Come e Perché Volker ha fallito?

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DI ARINA TSUKANOVA

fondsk.ru

Il Rappresentante speciale del Dipartimento di Stato americano per l’Ucraina, Kurt Volker, ha recentemente rilasciato una confessione in un’intervista alla pubblicazione Politico: egli considera temporaneo il suo lavoro in questa carica e lo ha intrapreso volontariamente per il motivo che sotto il Presidente Trump nel Dipartimento di Stato «non è rimasto nemmeno un incaricato politico a occuparsi dei problemi russo – ucraini».

In cinque mesi, dopo tre incontri infruttuosi tra Kurt Volker e Vladislav Surkov, assistente del Presidente russo, dopo che le numerose dichiarazioni di Volker alla stampa sembravano decisive e infondevano speranza di avanzamento nella risoluzione del conflitto armato nel Donbass, che però si sono rivelate una folata di vento, quindi è chiaro che Volker ha fallito.

Certamente un diplomatico esperto lo capisce da solo. Non a caso ha iniziato a parlare del fatto che per lui il lavoro di rappresentante speciale per l’Ucraina era temporaneo, ne avevano necessità nella fase di «difficile periodo di transizione». Qualcosa come un’attività di volontariato. Forse con l’avvento di un nuovo assistente del Segretario di Stato americano per gli affari europei ed eurasiatici, Wess Mitchell (in precedenza questa carica era ricoperta da Victoria Nuland), il periodo di transizione può essere considerato completo? Dopotutto, se Volker in precedenza aveva realizzato rapporti sull’Ucraina per conto del Segretario di Stato Tillerson e cercato di riferire in un’intervista la presa di posizione di Trump (facendo così non ha contattato direttamente il Presidente degli Stati Uniti), ora è costretto a stare un gradino sotto Mitchell, il che significa che presto cesseranno di prenderlo in considerazione perfino a Kiev. A Mosca, il suo status solleva anche delle questioni: Surkov rappresenta il Presidente russo, mentre anzitutto Volker non rientrava nella cerchia del Presidente degli Stati Uniti, e ora è del tutto l’ultimo anello della catena, dietro a Mitchell.

Tutto questo non sarebbe stato di importanza decisiva, se Volker avesse ottenuto, in qualità di rappresentante speciale degli Stati Uniti in Ucraina, almeno alcuni progressi nella risoluzione del conflitto tra Kiev e il Donbass. Tuttavia, questo non è accaduto. I suoi ultimi colloqui con Surkov a Belgrado sembrano particolarmente scialbi: delle 29 proposte della parte americana, la Russia ne ha respinte 26. E questo con i presupposti che se il Presidente russo avesse offerto di ospitare una missione di pace lungo la linea di demarcazione nel Donbass, allora la Russia avrebbe trasmesso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per conto di V. Putin un progetto di risoluzione corrispondente! Sembrava che sul lato russo il terreno per “affrontare i problemi russo – ucraini” fosse pienamente preparato alla vigilia di un futuro generoso raccolto degli accordi sul Donbass. Tuttavia, Kurt Volker è riuscito a fallire a Belgrado. Forse lo preclude il tipo di pensiero che John McCain sta incarnando in America e la cui efficacia nel colloquiare con i Russi è discutibile? O il segreto dei fallimenti è racchiuso nel fatto che il rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina riconosce una soluzione diversa, non una soluzione politica al problema della perdita da parte dello Stato ucraino dei territori controllati dalle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk? Per loro, stando a quanto ha detto, non vede una collocazione nel processo negoziale, sapendo perfettamente che al momento la Russia considera i negoziati diretti tra le parti in conflitto, l’autorità ucraina legalizzata dopo il colpo di Stato del 2014 e le repubbliche che in seguito alla rivoluzione si sono staccate dalla sottomissione a Kiev, la chiave nella risoluzione della situazione nel Donbass.

Gli interventi di Kurt Volker rilasciati ai media americani e ucraini riportano che egli considera il suo compito non inerente il favorire la pacificazione nel Donbass: con tenacia invidiabile Volker cerca di presentare il conflitto interno all’Ucraina come una guerra a pieno titolo tra Ucraina e Russia e, quindi proprio con insistenza promuove l’idea di un aiuto militare degli Stati Uniti a Kiev. «Non vedo motivi convincenti per cui l’Ucraina sia qualcosa di speciale. Perché non lo si dovrebbe fare? Dopo tutto, gli Ucraini stanno attivamente cercando di difendere il proprio territorio», – Volker ha dichiarato in un’intervista alla pubblicazione Politico, sin dal principio, dopo aver respinto la tesi secondo cui le forniture di armi porteranno all’escalation delle ostilità nel Donbass, e a conseguenze imprevedibili per tutta l’Ucraina.

Kurt Volker è stato e rimarrà uno sbarbatello della nidiata di McCain: ha capito la situazione nel Donbass del 2014, quando le città e i villaggi della DNR (n.d.T. Donetskaja Narodnaja Respublika) e LNR (n.d.T. Luganskaja Narodnaja Respublika) sono state spianate da parte ucraina con sistemi reattivi di lancio multiplo di razzi e utilizzando aerei da combattimento contro i civili innocenti. Proprio in passato, egli avrebbe voluto concedere sistemi anticarro Javelin e altro armamento americano per la “difesa”. Attualmente, quando è giunto il momento di prendere decisioni politiche, il suo orientamento è stato di gran lunga peggiore. Questo lasso di tempo si prolunga dal momento della firma degli accordi di Minsk nel febbraio 2015. Da allora in America è stato sostituito il Presidente, e il senatore McCain ha smesso di visitare l’Ucraina. Tuttavia, Volker sembra non capire il cambiamento: continua a guardare il problema ucraino con gli occhi di McCain e a trascinare il conflitto del 2014-2015, verso la sua fase calda (proprio in quel periodo si è avuta la maggior parte delle vittime, che l’inviato speciale degli Stati Uniti ama ricordare). Nei negoziati con la Russia una tale posizione non poteva portare a nulla: è inutile agitare i «giavellotti» davanti ai Russi e accusarli dell’incapacità di andare d’accordo con l’America.

«La Russia ha creato tutto questo», ha detto Volker. «Il Presidente dice sempre che vorremmo andare d’accordo con la Russia ma, a causa delle sue azioni, andare d’accordo è estremamente difficile». L’astuzia dell’inviato americano in Ucraina consiste nel fatto che egli affida le sue pretese allo Stato russo, secondo il pensiero più intimo del Presidente: Trump, infatti, ha spesso parlato del suo desiderio di «andare d’accordo con la Russia», affermando che «è meglio andare d’accordo con la Russia che non andare d’accordo», ciò è quanto affermato da Volker. E basta. Peccato che i media statunitensi non lo capiscano ancora: il rappresentante speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina non cita il Presidente degli Stati Uniti, ma ribadisce la sua opinione con le sue stesse parole, a modo suo – così da incorporare Trump nella «matrice di Obama», cioè proporre di dare uno sguardo al problema attraverso il prisma dell’amministrazione americana uscente.

Sulla base delle parole di Volker, la pubblicazione Politico ha rilasciato un articolo dal titolo «La schizofrenia russa di Trump». In esso, il Presidente in carica degli Stati Uniti è accreditato di ciò che lo stesso Volker e altri funzionari americani patiscono, i quali sperimentano la forza dell’inerzia della politica estera statunitense del passato e pertanto, al giorno d’oggi, sono confusi. Loro, assieme alla Russia, cercano di condurre un dialogo secondo modalità del passato. E falliscono a causa del fallimento. Anche Volker in ciò non è riuscito. Pertanto, egli definisce i negoziati con Surkov a Belgrado «un passo indietro» (poiché di passi in avanti l’inviato speciale degli Stati Uniti per l’Ucraina non ha potuto farne) e promette avventatamente la ripresa della guerra nel Donbass tra un anno. È possibile che il diplomatico con esperienza abbia accettato questo difficile incarico e si sia impegnato invano «ad affrontare i problemi russo – ucraini»?

 

Arina Tsukanova

Fonte: www.fondsk.ru

Link: https://www.fondsk.ru/news/2017/12/05/pochemu-u-volkera-ne-poluchilos-45190.html

05/12/2017

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da NICKAL88

 

 

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