Di Viktor Dedaj, legrandsoir.info
Innanzitutto un promemoria, da più di 30 anni Cuba presenta ogni anno una risoluzione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questa risoluzione invita tutti i paesi membri a condannare il “blocco economico, commerciale e finanziario” degli Stati Uniti contro Cuba. Il promemoria è sempre accompagnato da un documento che presenta un’analisi dettagliata delle conseguenze economiche e sociali e da un lungo elenco di esempi concreti. Tutte perdite dirette per l’economia cubana a cui aggiungere le incommensurabili perdite indirette. La situazione va avanti da sessant’anni e sta diventando sempre più forte. Ciò non ci impedisce di vedere talvolta dispacci dell’AFP che annunciano cose come: “[…] da quando il blocco è stato tolto”. Il che non impedisce a tutta la stampa istituzionale di evitare accuratamente di parlare dell’elefante nella stanza quando pretende di fornire informazioni su Cuba.
Ogni anno, quindi, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite vota. Nei primi anni i voti sono stati più o meno così distribuiti: un terzo dei paesi favorevole alla rimozione del blocco, un terzo contrario e un terzo astenuto. Ma ogni anno è aumentato il numero dei paesi che condannava il blocco statunitense contro Cuba. Da circa dieci anni i risultati sono costanti e simili. Tutti i paesi membri dell’ONU condannano il blocco. Tutti tranne due: Stati Uniti e Israele. Israele è anche (con gli Stati Uniti ovviamente) l’unico paese a votare sistematicamente a favore del blocco. A seconda degli anni troveremo qualche astensione e qualche altro voto favorevole, non sempre uguale. Qualche paese voterà una volta a favore e poi si ritirerà, dichiarando di non aver capito la domanda (vero) o si ritirerà un’altra volta perché evidentemente gli era necessario un prestito del FMI o… Dio sa cosa. Ma negli ultimi anni non troviamo più nemmeno questo tipo di “ciarlatano”. I paesi dell’ONU condannano all’unanimità il blocco, con l’ovvia eccezione dei nostri due […]. Ancora una volta, soli contro tutti.
Cuba descrive il blocco come “genocida”. E alcuni alzeranno le spalle e diranno che questa è un’esagerazione. E ancora si dirà che gli avvocati cubani sono molto esperti in diritto internazionale. L’affermazione non è risultato di un effetto propagandistico perché il blocco di cui parliamo è quello degli Stati Uniti contro Cuba, il blocco reale, concreto, non quello invisibile dei media, o reso invisibile dai media, o immaginato da coloro che ne hanno appena sentito parlare e dicono “…beh, sì, mah, non lo so…”. Il blocco – e non l’embargo – presenta tutte le caratteristiche necessarie e sufficienti per essere qualificato come genocida. Cioè un insieme di misure che tentano di infliggere sofferenze economiche e fisiche, fino alle estreme conseguenze, a un’intera popolazione.
Il paradosso cubano (lo chiamo così) è il seguente: nonostante le condizioni imposte, letteralmente inaudite e sconosciute nella storia moderna, e soprattutto dopo la caduta dell’Unione Sovietica, Cuba è riuscita a mitigarne gli effetti più dannosi per la popolazione. Ma, fino a un certo punto. E poiché questi effetti sono stati attenuati, la mente occidentale dalla transitoria memoria non “vede” il blocco. Non vede il miracolo cubano avvenuto in un contesto reso invisibile dai media. Non vede l’alto livello di istruzione, la qualità della sanità. D’altra parte, la mente occidentale si focalizzerà instancabilmente sugli edifici decrepiti (nella sostanza niente cemento per Cuba a causa del blocco), sulle vecchie automobili (niente auto per Cuba), le molte cose rotte (niente pezzi di ricambio per Cuba), il burro che manca a colazione, il caffè che scarseggia, ecc. Ciò non impedisce, del resto, che Cuba rimanga un’incredibile esperienza umana, per coloro che sono interessati.
Israele, invece, è un ballerino tenuto dallo Zio Sam: vota a favore di un blocco genocida ma urla alle semplici richieste di boicottaggio nei suoi confronti (vedasi a proposito la campagna BDS).
Cuba forma gratuitamente mille medici stranieri all’anno, invia medici in tutti gli angoli del mondo e ha accolto e si è presa cura di innumerevoli palestinesi.
Cuba è il paese che ha subito il maggior numero di atti terroristici in rapporto alla sua popolazione. Il loro numero approssimativo è 3500, con altrettante vittime. Su scala francese ciò corrisponde a qualcosa come 20.000 attentati. Domanda:” Come sarebbe la Francia dopo 20.000 attentati e altrettante vittime?” Eppure, a Cuba, non vediamo e non vedremo mai soldati pattugliare le stazioni ferroviarie e gli spazi pubblici con i fucili automatici in spalla. Inoltre, vediamo a malapena la polizia.
Israele ha sostenuto l’apartheid in Sud Africa. Cuba ha abbattuto l’apartheid con il suo intervento militare in Angola e Namibia contro l’esercito sudafricano dell’epoca.
Israele addestrò ed equipaggiò l’esercito genocida, ancora, del Guatemala di Rios Montt. Cuba ha offerto la sua solidarietà al popolo guatemalteco, a tutta l’America Latina, all’Africa, al mondo intero insomma.
Cuba ha vissuto il suo “7 ottobre” e anche il suo “11 settembre”, ha sperimentato tentativi di invasione, guerre batteriologiche e l’assassinio dei suoi diplomatici. Cuba ha vissuto il primo attacco contro un aereo civile che costò la vita a tutti i suoi passeggeri e i cui autori avevano trovato rifugio (asilo?) negli Stati Uniti. Cuba ha sperimentato ogni malvagità possibile e immaginabile, non usando nessuna di esse come pretesto per massacrare popolazioni innocenti.
Cuba ha continuato ad accogliere e fornire assistenza gratuita a decine di migliaia di bambini di Chernobyl, anche se l’Ucraina ha votato a favore delle risoluzioni degli Stati Uniti che pretendono di condannare Cuba per “violazioni dei diritti umani” […].
Cuba ha operato e ha salvato gli occhi del figlio dell’uomo – un soldato boliviano – che ha assassinato Che Guevara.
Con i loro tre pezzi di spago e i loro fagotti, i medici cubani hanno curato milioni di dannati in tutto il mondo […]. Cuba non ha mai preteso vendetta.
Ed è proprio Cuba che cerchiamo provocatoriamente di far arrabbiare violentemente?
Coraggiosa, unita, internazionalista, umanista e povera, Cuba è davvero l’antitesi di Israele. Cuba è tutto ciò che Israele non sarà mai – e non farà mai nemmeno finta di essere.
Se si potesse misurare l’aggressività dei leader occidentali, guidati dagli Stati Uniti, e dei media istituzionali nei confronti di Cuba, la valenza equivarrebbe, tra le altre cose, nei termini di compiacenza usati nei confronti di Israele.
Sì, in ogni votazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la mano alzata di Israele che vota a favore del blocco genocida sarà sempre ai miei occhi il riflesso opposto del pugno sempre alzato di Cuba.
Di Viktor Dedaj, legrandsoir.info
11.01.2024
Fonte:
https://www.legrandsoir.info/cuba-est-l-antithese-d-israel-et-voici-pourquoi.html
Scelto e tradotto da Gianfranco Bosco per ComeDonChisciotte.org