DI MASSIMO FINI
Nei giorni in cui si svolgeva in Ucraina il confronto elettorale fra il filorusso Yanukovic e il filoccidentale Yushenko il presidente americano Bush ammonì Putin contro «ingerenze esterne in Ucraina» dichiarando che «in ogni Paese le elezioni devono rispecchiare la volontà del popolo e non di qualche Stato straniero».
Una bella improntitudine se si pensa che il presidente Usa pretende di far svolgere elezioni in Iraq dove stazionano circa 160mila soldati americani che come «ingerenza esterna» mi sembra un tantino più pesante di quella che può esercitare la Russia in Ucraina. Ma faccia tosta di Bush a parte mi chiedo come si possano ritenere «libere» elezioni in un Paese che da una parte è occupato da truppe straniere e ha un governo provvisorio che si tiene in piedi solo grazie ad esse e dall’altra ha una guerriglia che spara e uccide ogni giorno e intimidisce chiunque voglia andare al voto?
Dove non sarà possibile votare senza rischiare la pelle e dove in alcune città, come Falluja, Ramadi, Mosul, non sarà proprio materialmente possibile votare?
Che senso hanno queste elezioni se non legittimare, agli occhi del mondo, l’illegittimabile, cioè l’invasione e l’occupazione di un Paese straniero facendosi richiedere la permanenza delle proprie truppe da un governo fantoccio eletto da un Parlamento fasullo o comunque nella migliore delle ipotesi, rappresentativo solo di una parte della popolazione?
Io non credo abbia senso esportare la democrazia in Paesi e presso popolazioni che hanno storia, tradizioni, istituzioni e vissuti tanto diversi dai nostri e, in alcuni casi, nient’affatto indecorosi (penso per esempio all’Afghanistan tradizionale, presovietico).
Ma esportarla in questo modo può aver come solo risultato quello di far percepire anche a quelle popolazioni ciò che nelle stesso Occidente comincia ad essere più che un sospetto, cioè che la democrazia sia solo una truffa, più o meno ben congegnata, a vantaggio dei soliti noti.
Massimo Fini
Fonte:www.quotidiano.net
19.12.04