di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Italiani ed argentini sono da sempre due popoli culturalmente simili ed in particolar modo legati tra loro da numerose storie di vita familiare provenienti dal massiccio fenomeno di immigrazione, che dal 1850 al 1959 ha portato molti nostri connazionali a trasferirsi nella terra del tango e del pallone: il calcio, altra profonda passione che lega i nostri due popoli.
Con una liaison parentale così stretta ed il conseguente formarsi di centri di potere affini nei due paesi, non dobbiamo certo meravigliarci se con il passare del tempo, anche le figure politiche risultano del tutto assimilabili nel modo di agire. Come, ad una attenta analisi, non può sfuggire la linearità di certe ricette di politica economica che i governi di Roma e Buenos Aires hanno messo in atto in questi anni.
Insomma, tanto per arrivare subito al sodo, ad entrambi i popoli è stata somministrata la medesima ricetta che i poteri profondi sono soliti impiegare per i loro fini predatori: con la solita scusa di prevenire o far fronte ai vari fenomeni inflattivi, costringono i paesi ad usare una moneta che non controllano, dentro la ben nota gabbia dei cambi fissi e conducendoli ad uno status precostituito di una perenne scarsità di moneta che li catapulta direttamente nelle sabbie mobili di un debito infinito.
Non stiamo certo qua a ricordare i vari default argentini, tutti ricondotti appunto all’errata politica (sopra menzionata), applicata ad una moneta, il pesos, più volte costretto ad un peg con il dollaro per poi correre a sganciarlo, onde evitare l’escalation del dramma sociale provocato appunto da questa parità monetaria. Questo per controllare una inflazione da sempre galoppante, causata però dalle stesse politiche fiscali messe in atto negli anni dai governanti di stanza alla Casa Rosada, poi spesso risultati corrotti.
In questi giorni, gli argentini come gli italiani – costretti da decadi a vivere in una pessima economia e con una inflazione che ha superato il 120% – sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente. Il 22 ottobre scorso si è conclusa la prima tornata, che ha visto prevalere l’attuale ministro dell’Economia Sergio Massa (36,68%) sul candidato di destra Javier Milei (29,99%); ma non avendo superato il 50 per cento, la parola fine sarà messa al ballottaggio tra i due che si terrà il prossimo 19 novembre.
Pare proprio, in linea con quanto ormai avviene da anni nel belpaese, che chiunque vinca dei due, non porterà a migliorare di un pesos, la già precaria situazione economica in cui versa da sempre la maggioranza del popolo argentino.
Anzi, a sentire le proposte più volte ribadite in campagna elettorale dal candidato ultraliberista Javier Milei, il dramma sociale nella terra di Diego Armando Maradona, potrebbe raggiungere vette ancora più drammatiche.
Milei, propone tutte cose a noi ben conosciute e già sperimentate: dalla privatizzazione di settori e monopoli pubblici, ai tagli drastici nella pubblica amministrazione, fino a prospettare addirittura l’eliminazione della Banca Centrale.
“El Peluca”, “il parrucca” – così come viene chiamato in Argentina Milei, per via della folta capigliatura e diciamo poco ordinaria che lo accomuna, colore a parte, a Donald Trump – non ha bisogno di una banca centrale, visto che intende farsi fornire la moneta da usare dentro il paese, direttamente dalla Federal Reserve.
Sì! avete compreso bene, il sosia del mago Silvan, senza mezzi termini nè la minima vergogna, vuole che il dollaro prodotto negli Stati Uniti, diventi la moneta a corso legale in Argentina.
E pensare che tale follia monetaria, viene proprio da chi – prima di diventare un volto noto, con un’impennata di ospitate in programmi di radio e TV – era un docente universitario di macroeconomia.
Insomma, il percorso di El Peluca, per arrivare a scalare le poltrone della politica ricorda molto da vicino, tanto per fare un esempio, quello del professor Alberto Bagnai, oggi senatore nelle file della Lega. Anche lui esperto di macroeconomia e moneta che dalle verità televisive in materia, è passato all’accettazione delle frodi propinate dal pensiero neoliberal, non appena appoggiato il posteriore sulle comode poltrone parlamentari.
Milei, che per anni in Tv attaccava tutti – dal presidente conservatore Mauricio Macrì prima e poi il suo successore peronista Alberto Fernandez, erigendosi a rottamatore della vecchia classe politica – in salsa Renzi, tanto per intendersi – non a caso, proviene da una famiglia con avi italiani, seppur di origini modeste.
Tanto per acchiappare i voti del dissenso, Milei, come un Salvini qualsiasi, si dichiara vicino a Trump e nemico di ogni casta politica, negazionista sul cambiamento climatico, contrario all’aborto e all’educazione sessuale, vista come una specie di complotto contro la famiglia tradizionale.
In compenso, tanto per mantenere fede alle politiche di austerità estrema ed al progetto politico di una Sanità totalmente privata, è persino favorevole alla vendita di organi per risolvere il problema delle liste d’attesa per i trapianti.
Anche lui, come i vari Grillo, Renzi, Meloni e chi più ne ha più ne metta, non appena vinte le primarie ha esultato gridando a gran voce: «metteremo fine alla casta parassitaria, ladra e inutile di questo Paese» [1]
E’ chiaro, come sia sufficiente mettere in fila questo tipo di identici comportamenti per comprendere come dietro alle figure politiche argentine ci siano gli stessi presupposti ed i medesimi fili che muovono anche quelle italiane.
Ma la cosa che più ci deve stupire e far comprendere come l’ipocrisia del potere stia facendo un ulteriore balzo in avanti in quella che è la strategia di perenne inganno del popolo, è che ormai non esiste più alcun tipo di remora da parte dei vari politici a mettere in gioco la propria faccia.
Il tweet dei giorni scorsi, con il quale il deputato leghista Claudio Borghi stigmatizza le proposte di Javier Milei, credo sia da classificare ai massimi livelli in quella che può essere rappresentata come una ipotetica scala che va oltre ogni limite all’ipocrisia:
Eppure, pochi mesi fa attraverso fatti esposti in due miei articoli [2][3], avevo ritenuto di dare fiducia a Claudio Borghi – per le verità espresse sugli annosi temi riguardanti le nostre cessioni di sovranità alla UE, a partire da quella monetaria – promettendomi naturalmente di verificare il percorso pratico di questa sua apparente onestà intellettuale, che pareva essere il primo squarcio di sole dentro la perenne tempesta del pensiero unico a cui tutta la nostra classe politica si è allineata in questi anni.
Ed invece, ahinoi! ho dovuto ricredermi abbastanza velocemente… Già con le dichiarazioni post-Pontida, sul presunto effetto benefico che l’inflazione avrebbe – secondo il deputato leghista – sul nostro debito pubblico, i dubbi su un Borghi che si distacca dal canonico allineamento trasversale al Sistema che guida la nostra classe politica, erano venuti fortemente a galla. Adesso con questo tweet dove l’economista della Lega addebita a Milei esattamente tutto il peggio che la classe politica stessa ci ha fatto ingoiare in questi anni a livello di scelte in tema di economia e moneta, la sua credibilità, per quel che mi riguarda, è tornata pari a zero.
Tagliare la spesa pubblica ed usare una moneta straniera che non controlli, è esattamente quello che tutti i nostri governi indistintamente hanno messo in atto da quando è stata presa la decisione di entrare nell’euro. Quindi, le accuse che Borghi rivolge al candidato alla presidenza dell’Argentina, il quale afferma di voler usare il dollaro (una moneta straniera per il suo paese esattamente come l’euro per noi) e tagliare la spesa pubblica, sono figlie della più idiota ipocrisia che un politico possa esprimere.
Tutto questo, per il solito fine ricondotto ad una eterna campagna elettorale per accaparrarsi quel consenso che permetta loro di mantenersi la calda posizione raggiunta.
Se un professore esperto in temi macroeconomici e monetari come lo è Claudio Borghi, si riduce a questo tipo di esternazioni, atte esclusivamente a buttare fumo negli occhi ai suoi elettori poco esperti in materia, significa che veramente la nostra classe politica nell’esprimersi, sta andando oltre ogni livello di pensiero moralmente consentito.
Per concludere, consiglio di tenere d’occhio le vicende argentine, proprio perché Milei, in caso di vittoria, oltre a garantire la legalizzazione delle droghe e la prostituzione, abolire tutti i sussidi statali e la rete di sicurezza sociale, promette anche di ritirare l’Argentina dai BRICS+; una mossa, questa, che pare proprio essere finalizzata a rompere il fronte di questo gruppo di paesi – capitanati da Cina e Russia – che stanno portando fuori il mondo dall’influenza geopolitica del dollaro e dell’euro.
di Megas Alexandros
Note:
[2] I politici e la questione morale! – Megas Alexandros
[3] Borghi confessa di avere le mani legate in Lega…. – Megas Alexandros