Di Belisario per ComeDonChisciotte.org
Ci sono vicende del passato che continuano ad inviare grandi segnali sulle realta’ del tempo, non solo per quanto attiene alla dinamica dei fatti storici, ma anche per via delle diverse rappresentazioni ed interpretazioni dei fatti storici che emergono dalle fonti.
Alcuni approcci interpretativi quanto mai discutibili dei fatti storici rivelano la persistenza di ostinati giudizi e pregiudizi culturali nazionali.
Due esempi sono la rivolta britannica guidata dalla Regina Budicca nel 60-61 DC e la distruzione finale della capitale dell’impero druidico – l’isola di Anglesey – del 78 DC.
La rivolta anti romana della Regina Budicca (60-61 DC)
Secondo alcune fonti storiche (Tacito), alla morte del Re degli Iceni Prasutagus (60 DC), i Romani avrebbero ignorato il testamento del Re e sequestrato tutti gli averi della Regina Budicca e delle due figlie minorenni, arrivando a frustare la Regina ed a stuprare le figlie.
Ma secondo altre fonti (Dione Cassio), nel testamento Prasutagus aveva lasciato metà dei suoi averi all’Impero Romano, metà alle figlie minorenni e nulla alla moglie Budicca, praticamente diseredata. Un quadro molto inusuale e complicato.
Intorno a tali asseriti maltrattamenti ed abusi, la Regina Budicca, diseredata dal marito, nel 60-61 DC riuscì a scatenare una immensa rivolta di diverse tribù britanniche, non ancora rassegnate al recentissimo (43 DC) dominio degli invasori romani (come naturale, vedasi per esempio i tre decenni di guerre che furono necessari ai Romani per dominare la Spagna).
Il primo obiettivo della rivolta fu la città romana di Camulodonum (Colchester). 120.000 Iceni e Trinovanti incendiarono e distrussero la città, protetta solo da qualche centinaio di legionari romani, e uccisero uno per uno tra atroci torture tutti gli abitanti, britannici e romani.
Alla notizia del massacro, il Governatore romano Gaio Svetonio Paulino fu costretto ad interrompere l’occupazione dell’isola di Anglesey (Galles), capitale europea del movimento druidico, nella quale si trovava occupato, per affrontare la ribellione britannica. Arrivato a Londra, Paulino si rese conto dell’impossibilità di difendere la città dall’imminente invasione, ed ordinò il ritiro delle truppe, nonostante le imploranti richieste di protezione della popolazione britannica e romana.
Londra – fondata dai Romani pochi decenni prima, come Roma su un fiume navigabile a qualche decina di km dal mare – fu incendiata e rasa al suolo dai ribelli britannici, e tutti gli almeno 70.000 abitanti, britannici e romani, furono uccisi tra atroci e prolungate torture, con dettagli noti (Dione Cassio) e irriferibili. Le prove dell’incendio e della distruzione totale sia di Colchester che di Londra sono note e verificate da oltre un secolo nelle analisi degli strati archeologici.
Gli abitanti di Colchester e Londra e di altre città minori furono tutti massacrati, per ordine della Regina Budicca, in quanto contaminati e mischiati con i Romani e quindi – in estrema sintesi – al fine di cancellare ed impedire la nascita e formazione di nuove generazioni romano-britanniche.
Stiamo parlando di pulizia etnica o genocidio, allo stato puro. E’ noto che anche i Romani nella loro espansione imperiale hanno fatto ricorso al massacro indiscriminato della popolazione di alcune città – ma si trattava di una misura eccezionale, ossia adottata dopo ripetute ribellioni. Non è mai stato un trattamento “automatico”.
La resa dei conti avvenne sempre ad opera del Governatore Gaio Svetonio Paulino, che in una località non ancora esattamente identificata del centro della Britannia, con solo circa 10.000 cavalieri e legionari romani distrusse un’ orda nel frattempo aumentata a circa 230.000 Britannici. Secondo Tacito, si trattò di un altro massacro indiscriminato, donne (non combattenti) e famiglie al seguito dei Britannici inclusi. Budicca, secondo alcune fonti, si sarebbe suicidata avvelenandosi.
Alla Regina Budicca ed alle due figlie, in piedi su un carro trainato da due aggressivi cavalli, i Britannici contemporanei hanno dedicato una gigantesca statua di bronzo di alto pregio, piazzata nel 1902 sul Westminster Bridge di Londra – a due passi dal Parlamento! Durante l’epoca vittoriana, infatti, la Regina Budicca fu “riscoperta”, per divenire oggetto di una vera e propria adorazione: poemi, analisi, elogi, nomi di navi, etc. D’altronde la vena non si era mai del tutto spenta, vedasi l’opera “Budicca, or the British Heroine” musicata nel 1695 da Henry Purcell (uno dei rari compositori di musica classica britannici degni di menzione).
Secondo Dione Cassio, la diseredata Budicca era una donna molto alta, di carnagione chiarissima e dei lunghi capelli rossi, dalla voce stridula, estremamente aggressiva ed in grado di profferire discorsi incendiari. Durante uno di questi discorsi, dalla sua lunga gonna sarebbe improvvisamente uscita e scappata via una lepre – a conferma della sua probabile appartenenza o conoscenza dei sanguinari ritualismi druidici. Tacito riporta il testo della sua presunta allocuzione alle tribù barbare, intrisa di odio assoluto e totale verso gli invasori romani.
Le sue gesta efferate e genocide sono sempre state note per secoli (Tacito e Dione Cassio), ergo uno si domanda: perchè tale riscoperta e rivalutazione nell’epoca vittoriana?
Come se non bastasse, a partire dagli anni 70 dello scorso secolo la Regina Budicca è stata ulteriormente rivalutata, dal movimento femminista. Attualmente, in Gran Bretagna Budicca è correntemente citata come un radioso esempio di espressione autentica della resistenza britannica alla dominazione romana.
Va rammentato che gli storici britannici continuano ostinatamente ad argomentare che ben quattro secoli di dominazione romana non avrebbero lasciato “tracce rilevanti” nel popolo britannico. Sembra così strano – se non proprio assurdo – a giudicare dallo sterminio dei 70.000 londinesi in quanto romano-britannici. Ed ancor più strano se si considera che al seguito delle legioni romane, arrivava e si stabiliva sempre una miriade di funzionari, architetti, ingegneri, commercianti, agricoltori, etc, come attestato dai reperti archeologici specie delle citta’ romano-britanniche. Per non parlare dei legionari che alla fine del servizio spesso si ritiravano nelle campagne locali.
E per quattro secoli!
Le recenti analisi del genoma britannico, infine, attestano che il ceppo Anglo Sassone, successivo alla dominazione romana, non va oltre il 25-40%, e solo in alcune aree della Gran Bretagna [cfr nr 5 e nr 6].
Il ruolo positivo attribuito alla genocida Budicca e la costante svalutazione dell’eredità romana non possono che certificare la persistenza di una notevole, pervicace sofferenza dello “spirito britannico” rispetto alla dominazione romana, ampiamente visibile anche nelle vicende storiche dell’isola di Anglesey, capitale europea dell’impero religioso del Druidismo.
La distruzione totale dell’isola di Anglesey (Galles), capitale del Druidismo, del 78 DC.
Nel De Bello Gallico, Giulio Cesare descrive con ampi dettagli i Druidi, le credenze druidiche e l’impero religioso druidico, che comprendeva le attuali Gran Bretagna, Francia, Belgio e parte della Svizzera. Nella sua opinione, la sede dell’impero religioso druidico, cuore della resistenza dei Galli, era in Britannia. I Druidi tramandavano le loro conoscenze esclusivamente in forma orale, ed erano dediti a continui sacrifici umani per le ragioni più varie, nella ferma convinzione che la sofferenza delle vittime, da prolungare ritualmente, e la loro morte fossero gradite agli spiriti della natura, ossia ai loro dei. Mi astengo dal riportare i dettagli dei sacrifici umani e delle torture, riportati sia da Giulio Cesare che da Dione Cassio. Altro che Asterix!
Dopo le brevi incursioni di Cesare in Britannia, gli occupanti romani (sbarcati con l’ Imperatore Claudio nel 43 DC) si premurarono di informarsi sul centro del Druidismo, identificandolo correttamente nell’isola “sacra” di Mon – l’odierna Anglesey, di soli 673 kmq, separata dal Galles dal Menai Strait, ad una distanza che in vari punti non supera i 500 metri.
Il primo romano a mettere piede sull’isola fu il Governatore Gaio Svetonio Paulino nel 61 DC, che la invase utilizzando anche uomini-rana che attraversarono a nuoto il Menai Strait.
Ma mentre completava la distruzione dell’isola, come sopra riferito Paulino fu costretto a dirigersi verso Londra per combattere l’insurrezione di Budicca. L’isola “sacra” fu quindi successivamente ripresa e ripopolata dai Druidi.
Nel 77 DC torna in Britannia quale nuovo Governatore romano (Legatus Augusti Pro Pretore) Julius Agricola, suocero dello storico latino Tacito, che ne aveva sposato la figlia.
Julius Agricola, originario della Provenza romana, era un un uomo di notevole presenza e bellezza (vedasi la statua tuttora esistente nei bagni romani di Bath, Somerset) ed estremamente dotato intellettualmente. La madre, nota patrizia romana, risultava secondo Tacito aver faticato moltissimo per distrarlo, durante la giovinezza, da una “malsana passione” per la cultura e la speculazione di natura filosofica e letteraria, e per avviarlo alla carriera militare e politica.
Appena arrivato in Britannia, dopo aver stroncato una rivolta degli Ordovici, Agricola si diresse immediatamente verso Anglesey – ove già era stato nella precedente, interrotta invasione di Gaio Svetonio Paulino.
La dettagliata descrizione di Tacito dell’invasione romana dell’isola di Anglesey del 78 DC è impressionante. Sarebbe degna di un film di Hollywood, se non vivessimo nei fasti del mito ultra regressivo del “Signore degli Anelli” di Tolkien, tanto popolare nel mondo Anglo Sassone. Anche i muri dovrebbero aver afferrato il parallelismo tra gli Hobbits ed i “buoni e semplici” Anglo Sassoni.
Parallelismo falso come una moneta di plastica – ma pazienza. Per non parlare del nemico come Male Assoluto: dovrebbe suonare familiare.. cos’altro sarebbero stati, in fondo, Fascisti e Nazisti? Eppure si tratta dei nostri nonni e bisnonni..
Secondo Tacito, le truppe romane furono inizialmente gelate dal terrore di fronte un’orda di guerrieri e druidi che urlava, minacciava, malediva e cantava facendo un frastuono impressionante; un’ orda composta – attenzione – anche da donne combattenti seminude, che danzavano in modo osceno ed aggressivamente provocatorio di fronte ai Romani, non abituati a simili spettacoli femminili.
Grazie anche all’allocuzione alle truppe inizialmente terrorizzate di Julius Agricola, l’attacco e l’invasione ebbero successo e l’intera popolazione dell’isola – donne combattenti incluse – fu sterminata o fatta prigioniera.
I Romani si presero la briga perfino di incendiare, demolire o segare – uno per uno – tutti gli “alberi sacri” e gli “altari” ove i Druidi eseguivano i loro barbari, crudelissimi sacrifici rituali.
Dopo di che, Agricola si dedicò ad attaccare la ribelle Caledonia (Scozia) via mare e terra, nella famosa battaglia di Mons Graupius – che nonostante la puntuale descrizione di Tacito, alcuni storici britannici si ostinano puerilmente a negare. E diede ordine di circumnavigare la Scozia, provando al mondo civile che la Britannia era un’isola. Infine, riformò il sistema esattoriale, introdusse misure e standards architettonici romani, e garantì l’accesso all’ educazione romana ai figli della nobiltà britannica.
Riflessione finale: ancora rosicano!
Budicca e Julius Agricola sono personaggi di un certo rilievo della “nostra” storia romana, e ancora di più della “loro” storia britannica, ma sono considerati molto diversamente dai Britannici.
Budicca, grazie alla rivalutazione finale da parte del movimento femminista, è una figura molto nota agli odierni Britannici, quale uno dei più radiosi simboli dell’autentica resistenza britannica (ossia etnica) alla dominazione romana.
Julius Agricola, per converso, non è noto al grande pubblico, ma solo agli studiosi della dominazione romana della Britannia, durata 400 anni, ma alla quale nei libri di storia della Gran Bretagna si continua a dedicare solo poche pagine.
Quanto ai Druidi, il movimento di riscoperta e rivalutazione è evidente, molto simile a quello delle streghe del tardo 1600 – inizio 1700.
Il Druidismo, o quello che rappresenta, è vivissimo attraverso il movimento contemporaneo delle streghe Wicca, in aumento esponenziale da decenni in GB e USA. Le citate affermano – come ovvio – di essere dedite alla cd “magia bianca” (celebrazione dei solstizi, invocazioni, erboristeria, New Age, etc). Come se potessero affermare diversamente..
Qui finisce la presente divagazione storica, che ha un solo scopo e messaggio, diretto in particolare all’ italica minoranza ancora affetta da Anglofilia: dai giovani che vanno ai rave parties tra gli “altari” sacrificali di Stonehenge agli alto borghesi che vanno a far le spese di Natale da Harrods, fino agli ammiratori di Winston Churchill: 1600 anni dopo, i Britannici ancora rosicano per la dominazione romana. Proprio non gli va giù.
Di Belisario per ComeDonChisciotte.org
25.10.2022
Belisario, epico generale romano bizantino che riuscì per alcuni decenni a sconfiggere i barbari stanziati in Italia nel 500 DC.
BIBLIOGRAFIA
1. De Bello Gallico, Giulio Cesare, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2014
2. Annali, Tacito, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1981
3. De vita et moribus Julii Agricolae, Tacito, Rusconi libri, dicembre 2017
4. Storia Romana, Dione Cassio, Biblioteca Universale Rizzoli, 9 volumi, Milano 1995-2018
5. “English DNA one third Anglo Saxon”, Paul Rincon, BBC News website, 19 gennaio 2016
6. “Anglo Saxons in Britain; what Genetics has shown so far”, https:/novoscriptorium.com/ 2019/04/06/2019/04/06
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