Via l’ENI dalla Palestina!

Ecco il più grande aiuto umanitario che possiamo dare.

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Di Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org

Il 5 marzo il Parlamento ha approvato con larghissima maggioranza la partecipazione italiana a ben tre nuove missioni internazionali, ovvero EUAM Ukraine, Aspides e Levante.

Lo Stato italiano, in un colpo solo, si è così preso nuovi e maggiori impegni nell’impiegare proprie risorse nei scenari internazioni attualmente più caldi del pianeta, ovvero l’Ucraina e il Medio Oriente.

Con la missione civile “EUAM (“European Union Advisory Mission”) Ukraine”, concepita e avviata in seno UE già da diverso tempo, l’Italia darà infatti il suo contributo a fornire, stando almeno al sito del Consiglio europeo (1), una ulteriore non ben specificata assistenza e consulenza al regime ucraino per perseguire “crimini internazionali commessi nel contesto dell’aggressione militare non provocata e ingiustificata della Russia nei confronti dell’Ucraina”, attività che prevede inoltre la possibilità di fornire “consulenza strategica e formazione su questioni connesse e potrà inoltre donare fondi o attrezzature alle autorità ucraine”.

Come se tuttavia ciò non bastasse, l’Italia ha voluto dare nuovamente prova della sua vocazione di agente internazionale dell’imperialismo (2) rinforzando la sua presenza, già notevole, nell’area mediorientale.

Se con la missione Aspides, spacciata all’opinione pubblica come un’innocua missione difensiva votata a proteggere il regolare svolgimento del commercio internazionale, sabotato dai “terroristi Houthi” (3), si ratifica la presenza attiva della marina tricolore nel Mar Rosso e nell’area adiacente allo strategico stretto di Bab al-Mandab, con la missione Levante Roma si può far vanto di spendersi in un’operazione umanitaria finalizzata ad aiutare la popolazione palestinese che, stando alle parole del ministro Crosetto, non è vittima di un brutale e genocida assedio da parte delle forze israeliane bensì delle “azioni terroristiche condotte da Hamas” (4).

Ecco che riemerge la più disgustosa ipocrisia e, mentre l’Italia (assieme ad altri paesi NATO e UE) dà man forte al massacro sionista e manda le sue navi a contrastare la più spinosa e concreta azione di solidarietà al martoriato ed oppresso popolo palestinese, ossia l’operato degli Ansar Allah yemeniti, ecco che i nostri governanti si presentano come “italiani brava gente”, come benefattori impegnati ad aiutare la popolazione di Gaza.

Con la missione Levante, infatti, anche le forze italiane, accodandosi alle scelte USA e seguendone la scia, prendono ora in considerazione il lancio aereo di materiale umanitario su Gaza e si avviano a impiegare parte della propria flotta per creare un “corridoio marittimo per il trasporto di aiuti”.

Oltre ai lampanti fini propagandistici di questa manovra, spendibile per “ripulirsi”, agli occhi dell’opinione pubblica, dalla complicità filo-sionista e utile ad oscurare il sostegno dato dall’occidente ad Israele, vi potrebbero essere però anche altri propositi occulti.

Come già accennato nel recente articolo ripubblicato da ComeDonChisciotte.org “LA VERA RAGIONE DIETRO IL ‘PORTO’ STATUNITENSE A GAZA” (5), al largo delle coste di Gaza si trovano importanti giacimenti di gas naturale (si stimano 30 miliardi di metri cubi di gas), risorsa energetica assai ghiotta la quale potrebbe aver spinto gli USA, stando al suddetto articolo, ad inserirsi direttamente nell’area e ad impegnarsi nella costruzione di un porto, mascherando naturalmente il tutto come semplice intervento umanitario.

Ebbene ecco che l’Italia, similmente a quanto fatto dagli Stati Uniti e perseguendo i propri interessi nazionali e strategici (2), potrebbe essere stata spinta a pianificare la missione Levante anche per la gola di gas offshore.

Israele avrebbe infatti, proprio nel fatidico ottobre 2023, concesso all’Eni (6) la licenza per svolgere esplorazioni e ricerche di gas nelle acque antistanti a Gaza (7).

Osservando come la gran parte delle missioni militari italiane all’estero (Libia, Iraq, Niger, Libano, Golfo Persico, Golfo di Guinea, Somalia, Mozambico…) siano impostate a protezione proprio dei giacimenti e stabilimenti dell’Eni (8), assets energetico-industriali di prioritaria importanza per l’imperialismo italiano, è legittimo sospettare che anche dietro i “corridoi marittimi” della missione Levante, garantiti dalla nostra efficiente marina militare, si celi in realtà un’operazione predatoria di tutela degli interessi economici tricolori nell’area di Gaza.

La presenza delle navi da guerra italiane nel Mediterraneo orientale, giustificata di facciata con l’intervento umanitario, potrebbe infatti essere strumentale a presidiare le operazioni logistiche e di ricerca condotte dal colosso petrolifero, dissuadendo eventuali ulteriori penetrazioni nella zona da parte di compagnie concorrenti o altre entità statuali interessate (9) e, naturalmente, proteggendo le esplorazioni Eni da eventuali attacchi condotti da formazioni ostili.

In ogni modo il cane a sei zampe (10) e lo Stato italiano si rendono gravemente complici di uno dei più gravi crimini della storia recente. Ciò anche solo per aver richiesto ed ottenuto la concessione sionista ad operare al largo di Gaza (ovvero in uno spazio rubato e sottratto violentemente ai palestinesi), peraltro già dopo l’inizio dei criminali bombardamenti israeliani.

Intanto, mentre si mettono a punto queste ed altre rapine, per i gazawi, oltre agli immani danni, vi è pure la beffa. La beffa che vede gli interessi imperialistici coperti e mascherati da “aiuti umanitari”, portati in “dono” nientemeno che dai sostenitori dei loro aguzzini.

Yankee, Stati occidentali, Paesi arabi complici e pure certe viscide ONG (11)(12) sono entità tanto predatorie quanto ipocrite. Che a questi non interessi nulla del popolo palestinese dovrebbe ormai, dopo mesi di barbaro assedio e di bombardamenti, essere chiaro a tutti.

I loro recenti “aiuti” non possono dunque che nascondere complicità, ipocrisie ed interessi criminali e, in ogni modo, questi non potranno cancellare le corresponsabilità occidentali dell’eccidio consumato a Gaza.

Facciamo il possibile per non essere complici di queste trame, rifiutiamo la narrazione dei governanti e dissociamoci dal loro operato contrastandolo con fermezza.

Tacere e tollerare il vile esproprio delle coste palestinesi (13), occultato e probabilmente sostenuto dalla missione umanitaria approvata il 5 marzo (assieme alle altre due missioni imperialiste nel Mar Rosso e in Ucraina), è una forma di collaborazione che, per quanto passiva, non possiamo sostenere se vogliamo essere coerenti e solidali con i fratelli di Palestina.

Troviamo il coraggio di mettere sotto accusa il nostro governo e, mettendo in primo piano la solidarietà e la nostra umanità (a discapito degli “interessi nazionali” che – all’ombra dell’Eni – collimano con la violenza sionista), pure quello di urlare a gran voce “Via l’Eni dalla Palestina”.

È questo uno dei più grandi aiuti umanitari che noi, umili cittadini d’Italia, possiamo dare ora alla Palestina e ai suoi martiri.

Di Konrad Nobile per ComeDonChisciotte.org

Konrad Nobile è un giovane studente lavoratore, al tempo attivo nel movimento Contro Il Green Pass e membro della rete Studenti Contro Il Green Pass. Ora continua la sua militanza in alcune delle realtà giovanili reduci del movimento.

NOTE

(1) https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2022/04/13/euam-ukraine-council-further-amends-the-mandate-to-also-provide-support-in-the-investigation-and-prosecution-of-international-crimes/

(2) sul tema rimando ad un mio vecchio articolo: https://comedonchisciotte.org/contro-limperialismo-anche-se-tricolore/

(3) ossia coloro i quali, al di fuori della Palestina, sostengono con maggior vigore e coraggio la causa palestinese e la sua lotta

(4) https://www.difesa.it/primopiano/crosetto-soddisfazione-per-approvazione-nuove-missioni-in-parlamento/48453.html

(5) https://comedonchisciotte.org/la-vera-ragione-dietro-il-porto-statunitense-a-gaza/

(6) Ente Nazionale Idrocarburi – storica multinazionale di Stato attiva nel settore energetico e degli idrocarburi (gran parte del capitale di Eni è in mano privata, tuttavia lo Stato ne rimane tuttora il principale azionista), fondata nel 1953 da Enrico Mattei.

(7) https://greenreport.it/news/energia/israele-concede-licenze-a-eni-per-il-gas-offshore-nellarea-marittima-della-palestina/

(8) https://valori.it/greenpeace-missioni-militari-interessi-eni/ (l’articolo descrive solo alcuni casi emblematici recenti, che in realtà nel complesso sono assai più numerosi)

(9) Stati come, per fare un esempio, la Turchia. Quest’ultimo paese in forte competizione con l’Italia su diversi fronti, da quello libico a quello nel Mediterraneo orientale, considerato strategico da ambo le nazioni già da qualche anno, proprio in virtù dei promettenti giacimenti di gas.

(10) Il cane a sei zampe è l’iconico marchio dell’Eni

(11) La nave della ONG Open Arms, sospesa temporaneamente la sua attività negriera di traffico di esseri umani, si è unita (proprio simultaneamente agli USA e Co.) alle recenti attività umanitarie per Gaza:

https://video.corriere.it/esteri/marina-israeliana-da-istruzioni-open-arms-consegnare-aiuti-umanitari-gaza/9d604b54-e384-11ee-b959-226e11086b56

(12) Sulla questione delle ONG consiglio la lettura del libro di Sonia Savioli: “ONG. Il cavallo di troia del capitalismo globale”, Zambon Editore, 2019.

(13) esproprio che, se realizzato, garantirebbe grassi compensi ad Eni e suoi azionisti tra cui, ovviamente, il “nostro” Stato.

 

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