazione, è stato il vero motivo che ha contribuito a generare prima ed aggravare poi, la tremenda crisi economica che tutt’ora stiamo vivendo.

Per continuare a comprendere, dobbiamo chiederci ora, e le domande sono due: “ma se per risolvere la crisi occorrono i deficit governativi e l’elemento che fa innalzare i debiti pubblici sono appunto i deficit governativi, e visto che la realtà ci dice che i debiti pubblici sono in continuo aumento”, come mai ancora la crisi non è risolta??? ed allora, dove sono finiti i soldi di tali deficit???

Per rispondere a queste domande non dobbiamo fare molta strada, è sufficiente analizzare il rapporto OXFAM 2019 “Bene pubblico o ricchezza privata?” [1], il quale ci da piena conferma di un quadro sconcertante, riguardo la situazione sociale ed economica dell’intero pianeta.

Parlando di iniquità sociale nel mondo, il rapporto ci rende edotti che l’1% della popolazione mondiale detiene quasi la metà della ricchezza aggregata netta totale (per la precisione il 47,2%), mentre 3,8 miliardi di persone, (il 50% dell’intera popolazione mondiale), ne detengono appena lo 0,4%.

“L’anno scorso, da soli, 26 ultramiliardari – si legge nel rapporto – possedevano l’equivalente ricchezza della metà più povera del pianeta. Una concentrazione di enormi fortune nelle mani di pochi, che evidenzia l’iniquità sociale e l’insostenibilità dell’attuale sistema economico”.

Sempre più persone in povertà estrema da una parte, pochi Paperoni ultra-miliardari dall’altra. Una marcata disuguaglianza sociale ed economica che non accenna a diminuire. Tanto nei paesi ricchi, Italia compresa, quanto in quelli che un tempo ormai lontano venivano definiti “in via di sviluppo”.

In Italia la situazione non è diversa. Nel 2018 il 5% degli italiani possedeva la medesima ricchezza del restante 90% della popolazione. Il 10% degli italiani con il maggior patrimonio, possiede più di sette volte la ricchezza detenuta dalla metà più povera dei cittadini del nostro paese. Un divario che si è ampliato nel corso del tempo.

La distanza crescente tra ricchi e poveri “alimenta la rabbia sociale in tutto il mondo” e “danneggia le nostre economie”, si legge nel rapporto; ed aggiungo io, tale distanza si sta facendo ancora più marcata per effetto della pandemia che stiamo vivendo.

Quindi per tornare alle nostre risposte, è chiaro ed evidente che il problema non è l’aumentare del debito pubblico ma bensì come vengono distribuiti i deficit governativi, ossia una gestione “privatistica” della moneta oggi sempre più scollegata dalla politica fiscale dei governi e sempre più in mano ad una élite di banchieri centrali, alta finanza, colletti bianchi e rentiers, che hanno come unico scopo l’accumulo, fondato su un costante trasferimento di ricchezza dalle tasche di tanti a quelli di pochi.

Mentre i governi, negli anni, hanno riservato il pareggio di bilancio o addirittura devastanti avanzi primari ad imprese e famiglie; nello stesso tempo, deficit giganteschi finanziati con le tasse e destinati alla spesa per interessi su un finto debito, hanno contribuito in maniera determinante allo “tsunami” del trasferimento di ricchezza che ha praticamente annientato la classe media.

Il debito della classe media, una volta la vera forza della nostra economia, è stato fatto salire e tutt’ora sta salendo in modo vertiginoso con una programmazione certosina. Tutto questo, con l’unico scopo di costringere tale classe a cedere a prezzi stracciati, i loro asset reali sudati con il lavoro di una vita, nelle mani dei pochi che gestiscono moneta e debito a loro piacimento.

Ma anche le classi più povere oggi si trovano sotto ricatto e prive della libertà personale, costrette senza lavoro e/o da precari, a rateizzare anche i beni e servizi primari, come l’elettricità, il gas e l’acqua.

Se vogliamo dare un futuro migliore ai nostri figli, dobbiamo assolutamente tenere ben presente che il delinquenziale uso che viene fatto da anni della moneta moderna fiat e la sua fine dall’élite programmata e da molti commentatori “folli” sperata, ci porterà diretti indietro di svariati secoli, con un ritorno di fatto ad un neo-feudalismo, che visto e prospettato nel mondo globale delle grandi città attuali, non potrà essere caratterizzato, che da un drammatico futuro prossimo.

di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)

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