37 MILIONI DI POVERI NASCOSTI NELLA TERRA DELL’ABBONDANZA

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blankDI PAUL HARRIS

Gli americani hanno da sempre creduto che il duro lavoro porti una ricompensa, ma molti di loro oggi non riescono a pagare le bollette neanche facendo due o tre lavori.
Più di un cittadino su dieci vive al di sotto della soglia di povertà, e il divario tra i benestanti e i poveri si sta ampliando sempre di più.

La televisione nella roulotte di Candy Lumpkins trasmette a volume alto“The Bold and the Beautiful” (“Beautiful” in Italia). Si tratta di una fiction quotidiana che propone uno spaccato di vita americana molto lontana dalla realtà di questo povero angolo del Kentucky.
La famiglia dei Lumpkins vive oltre il limite immaginabile di povertà, in un fosso di una valle, alla fine di una lunga strada sporca e fangosa e cosparsa di rifiuti. Un branco di cani randagi si aggira abbaiando ai forestieri. Non c’è telefono e visto che la pompa dell’acqua si è rotta due giorni fa, Candy è andata a prendere dell’acqua in alcune fonti vicine. Incurante di tutto questo, sua figlia Amy, di 5 anni, corre a piedi nudi su un porticato di legno ghiacciato dal freddo invernale.
Uno scorcio di profonda e persistente povertà. Eppure i Lumpinks non sono i soli a vivere in quella situazione difficoltosa; rappresentano solo la parte negativa dell’equazione americana. In America esistono grandi quartieri benestanti, grandi centri commerciali e un’efficiente classe media, ma esiste anche un gran numero di poveri, che vivono di stenti in un sistema economico basato su stipendi bassi e aiuti minimi da parte del governo.

37 milioni di americani vivono in povertà. Dato scioccante che rappresenta il 12,7% della popolazione – la percentuale più alta nel mondo industrializzato. I poveri si possono incontrare dalle colline del Kentucky e alle strade di Detroit, dal Profondo Sud della Louisiana al cuore dell’Oklahoma. Ogni anno sin dal 2001 il loro numero è cresciuto via via.

Sotto l’amministrazione del Presidente W. Bush ulteriori 5.400.000 persone sono scivolate al di sotto della soglia di povertà. Eppure non si tratta di storie di disoccupati o di indigenti. Molti di loro lavorano. Molti hanno due lavori. Amos Lumpkins lavora e i suoi figli vanno a scuola. Ma il sistema economico, privato di benefici per i lavoratori come l’assistenza sanitaria, non riesce ad assicurare buoni stipendi.

Perfino nelle famiglie con due genitori lavoratori, capita spesso di avvicinarsi al disastro – è sufficiente una fattura del medico o la chiusura di una fabbrica. Il salario minimo di $5,15 (£2,95) all’ora, non aumenta dal 1997 e, ritoccato per l’inflazione, è oggi al suo livello più basso dal 1956. Il divario tra i benestanti e i poveri s’ingrandisce ora più che mai. Di fronte ad una crescente povertà, il bilancio federale di Bush di un trilione di dollari ha recentemente aumentato l’ammontare della spesa della difesa per la guerra in Iraq e ha tagliato drasticamente miliardi dai programmi d’assistenza.

L’anno scorso a New Orleans, l’uragano Katrina ha portato i poveri d’America sotto i riflettori per un breve momento. La povertà sembrava far parte del programma del governo. Quei riflettori sono ora stati spenti. “Speravo che Katrina avrebbe cambiato le cose un pò di più. Ma non l’ha fatto” dice Cynthia Duncan, una professoressa di sociologia dell’Università del New Hampshire.

L’ Oklahoma è nel cuore dell’America. Tulsa sembra l’America Centrale di un libro illustrato. Eppure c’è molta gente che patisce la fame. Quando si parla dei poveri più malnutriti d’America, l’Oklahoma è in cima alla lista. Dovrebbe essere impossibile morire di fame qui. Eppure non lo è. Chiedetelo a quelli che si trovavano ad una mensa per i poveri la scorsa settimana. Sono uno spaccato della società: neri, bianchi, coppie giovani, pensionati e gente di mezza età. Pochi di loro non lavorano oppure sono in pensione, il resto lavora.

Sono persone come Freda Lee, 33 anni, che fa due lavori, lavora al mercato e come cassiera. Anche lei è venuta al Loaves and Fishes (Pani e Pesci) – affiancato ironicamente da un Burger King e un McDonald’s – per prendere del cibo per se stessa e per i suoi tre figli. “L’America dovrebbe essere un paese libero. Ma cos’è la libertà, se siamo obbligati a pagare tutto?” ride. “Tutto quello che riusciamo a fare è pagare i beni di prima necessità”

Oppure, sono persone come Tammy Reinbold, 37 anni, che lavora part-time, con un marito che lavora a tempo pieno e due figli che ancora devono contare sulla mensa dei poveri.”La Chiesa è il nostro unico appiglio”. Ed ha ragione. Quando l’assistenza governativa viene revocata e gli stipendi sono insufficienti, entrano in gioco spesso le chiese. I bisognosi si radunano per ricevere i cestini di cibo. Ascoltano un predicatore per una mezz’oretta che parla della Bibbia e poi chiede loro se vogliono rinascere, mentre tre donne alzano al cielo le mani.

Ma perchè alcuni cittadini di Tulsa sono affamati ?

Molti ritengono che Tulsa rappresenti l’altro volto dell’economia americana. Tulsa è stata devastata dalle perdite di lavoro. Imprese famose come la Worldcom, Williams Energy and Citgo hanno chiuso i battenti o si sono spostate, costando alla città la perdita di circa 24.000 posti di lavoro. Ora Wal-Mart rappresenta il nuovo mercato del lavoro americano: caratterizzato da stipendi bassi e pochi sussidi.

I lavori ben pagati sono destinati solamente ai laureati. Ai molti altri che hanno proseguito gli studi solo fino alla scuola superiore spetta un tetro futuro. Oggi in Texas più di un terzo degli studenti che s’iscrive alla scuola pubblica si ritira. Questa gente sta entrando nel fragile mondo dei lavoratori poveri, in cui ogni giorno rappresenta un passo verso la tragedia. Alcune di queste tragedie arrivano da Steve Whitaker, un pastore che dirige una missione all’ombra di un cavalcavia autostradale.

Ogni giorno, senzatetto e tossicodipendenti si recano da lui alla ricerca di un letto per la notte. Altri cercano un’altra possibilità nella vita. Sono persone come Mark Schloss la cui catastrofe è stata causata della sua prima moglie. L’ex direttore di Wal-Mart è entrato nel tunnel della droga e dell’alcolismo sino a finire da Whitaker. Adesso è di nuovo in sesto, e sfoggia con orgoglio un anello d’argento su cui c’è scritto ‘Fede, Speranza, Amore’. “Senza questo posto, a quest’ora sarei in prigione o morto” dice. Ma per Whitaker salvare vite vuol dire salvare delle anime. Coloro che iniziano il programma di riabilitazione della missione vengono istruiti sui principi della Bibbia e della Cristianità. […] Cintura nera di karatè, la cristianità di Whitaker è forte sia letteralmente che metaforicamente. “La gente ha bisogno di dio nella vita” dice.

Queste sono strade povere. Tulsa è una città divisa come il paese. All’interno di un edificio di Tulsa nord, in cui lavora lo staff di Whitaker, alcuni gruppi di bambini (figli di genitori che sono costretti a lasciarli soli perché lavorano), ascoltano l’insegnamento della Bibbia dopo scuola, mentre aspettano che i loro genitori passino a prenderli. Una di loro è Taylor Finley, di nove anni. Indossa una t-shirt con una bandiera americana stampata sul davanti e sogna di viaggiare. “Voglio andare divertirmi in un posto nuovo, in un paese nuovo” dice. Taylor vuole vedere il mondo che esiste al di fuori dell’Oklahoma. Ma per ora non può neanche vedere il suo stesso vicinato. Il centro in cui aspetta sua madre è stato costruito senza finestre al piano terra. Era l’unico modo per tenere lontani i bulli delle gang che si aggirano nell’area.

Durante le elezioni del 2004, l’unico politico che ha parlato di povertà in maniera diretta è stato John Edwards, il cui motto della campagna elettorale era “Due Americhe”. Edwards è stato deriso dai Repubblicani per il suo screditare il paese e – dopo che John Kerry lo scelse come compagno Democratico per correre alle elezioni – la retorica si ammorbidì durante lo scontro della campagna elettora Ma, di fatto, Edwards aveva ragione. Mentre 45,8 milioni di americani non usufruiscono di un’assicurazione sanitaria, il 20% in cima alla scala di coloro che percepiscono uno stipendio, guadagna più della metà del reddito nazionale. Allo stesso tempo il 20% in fondo alla scala, porta a casa solo il 3,4%. Whitaker espone i dati con un inglese semplice. “I poveri sono diventati più poveri e i ricchi più ricchi” ha detto.

Affrontare la povertà in America, non è una questione facile. Si rischia di scontrarsi con una consuetudine secondo la quale i poveri attirino il loro destino e che ogni americano nasce con le stesse possibilità di riuscire nella vita. E si rischia anche di andare contro la forte corrente anti-governo dei moderni politici americani. Eppure il problema non scomparirà. “C’è un vero senso di crisi incombente, ma i capi politici hanno pochi motivi per fare riferimento a questa crescente divisione” ha detto Cynthia Duncan.

Ci sono pochi dubbi su quale sia la parte dell’America che caratterizza le colline dell’est Kentucky. Guidare attraverso le valli boscose dell’Appalachian impartisce una lezione sulla povertà. Le montagne non sono mai state ricche. I tempi ora sono più duri che mai. Le case-roulotte sono la norma. Di tanto in tanto s’intravede una residenza imponente, un segno di prosperità legato alle miniere di carbone o alle imprese per il taglio degli alberi, le uniche industrie nella regione. Tutti gli altri vivono ai margini, e cercano di procurarsi un lavoro come possono. La coltura più redditizia è quella della marijuana illecitamente coltivata.

Save The Children lavora qui e anche se spesso gli atti di beneficenza vengono ricollegati ai terremoti in Pakistan o alle carestie in Africa, quest’organizzazione conduce un esteso programma nell’est Kentucky. Programma che propone squadre di “genitori adottivi” per combattere lo scioccante tasso di analfabetismo e quindi per colpire la povertà stessa.

Il problema è grave. Alla Jone’s Fork School, squadre di indomite nonnine arrivano ogni giorno per leggere con i bambini. Il piano produce due benefici: aiuta i bambini a combattere la povertà e permette ai pensionati di avere un piccolo stipendio. “Per me è stato un salvavita e io sento che senza di noi i bambini scivolerebbero nel precipizio” dice Erma Owens. Questo servizio ha offerto un aiuto grandissimo ad alcuni bambini. Un gruppo di bambini si sta comportando così bene all’interno del programma che la loro insegnante, Loretta Shepherd, ha posticipato il suo pensionamento per rimanere con loro. “Stare con questi bambini mi ha ringiovanito” ha detto.

Certo è che Renae Sturgill vede dei cambiamenti nei suoi bambini. Anche lei vive in profonda povertà. Nonostante lei lavori al college e anche suo marito lavori, la roulotte degli Sturgill si trova in mezzo ad un mucchio di macchine abbandonate. I soldi scarseggiano. Ma ora i suoi figli sono nel programma di lettura e lei ha potuto constatare come siano cambiati. Specialmente suo figlio Zach, di 8 anni. A volte è difficile tenerlo a bada, ma ora ha iniziato ad amare andare a scuola. “Zach ama leggere ora. Io so che è molto importante per lui,” dice Renae. Zach è timido è non parla molto dei suoi progressi. Ma Jenny Waddel, che coordina i sussidi per le famiglie alla Jone’s Fork, è profondamente orgogliosa. “Ora Zach legge perché lo vuole fare. Ha lottato veramente per arrivare dove è arrivato” dice.

In America essere povero è un marchio sociale. In un paese che celebra l’individualità e si propone l’obiettivo di dare a tutti le stesse opportunità di riuscire, i poveri sono spesso criticati per la loro stessa situazione. Eppure l’esperienza basata sui fatti non sembra confermarlo. Quando la gente fa due lavori alla volta e nonostante ciò non guadagna sufficientemente per dare da mangiare alle proprie famiglie, sembra impossibile riuscire a chiamare questa gente pigra o egoista. Sembra che qualcosa non funzioni nel sistema, non tra i poveri stessi.

Questa è l’impressione di molta gente impantanata nella povertà dell’Oklahoma e del Kentucky. Pochi chiedono l’elemosina. Molti chiedono paghe decenti. “Non è giusto. Io lavoro in continuazione quindi cosa ho fatto di sbagliato?” dice Freda Lee. Ma questo sistema economico non sembra permettere alla gente di condurre un esistenza decente. Condanna i poveri a rimanere poveri, a lottare contro probabilità impossibili oppure a racimolare le proprie cose e tentare la fortuna da qualche altra parte.

A Tulsa, Tammy Reinbold si trasferirà con la sua famiglia nel Texas appena riusciranno a risparmiare i soldi per la benzina. Ci potrebbero volere diversi mesi. “Sono stata a Tulsa 12 anni e voglio provare in un altro posto” dice.
Savethechildren.org

Da Tom Joad a Roseanne

In un paese che è orgoglioso della sua cultura di solido individualismo, duro lavoro e autosufficienza, non sorprende che la povertà e i poveri non abbiano un posto di rilievo nella psiche americana.

Ma nell’arte, nei film e nei libri la povertà americana è stava a volte ritratta con scottante onestà. Il romanzo di John Steinbeck “The Grapes of Wrath” (“Furore” in Italia) che ha ispirato un film di John Ford, è l’esempio più famoso. È un racconto risoluto degli sforzi di una povera famiglia dell’Oklahoma che fu costretta ad abbandonare la Dust Bowl (La conca della polvere) durante la Depressione degli anni ’30. La descrizione della vita di Tom Joad e della sua famiglia lungo la strada, mentre cercano lavoro, aprì la strada al dibattito di più ampi problemi di giustizia sociale in America.

Un altro importante lavoro dell’epoca fu “Let Us Now Praise Famous Men” (letteralmente: adesso fateci lodare gli uomini famosi) un libro realistico che raccontava un periodo trascorso tra i poveri agricoltori bianchi nel Profondo Sud. Il romanzo scomparve subito dopo la sua pubblicazione nel 1940, ma negli anni ’60 fu accolto come un capolavoro. Nella cultura americana in voga, la povertà spesso è celata dietro le quinte. Oppure è ritratta – come nell’epico film sul crimine di Sergio Leone “Once Upon A Time In America” (C’era una volta l’America)- come la base per un racconto dei poveri diretto ai ricchi.
Una notevole eccezione, eppure spesso sottovalutata, è rappresentata dal grande successo ottenuto dalla serie televisiva Roseanne, che descrive la realtà quotidiana della classe lavoratrice americana con un coraggio e un senso dell’umorismo veramente lontano dalle serie televisive abituali ambientate in un quartiere soleggiato, molto spesso a New York o in California. Le serie televisive più famose dell’ultimo decennio –come Friends, Frasier o Will e Grace- trattano le manie della classe media americana, che poco importano a milioni di lavoratori americani poveri.

Un America divisa

Ci sono 37 milioni di americani che vivono al di sotto della soglia di povertà. Questo dato è aumentato di 5 milioni da quanto il presidente W. Bush è andato al potere.

Gli Stati Uniti hanno il più alto numero di miliardari nel mondo: 269.

Circa un quarto dei neri americani vive al di sotto della soglia di povertà; anche il 22% degli ispanici vive in povertà. Ma per i bianchi la percentuale è solo dell’8.6%.

Ci sono 46 milioni di americani senza un’assicurazione medica.

Ci sono 82.000 senza tetto solo nella città di Los Angeles.

Nel 2004 la comunità più povera in America era la riserva indiana di Pine Ridge. La disoccupazione raggiunge l’80%, il 69% della gente vive in povertà e la durata di vita media per gli uomini è di 57 anni. Nell’emisfero occidentale solo Haiti ha una speranza di vita media più bassa.

La città più ricca in America è Rancho Santa Fè in California. I redditi medi superano i 100.000 $ all’anno; e il prezzo medio di una casa è di 1.700.000 dollari.

Pual Harris
Fonte: http://observer.guardian.co.uk
Link: http://observer.guardian.co.uk/world/story/0,,1712965,00.html
19.02.06

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LAURA MERCURI

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