Di Machabeus, ComeDonChisciotte.org
La Toscana medievale è fitta di centri importanti, espressione delle libertà comunali e delle città-Stato. Erano tenacemente repubblicane, di economia vivace come espressione della middle class borghese e commerciale, intraprendente nel settore bancario. Erano anche – quasi sempre – in guerra fra di loro: Vivaci ma faziose, come sono faziosi i Toscani.
Il primo luogo degno di attenzione è San Quirico in val d’Orcia, ove nel Seicento il cardinale senese Flavio Chigi (1631-1693) eresse un palazzo grandioso, una vera reggia, per ospitare i ‘viandanti’ di alto rango, fastosa esibizione della vanità barocca.
Più avanti si può fare sosta a Buonconvento nella val d’Arbia. Nel 1313 qui morì Enrico VII sovrano del Sacro Romano Impero. Non si poteva seppellire un imperatore in un paese: allora il corpo fu bollito (come si usava, per avere le ossa ‘pulite’) e per via di fiume Ombrone e di mare fu trasferito nel Duomo di Pisa in un grandioso mausoleo.
La sosta nella città di Siena – repubblica egemone della Toscana meridionale – era assai importante, e poi preludio alla val d’Elsa con la variante collinare di San Gimignano. Varcato l’Arno, ad Altopascio la sosta era all’Ospedale di san Jacopo ‘del Tau’ (il Tau è la forma del bastone del pellegrino e di sant’Antonio abate). I “Frati del Tau”, e gli hospitalia sancti Antonii o sancti Jacobi si diffusero in Europa nelle strade di lungo percorso, un sistema ramificato di servizio sociale. La successiva mansio è Lucca, città romana, poi sede di ducato longobardo, poi città-Stato come Siena: entrambe di vivace economia mercantile e di alta cultura urbanistica. Qui la più intensa devozione – vera idolatria per un totem materiale – era per il Volto Santo, il Crocifisso ligneo esposto nel duomo: da questa Croce Gesù (non ignudo ma vestito della lunga tunica, il colobion) esaudisce preghiere e dispensa eventi miracolosi.
Proseguendo verso la Versilia tirrenica, con soste a Montignoso e Massa, verso est prospetta la catena delle Alpi rocciose e innevate. Non sono Alpi, e non è neve. Sono le Apuane, dispensatrici del candido marmo statuario che per secoli è stato – ed è – l’anima cristallina della creatività. Fu toccato anche dallo scalpello di Michelangelo che addirittura sognava, si dice, di modellare direttamente la montagna: dal reale all’onirico, al valore astratto dell’Idea.
Poco oltre è Luni. Città romana fondata nel II secolo a.C.., era porto d’imbarco del prezioso marmo apuano Ma nei secoli dal VI all’XI fu flagellata da continui assalti, incursioni e saccheggi: Visigoti, Arabi, Vichinghi norvegesi. Alla fine, poco dopo il Mille, fu del tutto abbandonata. Dante ne fa menzione come esempio di caducità delle cose umane: “Se tu riguardi Luni ed Urbisaglia, come son ite e come se ne vanno …. poscia che le cittadi termine hanno” (Par., XVI, 73-78). Oggi Luni è importante luogo archeologico: scavi, museo, anfiteatro raso al suolo ma usato per spettacoli estivi.
Sulla val di Magra, Sarzana e Pontremoli, si affronta il passo della Cisa, il vetusto Mons Langobardorum. La discesa, Fornovo, Parma, Piacenza, è nella valle del Po, il mitico Eridano ove era caduto Fetonte figlio del Sole, mito ed emblema della presunzione che anche oggi è molto diffusa. Da qui, verso nord est, Sigeric proseguì verso le Alpi e oltralpe, lasciando ogni giorno le preziose note, usque ad mare.
A questo punto l’intraprendente arcivescovo, gratificato del pallium a conferma di autorità episcopale come primate di Britannia (il titolo esiste ancora), fortificato dalla visita alle Sacre Sedi della Città Eterna, con il talismano – che lui ritiene infallibile – della benedizione papale, può con fervido ottimismo seguitare il viaggio di ritorno: sempre prendendo nota, de die in diem, dei luoghi di sosta. Valle del Po e Alpi, Helvetia, Gallia, fino al Canale della Manica, the Channel.
Dopo le bianche scogliere ritroverà la verde Britannia e le sue eterne nebbie, quelle che furono anche ispiratrici di poetiche, brumose malinconie.
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Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org
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