MOON OF ALABAMA
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I media mainstream statunitensi stanno improvvisamente scoprendo il Venezuela. Senza nessuna conoscenza effettiva della nazione, tutte le peggiori infamie pensate dai giornalisti vengono immediatamente scagliate contro il governo del paese. Da questi media non aspettatevi fatti. E’ quasi tutta propaganda da parte di organi di informazione che stanno preparando una guerra.
In questo articolo della NPR (National Public Radio), ad esempio, “Amid Chaos Venezuelans Struggle To Find The Truth, Online” [In mezzo al caos i Venezuelani lottano per trovare la verità, su Internet], la prima riga è già una oltraggiosa bugia.
In Venezuela, dove i media sono controllati dal governo, capire che cosa sia verità, chiacchiera o propaganda è sempre stato difficile.
No. I media in Venezuela NON sono controllati dal governo. Esistono molti giornali e stazioni televisive di proprietà privata. Molti di questi mezzi di informazione si oppongono al governo. Hanno anche un pubblico più numeroso di quelli controllati dal governo. Ci sono anche, come in altri paesi, leggi che consentono un certo grado di censura, però vengono utilizzate abbastanza raramente.
Il Segretario di Stato Pompeo ed altri sostengono che Cuba sia coinvolta in Venezuela. Il New York Times titola anche: “With Spies and Other Operatives, a Nation Looms Over Venezuela’s Crisis: Cuba” [Con spie ed altri agenti, una nazione getta la sua ombra sulla crisi del Venezuela: Cuba]. Ma tutti gli esperti citati smentiscono l’affermazione di Pompeo.
“L’affermazione che Cuba stia controllando il Venezuela era già in circolazione, in realtà, addirittura dall’elezione di Chavez,” ha detto David Smilde, professore di sociologia ed esperto sul Venezuela all’Università di Tulane. “Per molto tempo le è stata data un’importanza esagerata.”
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Mentre alcuni ex ufficiali dell’esercito fuggiti dal Venezuela hanno riferito della presenza di personale cubano all’interno delle forze di sicurezza e di intelligence, gli esperti dicono che la reale portata di un simile coinvolgimento rimane avvolta nel mistero.
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“Si sono fatte molte speculazioni su questo fatto, ci sono state indiscrezioni sul loro numero e su quanto [questi Cubani] siano veramente in grado di influenzare Maduro,” ha detto Ted Piccone, Senior Fellow in Foreign Policy presso la Brookings Institution. “Ma non ho mai visto un resoconto sull’argomento che fosse realistico e inconfutabile.”
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I ranghi dei professionisti cubani che lavorano nel paese sudamericano negli ultimi anni si sono assottigliati, dicono gli analisti, e il rapporto tra il sig. Maduro e l’attuale leadership cubana non è così caldo come lo era stata l’amicizia fra i loro predecessori.
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I consiglieri politici [cubani] hanno ancora una certa influenza sui funzionari più importanti dell’amministrazione Maduro, anche se il signor Smilde ha detto che “I Cubani spesso si lamentano che Maduro non li ascolta.”
Cuba ha buoni rapporti economici con il Venezuela. Diverse migliaia di medici cubani lavorano nel paese. Ma questo è tutto.
Un’affermazione, ripetuta ieri dall’ambasciatore britannico all’ONU, è che Maduro avrebbe vinto le elezioni presidenziali “riempiendo le urne [di voti fasulli].” Il Venezuela non usa le urne. Utilizza un sistema elettronico, molto quotato, messo a punto da una società britannica.
Nel settembre 2012, l’ex presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, aveva dichiarato che “il procedimento elettorale del Venezuela è il migliore del mondo.”
Gli elettori vengono identificati tramite la tessera elettorale e l’impronta digitale e votano su un touch screen. Maduro è stato eletto presidente in modo perfettamente regolare. Due volte. Solo alcuni, non tutti i partiti e i candidati dell’opposizione, avevano boicottato le ultime elezioni, cosa che aveva portato ad un afflusso [di elettori] inferiore al normale. Non partecipare al voto è un diritto dell’opposizione. Non è una colpa del governo.
Alcuni media affermano che la “comunità internazionale” ha accettato la rivendicazione presidenziale di questo tizio sponsorizzato dagli Stati Uniti. Questa è una bugia. Gli Stati Uniti hanno cercato di trovare alleati per il loro assalto al Venezuela, ma non sono riusciti ad ottenere un supporto internazionale, tranne che da alcuni dei loro cagnolini addomesticati. Ieri il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non ha votato una risoluzione contro il Venezuela perché era ovvio che sarebbe stata bocciata. Anche all’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) i tentativi degli Stati Uniti di promuovere una risoluzione contro Maduro non sono riusciti ad ottenere neppure una semplice maggioranza.
Giovedì ha visto anche una battaglia diplomatica all’Organizzazione degli Stati Americani, con il segretario Pompeo e il segretario dell’OAS, Almagro, che hanno fatto pressioni all’assemblea per il riconoscimento di Guaidó. Gli sforzi si sono rivelati infruttuosi, avendo ottenuto solo 16 voti favorevoli su 34, con l’astensione di alcuni paesi alleati degli Stati Uniti, Guyana, Santa Lucia e Giamaica.
Un’altra frequente affermazione è che la cattiva gestione economica sia la causa dei problemi del Venezuela. Ma è stato il calo dei prezzi del petrolio e, cosa ancor più importante, sono state le sanzioni statunitensi che hanno causato difficoltà economiche e perdite nelle entrate pubbliche per miliardi di dollari. Le sanzioni non funzionano contro i governi, come solitamente si dice, ma impoveriscono la popolazione. Già nel 2014, Maduro le aveva riconosciute come facenti parte di un tentativo di cambio di regime. Il Servizio di Ricerca del Congresso ha un elenco di tutte le sanzioni e mette in guardia (pdf) sul fatto che queste colpiscono sopratutto i poveri. Anche il tizio sponsorizzato dagli Stati Uniti riconosce che le sanzioni statunitensi fanno parte del piano di “cambio di regime”:
Guaidó ha anche elogiato i paesi che avevano imposto sanzioni contro il Venezuela, sottolineando che “le sanzioni hanno funzionato” e hanno contribuito a portare il paese nella situazione in cui si trova oggi.
La Repubblica Bolivariana del Venezuela non è neanche lontanamente caotica come i suoi vicini. Nonostante gli attuali problemi, l’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite classifica il Venezuela in una posizione migliore della maggior parte di essi.
Tutti i mezzi di informazione “occidentali” ripetono l’affermazione secondo cui il tizio sponsorizzato dagli Stati Uniti avrebbe rivendicato la presidenza in base dell’articolo 233 della costituzione. Ma nessuno di questi media ha smentito questa dichiarazione palesemente falsa. L’articolo 233 della costituzione (pdf) del Venezuela descrive le procedure per l’eventualità che il presidente “risulti indisponibile in modo permanente,” che, ovviamente, non è il caso di Nicolas Maduro. Inoltre, il secondo della lista, in caso di indisponibilità del presidente, è il vicepresidente, non il capo dell’Assemblea Nazionale. Questo signore non ha basi legali per rivendicare la presidenza.
Un’altra affermazione è che il tizio sponsorizzato dagli Stati Uniti avrebbe un notevole carisma. Non ne ha:
Félix Seijas, analista politico e direttore dell’agenzia Delphos specializzata in previsioni elettorali, ha riferito che, secondo alcuni sondaggi, solo pochi Venezuelani qualche settimana fa conoscevano il nome di Guaidó.
Questo signore è semplicemente una controfigura di Leopoldo López, un criminale politico dell’opposizione che ha già tentato due colpi di stato violenti.
Nato in una famiglia benestante con legami con il mondo degli affari e con il settore petrolifero, López, che ora ha 46 anni, è stato educato negli Stati Uniti e ha conseguito un master all’Università di Harvard.
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In un cablogramma segreto del 2009 pubblicato da Wikileaks, il consigliere politico dell’ambasciata americana a Caracas, Robin D. Meyer, aveva scritto che López era diventato una “figura controversa fra le fila dell’opposizione.”
“Viene spesso descritto come arrogante, vendicativo e assetato di potere, ma i funzionari di partito riconoscono anche la sua persistente popolarità, il suo carisma e il suo talento organizzativo”, aveva scritto il diplomatico statunitense.
Negli Stati Uniti il vero uomo dietro al tentativo di colpo di stato è il senatore anti-cubano Marco Rubio.
Rubio non aveva aspettato neanche un mese dall’insediamento del sig. Trump per dare inizio a ripetuti tentativi per attirare l’attenzione del presidente sul Venezuela. Nel febbraio 2017, il signor Rubio, insieme al sig. Pence, aveva invitato alla Casa Bianca Lilian Tintori, attivista politica e star televisiva venezuelana, per farle incontrare il signor Trump. [La Tintori] aveva parlato al presidente di suo marito, Leopoldo López, un leader dell’opposizione attualmente agli arresti domiciliari.
Rubio e altri Neoconservatori hanno poi tramato per convincere Trump a cercare lo scontro con il popolo del Venezuela. L’ex funzionario della CIA, Ray McGovern, pensa, come il sottoscritto, che Trump stia per cadere in una trappola catastrofica.
Ray McGovern @raymcgovern – 16:47 utc – 25 Jan 2019
Il Venezuela potrebbe essere la Baia dei Porci di Trump, con Bolton che interpreta Alan Dulles della CIA e Pompeo John Foster Dulles. Questi due e gli alti papaveri dell’esercito americano avevano teso una trappola a JFK, rassicurandolo con false promesse che non ci sarebbe stato bisogno di un’azione militare da parte degli Stati Uniti. Trump li affronterà, come aveva fatto JFK?
Quanto sopra è solo una parte delle false affermazioni e delle idee sbagliate sul Venezuela che circolano attualmente. Usate, per favore, i commenti per raccogliere e confutare qualsiasi altra menzogna vi capiti di vedere.
Moon Of Alabama
Fonte: moonofalabama.org
Link: https://www.moonofalabama.org/2019/01/these-media-claims-about-venezuela-are-lies-or-misconceptions.html#more
27.01.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org