La Cina e l’Occidente

Tu devi morire affinché io possa vivere

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Julian Macfarlane
julianmacfarlane.substack.com

Per un lungo periodo, fino a poco tempo fa, gli Americani hanno sempre dato per scontato che il partito comunista cinese sarebbe crollato. Vedevano la Rivoluzione Culturale come l’inizio della fine. E, in effetti, la Rivoluzione Culturale aveva portato un cambiamento, che gli Stati Uniti avevano colto come un’opportunità. Sicuri della loro superiorità culturale, gli Stati Uniti avevano pensato di poter semplicemente sovvertire la cultura cinese con i film di Hollywood e la propaganda.

Non ha funzionato. Ora il Dragone sta spiegando le ali e si sta alzando. L’aquila americana sta mangiando pesce morto su una spiaggia, tormentata dai gabbiani. Oh, Jonathan, come hai potuto farlo?

L’America ha dichiarato guerra alla Cina. Non è una guerra militare. Indubbiamente, se potessero, gli Stati Uniti seguirebbero questa strada. Ma la Cina non è la Corea, né il Vietnam, né l’Iraq, né l’Afghanistan.

E come erano andate a finire quelle guerre?

La Cina è semplicemente troppo grande, troppo lontana e ora troppo ben armata.

Gli Stati Uniti hanno iniziato una guerra economica, costringendo alla collaborazione gli Stati vassalli, come il Canada.

L’aspetto interessante è che i Cinesi non stanno combattendo veramente. È come nelle arti marziali taoiste. La prima lezione è vincere senza combattere.

Ottenere cento vittorie in cento battaglie non è l’apice dell’abilità. Sottomettere il nemico senza combattere è l’acme dell’abilità.
Sun Tzu, L’arte della guerra cap. 3

Parte 1 – Possono intere società essere sociopatiche?

Dipende dalla concezione che si ha della natura umana. La visione prevalente nel mondo occidentale è che gli esseri umani siano intrinsecamente violenti. Questo, nonostante l’esercito americano avesse scoperto, durante la Seconda Guerra Mondiale, che solo il 20% circa dei suoi soldati sparava per uccidere. Gli Stati Uniti si erano quindi concentrati su un addestramento intensivo per trasformare giovani uomini impressionabili in “assassini nati” di uomini, donne e bambini – sociopatici situazionali.

“La vita nello stato di natura è solitaria, povera, brutta, brutale e breve..”
Thomas Hobbes.

Hobbes aveva ragione,” Stephen Pinker.

I Cinesi, per lo più, non sono d’accordo.

Quando si osserva lo stato di natura,
tutte le cose hanno una loro funzione;
i cavalli trainano i carri e tirano l’aratro.
Ma quando la via naturale non viene rispettata,
i cavalli sono allevati per la battaglia e per la guerra.
Il desiderio e la mancanza causano malcontento,
mentre chi conosce la sufficienza
ha più facilmente ciò di cui ha bisogno.
Tao Te Ching

È stato scritto più di duemila anni fa da Lao Tzu. Ma è un tema costante nel pensiero cinese, ancora oggi. Rappresenta uno stile di pensiero. È uno dei tanti, ma sembra quello dominante.

La Cina ha perseguito lo sviluppo con la visione di costruire una civiltà ecologica. Dalla saggezza tradizionale cinese secondo cui le leggi della natura governano tutte le cose e l’uomo deve cercare l’armonia con la natura, alla nuova filosofia di sviluppo che enfatizza uno sviluppo innovativo, coordinato, verde e aperto a tutti, la Cina ha sempre dato priorità al progresso ecologico e lo ha inserito in ogni dimensione e fase del suo sviluppo economico e sociale. L’obiettivo è ricercare un tipo di modernizzazione che promuova la coesistenza armoniosa dell’uomo e della natura.
Xi Jinping

A questo si aggiunge la coesistenza armoniosa tra uomo e uomo.

Guerre e rivoluzioni hanno lasciato il segno in Cina. Ma niente di paragonabile alla natura stessa, all’ambiente, che è il palcoscenico su cui tutti devono recitare e che determina i loro copioni – e che dà anche forma al concetto cinese di essere umano e definisce l’aspetto che dovrà assumere la società. Nel Confucianesimo o nel Taoismo non c’è nessun dio: solo la natura, che impone l’equilibrio sociale e la cooperazione. Quando vengono a mancare, si scatena il caos e la gente muore. La Cina ha avuto le sue guerre.

Tuttavia, la Cina ha avuto anche secoli di pace, a differenza dell’Europa, che è stata continuamente devastata dalle guerre fin da molto prima dell’era cristiana. L’Europa non ha mai avuto una pace duratura: da qualche parte c’era sempre una guerra.

A questo si aggiunge la coesistenza armoniosa tra uomo e uomo.

Cultura del conflitto e cultura del consenso collaborativo

L’Europa è quindi una cultura del conflitto: la Cina, invece, è una cultura combinata di collaborazione e consenso. Naturalmente, si tratta di generalizzazioni imperfette. Nessuna cultura può essere ridotta così semplicemente ad una singola idea o modalità, anche se uno stile di pensiero può essere dominante.

Tenendo presente questa avvertenza, possiamo dire che, mentre i Cinesi avevano la filosofia come risposta razionale alla sfida culturale, gli Europei, come i loro predecessori dell’Asia centrale e del Medio Oriente, avevano le religioni: euristiche, irrazionali, stabilite da “dei,” figure autoritarie divine che dicevano loro che solo la loro tribù aveva il diritto di vivere. La natura era qualcosa da sfruttare o distruggere. L’Oriente era pragmatico, l’Occidente ideologico.

Senza dubbio, un tempo, tutte le religioni avevano una logica, ma, quando le religioni si istituzionalizzano, anche i credenti si istituzionalizzano. Nessuno ricorda dove si trova la base della propria “fede.” Ave Maria e obbedisci.

Nelle società conflittuali, la gerarchia è la cosa più importante, imposta con la minaccia della violenza.

Si noti che i re, i principi e i nobili non sono considerati “uomini,” che si trovano appena sopra gli “animali selvatici.”

Anche la Cina era (ed è) gerarchica. Ma la sua piramide era sottilmente diversa.

Al vertice c’era l’imperatore. Sotto di lui i burocrati – i Letterati – che per, la maggior parte, ottenevano il loro posto attraverso dimostrazioni di merito – esami e simili.

Sotto di loro, i grandi proprietari terrieri.

La categoria successiva era quella dei contadini, che non solo costituivano la spina dorsale economica del Paese, ma fornivano la manodopera per l’esercito, che non si affidava ad una classe di guerrieri come in Europa.

Un gradino più in basso c’erano gli artigiani e i mercanti. In basso, una classe di servitori, compresi i burocrati di basso livello.

Sia la collaborazione che il consenso erano importanti, come si può vedere dal centro della piramide – il suo nucleo – che era riservato alle “classi produttive.”

C’erano stati famosi generali, pensatori e persino almeno un imperatore di origine contadina. Il merito contava. È ancora così in Cina. Il PCC, con tutti i suoi difetti, è un partito di tecnocrati. Per entrare bisogna dimostrare le proprie capacità.

In Europa contavano soprattutto i legami di sangue. E negli Stati Uniti contano ancora.

La mobilità sociale era insita nel sistema cinese. E tutti erano “uomini,” a differenza dell’Europa. Mentre il pensiero occidentale era dottrinale e quindi regressivo, il processo decisionale cinese era collaborativo, orientato al futuro e cercava la diversità di opinioni delle parti interessate e, oltre a ciò, degli esperti in vari campi. Era anche orientato al consenso, cercando di ottenere l’accordo di tutti coloro che erano interessati, per una migliore attuazione, dai cambiamenti delle politiche.

L’uomo: buono o cattivo?

Confucio e Mencio pensavano in modo olistico che gli esseri umani fossero buoni nel contesto della natura e che la fonte del male fosse lo squilibrio sociale e il malgoverno. Se il vostro tetto perde, non date la colpa alla pioggia, ma al progetto. Non si può combattere la natura. Per sopravvivere, bisogna trovare un equilibrio e imparare dagli errori. Se tutti gli uomini sono buoni, allora il male deriva da una risposta sbagliata alle forze esterne. E, poiché siamo animali sociali, la colpa è della società.

Questa idea è sopravvissuta fino ad oggi. Xi Jinping ha cercato di fondere la morale confuciana e la moderna ideologia del PCC, guardando per così dire al futuro. Il concetto di “civiltà ecologica” è nel contesto della Cina rivoluzionaria.

Le culture del consenso collaborativo sono sostenute da amici e alleati e da relazioni di cooperazione – e dal merito. Non vogliono o hanno bisogno di nemici.

Poiché le culture conflittuali, per definizione, hanno bisogno di nemici, sia all’interno che all’esterno, e il potere ha bisogno di giustificare la propria violenza, il concetto intrinseco è che gli uomini debbano essere brutali e avidi.

È sempre un “io contro di te.” Noi contro loro.

Non c’è una vera collaborazione, perché ognuno pensa solo a se stesso.

Non c’è nemmeno consenso. Ciò che si ottiene è invece il rispetto delle regole nell’interesse della sopravvivenza personale.

Finché i servi della gleba avevano il pane, erano felici. Finché gli Americani moderni hanno smartphone e Starbucks, si ritengono soddisfatti.

Come ho già detto, ogni cultura ha più di uno stile di pensiero. La Cina aveva filosofi con idee simili a quelle occidentali.

Xunzi, l’Hobbes cinese del suo tempo, credeva che gli uomini non nascessero tanto “malvagi” nel senso giudaico-cristiano, quanto piuttosto spregiudicati e venali, e che la capacità di fare il bene dovesse essere introdotta con la cultura, le leggi e i rituali – la “civiltà” – su mandato di qualche persona saggia – come lui, ovviamente.

Ciò che noi chiamiamo “umanità” era/è qualcosa che doveva essere appreso e imposto con la disciplina, come nel vecchio sistema scolastico pubblico britannico, che era più educazionale che naturale. Il bullismo era essenziale.

Ma Xunzi, per fortuna, non era nella corrente principale di pensiero.

Anche l’Europa aveva i suoi dissidenti, i suoi Rousseau e Spinoza che vedevano gli esseri umani come parte della natura e non separati da essa. Ma per ognuno di loro c’erano una dozzina di Hobbes che credevano che l’uomo fosse avulso dall’ambiente naturale: avido, brutale ed egoista – giustificando così il controllo autoritario dall’alto da parte di un monarca o di un’aristocrazia, quello che Hobbes chiamava “Leviatano,” separato dagli uomini comuni come gli uomini comuni lo sono dagli animali. La Grande Catena dell’Essere Redux.

Ancora oggi, la visione di Hobbes è dominante, come si può vedere dalla straordinaria popolarità dei libri dello pseudo studioso Steven Pinker che presentano l’uomo come un “deprecabilità” genetica, una sorta di scimpanzé potenziato con un brutto carattere e nessun senso morale. Il fatto che gran parte dell’opinione pubblica sia d’accordo, e anche la maggior parte degli esponenti delle “scienze” sociali, la dice lunga sul pensiero occidentale.

Per Pinker stesso, il Leviatano sarebbe un professore di Harvard come lui che spaccia teorie false.

Ma i nostri veri Leviatani moderni sono Jeff Bezos, Soros e Gates e le poche centinaia di persone che possiedono metà del pianeta, compresi i cittadini, e che annuiscono con approvazione. Pinker è solo un buffone di corte.

I Leviatani precedenti ci avevano dato Hiroshima e Nagasaki, le atrocità della guerra di Corea, del Vietnam e del Medio Oriente. Alla gente comune non piace la violenza e a noi non piace pensarci, almeno finché non ci minaccia direttamente. Vogliamo credere di essere esseri buoni e pacifici. I Leviatani pensano solo al dominio, che significa guerra e morte.

Parte 2 – È l’economia, stupido

Ma perché esiste questa enorme differenza tra Occidente e Oriente? In fondo, l'”Occidente” è solo l’appendice occidentale dell’Asia e dell'”Oriente.” Risposta:

“È l’economia, stupido.”
James Carville

Per “economia” si intende l’accesso alle risorse, che, a sua volta, determina la sopravvivenza umana. Nel Paleolitico, le risorse erano illimitate come il territorio. Quando la caccia era scarsa in un luogo, ci si spostava dove era migliore.

Dal Neolitico in poi, gli esseri umani sono stati limitati dal territorialismo tribale e l’accesso alle risorse è stato complicato non solo dall’ecologia, dall’ambiente e dalla geografia del luogo in cui si viveva, ma anche dalle dimensioni delle comunità. Le risorse non venivano condivise, come ai tempi del Paleolitico, ma diventavano merci.

Se si guarda alla Cina, anch’essa aveva avuto questi problemi. Le sue civiltà erano cresciute, come la maggior parte delle culture dell’Olocene, alle foci dei fiumi e lungo le loro sponde fertili. Erano sedentarie e statiche. Ma erano anche isolate dal resto dell’Asia da barriere naturali: deserti a nord e a ovest, montagne a sud e oceani a est.

In Asia centrale, non tutti erano stati così fortunati. Con l’addomesticamento dei cavalli, l’inizio dei viaggi fluviali e con l’età del bronzo e del ferro, le popolazioni avevano potuto sfruttare i progressi della mobilità per migrare più facilmente – cosa che avevano fatto, ed è per questo che le lingue europee, o meglio le lingue indoeuropee e le lingue asiatiche sono imparentate, anche se oggi le similarità sono difficili da vedere. Gli abitanti delle steppe si erano spinti a ovest e a sud, proprio come gli Americani, e anche a sud e a sud-ovest – sempre come gli Americani – per cercare terre più fertili.

L'”Europa” non è un vero e proprio continente, perché non è affatto separata dall’Asia; è abbastanza aperta a est, con pochi ostacoli alla migrazione. Chiamare l’Europa “continentale” è un modo per negare le sue origini.

La donna come merce

Nel tardo neolitico e nell’età del bronzo e del ferro, si potrebbe immaginare un grande cartello a est: “Dateci i vostri oppressi, i vostri poveri.” E anche: “Dateci le vostre donne arrapate.” Perché le donne erano diventate una risorsa scarsa, proprio come il cibo – mercificate – comprate e vendute. Come nel famoso detto di Ashly Montague, matrimonio e prostituzione vanno insieme. Spiacente signore, siete TUTTE lavoratrici del sesso!

Se si vive in una comunità affollata in un luogo con risorse limitate, allora la gerarchia e la proprietà diventano importanti. Come mantenere l’ordine? E proteggere la proprietà? Con le linee di sangue, naturalmente. Diritti di discendenza. Mentre le culture del Paleolitico erano matrilineari ed egualitarie, quelle dell’Olocene erano patriarcali e le donne erano considerate una proprietà. Chi comandava nell’alveare si accaparrava le donne come si accaparrava il cibo.

Domanda e offerta. Cosa fanno dieci poveri maschi oppressi e arrapati quando c’è solo una ragazza? Era stato così che l’Europa era stata popolata da ondate migratorie, provenienti da altri luoghi, per lo più costituite da maschi, dieci volte più numerosi delle femmine, secondo gli studi odierni.

Le donne erano un bottino. Questo aveva anche aiutato i governanti delle culture tribali ad espandere i loro domini. E, naturalmente, Dio aveva detto che lo stupro era giusto. Leggete la Bibbia. Dopo tutto, le donne se la sono cercata dopo quella storia di Adamo e della mela.

Quando ti avvicinerai a una città per attaccarla, le offrirai prima la pace. Se acconsente alla pace e ti apre le sue porte, tutto il popolo che vi si troverà ti sarà tributario e soggetto, ma se essa non vuole fare pace con te e ti vuole fare guerra, allora la assedierai; e quando l’Eterno, il tuo Dio, te l’avrà data nelle mani, passerai a fil di spada tutti i maschi; ma le donne, i bambini, il bestiame e tutto ciò che sarà nella città, tutto quanto il suo bottino, li prenderai come tua preda; e mangerai il bottino dei tuoi nemici, che l’Eterno, il tuo Dio, ti avrà dato.
(Deuteronomio 20:10–14)

Gli antichi Ebrei erano immigrati in Medio Oriente, insieme ad altri gruppi, tutti accomunati da origini simili.

L’Europa del primo Olocene non era disabitata, ovviamente.

Nessuno sa molto dei popoli originari dell’Europa, ma sembra che ci fossero cacciatori e raccoglitori e, con i cambiamenti climatici, senza dubbio comunità agricole.

Niente aveva fermato gli invasori, prima dall’Asia Minore, che probabilmente si erano comportati come i coloni europei negli Stati Uniti continentali, vedendo il continente “libero” tranne che per i suoi indigeni, che non venivano considerati come persone perché non erano di “noi.” Anche i Calvinisti avevano ascoltato la voce di Dio che li assicurava di essere il popolo eletto. Più che Edwards, l’icona calvinista era il detentore di schiavi che pensava che a Dio andasse bene far lavorare le persone – gli schiavi – “senza salario.” Molti ricchi Americani credono ancora che far lavorare le persone senza un vero salario – i poveri, i carcerati e i lavoratori migranti – sia in qualche modo buono e giusto.

È anche la Geografia, stupido!

Se si osserva la geografia dell’Europa, ci si accorge che essa si presta alla creazione di enclavi tribali con molte isole, come le isole greche e le isole britanniche, estensioni peninsulari, come l’Italia e la Spagna moderne e la Scandinavia, per non parlare delle montagne.

Le enclave tribali avevano portato alla diversità culturale ed etnica. Ad esempio, gli Aesir dell’Asia centrale si erano stabiliti in diverse aree, come la Scandinavia e le isole greche. In Scandinavia erano diventati i Vichinghi. In Grecia, i Troiani. Infine, in Francia, i Vichinghi erano diventati i Normanni. Come ben si sa, Hollywood considera i Vichinghi come alti, biondi e con gli occhi azzurri.

Ma gli studi sul DNA dimostrano che i Vichinghi avevano una meravigliosa miscela di geni etnici, compresi quelli asiatici e forse anche semitici e africani. Come voi, me e tutti gli altri – erano bastardi – che condividono le stesse radici, la stessa umanità.

Anche nel caso della Cina, si erano verificate migrazioni dal nord, dall’ovest e dal sud, ma in genere su scala abbastanza ridotta da consentire l’assimilazione dei nuovi arrivati. Questo isolamento aveva portato ad un lungo periodo di governi stabili, periodo terminato dopo qualche secolo, quando l’equilibrio sociale era venuto meno e il sistema era diventato geriatrico, troppo pesante e scarsamente flessibile per affrontare le sfide, sia naturali, sotto forma di carestie o altre calamità – comprese le invasioni straniere – sia interne, come le rivoluzioni.

Le civiltà non durano.

In Europa, l’Impero Romano si era senilizzato dopo pochi secoli, anche se la demenza era iniziata presto, proprio come nel caso di Joe Biden.

Poi erano arrivati i cosiddetti “Secoli bui,” che, in realtà, non erano stati affatto “bui.” Si trattava di una vasta collezione di enclavi tribali.

L‘Impero Franco aveva cercato di preservare una sorta di unità tra tutti questi popoli che, dopo tutto, erano imparentati. Ma aveva prevalso il localismo.

I cosiddetti “Secoli Bui” si erano distinti per alcuni progressi tecnologici, in particolare per l’uso esteso delle vele latine, che, nel Rinascimento, avevano portato alla realizzazione di grandi imbarcazioni transoceaniche.

In Inghilterra, si erano affrontati i Britanni, i Celti, gli Angli, i Sassoni, i Danesi e i Normanni. Ma la Gran Bretagna è un’isola. La geografia la fa da padrona e gli “Inglesi” erano diventati un tutt’uno, inventando anche una nuova lingua. Poi si erano dedicati alla guerra in Europa. E alla fine alla costruzione di una Marina.

I progressi nei trasporti avevano accelerato il flusso di beni e risorse, cambiato le guerre – e naturalmente reso possibili migrazioni di ogni tipo – ma soprattutto la migrazione delle idee, che aveva portato al Rinascimento.

E aveva portato anche alla migrazione dei ratti, che avevano viaggiato dalla Cina a Venezia, regalando la peste agli Europei.

La combinazione di nuove idee, pandemie e tecnologie aveva così messo sotto pressione tutte le istituzioni.

Questo aveva portato all’Illuminismo e alle monarchie, sostituite dalle “nazioni” neo-feudali che, a loro volta, negli “oscuri mulini satanici” di Blake avevano sostituito la schiavitù e la servitù della gleba con la schiavitù salariale. Il “progresso” non è sempre progressivo.

Parte 3 – La rabbia della natura

Dalla storia si può affermare che il più grande nemico dell’umanità, sia in Europa che in Asia, non è mai stato l’uomo – mai la guerra – ma sempre la rabbia della natura. Inondazioni, tifoni, siccità e parassiti hanno portato a carestie e malattie, che hanno ucciso nei secoli molto più dei Mongoli, di Hitler o di Stalin, o persino dei genocidi giapponesi o dell’odierna Orda d’Oro americana.

La differenza tra Oriente e Occidente era che la Cina riconosceva l’importanza del rapporto con la natura. L’Europa cristiana non c’era riuscita. L’Europa neoliberista e gli Stati Uniti non ci riescono ancora oggi.

I popoli del Paleolitico vivevano in armonia con la natura.

La rivoluzione neolitica, che aveva dato vita all’età del bronzo e poi del ferro, aveva sconvolto l’equilibrio conferito dall’evoluzione, ovunque – anche in Cina – ed è per questo che LaoTzu ci ammonisce a seguire la “via della natura,” dentro di noi e fuori. Non è facile.

Come possiamo soddisfare le esigenze di grandi società di massa, multilivello, sedentarie e con popolazioni in rapida crescita, quando la Natura le elimina periodicamente, come fa con tutte le specie animali sovrappopolate che alterano l’equilibrio ecologico? Come fare quando ogni nuova tecnologia ha un impatto ecologico che altera l’equilibrio precedente?

Rivoluzioni? Evoluzioni?

La Cina, guardando alla tradizione, cerca soluzioni sociali che richiedano la cooperazione sociale, in particolare tra coloro che producono ciò di cui il Paese ha bisogno – cibo, tecnologia e simili – e sono posizionati più in alto nella gerarchia rispetto ai loro equivalenti in Occidente. Questa è la “civiltà ecologica” di Xi. Ma questa è la Repubblica Popolare.

La Cina ha avuto molte rivoluzioni, ma oggi spera nell’evoluzione attraverso la cooperazione e l’adattamento razionale.

In Occidente, il “Leviatano” non si fida del “Popolo,” e questo perché lo considera brutale e avido come… beh… il Leviatano stesso.

Per lui, l'”evoluzione” è la sopravvivenza dei più ricchi. Se non dei più sociopatici.

Coloro che si trovano al vertice della piramide sociale non sono i più abili: hanno in gran parte ereditato il loro privilegio, che li isola sia dall’empatia che dall’altruismo, per non parlare dei sentimenti di minaccia o di urgenza. Non sono motivati a cambiare nulla, ma solo a difendere lo status quo.

Se possedete un quinto del mondo e vivete su un’isola in una cupola con aria condizionata, energia solare ed eolica, serviti da robot e coccolati da schiavi, cosa vi importa dei poveri di colore che muoiono di caldo o di malnutrizione?

I Cinesi, tuttavia, sanno che tale disuguaglianza porta a rivoluzioni e guerre.

La guerra

La dinastia Yuan era stata nominalmente conclusa da una rivolta contadina contro i Mongoli guidata da Zhu Yuanzhang, un contadino Han i cui genitori erano morti in una carestia e che era stato influenzato dal Taoismo e dal Buddismo cinesi. Zhu era diventato il primo imperatore Ming e, per breve tempo, aveva ripristinato l’equilibrio che la dinastia mongola aveva distrutto.

Tuttavia, la natura non aveva collaborato. La carestia che aveva segnato il destino di Zhu era stata il risultato di un cambiamento climatico – la Piccola Era Glaciale – che, tre secoli dopo, aveva contribuito alla scomparsa della sua dinastia e all’ascesa dei Manciù sotto gli imperatori Qing.

Oggi la Cina si trova di nuovo ad affrontare il cambiamento climatico e quella che si potrebbe definire la Seconda Rivoluzione Culturale – quella di Xi – mentre cerca di ricostituire l’equilibrio sociale per una “civiltà ecologica” e di raggiungere la pace in Asia e oltre. La Cina ha tradizionalmente puntato sulla stabilità e sulle relazioni reciprocamente vantaggiose con gli Stati vicini.

Tra il 1598 e il 1894, c’erano state solo tre brevi guerre che avevano coinvolto la Cina – le guerre con la Birmania del 1659-60 e del 1767-71, e la guerra con il Vietnam del 1788-89 – e due guerre che non avevano coinvolto la Cina – le guerre siamesi-birmane del 1607-18 e del 1660-62. In effetti, per quanto riguarda la Cina, si dovrebbe parlare di una pace di 500 anni poiché, nei 200 anni precedenti l’invasione giapponese della Corea del 1592, la Cina era stata in guerra con altri Stati dell’Asia orientale solo durante l’invasione del Vietnam nel 1406-28 per restaurare la dinastia Tran.

Certo, ci sono state l’invasione mongola, le due guerre dell’oppio, la ribellione dei Taiping, l’invasione giapponese, la guerra per procura americana con Chiang nel 1949 e la successiva guerra di Corea, ma la Cina è stata quasi sempre in pace nel corso della sua lunghissima storia.

Nella comunicazione con l'”Occidente” le differenze storiche rappresentano un problema per i Cinesi.

Come può l’Occidente comprendere qualcosa che non ha mai sperimentato? Vale a dire la pace. “Colomba” è un termine leggermente peggiorativo nell’inglese americano. E gli Stati Uniti fanno il dito medio soprattutto al Sud del mondo.

Le società europee e americane presuppongono il conflitto, anzi, sono costruite su di esso: i loro sistemi sociali sono sistemi avversari. La legge, l’istruzione, gli affari: tutto è guerra. Le società “occidentali” sono società a somma zero in cui il “win-win” è consentito solo per e tra i perdenti e solo se i vincitori sono a loro agio con i risultati. In effetti, il “win-win” è soprattutto PR.

Le pubbliche relazioni sono importanti anche per il pensiero a somma zero che deve razionalizzare l’egoismo, l’avidità, l’avarizia e simili attraverso la compartimentazione e la razionalizzazione. Come aveva detto Heinlein, “l’uomo non è un animale razionale; è un animale razionalizzatore,” riecheggiando la nozione di Heidegger della ragione come strumento il cui uso dipende dallo scopo.

Vincere-Perdere è una dicotomia. Gli Occidentali hanno diviso tutto in opposti – dicotomie – bianco e nero, bene e male; amico e nemico; tu e io – tutti soggetti a interpretazione individuale.

Il mio co-scrittore, Dwight Whitney, lo chiama “riduzionismo” perché riduce le cose alle loro parti, tanto che una parte può confutare Euclide ed essere più grande del tutto.

I Cinesi sono olistici. Questa è un’altra di quelle generalizzazioni da cui avevo messo in guardia all’inizio. Diciamo che i Cinesi sono inclini a guardare al quadro generale.

Da qui gli insegnamenti di Confucio e Mencio, che sottolineano l’interdipendenza e il rapporto dinamico tra la società e i suoi membri, e anche i precetti di Lao-Tzu, che parla di un rapporto organico simile tra l’individuo e la natura.

Il Tao come contrappeso

Gli insegnamenti di Confucio e Mencio erano stati importanti per umanizzare la civiltà gerarchica del loro tempo e di quelli successivi, ma la loro attenzione era rivolta alle istituzioni.

Il Tao aveva fatto da contrappeso, concentrandosi sull’essere umano stesso e sulla sua ecologia esistenziale.

Lao-Tzu, come Gesù, può essere o non essere realmente esistito. L’articolo di Wikipedia sul taoismo riassume piuttosto bene i suoi insegnamenti:

Il Taoismo si differenzia dal Confucianesimo per il fatto di non enfatizzare i rituali rigidi e l’ordine sociale, ma è simile nel senso che è un insegnamento sulle varie discipline per raggiungere la “perfezione,” diventando un tutt’uno con i ritmi non pianificati dell’universo chiamati “la via” o “dao.” L’etica taoista varia a seconda della scuola, ma, in generale, tende a enfatizzare il wu wei (azione senza intenzione), la “naturalezza,” la semplicità, la spontaneità e i Tre Tesori: 慈 “compassione,” 儉 “frugalità” e 不敢為天下先 “umiltà.”

Questa è una visione piuttosto standard del Taoismo, anche se ci sono molte interpretazioni. Se si esce in mare, bisogna remare da soli ma insieme agli altri e prestare attenzione alle onde e al tempo.

Per Lao Tzu, le definizioni culturali o sociali di “bene” erano irrilevanti. Piuttosto, le virtù naturali innate dell’empatia e dell’altruismo erano sostenute come attributi espressi “senza intenzione,” spontaneamente e individualmente, senza alcun tipo di aspettative o contropartite calcolate. La cosa più importante nel Taoismo è l’umiltà. L’identità individuale non ha importanza. Non si tratta di ciò che si è agli occhi degli altri, ma di ciò che si è agli occhi della natura. Il Taoismo promuove l’indipendenza di pensiero, sentimento e azione – ma non l'”identità” individuale, che è intesa come effimera. Dopo tutto, ci reincarniamo continuamente. Nella prossima vita John Smith è un topo e sua moglie è il gatto che lo mangia.

In altre parole, il punto di partenza di questo Zen cinese è identico a quello, ad esempio, di Mencio e della sua convinzione che l’uomo è buono, ma l’attenzione è rivolta ad agire in armonia con la natura – uomo, donna, gatto, topo. Questo porta alla vittoria di tutti.

L'”individualismo” occidentale è diverso: infatti questo termine, inventato in Francia all’inizio del XIX secolo come peggiorativo, implica un certo tipo di sociopatia. Gli Occidentali guidano dall’alto e i leader rivendicano il merito solo per se stessi. In Oriente, i migliori leader guidano dal basso e incoraggiano la collaborazione e il consenso, in modo che tutti siano parte in causa.

Nella società globalizzata di oggi pensare in modo olistico è un vantaggio. Per sopravvivere, infatti, è necessario connettere molte cose nominalmente non collegate tra loro.

Il punto di vista cinese è sempre “Io = Noi.” E, naturalmente, “Noi = Io.”

Se vinco io, devono vincere anche tutti gli altri. E io sono più di me stesso: sono tutto ciò che tocco.

Le persone occidentali cresciute in una tradizione più “individualista” o egocentrica dell’essere personale trovano il modo di pensare cinese “totalitario” e “autoritario,” mentre, in realtà, è l’opposto, è il pensiero olistico comunitario che riconnette gli esseri umani al mondo degli altri. Nella società globalizzata di oggi questo è un vantaggio. Perché per sopravvivere è necessario collegare molte cose nominalmente non collegate. I Cinesi non sono passivi. Hanno avuto vere e proprie rivoluzioni che hanno cercato di liberare la gente comune. Non così gli Americani o gli Inglesi, le cui rivoluzioni erano per le classi superiori, servivano a far circolare le élite.

In principio era il Verbo

Ma il pensiero riduzionista presuppone, come dice Dwight Whitney, che “la tua idea deve morire perché la mia possa vivere.” In un’argomentazione a somma zero ci può essere solo un insieme di idee valide – quelle del vincitore, che, con l’annullamento di ogni dissenso, diventa una sorta di logica universale, se intendiamo la “logica” non come ragione ma nei termini del significato originale greco “logos.”

Nella Bibbia “logos” è tradotto come “Parola,” significa “Ordine” – datoci da un’autorità superiore, Dio – con un insieme di regole che definiscono l'”ordine.” In questo senso, è molto simile al concetto di Pinker di una “logica universale” alla base di tutte le lingue – un concetto che non si è mai dimostrato praticabile. Il “logos” di ogni lingua è unico per la cultura in cui si sviluppa. Leggete Wittgenstein.

Nella teoria dei giochi, i giochi a somma zero dipendono dall’equilibrio di Nash, ma questi giochi devono essere a.) finiti, b.) dipendono dal fatto che i giocatori hanno piena conoscenza delle strategie degli altri su una base finita. Gli equilibri non possono prevedere giochi come gli scacchi cinesi, che prevedono strategie aperte o quantistiche.

In parole povere, “la tua idea deve morire, così la mia può vivere” è la strada per l’inferno.

La fiducia è difficile se si pensa che questa logica narcisistica ed egocentrica sia l’unica e che si debbano uccidere le idee degli altri, se non le persone stesse. Non è solo che l’Oriente è Oriente e l’Occidente è Occidente. Per l'”Occidente” non esiste l’Est, ma solo l’Ovest. L’Est deve morire perché l’Ovest possa mangiare hamburger.

Leggete le notizie dei media mainstream. Se i fatti sono in disaccordo con la narrazione ufficiale – e può essercene solo una – i media cambiano semplicemente i fatti. La CNN vi dirà che la BRI è “imperialismo” cinese. Al contrario, la Belt and Road Initiative è chiaramente vantaggiosa per tutti. Lao Tzu ha detto:

Se una nazione è centrata nel Tao, se nutre il proprio popolo e non si intromette negli affari degli altri, sarà una luce per tutte le nazioni del mondo.

Ma l’Occidente insiste nel nutrire pochi a spese di molti e nell’intromettersi negli affari di tutti. La somma zero è libertà per chi vince. Morte per chi perde. Dal 1945, circa 30 milioni di persone sono morte a causa delle guerre o degli embarghi americani.

Nel mondo occidentale, l'”illuminazione” non riguarda la “luce,” è una proposta in un dibattito in cui può esserci un solo vincitore. Per chi perde c’è solo il buio.

In Asia, invece, l’illuminazione è prima una domanda, poi un percorso, poi un viaggio, poi un arrivo. Ma ci possono essere molti percorsi e molte destinazioni. Tutti condividono la luce. E, se c’è il buio, tutti condividono anche quello e accendono candele per confortarsi nell’ombra.

Anche in questo caso, si tratta di generalizzazioni.

Sto dicendo che la cultura cinese è superiore a quella occidentale? Filosoficamente e moralmente sì. Ma questo non significa che prevarrà.

La cultura delle Sei Nazioni del Nord America – la più antica democrazia partecipativa del mondo – era per molti aspetti culturalmente superiore a quella dei coloni inglesi: i suoi popoli erano più sani e felici e le sue donne partecipavano a pieno titolo. Fondata nel XII o XIII secolo, era durata fino alla fine del XVIII, in pratica poco più di quattro secoli – come tutte le civiltà – e lo era stata, nonostante l’arroganza degli Europei – che si consideravano l’unico popolo “civilizzato” – soprattutto perché le continue guerre avevano stimolato le tecnologie della violenza. È ancora così. Gli Stati Uniti misurano il “progresso” in termini di capacità di uccidere con armi sempre più nuove.

La Confederazione Irochese non aveva prevalso, soprattutto a causa delle malattie europee e del gran numero di immigrati coloniali e dei loro alti tassi di natalità, ottenuti schiavizzando le donne e relegandole al ruolo di riproduttrici. E, naturalmente, perché non avevano moschetti e cannoni.

Se la Cina riuscirà a creare una “civiltà ecologica,” alla fine crollerà, dopo qualche secolo. Al momento, sembra avere molto successo. Inoltre, ha visto cosa può fare l’Occidente ed è preparata.

Gli Americani temono che altri adottino il sistema cinese.

Ma, poiché ogni “civiltà” è un complesso adattamento alle condizioni culturali e alla storia locali, la civiltà cinese non potrà mai essere imitata da nessun’altra cultura. Non può esistere un PCC americano.

Cosa sostituirà gli Stati Uniti quando cadranno è irrilevante. Ogni cultura ha un genotipo. Ma molto probabilmente sarà la geografia a farla da padrona.

I Cinesi sono consapevoli di questa relatività culturale – da qui il loro concetto di multipolarità – secondo cui ogni cultura ha il diritto, se non il dovere, di sviluppare la propria democrazia. “Una terra, molti mondi,” come dico per il mio lavoro.

Cercano l’equilibrio all’interno e all’esterno della Cina, da cui il concetto di “una nazione, due sistemi” applicato a Taiwan e Hong Kong come espressione di tolleranza per la diversità locale, anche nello Yunnan, in Tibet, in Mongolia e nello Xinjang.

In Occidente, una nazione – gli Stati Uniti – un sistema – l’Americanismo. Ma non può durare.

Julian Macfarlane
Fonte: julianmacfarlane.substack.com
Link: https://julianmacfarlane.substack.com/p/china-versu-america
25.02.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

 

 

 

 

 

 

 

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