Appello ai resistenti: incandescenza della Francia e rischio di guerra civile, cambiamento di paradigma o ingabbiamento finale

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Si propone, qui, la traduzione di un appello rivolto ai Francesi da un maresciallo dei Gendarmes, dimessosi dal servizio durante la dichiarata pandemia, che contiene spunti interessanti atti a gettare luce sulle rivolte degli ultimi giorni in Francia.

Buona lettura.

Di François Dubois

profession-gendarme.com

 

È in quanto innamorato della nazione che scrivo questo testo. È scritto rapidamente e nell’urgenza, vi sviluppo la mia analisi a freddo. Preciso, considerando il contesto, di essere sportivo, in eccellente salute e di non avere nessun pensiero suicidario. Invito i miei ex compagni delle forze dell’ordine a leggere e condividere il più possibile questo testo.

Voi che siete attualmente in prima linea, fusibili di una situazione da cui siete sopraffatti, dovete capire in quale modo ed in quale contesto siete attualmente strumentalizzati. Questo contesto di delinquenza nazionale nel quale operate così difficilmente è voluto, provocato e appoggiato da forze molto potenti. Mi esprimo qui in tutta libertà senza incitarvi alla rivolta, ma sperando che questo testo vi aiuti a prendere coscienza del vostro ruolo e a prendere le decisioni personali che si impongono.

 

Affaire Nahel: contesto

 

Le nostre elites, corrotte e apolidi nell’anima, operano oramai da più di mezzo secolo alla distruzione integrale del nostro paese. Ahimè, il male è fatto, e l’ora non è a lanciarsi in grandi dimostrazioni storiche, geopolitiche o teologiche per spiegare gli ingranaggi di questo disastro (1). Alcuni Francesi degustano oggigiorno l’aspro gusto della merda che hanno vigliaccamente avvallato per inscriversi all’interno del cerchio designato dal loro padrone come quello del «ben-pensante».

La cricca Soros, Attali, Minc, che ha partorito Macron, ha perfettamente compreso questa frase di Nietzsche : «La più grande dispensatrice di carità è la vigliaccheria». Dalla creazione di «sos razzismo», passando per quella di «non toccare il mio amico»[Ndt, associazione e slogan nati negli anni Ottanta in Francia, ufficialmente per combattere il razzismo], hanno, in nome della tolleranza, scientemente promosso l’emergere di una sottocultura etnicizzata e ghettizzata, in realtà esaltatore di razzismo a geometria variabile e di frammentazione sociale. Hanno fatto leva per fare ciò sulla vigliaccheria della popolazione, conseguente dagli anni Ottanta in poi all’affondamento mediatico colpevolizzante dell’immagine del Francese, gran perdente della Seconda guerra mondiale, salvato dai gentili americani e storicamente presentato come un codardo delatore di Ebrei.

Molti di quei codardi ignoranti hanno così cercato di riacquistarsi una reputazione sulla base di una storia caricaturizzata, vergognosamente semplificata, per non dire falsificata. Tollerando l’intollerabile, non era più questione per loro di insorgere contro le ondate migratorie incontrollate e non scelte. Peggio ancora, nei loro piccoli spiriti meschini di sinistroidi, colui il quale insorgeva contro diventava un cattivo fascista, caricaturalmente assimilato ad un adoratore del Terzo Reich (2).

Oggi, in questa situazione di pre-guerra civile, l’urgenza è innanzitutto di comprendere i pericoli ai quali siamo esposti. Quello che è successo doveva prodursi. Non era che una questione di tempo. Recentemente, le massicce ordinazioni di blindati di gendarmeria «centauri», equipaggiati con una torretta tele-operata, sulla quale si situa una AANF1 7.62 x 51 mm (arma da guerra), o ancora la grande campagna di richiamo di armi detenute illegalmente, costituiscono un insieme d’indizi che non possono che abbondare nel senso del mio discorso.

Queste disposizioni prendono due piccioni con una fava. Hanno, in primo luogo, vocazione ad affrontare i rischi di affioramento di un movimento spontaneo tipo «gilets gialli». Questo rischio è temuto, perché fuori controllo se un giorno è organizzato e strutturato. Ma hanno anche potenzialmente vocazione a partecipare ad una operazione di purga, conseguenza di un incendio erratico perfettamente anticipabile e atteso dalle periferie, poi, per effetto domino, dalla popolazione ancorata politicamente a sinistra. Atteso, perché esistono potenti contatti tra le mafie che controllano quei quartieri e lo stato profondo, e anche con i suoi servizi di intelligence; il tutto integrante la struttura massonica che gestisce un’estrema sinistra pronta a strumentalizzare politicamente le rivolte e a far congiungere le periferie con i suoi «antifascisti» sugli attenti. Le teppaglie sono gli utili idioti di un sistema ambivalente che ha posto le basi necessarie alla loro rivolta e, nello stesso tempo, tutte le basi necessarie al loro essere detestate.

Questo, con l’obiettivo da parte della governance di riprendere il controllo con la forza in un primo tempo, poi, in un secondo tempo, d’instaurare un controllo integrale della popolazione e nuovi mezzi digitali facenti funzione di ingabbiamento finale. Questi mezzi saranno accettati dalle masse perché s’imporranno come alternativa indispensabile all’uscita dal caos.

 

Affaire Nahel: le origini

 

Il fatto di cronaca all’origine di questi avvenimenti non è un incidente casuale, perché risulta dalla congiunzione di due fenomeni orchestrati dalle elites, avendoli di fatto condotti ad anticipare quello che stava per prodursi.

Il primo fattore è consecutivo alla ghettizzazione di una frangia etnicizzata della popolazione che si è sempre di più evoluta al margine, al punto di inscriversi in una devianza che non la fa più aderire alle norme della società.

Fin dall’inizio esistevano presso queste popolazioni facenti parte maggioritariamente degli strati sociali precari provenienti dal continente africano delle incompatibilità sociologiche profonde, in particolar modo in riferimento alla struttura della famiglia e alla posizione che occupa il il figlio maschio all’interno della cellula familiare, che rendevano in alcuni casi molto difficili qualunque tipo di integrazione ed assimilazione. Questo problema sociologico di ordine migratorio è tanto più complesso che varia in funzione dei paesi, delle etnie e delle classi sociali impattati. Le prime ondate migratorie italiane e portoghesi del dopoguerra non hano causato nessuna difficoltà sostanziale, proprio perché, anche nel caso delle classi popolari, la cellula familiare era strutturata nei suoi rapporti (posizionamento del figlio maschio rispetto al padre e alla madre, rapporto all’autorità, ecc.) in modo simile nell’insieme del continente europeo. Così facendo, queste popolazioni non hanno subito alcun «backlash» sociologico (3). Non c’è un legame diretto con l’Islam (ne parleremo più avanti).

Il rigetto delle norme della società si accompagna con l’instaurazione di nuove norme proprie a definire l’identità del gruppo : il giovane delle periferie non è dunque in deficit di punti di riferimento perché precario economicamente, ma perché condotto da questi determinismi sociali a non potersi accordare con il modello inteso assimilarlo. Instaura quindi le proprie norme che gli servono a trasformare la propria devianza sociologica in una identità a tutti gli effetti (ciò si traduce con marcatori sociali quali il linguaggio, i codici vestimentari, ecc.) ed a emanciparsi per essere autonomo, da un punto di vista economico, ma anche nei confronti dei rappresentanti dell’autorità. Se non evolve all’interno di una famiglia strutturata che non produce un figlio maschio re, il ragazzo di periferia può rapidamente diventare uno spregiudicato che non rende conto a nessuna autorità e che si riconosce unicamente in mezzo ai suoi, una autentica etichettatura sociale nel senso di Becker. Ovviamente, non tutti i ragazzi di periferia sono così, i delinquenti sono quelli la cui strutturazione e autorità della famiglia sono a dir poco inesistenti.

Il personaggio di Nahel non deroga alla regola, non accordando nessuna legittimità alla legge, intendeva farsi legge da solo sottraendosi una volta di più all’autorità. Piaccia o meno a Sandrine Rousseau Sandrine Rousseau [Ndt, deputata francese iscritta al partito ecologista] e agli altri miserabilisti LFI [Ndt, partito di Mélenchon] dal ragionamento semplicistico, non è la povertà che fa di loro dei delinquenti. Quelle popolazioni racimolano a volte quantità astronomiche di soldi. L’ho constato sul campo. Offrite loro infrastrutture, l’accesso alla cultura, aiuti, ancora più soldi, non cambierete nulla. Alcuni spacciatori girano in Ferrari, smettono per questo di essere delinquenti? Nahel era quindi un giovane difficilmente controllabile, ciò si traduce nei fatti con le numerose infrazioni da lui commesse.

Il secondo fattore all’origine di questo dramma è umano. Dipende probabilmente da una mancata comprensione del quadro legale nel quale il poliziotto si è situato e ha deciso di aprire il fuoco. La giustizia si pronuncerà al fine di stabilire se il tiro era giustificato o meno. Ho io stesso insegnato l’uso delle armi ai miei allievi gendarmes. Padroneggio perfettamente questa materia sul piano legale, ma al di fuori di questo aspetto puramente tecnico, non si deve dimenticare che un poliziotto è un essere umano come gli altri e che, a confrontarsi in modo permanente a questa popolazione in rottura, può, alla lunga, vedere la propria stabilità psichica ed emotiva perturbata.

Perfino il poliziotto più agguerrito non è al riparo dal commettere un grave errore, perché il suo discernimento è alterato dallo stress ripetuto e la fatica cronica operativa. Il portatore di un’arma ha una grande responsabilità. I poliziotti e i gendarmes sono perfettamente coscienti di ingaggiare la loro responsabilità penale quando aprono il fuoco con la loro arma di dotazione. In altri termini, quando sparano, sono coscienti di poter forse passare il restante dei loro giorni in prigione, se hanno commesso un errore di giudizio nel momento di una presa di decisione che deve avvenire in massimo uno o due secondi.

Certamente, abusi intollerabili esistono, specialmente con l’impiego dei AFI (4) durante i movimenti sociali tipo «gilets gialli» o durante le manifestazioni contro la riforma delle pensioni. Questo è totalmente anormale. Tuttavia, reclamare il disarmo della polizia è di una stupidità indicibile. Converrebbe più, a questo riguardo, occuparsi della sudditanza cieca che una parte della polizia tributa alla governance attuale, al punto di dimenticare le regole di deontologia che inquadrano la professione.

Il fatto è che il dramma che è avvenuto non sarebbe mai successo se non ci fosse stata la congiunzione di questi due fattori : devianza sociologica del delinquente non assimilato ed errore umano, sicuramente accentuato dal contesto di tensione costante sul campo.

Poste queste basi, mi sembra urgente che i Francesi prendano oggi coscienza che l’apparizione di questa congiunzione non è frutto di un increscioso caso.

 

Quale strategia affrontiamo?

 

Quando ero attivo durante la pseudo-pandemia, parlavamo con un collega e amico «consapevole» dell’organizzazione a livello europeo di un ciclo di rivolte come tappa successiva alla narrazione Covid. Un’ipotesi, in mezzo a tante altre, favorevole alle ambizioni socio-economiche dettate da Davos. Queste rivolte dovevano avere per corollario una recessione economica orchestrata su livelli progressivi, scatenata dal Covid, destinata a favorire progressivamente l’implementazione dell’euro digitale, della virtualizzazione di numerosi posti di lavoro, della distruzione delle piccole e medie imprese a vantaggio delle multinazionali e dell’avvento dell’IA, atta a rimpiazzare alcuni mestieri.

Il ciclo di rivolte permette in prospettiva, dopo l’effetto «starter» della pandemia, di rinforzare l’arsenale repressivo ed i mezzi digitali di sorveglianza delle masse, grazie ad una ripresa del controllo violenta e senza precedenti. Due anni fa, questo faceva sorridere alcuni, non sono sicuro che sia ancora così oggi. Osserveremo se una potenziale propagazione del fenomeno su scala europea si conferma, Bruxelles sembra già essere stata sotto l’effetto di rivolte [Ndt, anche la città di Losanna in Svizzera]. È precisamente perché non sottovaluto l’intelligenza del nemico che le mie analisi hanno trovato conferma.

Abbiamo così potuto ravvisare la presenza di una certa Assa Traoré accanto alla madre di Nahel. Questa stessa militante, che calza scarpe della marca Louboutin (LVMH), lavora anche per la fondazione OPEJ Baron de Rothschild. Inutile ritornare sul passivo trasgressivo della famiglia in materia di delinquenza. Constatiamo semplicemente che una madre isolata e prostrata ha molto rapidamente beneficiato di appoggi massicci e delle logistica necessaria per organizzare, 48 ore dopo i fatti, una marcia bianca con magliette vellutate e altre celebrità dell’ambiente del rap francese.

Esiste una reale complicità tra teppaglia dal basso e teppaglia dall’alto che la sostiene. Così come mi associo pienamente ad Alain Soral ed alla sua analisi quando sottolinea il fatto che il problema non è legato all’Islam. Quelli che «islamo-centralizzano» le cause delle disgrazie che subiamo sono, o ignoranti, o dei corrotti al servizio di una causa sovranazionale. L’Islam è una religione d’ordine, anche se alcuni dei suoi precetti possono essere contestati da un cristiano, non bisogna confondere tutto. L’Iran conosce rivolte simili, con questo tipo di profili di delinquenti ? I delinquenti delle periferie non hanno niente di mussulmano. Adottano marcatori sociologici mutuati dall’Islam, essenzialmente codificati secondo formule stereotipate, allo scopo di etichettarsi come una comunità. Ma non sono in niente praticanti e non applicano in nessun modo le condotte morali che il Corano impone. Quando ero sul campo, alcuni di loro si stupivano di vedere che conoscevo meglio di loro l’Islam. Diventavo subito più simpatico ai loro occhi, cosa che li rendeva ancora più idioti ai miei. Il problema non è l’Islam, ma l’ignoranza.

Un amalgama è volontariamente mantenuto tra la delinquenza dei quartieri e lo sviluppo della religione mussulmana sul nostro territorio, eppure sono fenomeni distinti. I Russi hanno ben capito che il sostrato del pericolo dello stravolgimento di civilizzazione che incombe su di noi non è la religione mussulmana. Vladimir Putin dichiarava non meno di due giorni fa che la profanazione del Corano era un crimine in Russia. Ebbene, è uguale, non sono Charlie, e non mi lascerò abbindolare dalla strumentalizzazione terroristica delle branche «settarie» Wahhabite dell’Islam, dagli Stati profondi occidentali e Israele.

È proprio una elite mondialista apolide che cerca qui a distruggere il nostro paese di essenza cattolica alimentando l’odio contro la religione mussulmana. Attingendo le sue origini ideologiche nel giudeo-protestantesimo, ha costruito una cancel culture etnicizzata, universalista e Woke, ricalcata su una assiologia consumistica e materialistica nata prima di tutto negli Stati Uniti. L’egemone americano si è in seguito incaricato della sua propagazione nel mondo occidentale. Le nostre piccole teppaglie francesi non sono in realtà che la brutta copia di rappers ed altri membri delle gangs americane che idealizzano. E senza saperlo, se tributano un culto a qualcosa, è prima di tutto all’immagine del rapper gangster americano in un bolide, circondato da prostitute, dietro il quale si trovano le stesse fonti di finanziamento di quelle dell’ideologia LGBT ! Dietro Assa Traoré si cela l’ideologia universalista di George Soros che finanzia, per messo delle sue ONG, sia l’immigrazione di massa che la causa LGBT.

Se siamo lontani dagli ideali del profeta Maometto o del Cristo, in compenso, si è molto vicini alla detestazione di Cristo (o di Maometto) (5) esplicitamente rivendicata nei media da Éric Zemmour. Ci sono, in realtà, molti più contatti tra lui e Soros (a cominciare dalla religione) che tra lui e Cristo. Sì, la sua pseudo-resistenza è in realtà fondamentalmente anti-cristica. E ironia della sorte, quando si è presentato alle presidenziali, il Sig. Zemmour aveva come gestore della parte operativa dei suoi finanziamenti il Sig. Julien Madar, ex banchiere d’affari presso Rothschild.

Senza neanche evocare il percorso del nostro attuale presidente, ci si accorge alla fine che l’universo della famiglia Rothschild non è incompatibile con l’universalismo Woke, di cui Assa Traoré è una icona, così come non sembra incompatibile con le idee di una frangia «destrorsa», falsamente e spesso caricaturalmente patriottica, la quale intende fomentare una guerra tra cattolici e mussulmani nel rigetto dei valori trasmessi dai profeti (Papacito, Goldnadel, Finkielkraut, Zemmour, ecc.). Dobbiamo conformarci per questo al conflitto che oppone Giacobbe ad Esaù nella Genesi (6) ?

Siamo quindi in ostaggio tra le teppaglie dal basso e le teppaglie dall’alto. Le teppaglie dall’alto pongono tutti i pre-requisiti necessari alla creazione di una rivoluzione controllata. Utilizzano a tal uopo gli islamo-centrati per esaltare le tensioni inter-religiose, e l’estrema sinistra (pilotata da Mélenchon, membro del Grande Oriente di Francia) per esacerbare i conflitti di fronte alle forze dell’ordine e la detestazione della polizia. Una polizia vittima sacrificale che fungerà da fusibile concorrendo a radunare contro se stessa, e contro la sua volontà, l’estrema sinistra e le teppaglie delle periferie, dovendo nel contempo affrontare e gestire i conflitti inter-etnici e inter-religiosi suscettibili di emergere. Nel frattempo, i loro padroni si serviranno di lei per instaurare definitivamente e giustificare una nuova era di controllo ed il ricorso ad una violenza inedita che potrà essere, di conseguenza, perfettamente legittimata dal contesto. 

 

Quali soluzioni apportare?

 

In un primo tempo, bisogna dirsi che gli avvenimenti presenti sono forse intervenuti troppo presto per i nostri dirigenti, per i quali sarebbe forse stato più opportuno beneficiare di questa scintilla nel giro di due anni. In effetti, per il momento, le ondate migratorie non hanno sufficientemente impattato le campagne e alcune zone rurali profonde. Era uno degli obiettivi messi recentemente in risalto da Attali.

Anche qualora il movimento in corso si sgonfiasse, a causa di una estensione insufficiente, non sarebbe che indietreggiare per meglio saltare. Bisogna quindi che gli oppositori patrioti onesti, che non hanno paura di designare il nemico reale, la sua ideologia ed i suoi complici, si riuniscano. La situazione è troppo grave per restare inermi. Come lo avevo già detto nel corso di un’intervista rilasciata l’anno scorso a Média 4-4-2, c’è allarme ovunque, ma se rivolta c’è, sarà automaticamente recuperata da un controllore d’opposizione, o dalla governance lei stessa che ne approfitterà per instaurare un sistema di controllo che si ispira al credito sociale (7). Per questo, spiegavo l’anno scorso, nel corso di quell’intervista, che senza una amministrazione pronta a prendere il testimone, i resistenti reali non potrebbero trarre giovamento da questa rivolta.

È quindi tempo di agire ora, per fare ciò, tutti i veri patrioti si devono unire. Penso che l’idea di Alain Soral di creare instantemente un CNR (consiglio nazionale di resistenza) è la buona, visto il carattere urgente e imminente della situazione. Ci adatteremo in seguito in tempo reale. Bisogna quindi, in prima battuta, trovare i mezzi per raggrupparsi e federarsi, lontano dalle false opposizioni e altre apparatcik del sistema che non designano il nemico reale, con l’intenzione tra l’altro di restare in Europa, e che cercheranno di sabotarci dall’interno. Oggi, voglio apportare il mio contributo al cambiamento.

Infine, penso che appoggi esterni, quindi stranieri, saranno necessari, perché il nostro nemico è apolide e finanziariamente incredibilmente potente. Se falliamo qui, il ritorno di bastone sarà senza precedenti, per cui agiamo con coraggio.

Che la Francia rimanga eterna!

Adjudant (e.r.) François Dubois

 

NOTE

 

(1) Su questo, vi rinvio al mio libro Alice au pays de Lucifer pubblicato presso KA’ Éditions e agli articoli che ho pubblicato su profession gendarme.fr e Strategika.fr.

(2) In un successivo testo spiegherò attraverso quali meccanismi queste persone sostengono in realtà, e senza saperlo, dei «nazisti riconvertiti».

(3) Per comprendere la complessità della spiegazione sociologica della deriva delle periferie, leggere Le déni des cultures di Hugues Lagrange (sociologo del CNRS) per i tipi delle edizioni Points. Il backlash è il contraccolpo sociologico, ideologico e morale provato successivamente al confronto delle tradizioni e alla ri-tradizionalizzazione tra gli accolti ed il paese d’accoglienza.

(4) Una AFI è un’arma di forza intermediaria, il cui impiego viene a situarsi sulla scala di gradazione tra le mani nude e l’arma da fuoco, per esempio l’LBD40 o il bastone telescopico.

(5) Nella trasmissione su France Inter «Le Grand face-à-face» che oppone Raphaël Glucksmann a Éric Zemmour, Raphaël Glucksmann ricorda gli scritti di Zemmour : «Lei scrive nel suo libro qualcosa d’interessante. Lei dice chiaramente : Sono per la Chiesa e contro il Cristo !». Cosa a cui Zemmour risponde affermativamente : «Sì ! Sì, lo dico chiaramente !».

(6) https://journals.openedition.org/rhr/8552.

(7) https://lemediaen442.fr/francois-dubois-macron-est-anime-par-un-ideal-messianique-en-lien-avec-la-gouvernance-mondiale/.

Traduzione a cura di Tomaso Pascucci per ComeDonChisciotte.org

 

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