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di Stefania Potente
Lui è l’architetto campobassano Giuseppe Calabrese, professionista 44enne. Ha vinto il prestigioso concorso internazionale Mars City Design Competition con il progetto ‘Sprout’ che consentirà di assicurare un approvvigionamento alimentare agli astronauti in missione tramite la realizzazione di “fattorie robotiche”. Il prototipo sarà realizzato nel deserto della California
Si può vivere su Marte? Qualche giorno fa in un’intervista a Repubblica il presidente di Tesla, Elon Musk, ha dichiarato che gli piacerebbe vivere proprio sul pianeta rosso, tanto che nel suo progetto visionario medita, dopo aver venduto molte sue proprietà, di investire nella realizzazione di una città su Marte. “Faccio sul serio” ha dichiarato. Un sogno che probabilmente non rimarrà tale. E questo anche grazie al progetto di un professionista campobassano che ha pensato a un modello di città vivibile ed autonoma, dotata persino di aziende agricole, o meglio di fattorie robotiche, in cui coltivare frutta e verdura.
Non è fantascienza, ma il ‘cuore’ di ‘Sprout’ (che vuol dire germoglio), nome del progetto dell’architetto Giuseppe Calabrese realizzato in concerto con la Nasa, ma anche con Space Channel, National Geographic, Biosphere, European Space Agency ed Explore Mars, solo per citare i partner più importanti. La sua idea, scelta tra altri 100 progetti, ha ottenuto il primo premio nel prestigioso concorso internazionale – Mars City Design Competition – organizzato sempre in collaborazione con la Nasa.
Calabrese ha avuto l’intuito di realizzare la città marziana inclusa di ambienti agricoli su Jazero, ovvero il cratere dove il rover marziano “Perseverance” atterrerà a febbraio 2021. Nel dettaglio, il progetto prevede l’invio, a bordo delle navicelle spaziali, di fattorie robotiche dodici mesi prima dell’atterraggio dell’uomo. Una volta su Marte, è previsto l’assemblaggio delle ‘fattorie’ che possono di garantire il sostentamento di nove astronauti in missione sul quarto pianeta del sistema solare che da qualche tempo ha attirato l’attenzione degli studiosi.
‘Sprout’ ha già suscitato l’attenzione delle riviste specializzate (come Spazio Magazine) e dei media australiani, Paese in cui l’architetto 44enne ha deciso di tornare. Giuseppe Calabrese, infatti, è nato in Australia ma ha radici molisane. Anzi, si potrebbe definire senza alcun dubbio una delle eccellenze molisane all’estero.
A Campobasso è tornato nel 1984 per frequentare le scuole: l’ultimo anno delle elementari, poi le medie e infine l’istituto per Geometri. “Ho dei bei ricordi di questo periodo”, confida.
Nel frattempo si è diplomato al Conservatorio ‘Perosi’ di Campobasso dove ha ottenuto il titolo di Maestro di violino. Poi si è iscritto alla Facoltà di Architettura di Pescara dove si è laureato con voti eccellenti. Quando ha capito che in Italia non c’erano molte possibilità, è tornato in Australia: attualmente vive e lavora a Sydney. Ma a Campobasso ha lasciato un ‘pezzo’ dei propri affetti, la sua famiglia: i genitori e la sorella Gilda, oltre a tanti amici.
“Non c’erano i presupposti per restare in Molise, quindi ho deciso di trovarmi un lavoro in Australia visto che ho il doppio passaporto”, racconta a Primonumero che lo ha intervistato via Skype. “Non è stato facile inserirsi nella società e nel mondo lavorativo australiano, anche per la lingua. È tutto molto diverso qui, gli abitanti dell’Australia sono molto diversi dagli europei”. Dal Molise, poi, manca da un po’ di tempo anche a causa della pandemia “ma spero di tornarci nel 2022”.
Alla fine il lungo lockdown australiano è stato proficuo perchè gli ha consentito di ideare la ‘città su Marte’.
“Questo progetto è stato presentato – dice il professionista – a un concorso internazionale volto a individuare modalità di approvvigionamento alimentare per sostenere nove astronauti che per due anni saranno su Marte. Quindi occorreva progettare una struttura che potesse avere del cibo già preparato. E io – spiega – ho creato questa struttura di protezione, fatta di mattoni realizzati con la terra marziana, all’interno della quale vengono inseriti i semi per creare la vegetazione”.
Il progetto ‘Sprout’, che sfrutta un sofisticato software e l’intelligenza artificiale, ha mezzo in luce che “può risolvere anche dei problemi dell’agricoltura del nostro pianeta: i semi prodotti da piante marziane possono resistere a temperature estreme”.
Nel suo esperimento, che vi mostriamo in questo video andato in onda durante il concorso internazionale, l’architetto Calabrese ha utilizzato una decina di prodotti agricoli diversi come rape, patate e cipolle. Ma è stata testata anche la coltivazione del riso nelle supertecnologiche aziende agricole che si potrà realizzare su Marte. “Ho scelto vegetali della dieta mediterranea”, ammette ricordando il suo legame con l’Italia.
Il primo prototipo delle fattorie robotiche sarà realizzato nel deserto della California e per metterlo a punto è stata avviata una raccolta fondi.
Anche a Campobasso si sta pensando a qualche iniziativa per far conoscere e valorizzare il progetto dell’architetto Calabrese che ha partecipato (collegato via web) alla riunione della Commissione Cultura su proposta del consigliere Alberto Tramontano. Durante la riunione sono state avanzate “proposte utili – come riferito dal Comune – per poter ideare, in un prossimo futuro, eventi di natura scientifica anche di rilevanza internazionale, sul nostro territorio”.
Pubblicato il 13.01.2021