Tutto tende all’ordine attraverso il disordine

Il vero problema è il non vedere che c'è un problema

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Di Rocco Quaglia, ComeDonChisciotte.org

Si è in un’epoca in cui è possibile avvertire una certa insoddisfazione nella nostra società del benessere. Le religioni e i sistemi sociali hanno fallito, non soddisfano il nostri bisogni primari, e l’enorme aumento di malattie nella nostra popolazione e il disagio nell’intero ecosistema terrestre sono il risultato sempre più evidente del fallimento.

Altra cosa evidente è che, in questo nostro tempo, la tecnologia, l’etica e la ricerca metafisica non sono avanzate di pari passo nella storia dell’umanità: oggi ci si preoccupa di imparare ad utilizzare gli smartphone, ci si impegna a conoscere sempre di più il funzionamento di tutti i dispositivi e macchinari tecnologici, ma non si ha ancora chiaro il nostro funzionamento quali gli esseri che siamo e la natura a cui apparteniamo. E peggio, non ce ne importa nulla. Le persone non hanno le risposte e non le cercano, non sanno nemmeno che ci sono delle risposte!

Nell’essere umano medio la coscienza, cioè la conoscenza che egli ha di sé stesso e del mondo esterno, non è sufficientemente sviluppata, egli non ha conoscenza delle capacità che gli appartengono di diritto. L’uomo possiede fonti di energia latenti, che ignora di possedere.

Così come ora è concepito,

tutto il sistema in cui viviamo è un complesso apparato volto a impedire lo sviluppo delle facoltà latenti in ogni uomo.” [1]

La nostra società è un progetto costruito su fondamenta inaffidabili, da un ingegnere che fa uso di solo una piccola parte delle sue possibili risorse mentali e fisiche, a cui mancano delle conoscenze fondamentali su se stesso e sull’ambiente in cui vive e progetta.

“La civiltà odierna ha fatto progressi nella conoscenza di COME trattare con la materia, ma noi non conosciamo che COSA è la materia, ne il perché di essa.” [2]

Ed eccolo il primo grande motivo del perché le cose attorno a noi non funzionano.

“I progetti che non si basano sulla verità sono sempre in uno stato di autodistruzione.” [3]

Se una società è concepita in condizioni sfavorevoli e ingiuste, non vivrà a lungo, è destinata a crollare.

“Pur tuttavia esistono alcuni uomini che sono per così dire in piedi fra le rovine e fra la dissoluzione.” [4]

Il proposito di questo articolo è di sensibilizzare a prendere coscienza di alcuni degli aspetti, per via dei quali la civiltà e la realtà di oggi si presentano essenzialmente come progetti costruiti su fondamenta che mancano dei requisiti necessari per il conseguimento di un buon vivere, e come segni tipici di un’era che sta finendo.

Molto di quello che veniva considerato dall’umanità come progresso si è rivelato in realtà un errore, infatti ci si accorge sempre di più che qualcosa è andato storto.

La parola progresso accompagna la vita quotidiana dell’uomo moderno; in nome del progresso ci si spinge a continue innovazioni e livelli di evoluzione sempre più elevati. È un processo inarrestabile ma la domanda è: quest’ultimo è sempre per lo sviluppo positivo della società?

“Etimologicamente “pro-gresso” indica un cammino in avanti, un movimento in una data direzione e soprattutto un “avanzamento”, un graduale sviluppo e passaggio a qualcosa in più o in meglio. In questo senso può applicarsi a tutto e questo può far considerare “progresso” anche i bisogni più superficiali e superflui. […]

Ciò che ai criteri interni di un singolo settore di una scienza può apparire un progresso, per altri ambiti o per l’insieme, può rappresentare un vero e proprio regresso. […]

I rapporti odierni fra progresso delle scienze e condizione umana focalizzano l’interrogativo se la scienza possa dirsi un progresso in se stessa e di fronte a conoscenze scientifiche più numerose, ampie e rigorose rispetto al passato, ci si chiede in cosa consiste il loro progresso (?)” [5]

L’esplorazione è nel nostro DNA

Si è convinti di avere sotto gli occhi la realtà che ci circonda e di sapere distinguere qualcosa che è vero da qualcosa che è falso. Si pensa di potersi fidare della propria capacità di osservazione, di giudizio, della nostra memoria e della nostra percezione, ma non è davvero così. A proposito ci sarebbero cose importanti da dire, ma non si entra nel dettaglio, qui ci si limita ad osservare che i processi di percezione e valutazione della realtà, che orientano e sostengono le azioni del singolo, sono soggettivi.

Cosa vuol dire?

Vuol dire che ognuno percepisce la vita dalla propria interiorità, dal proprio interiore punto di osservazione.

E da cosa dipende questo interiore punto di osservazione?

Tutto parte da una cosa: l’insieme delle conoscenze che si ha a propria disposizione.

Ora ci si immagini di essere in una città; la visuale di cui si può godere dipende dall’altezza che si raggiunge:

1. se si è in strada, tra gli edifici, si avrà accesso a una visione fisica limitata e distorta dell’intera città. Si vedranno solo le mura oltre il quale non si scorgerà l’orizzonte; si potrà vedere un pezzo di cielo, ma l’intera visuale sarà compromessa dalle costruzioni che si innalzano intorno; per conoscere la città si potrebbe iniziare ad esplorarla, ci si potrebbe affidare alle informazioni dei passanti o ad una mappa.

2. se invece si sale sull’edificio più alto, o se si vola sulla città, si potrà osservare e vedere tutto ciò che il panorama offre: si vedranno le strade formare chiaramente la mappa del centro abitato, si vedranno tutte le costruzioni, anche quelle più lontane e si potrà godere di una totale visuale del cielo che consentirà di osservare i corpi celesti. Si avrà modo di vedere anche chi è ora laggiù, in strada, con una visuale limitata.

Similmente nella vita quotidiana, sapere le cose fa salire sulle vette più alte.

Essere consapevole della portata del processo di percezione della realtà permetterà al singolo “esploratore, ricercatore” di lavorare sulle proprie energie e conoscenze consentendogli di mirare allo sviluppo delle innate ma dormienti capacità e a una più profonda valutazione soggettiva di se stessi e della realtà assoluta di cui si è parte.

La percezione e l’elaborazione della realtà variano quindi da soggetto a soggetto, in base alle singole conoscenze, esperienze, valori, emozioni.

Dunque… la percezione è il risultato di una esplorazione personale.

Ci si domanda: la nostra società permette d’intraprendere un’esplorazione personale?

Le conoscenze che si hanno a disposizione sono affidabili? Arrivano a noi in modi chiari, puliti e sinceri?

Gli ordinamenti e le istituzioni puntano a far crescere lo spirito critico, inducono le persone a ragionare con la propria testa? Inducono chiarezza di idee e di pensieri propri?

Le nostre menti non sono controllate nemmeno un po’?

I nostri gusti non sono plasmati nemmeno un po’?

E le nostre idee, abitudini, opinioni?

Gli ordinamenti e le istituzioni puntano a soddisfare la sete di conoscenza, permettono di realizzare noi stessi integralmente e di organizzare in modo chiaro la nostra esistenza?

Siamo una popolazione che conosce i propri diritti, che cerca di comprendere gli avvenimenti e che fa domande alle autorità?

O siamo forse un gregge umano informe, ignorante, distratto, succube e soprattutto non-pensante?

Il ritmo del nostro mondo moderno rende quasi impossibile per le persone la ricerca (da sé) di informazioni, eventi e politiche che plasmano la vita. Mentre la persona non ha tempo per evolversi, dovendo pensare soprattutto a mantenersi, oggi le uniche informazioni a cui si ha accesso arrivano dai media.

Questi non sono controllati nemmeno un po’?

“Sin dall’invenzione della stampa c’è stata una battaglia per controllare le informazioni diffuse.

Oggi, una manciata di imperi aziendali possiede e controlla la stragrande maggioranza di tutto ciò che si legge, si ascolta, si guarda e si impara. Dai più grandi studi cinematografici, reti televisive e radiofoniche, giornali e riviste, al vasto universo di notizie ed intrattenimento sui siti internet.

Quando si cercano risposte alle domande più urgenti cosa si fa per prima cosa? Google!

Google è il più potente in termini di controllo sulla vita delle persone rispetto a quasi tutti i governi del pianeta.” [6]

Oggi si vive in funzione delle informazioni e delle esperienze che vengono mediate da uno strumento tecnologico e tutto quello che passa di lì sta diventando sempre di più l’unico quadro di riferimento per l’individuo.

Ciò che era una volta uno strumento efficiente per navigare nel mondo dell’informazione è ora un qualcosa molto simile a una rete di raccolta dati globale ed ingegneria sociale. Del resto, gli effetti della standardizzazione del pensiero umano sono più che evidenti.

Come si potrebbe intraprendere, in tutto questo ambaradan, una sana e giusta esplorazione personale? E dove consiste il progresso in tale avanzamento?

“L’essere umano oggi non desidera neanche più la libertà in quanto non sa più cosa significa. Il cittadino medio di oggi dichiarerebbe anche sotto tortura di essere libero e di vivere all’interno di una democrazia. L’idea infantile di cosa è una dittatura che viene trasmessa a scuola, fa si che tutto ciò che non somigli alle dittature del secolo scorso venga considerato democrazia.

Basterebbe utilizzare il piano mentale ad un livello poco sopra l’ordinario per realizzare che viviamo già in una dittatura dove alle masse viene letteralmente ordinato… non tanto cosa fare, quanto cosa pensare, cosicché il fare sarà poi unicamente una diretta conseguenza del pensare.” [7]

Se oggi, per qualche motivo, ci venisse impedito di riunirci, se fossimo costretti a stare nelle nostre case, l’unica fonte di informazioni che potremmo avere e l’unico messaggio che ci sarebbe permesso di ascoltare non sarebbe attraverso i media?

È il modo in cui si concepisce lo strumento tecnologico, e non lo strumento in se, a far si che esso stia diventando l’unico riferimento della nostra esperienza.

“Si vive in un mondo in cui ogni possibilità di entrare in rapporto autentico e diretto con sé stessi è evitato, e sistematicamente si fa in modo che venga evitato.

Tutto è estremamente accelerato. In quel tutto che si ha ciò che manca è la cosa fondamentale […] e uno degli strumenti che sta corroborando l’accelerazione del tempo, e che sta aiutando a tenersi distaccati da qualsiasi rapporto autentico con sé stessi è la tecnologia.” [8]

Ma attenzione! Non è colpa della tecnologia, ma del nostro stato evolutivo con cui concepiamo e utilizziamo tale mezzo.

Non è colpa del web se esistono le fake news. Le fake news sono in noi.

C’è da dire che da quando esiste l’uomo esistono la disinformazione, la menzogna e l’ignoranza. Queste sono forze, a lui connaturate, con cui può giocare a vivere. Egli utilizza da sempre gli strumenti di cui dispone per diffondere le sue verità e bugie; è successo con l’arrivo del cinema, della radio e della televisione e oggi succede con il web.

Ma non ci si faccia l’idea che sia colpa del web se esistono le informazioni false, o che sia colpa ora della tecnologia se ci si distacca da qualsiasi rapporto autentico con sé stessi.

Certo il web contribuisce a diffondere pensieri di ogni qualità, come ogni mezzo di comunicazione di massa del resto, ma la differenza è che lo fa a una velocità tale che non si era mai vista prima, arrivando in ogni angolo del pianeta e rendendo tutto più evidente. Oggi, più che mai, tutti i riflettori del mondo convergono verso un unico punto d’interesse tenendo tutta la popolazione mondiale sintonizzata sulla stessa narrativa in tempo reale. Le tecniche per rendere più immediata la diffusione delle informazioni sono in grado di raggiungere anche le zone più remote del pianeta. Mai prima d’ora tutta l’umanità è stata in questo senso unita ed interessata ad ascoltare la stessa narrativa nello stesso momento. E lo sarà sempre di più nei giorni a venire.

Mi si vuol dire che, in generale, l’umanità non sta andando verso la possibilità di riunirsi e organizzarsi per un grande cambiamento sociale?

Il clima umano è allo sbando perché la mente umana è educata a uno stile di vita antico che ha radici nella flebile psiche delle masse.

Tanti disastri, guerre, riforme che non sono affatto tali, massacri, crisi di ogni tipo, odio, ignoranza e una generazioni assente sono i sintomi di un’umanità asservita, malata fisicamente, succube psicologicamente e assente spiritualmente; è disorientata!

L’umanità è chiamata a sviluppare la capacità di mettere in dubbio tutte le conoscenze acquisite, a rivederle e ad approfondire.

Si va sempre più al nòcciolo della questione. Ma è un nòcciolo nuovo e mai conosciuto prima perché si è sempre rimasti in superficie, non si è mai andati così in profondità.

Non è un traguardo italiano, francese, inglese, o europeo…sia chiaro di cosa si sta parlando.

Si conoscono le risposte alle domande esistenziali? No

Chi sono io? Perché esisto? Perché esistono gli altri? Perché nasciamo e moriamo? Cos’è la morte? Cos’è la mente? Cos’è l anima? Chi o cos’è dio? Cos’è quell’energia intelligente che fa comunicare le cellule fra loro?

Il concetto che si ha popolarmente di “dio”, e quindi il modo in cui lo si esprime, è rudimentale e indefinito.

Se si continua a portare fuori da sé questo “dio”, a ricercarlo fuori, come fosse una figura esterna sfocata, e mantenerlo diviso dalla propria individualità, si continuerà a non riconoscersi in questa realtà nella propria scavata profondità, ad essere confusi, sfocati e separati. Questa realtà centrale può essere chiamata con qualsiasi nome, secondo le tendenze mentali o emotive, la tradizione o l’eredità di razza, perché non può essere definita o condizionata da alcun nome. Gli uomini usano necessariamente dei nomi per esprimere ciò che sentono, percepiscono e sanno, tanto del mondo fenomenico quanto di quello intangibile.

L’uomo deve conoscere ed imparare le leggi che lo regolano poiché l’ “ammalarsi” deriva da un inabile orientamento e un inadatto comportamento.

Si fa finta di essere sani quando sani non lo si è affatto. Si è molto malati e non si conoscono, o si ignorano, le cause delle malattie, da dove esse provengono.

In questa società, il cui modus vivendi è incentrato su individualismo e narcisismo, ognuno sembra impegnato ad andare contro il proprio simile, talvolta anche al fine di aiutare qualcun altro ritenuto ”più simile”. Infatti, si riconoscono come ”simili” coloro omologati sulla base di un pensiero unico e, per contro, vengono considerati ”nemici” coloro che si uniformano ad un altro e discordante pensiero unico; non si percepisce la similarità nella Fratellanza – in quanto esseri umani – ma nell’incarnare una determinata idea. Questo scontro tra idee all’apparenza elevate e spirituali, in realtà, appartiene ad un piano infero e materiale-orizzontale. [9]

Ma di cosa stiamo parlando?

Ma è davvero un progresso umano vivere nel pieno decadimento psico-fisico?

In un ambiente sociale, psichico, intellettuale e morale del tutto squilibrato e inconsapevole come si può parlare di progresso?

La visione è semplice: non c’è alcun progresso, l’idea stessa di progresso è illusoria e la ricerca scientifica così come è organizzata oggi, lungi dall’apportarci benefici, ci priva di risorse essenziali.

“La prima cosa che si constata nel nostro organismo è l’esistenza di un ordine prestabilito fra tutti gli organi, l’interdipendenza nella loro attività e l’armonia esistente tra tutti gli operai che conoscono perfettamente ed eseguono il proprio compito. Nel corpo umano gli organi non hanno interessi personali: tutti hanno sempre ben presente il benessere comune che allieta l’uomo. E’ questo il segreto che concorre alla riuscita comune. Nell’organismo sano non esiste l’arbitrarietà o il fatto fortuito: regna l’unità.

Quando una cellula si ammala e soffre, tutte le cellule che la circondano provano compassione e con tutti i mezzi a loro disposizione si impegnano ad eliminare il malessere nel più breve tempo possibile. All’interno del corpo tutto è suddiviso con una esattezza matematica. Questo ordine dona equilibrio alle energie dell’organismo e crea armonia: questo è ciò che noi definiamo salute.” [10]

“La realtà infatti è che la medicina scientifica non esprime un avanzamento conoscitivo reale (per quanto siano state ovviamente fatte delle scoperte) […] Questo percorso culturale, coevo alla rivoluzione industriale ed all’inizio dell’era tecnologica moderna ha comportato […] una progressiva scissione dell’uomo dal proprio corpo e dalla Vita in genere […].

È evidente che la medicina cosiddetta scientifica è al capolinea. Il suo destino è di implodere catastroficamente; essa non è più in grado di reggere all’usura del tempo, ha avuto il suo exploit ed è oramai iniziata la sua fase di declino. La medicina scientifica […] è autoreferenziale, travalica coscienze e volontà senza riguardo alcuno per chicchessia, tronfia della sua magnifica potenza. Questo è il motivo stesso del suo declino: una magnificenza grande, ma inventata.

Una scientificità che, proprio perché giunta al suo apogeo, tende a sgretolarsi ad opera di spinte disgregatrici […] è prossima a collassare ed implodere sotto il suo stesso peso, il peso di una visione meccanicistica del mondo. ” [11]

Quello che, come esseri umani, si sta vivendo in questa epoca, sia come società sia come individui, presenta delle caratteristiche molto specifiche: sono i segni tipici di un’epoca che sta finendo, di un ciclo che si sta concludendo.

Occorre una nuova visione di se stessi / L’omo è detto da li antiqui mondo minore/ Microcosmo e Macrocosmo.

“Occorre una nuova visione della Terra che pensi il nostro pianeta non più come materia inerte assemblata da una serie di circostanze casuali, ma come un immenso e sofisticato ecosistema che deve origine ed esistenza alla logica dell’armonia relazionale, un unico organismo vivente capace di autoregolazione nel quale ogni singolo elemento è interconnesso con ogni altro […] e l’emissione di continua sporcizia nell’aria può provocare sporcizia e malessere nell’anima. Occorre una nuova visione della natura che veda l’evoluzione non solo come il risultato di mutazioni casuali e di selezione naturale (che pure ci sono e ci saranno sempre) ma prima ancora come risultanza della logica di aggregazione sistemica e della cooperazione che ne scaturisce. Non si tratta di una semplice disputa accademica. È in gioco più in profondità il nuovo stile di vita necessario al nostro tempo per fronteggiare la sfida ecologica: una sfida che non supereremo fino a quando non verrà risanata alla radice l’ideologia che l’ha prodotta, cioè l’estraneità tra materia e spirito, natura e cultura, mondo e mente, una frattura che ci ha condotto a considerare il mondo come mero ambiente esteriore e non come parte essenziale della nostra vita, e la nostra vita come mero caso all’interno di un mondo senza senso. Recuperando l’armonia tra materia e spirito saremo in grado di recuperare anche l’analogia tra mondo e uomo che si trova al cuore delle grandi spiritualità e che Leonardo da Vinci presentava così: «L’omo è detto da li antiqui mondo minore, e certo la dizione è bene collocata».
Occorre una purificazione del nostro modo di pensare, un’«ecologia della mente» che faccia finalmente capire che l’uomo con la sua spiritualità va compreso come un essere materiale, e il mondo nella sua materialità va compreso come un essere spirituale, all’insegna di un’inscindibile complementarietà tra materia e spirito. […] una dimensione ha bisogno dell’altra perché le è da subito strettamente correlata, nel senso che un pensiero senza la materia non potrebbe nascere e la materia porta già in sé nella sua capacità di informazione la traccia del pensiero. […]

Occorre una filosofia in grado di ridare importanza alla dimensione umanistica della vita, perché nel nostro mondo aumentano quotidianamente le conoscenze scientifiche mentre la saggezza e la sapienza rimangono ferme, il che si traduce in aumento del potere tecnologico e in aumento della produzione (il famoso PIL) senza che vi sia un’idea che orienti tutto ciò, a parte, ovviamente, la fame di profitto. La conseguenza è un meccanismo impazzito, paragonabile a una nave priva del pilota e guidata da un cieco macchinista cui interessa unicamente la velocità. Dalla scienza e dalla tecnologia prive di orientamenti etici può sorgere una trappola pericolosissima, anzi questa trappola è già sorta e noi ci siamo finiti dentro. Per uscirne occorre una svolta concettuale: da una visione che individua la logica che presiede all’evoluzione della vita nella cieca casualità e nella competizione per la sopravvivenza a una visione che l’individua nell’aggregazione sistemica.” [12]

Lo stato naturale dell’essere umano è uno stato di potenza.

Un giorno un maestro mi disse: “Se abbiamo una centratura interiore eccezionale, che fuori ci sia l’apocalisse o meno per noi ha poca importanza; si sarebbe in uno stato di “grazia” nonostante il fuori. Più si va avanti e si procede nel percorso, più arriva una chiarezza e una solidità che difficilmente il fuori può scalfire per quanto terribile sia. Però qui accade una cosa molto importante: le grandi anime, le grandi personalità NON si ritirano nella loro santità e nella loro grazia, nel loro paradiso dorato, ma ritornano a terra per abbracciare e aiutare chi è ancora sofferente anche con atti forti e di rottura”.

Questi rari uomini d’oggi avvertono, nella loro anima, un forte grido lancinante, difficile da sopprimere e impossibile da far tacere, che invita alla ribellione.

“Cavalcare la tigre». È, questo, un detto estremo-orientale, esprimente l’idea che, se si riesce a cavalcare una tigre, non solo si impedisce che essa ci si avventi addosso, ma, non scendendo, mantenendo la presa, può darsi che alla fine di essa si abbia ragione.”

“È bene recidere ogni legame con tutto ciò che, a più o meno breve scadenza, è destinato a finire. Il problema sarà, allora, di mantenere una direzione essenziale senza appoggiarsi a nessuna forma data o tramandata”

Questo simbolismo trova applicazione su diversi piani. Lo si può riferire anzitutto ad una linea di condotta per la vita interiore personale, ma anche all’atteggiamento da assumere proprio dinanzi a situazioni critiche, storiche e collettive.”

quando un ciclo di civiltà volge verso la fine, è difficile poter giungere a qualcosa resistendo, contrastando direttamente le forze in moto. La corrente è troppo forte, si sarebbe travolti. L’essenziale è non lasciarsi impressionare dall’onnipotenza e dal trionfo apparente delle forze dell’epoca. Tali forze, per essere prive di connessione con qualsiasi principio superiore, hanno, in fondo, la catena misurata.”

[…]

“Allora il principio da seguire può essere quello di lasciar libero corso alle forze e ai processi dell’epoca, mantenendosi però saldi e pronti ad intervenire quando «la tigre, che non può avventarsi contro chi la cavalca, sarà stanca di correre».”

Gli uomini che si ergono tra le ”rovine” contro il crudele ”progresso” […] vanno controcorrente al pari dei salmoni di sapienza. […] L’ ”uomo nuovo” assomiglia all’esploratore che prende il mare, pronto alle sfide che lo attendono e alle novità che gli verranno incontro nel suo cammino; egli non porterà nulla con sé – che siano idee preconcette e ideali da seguire o simboli distintivi e uniformi da indossare – solo il Sole che splende nel suo petto sarà il Dio a cui essere leale e che non richiede particolari forme, ma Amore e impersonalità. […]

La crisi del mondo moderno potrebbe eventualmente rappresentare un fenomeno a suo modo positivo […] ovvero che essa, per gli uomini qui in discorso, crei un nuovo spazio libero, il quale potrebbe eventualmente essere la premessa per una successiva azione formatrice.” [13]

Adesso sì che si può parlare di progresso.

Umanità, risvegliati ed elevati all’altezza della tua vera natura!

Come dice Carl Segan, affermazioni straordinarie necessitano di prove straordinarie? Bene, le prove stanno per arrivare, e sono inoppugnabili, più che mai.

Il gioco si fa interessante!

Di Rocco Quaglia, ComeDonChisciotte.org

Rocco Quaglia. Tatuatore e studioso autodidatta, appassionato della conoscenza.
Spinto dalla sua naturale curiosità, vive la quotidianità come un gioco in cui si diverte a comprendere i meccanismi della vita, cercare risposte alle sue domande e svolgere un lavoro ricognitivo su se stesso, per elevarsi a sempre nuovi livelli di comprensione della propria reale natura quale essere umano.

 

NOTE

[1] https://ilsapereepotere2.blogspot.com/2017/04/le-8-ore-di-lavoro-servono-per-impedire.html

[2] Walter Russell, The Secret of Light, 3rd ed., Univ of Science & Philosophy, Virginia,1994.

[3] William Atkinson, Il Potere della Concentrazione, Lezioni pratiche per sviluppare il potere della mente e del pensiero – Edizione speciale: contiene “Memoria subconscia”, Area51 Publishing, 2019

[4] Julius Evola, Cavalcare la Tigre, Orientamenti esistenziali per un’epoca della dissoluzione,. Settima edizione corretta e con un Saggio introduttivo di Stefano Zecchi. Mediterranee Edizioni, 2008. Pp 17.

[5] http://www.irssat.info/rubriche/scienza-e-conoscenza/scienza-e-progresso/

[6] Mikki Willis, Plandemic: Indoctornation, Elevate Films, 2020. Disponibile su https://www.bitchute.com/video/Ed11tsfAsnFu/

[7] Salvatore Brizzi, Come Liberarsi dalla Manipolazione, Il risveglio della coscienza nelle 40 lezioni del vostro Scarasaggio, Anima Edizioni, 2021, pp 28,29.

[8] Martino Nicoletti, Cavalcare il KALI YUGA – Guida per guerrieri dello Spirito – https://www.youtube.com/watch?v=FNM7QwuNZ-E

[9] Amirani, Il Cervo Bianco.

[11] By Davide Visioli, 10/11/2008, tratto da: medicofuturo.org

[10] Petăr Dănov, Il libro della salute, Modalità di vita in accordo con le Leggi della Natura Vivente, pag 11

[12] Vito Mancuso, Questa vita. Conoscerla, Nutrirla, Proteggerla. Milano, Garzanti, 2015, pp. 134-137

[13] Julius Evola, Cavalcare la Tigre, Orientamenti esistenziali per un’epoca della dissoluzione, settima edizione corretta e con un Saggio introduttivo di Stefano Zecchi, Mediterranee Edizioni, pp 20,21,23

Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

 

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