ALEPPO: LA CITTA' DEI DANNATI

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DI PETER OSBORNE

dailymail.co.uk

All’interno della città dei dannati: il giornalista del Daily Mail invia un dispaccio devastante dalla città di Aleppo dilaniata dalla guerra, su come una marea umana fugge in preda al terrore verso l’Europa 


Inaugurato appena prima della prima guerra mondiale, l’hotel di Baron nel centro di Aleppo è stato a lungo sinonimo di comfort e di grande civiltà. Fu qui che Agatha Christie scrisse il suo famoso giallo, Omicidio sull’Orient Express. Lawrence d’Arabia soggiornò al Baron quando pianificò la caduta dell’Impero Ottomano. 
Quando ho bussato alla porta la scorsa settimana, mi sono reso conto che l’albergo era stato colpito regolarmente dai mortai. Ma era ancora in piedi e, incredibilmente, ancora aperto.

I turisti che spesso a migliaia affluivano al Baron non ci sono più. Invece, l’hotel ha aperto le sue porte ai profughi della indicibilmente barbarica guerra civile della Siria. La stanza numero 202 che occupava Lawrence d’Arabia è stata fino a poco tempo fa occupata da una coppia di sfollati con tre bambini piccoli. Al piano di sotto, in quello che era stato il Grand Salon, un’altra dei nuovi ospiti dell’hotel mi ha raccontato la sua storia straziante. I combattenti dell’Esercito Libero Siriano – la fazione ribelle salutata dal governo britannico come ‘moderata’ – ha assunto il controllo del suo villaggio tre anni fa. L’hanno costretta ad indossare il velo nero sul viso e a rimanere a casa. A causa dei combattimenti, il marito ha perso il lavoro come costruttore edile. Alla fine hanno deciso di fuggire, lasciando dietro di sé tutto ciò che possedevano.

Ora il marito si guadagna miseramente da vivere come venditore ambulante di verdura, mentre il figlio di 12 anni lavora gratuitamente per un sarto nelle vicinanze. C’era un foro praticato dallo scoppio di un proiettile di un cecchino sul muro sopra di lei. Ma per il resto il Grand Salon ha conservato i suoi mobili europei originali e i quadri, con una pianola in un angolo.

Eppure, se Agatha Christie fosse viva e cercasse di esercitare il suo mestiere di scrittrice come faceva una volta su questa sulla terrazza, rischierebbe di essere fatta saltare in aria da un mortaio o di essere colpita dagli spari. E quando avrebbe alzato gli occhi dalla sua scrittura, sarebbe stata salutata da una visione di strade vuote, edifici danneggiati e blocchi stradali.

E’ solo quattro anni fa, che la città settentrionale siriana di Aleppo era una delle più prospere e belle città del Medio Oriente. I turisti provenienti da tutto il mondo hanno visitato le sue antiche moschee e chiese, le sue favolose cittadelle, e il più grande mercato coperto del mondo.

Una donna siriana fa domande in merito alla possibile apertura del confine turco chiuso all’incrocio con la Siria, alla periferia della città di Kilis. I combattimenti nella città lacerata dalla guerra ha spronato innumerevoli rifugiati a dirigersi a nord verso la Turchia, e da lì verso l’Europa. Aleppo era anche la vigorosa potenza industriale della Siria, con forti aziende tessili e farmaceutiche per il sostentamento di una popolazione di oltre due milioni di individui in costante crescita. Ora, quasi tutto è stato distrutto dalla guerra. L’esercito del presidente Assad è riuscito ad aggrapparsi ad ovest della città, mentre l’est è dominato da gruppi ribelli che includono Al-Nusra (la filiale siriana di Al Qaeda) e lo Stato islamico.

Il combattimento ha spronato innumerevoli profughi a dirigersi a nord verso la Turchia, e da lì verso l’Europa. Come ha mostrato la prima pagina del Mail di Sabato, un’escalation nei giorni scorsi ha portato ad una marea umana di decine di migliaia di persone a riversarsi fuori della città, finendo molti in un campo profughi al confine con la Turchia. Altre famiglie sono fuggite nella zona controllata dal governo della città, dove ho soggiornato.

Ho scoperto che la famosa Università di Aleppo è stata trasformata in un campo gigantesco, con 17 dei suoi 20 blocchi dormitori utilizzati da famiglie sfollate, alcune delle quali possono ospitare una dozzina o più in un ambiente progettato per due studenti. Un uomo all’apparenza di circa 75 anni anche se mi ha assicurato di averne solo 50, ha raccontato come la sua casa di familia e il suo commercio di olio d’oliva nella città vecchia di Aleppo erano stati distrutti dagli islamisti di Al-Nusra. Il gruppo terroristico ha decapitato un membro della sua famiglia, e ne ha smembrato un’altro legandolo tra un pilone di energia elettrica e una macchina in movimento. Un altro membro della famiglia è stato rapito, e nessuno sa dove sia. Un uomo, che era stato un sarto in tempo di pace, mi ha detto di essere entrato nella parte occidentale di Aleppo per sfuggire ai combattenti del libero esercito siriano che sono entrati immediatamente dopo di lui ed hanno messo in atto senza successo un tentativo di rapimento di sua figlia dal loro rifugio universitario. Le famiglie siriane portandosi dietro quel poco di oggetti personali che possiedono – camminano a piedi lungo la strada di un complesso di alloggi temporanei situato vicino al cancello del chiuso confine turco.

Alcune famiglie sono finite in squallidi campi profughi sul confine della Turchia, mentre altre sono fuggite nella zona controllata dal governo della città dove si trovava Peter Oborne. 
Tali sono gli orrori che passano per la vita di tutti i giorni in questa città oscurantista. Gli abitanti sono ormai così abituati ai suoni delle granate e ai colpi di mortaio che non guardano più in alto quando sentono un’esplosione. Ho incontrato una maestra che aveva appena fatto un tragitto terrificante dalla sua casa in una zona controllata dallo Stato Islamico appena ad est di Aleppo per ricevere il suo stipendio mensile di 30.000 lire siriane (circa £ 50) dal Consiglio direttivo per l’istruzione nel centro della città.

Prima della guerra, per fare questo tragitto impiegava appena 40 minuti. I suoi ci avevano messo cinque giorni dato che come lei costretti a fare la stessa strada attraverso i blocchi stradali di Al-Nusra e dello Stato Islamico. L’insegnante mi ha detto che nella sua città natale è stata costretta a vestire completamente di nero. Ha detto semplicemente: “Mi uccideranno se mostro qualche lembo di pelle”. È stata costretta a vivere segregata in casa, tranne quando viene ordinato di testimoniare sulla pubblica piazza le frequenti decapitazioni e crocifissioni. Curiosamente, mi ha detto che i combattenti stranieri che controllavano la zona comprendevano francesi, inglesi, egiziani, afgani e gli americani – “americani biondissimi” e i neri. 
Lo Stato islamico non le permette di insegnare – ma lei viene ancora pagata dal governo siriano.

Questa donna coraggiosa e stoica tra non molto intraprenderà il viaggio di ritorno per ricongiungersi al marito e ai suoi bambini. Mi ha detto che non aveva alcun dubbio sul fatto che l’avanzata dell’esercito del governo siriano avrebbe presto riconquistato la sua città natale. “Poi lo Stato islamico piazza trappole esplosive nelle case e ci usa come scudi umani”, ha detto. Aleppo oggi è una città buia e fredda. L’elettricità è stata tagliata per più di tre mesi, e non c’era stata acqua per 12 giorni quando sono arrivata in città. Un uomo che ancora soggiorna all’Hotel Baron ad Aleppo ha detto che il gruppo islamista al-Nusra ha decapitato un membro della sua famiglia, e fatto a pezzi un altro. In entrambi i casi, la colpa è dello Stato islamico. I suoi combattenti possiedono la centrale elettrica che fornisce energia. Essi sono ora assediati dall’esercito siriano.

L’acqua di Aleppo proviene dal fiume Eufrate ad est attraverso un enorme impianto di trattamento delle acque, che è anche sotto il controllo dell’ISIS. Le persone sono costrette ad usare dei generatori privati ​​- ma sono costosi e la maggior parte delle famiglie possono permettersi solo una fioca luce elettrica. Per l’acqua, scavano pozzi, ma molti non possono lavare regolarmente. I medici mi hanno raccontato che c’era un’epidemia di pulci in città, e che temono il colera quando arriva l’estate. I medici mi hanno anche detto di una fatale carenza di forniture mediche. Quando cercano di andare in zone controllate dallo Stato islamico per fornire le vaccinazioni, sono spesso insultati e allontanati. Come risultato, malattie da tempo debellate si rifanno vive di nuovo. Anche la poliomielite, debellata dieci anni fa, sta tornando a colpire. Gli abitanti di Aleppo hanno una frase per il tipo di vita che stanno vivendo: la chiamano ‘morte vivente’. Non c’è da stupirsi se così tanti fuggono. Ampie parti della città sembrano vuote.

Dei più di due milioni che hanno vissuto ad Aleppo prima del conflitto, oggi probabilmente ce ne sono meno di 800.000. Un uomo, un avvocato, mi ha detto che i tre quarti dei suoi amici sono fuggiti da Aleppo la scorsa estate. Egli suppone che dei circa 200.000 della popolazione cristiana prima del conflitto, oggi ce ne siano rimasti solo 25.000. Sanno fin troppo bene che cosa gli piace fare dei Cristiani allo Stato Islamico. Le chiese fanno di tutto per incoraggiare la loro congregazione a rimanere. Essi forniscono cibo, elettricità e talvolta anche un alloggio per loro disperate congregazioni. Alla Chiesa Araba Presbiteriana, ho assistito gli anziani distribuendo buoni pasto dopo il servizio, e distribuendo l’acqua da un pozzo.

Quattro anni fa, la città settentrionale siriana di Aleppo, da dove queste persone fuggono, era una delle più prospere e belle del Medio Oriente. “Uno dei nostri principi è che non dovremmo lasciare il paese quando si stanno attraversando momenti difficili”, mi è stato detto dal Rev Selimian, pastore della Chiesa Evangelica Armena. “Quando tua madre si ammala puoi avere un’altra madre”? “Noi, come leader della Chiesa restiamo qui, diciamo che non c’è alcun motivo per andarvene”. Ha aggiunto, tuttavia, che i frequentatori della chiesa devono prendere le proprie decisioni, e molti lo hanno fatto, sapendo che rischieranno la morte se i gruppi jihadisti nella parte orientale di Aleppo guadagneranno la vittoria.

Se questa tendenza persiste, la comunità cristiana di Aleppo, che risale ai primissimi anni dopo la morte di Cristo, molto presto cesserà di esistere. Spesso durante il conflitto, Aleppo è stata completamente circondata dai ribelli e tagliata fuori dal mondo esterno. Venne isolata per gran parte di questo inverno. Nelle ultime settimane, però, è stata riaperta una strada relativamente sicura dal sud all’interno della città, grazie alle recenti vittorie militari da parte dell’esercito siriano.

Entrai nella città con una guardia del corpo del governo su questa strada fortemente protetta – e durante il mio tempo ad Aleppo sono stato testimone oculare di una svolta rapida e forse decisiva della guerra civile siriana. Si tratta di un cambiamento che apre la prospettiva di una liberazione per gli abitanti di Aleppo nella parte occidentale della città – e rende molto più probabile che la comunità cristiana possa sopravvivere. Ma significa anche un nuovo pericolo per centinaia di migliaia di siriani coinvolti nel conflitto tra l’esercito siriano appoggiato dalla spietata forza aerea russa e le milizie islamiste.

Spesso durante il conflitto, Aleppo è stata completamente circondata dai ribelli e tagliata fuori dal mondo esterno.

Ora, quelli sfortunati sono usati come scudi umani o intrappolati tra i due belligeranti e violenti eserciti, mentre i più “fortunati” fuggono con non più dei soli vestiti e si levano alla volta del confine turco. Se possono guadagnare l’accesso verso la Turchia, presumibilmente molti cercheranno un passaggio per l’Europa, per unirsi alle schiere di migranti che sono già fuggiti dal conflitto e sono ora nell’Unione Europea.

E, tornando alla Siria, una delle più antiche civiltà del mondo continua ad essere distrutta senza alcuna pietà.

Peter Osborne

Fonte: www.dailymail.co.uk

Link: http://www.dailymail.co.uk/news/article-3436456/Inside-city-damned-human-tide-flees-Aleppo-Europe-PETER-OBORNE-sends-devastating-dispatch-war-torn-Syrian-city.html

8.02.2016

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura DI CINZIA PALMACCI

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