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La Redazione

 

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Ciò che vuole Putin

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A cura di Markus
Il 7 Febbraio 2022
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Mike Whitney
unz.com

Sono convinto che abbiamo raggiunto il momento decisivo in cui dobbiamo pensare seriamente all’architettura della sicurezza globale. E dobbiamo procedere cercando un equilibrio ragionevole tra gli interessi di tutti i partecipanti al dialogo internazionale.” Presidente russo Vladimir Putin, Conferenza sulla sicurezza di Monaco, 2007

Cosa  sapete della crisi ucraina? Cercate di rispondere a queste 7 domande.

Domanda 1– La spinta dell’amministrazione Biden per portare l’Ucraina nella NATO viola gli accordi che gli Stati Uniti avevano firmato in precedenza?

1-Sì

2-No

La risposta è “Sì”. Ad Istanbul (1999) e ad Astana (2010), gli Stati Uniti e gli altri 56 Paesi dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) avevano firmato documenti “che contenevano principi interconnessi per garantire l’indivisibilità della sicurezza.”

Cosa significa questo?

Significa che le parti dell’accordo devono astenersi da qualsiasi azione che possa ledere gli interessi di sicurezza degli altri membri. Significa che le parti non possono mettere basi militari e siti missilistici in luoghi che rappresentano una minaccia per gli altri membri. Significa che le parti devono astenersi dall’usare i loro rispettivi territori per realizzare o assistere un’aggressione armata contro altri membri. Significa che le parti hanno il divieto di agire in modo contrario ai principi enunciati nel trattato. Significa che l’Ucraina non può diventare membro della NATO se la sua adesione rappresenta una minaccia alla sicurezza russa.

C’è qualcosa di difficile da capire?

No, è perfettamente chiaro.

Così, quando il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, afferma che “ogni nazione ha il diritto di scegliere i propri accordi di sicurezza,” è deliberatamente fuorviante. Stoltenberg sa che sia la NATO che gli Stati Uniti avevano concordato di “NON rafforzare la propria sicurezza a spese della sicurezza altrui.” Sa anche che la NATO e gli Stati Uniti sono legalmente obbligati ad agire in conformità con gli accordi firmati in passato.

Naturalmente, su questo punto la Russia sta sfidando Washington. Ecco cosa ha detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in una conferenza stampa la scorsa settimana:

“Oggi, stiamo inviando una richiesta ufficiale ai nostri colleghi dei Paesi dell’Alleanza e dell’OSCE attraverso il Ministero degli Esteri, con una pressante richiesta affinchè spieghino come intendono adempiere all’impegno di non rafforzare la loro sicurezza a spese della sicurezza altrui… Questo minerà davvero le relazioni con la Federazione Russa, in quanto sarà una grossolana violazione degli obblighi presi dai presidenti degli Stati Uniti e degli altri stati membri dell’alleanza.”

Ed ecco, martedi scorso, una citazione simile dell’ambasciatore russo Anatoly Antonov:

“Gli Stati Uniti si concentrano sul diritto degli Stati di scegliere le alleanze, sancito dalle dichiarazioni dei vertici OSCE di Istanbul (1999) e Astana (2010). Allo stesso tempo, ignorano il fatto che questi particolari documenti condizionano questo diritto all’obbligo di non rafforzare la propria sicurezza a spese della sicurezza altrui. Il problema principale è che i Paesi della NATO rafforzano la loro sicurezza indebolendo la Russia. Non siamo d’accordo con un tale approccio.” (Tass)

In conclusione: Gli Stati Uniti e la NATO si stanno scrollando di dosso gli obblighi vincolanti al fine di raggiungere i loro obiettivi geopolitici. Ovviamente, nessuno dei media occidentali ha riportato la questione, anche se ci sono prove incontrovertibili a sostegno della posizione russa.

Domanda 2– L’amministrazione Biden ha fatto pressione sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky per esagerare la probabilità di un’invasione russa al fine di alimentare l’isteria pubblica e intensificare l’odio verso la Russia?

1- Vero

2- Falso

La risposta è “Vero.” Giovedì, alcuni alti funzionari ucraini hanno detto alla CNN che una telefonata tra Zelensky e Biden “non era andata bene.” Hanno affermato che, secondo Biden, “un attacco russo potrebbe essere imminente e che un’invasione russa è ormai praticamente certa.” Zelensky, tuttavia, ha confutato l’affermazione, sostenendo che la minaccia della Russia rimane “pericolosa ma ambigua” e “di non essere certo che avrà luogo un attacco.”

“Abbiamo carri armati per le strade?” Ha chiesto Zelensky. “No. Quando si leggono i media, si ha l’immagine che abbiamo le truppe [russe] in città, persone che fuggono … Non è assolutamente così.”

Il presidente ucraino ha anche invitato Biden ad “abbassare il tono della messaggistica…. Non vediamo un’escalation più grande” dell’anno scorso. Ha poi aggiunto che “stava affrontando il pericolo con calma”.

I tentativi di Zelensky di minimizzare gli articoli allarmistici nei media, confermano che l’attuale “atmosfera di crisi” è in gran parte un’invenzione dei media occidentali. Attualmente, la copertura mediatica è assai simile alla bufala del “Russiagate.”

Domanda 3– L’Ucraina è in uno stato di crisi dal colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti nel 2014. Le parti in guerra avevano trovato un modo per porre fine al conflitto?

1- Sì

2- No

La risposta è “Sì”, l’avevano trovato. L’accordo di Minsk era stato firmato nel febbraio 2015. Purtroppo, il governo ucraino non ha fatto alcun tentativo di rispettare i termini del trattato.

“La firma era stata preceduta dal vertice dei leader di Ucraina, Russia, Francia e Germania che avevano concordato un pacchetto di misure per porre fine alla guerra nel Donbass.” In altre parole, tutti erano d’accordo che queste misure avrebbero messo fine ai combattimenti e portato a termine il conflitto.

Entrambe le parti avevano concordato un cessate il fuoco, un ritiro delle truppe e dell’equipaggiamento militare dalla zona di guerra e di riconoscere l’autonomia de-facto (alias “status speciale”) della regione del Donbass. Questo sarebbe stato seguito da un disarmo generale e dal ristabilimento del controllo ucraino del confine con la Russia.

Nel corso degli anni, Putin ha ripetutamente chiesto che gli accordi di Minsk venissero pienamente attuati, ma Kiev ha sempre ostinatamente rifiutato. Anche se il governo ucraino ha firmato l’accordo, sono determinati ad intensificare le ostilità e a prolungare la guerra.

Mercoledì 2 febbraio, le autorità ucraine hanno dimostrato ancora una volta la loro opposizione all’accordo. Secondo quanto riportato dai media russi:

“Il ministro degli Esteri ucraino, Dmitry Kuleba, …ha escluso di fornire uno status speciale ed un potere di veto al Donbass…

“Nessuna regione ucraina avrà il potere di modificare le decisioni dello stato nazionale. Questo è scolpito nella pietra! Non ci sarà nessuno status speciale come lo immagina la Russia, nessuna possibilità di voto,” ha detto. (Tass News Service)

Tenete a mente che non può esserci nessun accordo di Minsk senza il conferimento dello “status speciale,” che equivale ad un’autonomia vera e propria per la popolazione russofona delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk. Lo status speciale è il collante che tiene insieme l’accordo, in quanto garantisce che gli abitantidi quelle province non saranno arbitrariamente e ferocemente perseguitati da elementi ostili nel governo. Così, quando il Ministro degli Esteri esclude lo status speciale, sta, in effetti, rimuovendo la pietra angolare su cui poggia l’intero trattato.

La dichiarazione del Ministro degli Esteri ucraino è stata forse elaborata da funzionari del Dipartimento di Stato americano?

È probabile. Dopo tutto, un’Ucraina unificata, prospera e in pace con i suoi vicini non va d’accordo con le ambizioni imperiali di Washington. Ciò che l’amministrazione Biden vuole è uno stato fallito, frammentato e in bancarotta, lacerato da animosità etniche e facilmente manipolabile da politici esterni che considerano l’Ucraina una parte essenziale della loro strategia geopolitica.

Washington non cerca la fine delle ostilità. Washington vuole perpetuare lo status quo.

Domanda 4– Putin si aspettava che gli Stati Uniti e la NATO affrontassero seriamente le preoccupazioni di sicurezza della Russia?

1- Sì

2- No

La risposta è “No, per niente.” Come un cremlinologo, Ray McGovern, ha scritto in un recente articolo:

“È difficile credere che Putin pensasse davvero di poter convincere gli Stati Uniti e la NATO a firmare un documento che limita l’adesione alla NATO. Ancor meno credibile è l’impressione diffusa… nei media dell’establishment, che Putin abbia pianificato di sfruttare il previsto rifiuto occidentale per “giustificare” un attacco militare all’Ucraina.” (“Will Putin Accept Half a Loaf“, Ray McGovern, antiwar.com)

McGovern ha ragione su entrambi i fronti. Putin ha più di 20 anni di esperienza nel trattare con gli Stati Uniti. Sicuramente, sapeva che Washington non avrebbe mai “ceduto” o capitolato alle richieste di un rivale, in particolare un rivale che, negli ultimi dieci anni, è stato in cima alla “lista dei nemici dell’America.” Inoltre, come sottolinea McGovern, non c’è alcuna possibilità che l’Ucraina venga ammessa nella NATO a breve termine. Persino il presidente Joe Biden… ha riconosciuto questo fatto quando ha detto: “La probabilità che l’Ucraina si unisca alla NATO a breve termine è assai ridotta.”

Per quanto riguarda le “preoccupazioni di sicurezza” della Russia, esse sono sia legittime che urgenti. Putin non può permettere che armi nucleari vengano dispiegate in Romania e in Polonia, a poche centinaia di chilometri dai loro obiettivi nella vicina Russia. Deve trovare un modo per convincere Washington che questa grossolana violazione della sicurezza regionale (e dei precedenti impegni) non è davvero nell’interesse di nessuno e che, se il problema non potrà essere risolto attraverso negoziati pacifici, la Russia sarà costretta a prendere in considerazione altre opzioni.

Domanda 5– La Russia sta usando il clamore sull’Ucraina per convincere Washington a negoziare sui siti missilistici statunitensi in Romania e Polonia?

1- Sì

2- No

La risposta è “Sì”. L’analisi di McGovern sembra suggerire che i Russi sono più preoccupati per i siti missilistici che per l’Ucraina, e per una buona ragione. Ecco come ha parlato Putin (ai suoi comandanti in capo), con un tono che sottolinea l’urgenza della situazione:

“È assai preoccupante che … i sistemi di lancio Mk 41, che si trovano in Romania e che devono essere schierati in Polonia, siano adatti anche per il lancio di missili Tomahawk. Se queste infrastrutture continueranno ad avanzare e se i sistemi missilistici degli Stati Uniti e della NATO verranno schierati in Ucraina, il loro tempo di volo verso Mosca sarà di soli 7-10 minuti, o addirittura cinque minuti per i sistemi ipersonici.

“Questa è una sfida enorme per noi, per la nostra sicurezza.”

Chiaramente, Putin è preoccupato per questi sviluppi, anche se molti Americani ne sentono parlare solo per la prima volta. Sei anni fa, Putin aveva esposto il caso dell’abbandono della difesa missilistica in una presentazione avvincente destinata ad alcuni membri selezionati della stampa, che, in pratica, avevano fatto “sparire” i suoi commenti da Internet. I principali media non avevano mai riportato la sua dichiarazione. Ecco una parte di ciò che aveva detto:

“Una volta che il sistema di difesa missilistica sarà stato attivato, funzionerà automaticamente, insieme all’intera capacità nucleare degli Stati Uniti. Sarà parte integrante della capacità nucleare degli Stati Uniti. Per la prima volta nella storia ci saranno elementi della capacità nucleare statunitense sul continente europeo. Cambia semplicemente l’intera configurazione della sicurezza internazionale….. Naturalmente, dobbiamo rispondere ad una cosa del genere.”

Come abbiamo detto prima, l’avvertimento di Putin non era mai apparso sui media occidentali. Anche così, il cosiddetto sistema americano di “difesa missilistica” rappresenta un chiaro pericolo per la sicurezza nazionale della Russia. Integra il sistema nucleare degli Stati Uniti (comprese le operazioni spaziali) con i sistemi che si trovano nella tradizionale sfera di influenza della Russia. Dà anche a Washington un vantaggio per un possibile primo attacco, una vera e propria campana a morto per la sicurezza russa. In risposta a questi sviluppi, la Russia ha creato un sistema completamente nuovo e all’avanguardia di armi nucleari e di missili intercontinentali ipersonici (Avangard). Questo, a sua volta, ha ristabilito l’essenziale equilibrio di potere tra le due nazioni, ma pone anche le basi per un altro feroce ciclo di corsa agli armamenti, che potrebbe intensificare le ostilità e portare ad una ripresa della Guerra Fredda.

Domanda 6– Perché Washington è così ostile alla Russia? La Russia rappresenta una minaccia per gli obiettivi strategici a lungo termine degli Stati Uniti?

1- Sì

2- No

La risposta è “Sì,” è una minacia. Infatti, la Russia è diventata il più grande ostacolo all’ambizioso piano di Washington di proiettare il proprio potere in tutta l’Asia centrale, al fine di capitalizzare la crescita esplosiva della regione. Putin ha sventato questa strategia rafforzando l’economia russa e ricostruendo le difese della nazione. Tenete a mente che il piano globalista per la Russia era quello di creare un Paese frammentato e federalizzato, che avrebbe aperto le sue vaste risorse allo sfruttamento straniero, indebolendo allo stesso tempo il centro del potere politico a Mosca. Ecco come l’esperto di politica estera Zbigniew Brzezinski lo riassumeva in un articolo intitolato “Una geostrategia per l’Eurasia”:

“Date le dimensioni e la diversità della Russia, un sistema politico decentralizzato e un’economia di libero mercato avrebbero maggiori probabilità di liberare il potenziale creativo del popolo russo e le vaste risorse naturali della Russia. Una Russia vagamente confederata – composta da una Russia europea, una Repubblica Siberiana e una Repubblica dell’Estremo Oriente – troverebbe anche più facile coltivare relazioni economiche più strette con i suoi vicini. Ognuna delle entità confederate sarebbe in grado di sfruttare il suo potenziale creativo locale, soffocato per secoli dalla pesante mano burocratica di Mosca. A sua volta, una Russia decentralizzata sarebbe meno suscettibile alla mobilitazione imperiale”. (Zbigniew Brzezinski, “A Geostrategy for Eurasia”, Foreign Affairs, 1997)

Naturalmente, la trasformazione voluta da Putin dell’economia russa (e delle sue difese) ha fatto deragliare completamente il piano di Brzezinski. Ha anche bloccato il piano del “perno sull’Asia” di Washington, che era stato riassunto dall’ex segretario di Stato Hillary Clinton in un discorso del 2011. Ecco alcune delle sue parole:

Il futuro della politica sarà deciso in Asia, non in Afghanistan o in Iraq, e gli Stati Uniti saranno proprio al centro dell’azione…. Uno dei compiti più importanti dell’abilità politica americana nel prossimo decennio sarà quindi quella di concentrarsi nell’aumento degli investimenti, a livello diplomatico, economico, strategico, ecc., nella regione Asia-Pacifico…

Sfruttare la crescita e il dinamismo dell’Asia è fondamentale per gli interessi economici e strategici americani ed è una priorità chiave per il presidente Obama. In Asia, i mercati aperti forniscono agli Stati Uniti opportunità senza precedenti per gli investimenti, il commercio e l’accesso alla tecnologia d’avanguardia…. Le aziende americane hanno bisogno di attingere alla vasta e crescente base di consumatori dell’Asia… La regione registra già più della metà della produzione globale e quasi la metà del commercio globale. Mentre ci sforziamo di raggiungere l’obiettivo del presidente Obama di raddoppiare le esportazioni entro il 2015, stiamo cercando opportunità per fare ancora più affari in Asia.” (“America’s Pacific Century”, Segretario di Stato Hillary Clinton, Foreign Policy Magazine, 2011)

Ciò che possiamo capire da questo estratto è che i pianificatori della politica estera statunitense prevedevano che l’accerchiamento, l’indebolimento e l’eventuale frammentazione della Federazione Russa avrebbe permesso alle basi militari degli Stati Uniti di diffondersi in tutta l’Asia centrale (“forgiando un’ampia presenza militare”) e rendendo possibile controllare la crescita della Cina, in modo che le aziende occidentali potessero assumere una posizione dominante nella regione. Questo è ciò che la Clinton aveva disinvoltamente chiamato un “riequilibrio,” il presunto emergere delle multinazionali occidentali come attori principali nella regione più popolosa e prospera del mondo. Finora, Putin ha impedito la realizzazione di questo piano.

D’altro canto, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno fatto deragliare il piano di Putin per una Grande Europa da Lisbona a Vladivostok. Ecco come Putin aveva riassunto il tutto in un discorso del 2012:

“La Russia è una parte inalienabile e organica della Grande Europa e della civiltà europea. I nostri cittadini si considerano europei… Ecco perché la Russia propone di muoversi verso la creazione di uno spazio economico comune dall’Atlantico al Pacifico, una comunità a cui gli esperti russi si riferiscono come ‘l’Unione dell’Europa’ che rafforzerà il potenziale della Russia nel suo perno economico verso la ‘nuova Asia.'”

All’epoca, Putin non si era reso conto che Washington avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per bloccare un’ulteriore integrazione, e questo perchè l'”armonizzazione” economica di Europa e Asia (sotto forma di una zona di libero scambio) rappresentava una minaccia esistenziale al modello mondiale “unipolare.” Ecco come l’analista politico Jack Rasmus ha riassunto la cosa in un articolo su Counterpunch:

“Dietro le sanzioni c’è l’obiettivo degli Stati Uniti di cacciare la Russia dall’economia europea. L’Europa stava diventando troppo integrata e dipendente dalla Russia. Non era solo una questione di gas e di materie prime, anche le relazioni commerciali e i flussi di capitale monetario tra la Russia e l’Europa si stavano intensificando su molti fronti prima della crisi ucraina, che aveva fornito la copertura per l’introduzione delle sanzioni. La crescente integrazione economica della Russia con l’Europa minacciava gli interessi economici a lungo termine dei capitalisti statunitensi. Strategicamente, il colpo di stato organizzato dagli Stati Uniti in Ucraina può essere quindi considerato come un mezzo con cui provocare l’intervento militare russo, cioè un evento necessario per approfondire ed espandere le sanzioni economiche che, alla fine, avrebbero reciso i crescenti legami economici a lungo termine tra l’Europa e la Russia. Questa rottura, a sua volta, non solo avrebbe assicurato la dominaza degli interessi economici statunitensi in Europa, ma avrebbe anche aperto nuove opportunità di profitto per gli interessi statunitensi in Europa e in Ucraina…” (The Global Currency Wars, Jack Rasmus, CounterPunch)

Hillary Clinton era arrivata a sostenere che il tentativo di Putin di creare una zona di libero scambio che abbracciasse tutto il continente era in realtà uno sforzo per “ri-sovietizzare la regione”… “Non facciamo errori su questo,” aveva detto. “Sappiamo qual è l’obiettivo e stiamo cercando di trovare modi efficaci per rallentarlo o impedirlo.”

Questo aiuta a spiegare perché gli Stati Uniti si sono dati tanto da fare per impedire che NordStream2 trasportasse gas naturale dalla Russia alla Germania. Il gasdotto crea intrecci economici che rafforzerebbero ulteriormente le relazioni UE-Russia, minando il primato regionale degli Stati Uniti. I funzionari statunitensi temono che il rafforzamento dei legami tra Mosca e l’Europa potrebbe, alla fine, portare all’abbandono del dollaro statunitense, il che metterebbe fine al suo alto ruolo di valuta di riserva mondiale. Infatti, è molto probabile che Washington abbia architettato l’attuale crisi in Ucraina con l’esplicita intenzione di sabotare il NordStream2, che è ancora nel limbo a causa dell’implacabile ingerenza statunitense.

Sembra che l’obiettivo principale della politica statunitense in Ucraina sia quello di bloccare l’ulteriore integrazione economica tra Asia ed Europa. Gli Stati Uniti vogliono controllare il flusso di energia da est ad ovest, in pratica vogliono stabilire un casello a pedaggio tra i continenti, vogliono assicurarsi che questi affari siano transati in dollari USA e riciclati in titoli del Tesoro USA e vogliono incunearsi tra i due mercati più prosperi del prossimo secolo. L’Ucraina è un ponte di terra critico che collega l’UE all’Asia centrale. Washington intende controllare quel ponte, in modo da poter continuare a proiettare il proprio potere verso est.

Domanda 7 – Cosa vuole Putin?

Putin è stato assolutamente trasparente su quelli che considera gli interessi nazionali della Russia, infatti, è tutto esposto chiaramente in un documento ufficiale del 2013 intitolato “Concetto della politica estera della Federazione Russa.” Questo breve estratto ribadisce ciò che Putin aveva pubblicamente affermato molte volte in passato.

“La Russia vuole un sistema stabile e sostenibile di relazioni internazionali basato sul diritto internazionale e sui principi di uguaglianza, rispetto reciproco e non interferenza negli affari interni degli stati. Il sistema mira a fornire una sicurezza affidabile e paritaria per ogni membro della comunità internazionale nei settori politico, militare, economico, informativo, umanitario, ecc.”

Eccolo qui, nero su bianco. I punti di vista di Putin sulla sicurezza globale sono modellati in gran parte dalla sua comprensione della storia russa e dai suoi rapporti con la politica estera impulsiva ed auto-esaltante degli Stati Uniti, che spazzola via con disinvoltura qualsiasi legge o trattato internazionale inibisca la capacità di Washington di imporre unilateralmente la sua volontà dove e quando vuole. Al contrario, Putin sostiene un sistema “basato sulle regole” che difende gli interessi di sicurezza di tutte le nazioni, allo stesso modo e senza pregiudizi. Ancora dallo stesso documento:

“L’attuale fase dello sviluppo mondiale è caratterizzata da profondi cambiamenti nel panorama geopolitico, in gran parte provocati o accelerati dalla crisi finanziaria ed economica globale. Le relazioni internazionali sono in un processo di transizione, la cui essenza è la creazione di un sistema policentrico di relazioni internazionali. Questo processo non è facile. È accompagnato da una crescente turbolenza economica e politica a livello globale e regionale. Le relazioni internazionali diventano sempre più complesse e imprevedibili.

La capacità dell’Occidente di dominare l’economia e la politica mondiale continua a diminuire. Il potere globale e il potenziale di sviluppo sono ora più dispersi e si stanno spostando ad est, principalmente nella regione Asia-Pacifico. L’emergere di nuovi attori economici e politici globali, con i Paesi occidentali che cercano di preservare le loro posizioni tradizionali, aumenta la concorrenza globale, che si manifesta in una crescente instabilità nelle relazioni internazionali….

Con la tendenza alla decentralizzazione del sistema globale di governance, la governance regionale emerge come base per il modello policentrico mondiale (con l’ONU come altro fondamento), riflettendo la diversità e la varietà del mondo. I nuovi centri di crescita economica e di potere politico si assumono sempre più la responsabilità delle loro rispettive regioni. L’integrazione regionale diventa un mezzo efficace per aumentare la competitività degli stati partecipanti….

La Russia è pienamente consapevole della sua speciale responsabilità di mantenere la sicurezza nel mondo sia a livello globale che regionale ed è determinata ad agire insieme a tutti gli stati interessati per affrontare le sfide comuni. La Russia lavorerà per anticipare e prevenire gli eventi e rimanere preparata per qualsiasi scenario negli affari globali.” (“Concetto della politica estera della Federazione Russa.””, Ministero degli Esteri della Federazione Russa)

Questo è un breve ma abbastanza accurato resoconto della storia recente. Sì, la crisi finanziaria ha lasciato gli Stati Uniti economicamente zoppicanti, con i mercati azionari artificialmente sostenuti da massicce iniezioni di liquidità della Banca Centrale, mentre l’inflazione continua a salire sempre più in alto e il debito nazionale è esploso, fino a raggiungere i 30 trilioni di dollari in inchiostro rosso. Questi non sono segni di forza, sono segni di debolezza, incompetenza e corruzione. E anche questo non è l’intero quadro.

Mentre Washington portava avanti i suoi inutili conflitti in Afghanistan, Iraq, Siria e Libia, altri centri di potere si sono gradualmente rafforzati creando un “sistema policentrico di relazioni internazionali” che inevitabilmente sostituirà l’ordine mondiale unipolare, accelerando il declino dell’America.

Attualmente, gli Stati Uniti sono impegnati nel compito senza speranza di cercare di tornare all’era del secondo dopoguerra, quando il mondo era in rovina e l’America era l’unico attore in città. Questo sforzo ha assunto una nuova e più inquietante dimensione, mentre politici disperati e i loro gestori provocano incautamente una Russia armata di armi nucleari per un pezzo di terra che non ha alcun interesse strategico vitale per gli Stati Uniti. Possiamo solo sperare che prevalga il sangue freddo.

Infine, ciò che Putin vuole è una transizione pacifica dall’attuale ordine obsoleto e disfunzionale ad un nuovo sistema in grado di fornire sicurezza affidabile e paritetica a tutti i membri della comunità internazionale. Pensiamo sia un obiettivo che valga la pena essere perseguito.

Mike Whitney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/what-putin-wants/
03.02.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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