Telefoni colorati

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DI TONGUESSY

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Quando ancora esisteva il duplex, i telefoni potevano solo essere grigi o neri. Poi i tempi sono cambiati e le tecnologie si sono evolute: sono comparse le segreterie telefoniche, ed i risponditori elettronici hanno preso il posto dei centralinisti.
E’ stato così che i telefoni hanno cominciato a colorarsi. E’ iniziato tutto con i numeri verdi che nel lontano 1986 rendevano possibile telefonare gratis (all’epoca c’erano gli scatti) ad una azienda per avere informazioni. La tutela dei consumatori passa anche attraverso la gratuità dei diritti nel ricevere adeguate spiegazioni o nell’inoltrare delle rimostranze.
Il colore della tutela dei minori invece è azzurro. Un anno dopo l’introduzione della gratuità di certi diritti dei consumatori veniva inaugurata l’attenzione telefonica verso questi piccoli cittadini potenzialmente a rischio. Se l’abuso verso i consumatori è irritante, quello verso i minori è decisamente odioso. “Padre padrone” (libro e film) hanno rappresentato in maniera straordinaria l’abuso sui minori. Gavino con molta difficoltà alla fine ne esce a testa alta, ma non tutti i soprusi prolungati finiscono in questo modo. Giusto e corretto quindi dedicare un canale preferenziale alla tutela di chi già in tenera età si sente sopraffare da vicissitudini opprimenti, così come dichiarato dal sito: “Telefono Azzurro promuove un rispetto totale dei diritti dei bambini e degli adolescenti.”[1]

Qui però sorge un problema. Tra i diritti di bambini e adolescenti, ad esempio, compare anche il diritto al telefonino o a stare davanti al videogioco per ore? Stiamo cioè creando nell’attuale società dell’inclusione (temo sia la versione più aggiornata della Societé du Spectacle di Debord) il diritto al consumo pena il declassamento a minus habens (in senso prettamente letterario, non psichiatrico)? Tra zainetto d’ordinanza, scarpe omologate, jeans convalidati e svariati gadget elettronici ogni minore deve avere la dotazione minima che gli consenta di relazionarsi adeguatamente con i suoi simili senza incorrere nelle inevitabili e traumatiche penalizzazioni. I minori, fateci caso, sanno essere molto più spietati degli adulti. Lo so, si inizia a parlare di esclusione e si finisce a parlare di bullismo.

Ecco quindi la domanda: dove finiscono i diritti dei genitori ad educare i figli secondo i principi che ritengono migliori e dove invece iniziano i diritti dei figli di avere un’educazione che piaccia loro (diritto all’autodeterminazione, un caposaldo dei diritti umani)? Cosa si intende esattamente per rispetto totale dei diritti dei millennials? La cosa che trovo spaventosa è l’aggettivo “totale”. Comprende qualsiasi diritto, anche quello minimo. Ma se è vero che per ogni diritto esiste un dovere, qui non se ne parla. Pare che i millennials siano tutti dei Gavino Ledda ma sono anche sicuro (e felice) che cinghiate e bacchettate d’antan siano sparite. Quindi i conti non mi tornano: alla diminuita pressione verso i minori non corrisponde una maggiore attenzione dei medesimi verso il mondo degli adulti. E qui si inserisce un penoso argomento: la socializzazione dei minori. Spariti fisicamente i campetti dove una volta si andava a giocare (e non certo per colpa dei genitori), cementato e asfaltato tutto il possibile nel segno della modernità, del progresso e dell’efficienza, sparito anche il patronato, relegato a pratiche ormai obsolete, oggi la finestra sul mondo è virtuale e per aprirla occorre internet. Negare il diritto di connettersi è passibile di indagini delle autorità in quanto lede i “diritti totali” dei minori oppure rientra nei diritti dei genitori?

A ben vedere la questione mette in luce uno spaccato a dir poco imbarazzante: i figli hanno molti più diritti dei genitori. Lo dice chiaramente anche la nostra Costituzione: “la Costituzione sancisce che i genitori hanno prima di tutto un dovere e poi un diritto, che non è diritto “su” ma “per” i figli, funzionale al loro benessere. A sua volta viene costituzionalmente riconosciuto al figlio un vero e proprio diritto affinché la funzione genitoriale sia svolta con tutti gli elementi necessari per la sua crescita e lo sviluppo della sua personalità.”[2] I figli perciò hanno il diritto ad andare in palestra, a frequentare corsi di dizione etc.. ed il genitore ha il dovere di fare gli straordinari per pagare i diritti dei figli; inoltre ha anche il dovere di fare il tassista scorrazzandoli lì dove i loro diritti li portano. Ma non pensiate che le cose finiscano quando i figli diventano adulti. In base a quanto previsto dal legislatore, “l’obbligo di mantenimento del figlio maggiorenne, analogamente all’obbligazione in genere gravante solidalmente su entrambi i genitori nei confronti della prole, ha un contenuto ampio, tale da ricomprendere sia le spese ordinarie della vita quotidiana (vitto, abbigliamento, ecc.) che quelle relative all’istruzione e persino quelle per lo svago e le vacanze”.[3]

Insomma per evitare il digital divide che può compromettere la salute psicofisica del pargolo e nel nome del “rispetto totale dei diritti dei bambini e degli adolescenti” (per la legge si può rimanere adolescenti ad libitum) i genitori avendo l’obbligo di assicurargli un futuro radioso, si trovano per legge dovergli garantire di ogni tipo di svago. Un Iphone non si nega a nessuno. E le vacanze, non scordiamocele.

“I genitori – siano essi sposati o divorziati – hanno l’obbligo di mantenere i figli fino a quando questi non raggiungono l’indipendenza economica alla luce delle loro aspettative e ambizioni lavorative”.[4] Se il pargolo vuole diventare pilota di Formula 1 (o direttore di banca, astronauta, CEO di qualche multinazionale etc..) i genitori si devono vendere reni e retine per permettergli di coltivare quelle “ambizioni lavorative” senza le quali soffrirebbe. Non compare da nessuna parte l’obbligo morale dei figli di dirigersi con le proprie forze verso le mete che ambiscono. Se però si dirigono verso mete che lo stesso ordinamento giudiziario dichiara fuorilegge, ancora una volta queste loro “ambizioni funzionali al loro benessere” vengono tutelate. Se il figlio risulta “incapace di rendersi, attualmente, economicamente indipendente, a causa delle gravi patologie di cui è affetto, segnatamente a causa di una pregressa e perdurante condizione di tossicodipendenza” secondo il Tribunale è “fondato il suo diritto a percepire il mantenimento”.[6] In breve: se si droga ve lo dovete mantenere a vita e non ve lo togliete più di torno.
Ma quanto costa ad una famiglia mantenere un figlio fino alla maggiore età (ma come avete ormai capito non è mica finita lì)? La media è 170.000€, ovvero il costo di un appartamento.[5]

Dovrebbe essere sufficientemente chiaro a questo punto che esiste una massiccia percentuale di figli dal diritto tutelato che accompagnano una immensità di genitori verso la canna del gas facendosi scudo di una esigua minoranza di Gavino presenti nel territorio nazionale (che per carità è doveroso tutelare). Ma è bene anche ricordare che parallelamente ai Gavino esistono anche i casi Maso, ovvero figli che ammazzano i genitori proprio per garantirsi quel “rispetto totale dei diritti” di cui sopra (meglio se marchiati BMW) e che colora i telefoni di azzurro. Non è stato l’unico figlio a volersi sbarazzare dei genitori per via dei diritti negati. [7] Dal 1975 al 1994 in Italia si sono registrati 162 casi di parricidio, termine con cui viene identificato l’assassinio di un genitore da parte di un figlio.[8]
Secondo un rapporto Eures, negli omicidi domestici “il secondo principale asse del conflitto riguarda il rapporto genitore-figlio. In questo caso sono più spesso i primi (15%) a rimanere vittime dei propri figli, che non viceversa (12,7%)”.[9]

Tiriamo un po’ le somme: i dati dicono che i genitori muoiono per mano dei figli più di quanto i figli muoiano per mano dei genitori. Ma se questo è “solo” un rischio, c’è però una certezza: i genitori sborsano mediamente 170.000€ affinché ogni figlio raggiunga la maggiore età. E non è finita con il diciottesimo compleanno. Chiamerei bias percettivo il tentativo perfettamente riuscito di far passare i genitori come una banda di scellerati disposti a tutto pur di fare dei propri figli degli automi ai loro comandi mentre la loro progenie soffre di un costante bisogno di protezione per evitare che ciò avvenga. In questo esperimento riuscito di ingegneria sociale esistono strutture di sostegno per i figli ma nessuna struttura per i genitori. Quella ONG che ha messo in piedi il telefono azzurro in realtà ha iniziato un progetto di largo respiro di colonizzazione dell’inconscio collettivo che vede l’indagine sociale irrilevante mentre la colorazione comunicativa assume un ruolo centrale. L’idea di base è che tutto ciò che riguarda le vecchie strutture sociali così come le conoscevamo vadano rivoluzionate.
Si parte dalla ridefinizioni delle classi. Sono passate alla ribalta nuove realtà in cerca di protezione. O meglio si sono attivate una serie di strutture legate al capitalismo postmoderno (Soros e soci) che hanno messo in luce realtà dipinte come bisognose di attenzione da parte di tutti. Non servono più i sindacati tradizionali perché non c’è più la classe dei lavoratori a dover essere protetta, questa la narrazione del nuovo millennio. Ci sono altre classi quale quella dei migranti che hanno ancora più bisogno di protezione, e per loro si muovono ONG lautamente foraggiate dal capitale. La contropartita è il dumping salariale contro il quale i sindacati tradizionali intrappolati nel buonismo della sinistra globalista non riescono ad elaborare alcuna mossa valida. D’Alema parecchi anni fa dichiarava solennemente che era finita l’epoca del posto fisso.
Altre classi sono i malati che lo Stato sta progressivamente lasciando in mano agli squali della sanità privata (altra potente lobby legata a Big Pharma) e che sono oggetto di intense campagne pubblicitarie basate sul senso di colpa (noi siamo sani, perché non dovremmo aiutarli?) tese a spremere ogni euro dalle nostre tasche. Come se noi non versassimo già abbastanza per la sanità e come se lo Stato (e non i cittadini) non avesse l’obbligo di tutelare i più sfortunati. La lista è lunga ed arriva anche ai bambini, grimaldello utile a scardinare i vecchi rapporti familiari. La Thatcher non immaginava neanche lontanamente che il suo amato neoliberismo evolvendosi avrebbe addirittura cancellato parte del suo motto preferito: “La società non esiste. Esistono gli individui, gli uomini e le donne, ed esistono le famiglie”. No, neanche più quelle esistono oggi. Il capitale ha scelto gli individui, più remunerativi, e ha cancellato le famiglie come classe. La questione dei vaccini dimostra chiaramente come le famiglie debbano inchinarsi a Big Pharma.

I minori vengono così imbottiti di gadget che rendono inutile la famiglia. Molto meglio internet di padre e madre, un parente non vale un singolo social, e la propaganda che viene trasmessa ogni singolo minuto dai media ha una potenza che i discorsi fatti in casa non possono scalfire. I figli, spinti dalla narrazione imperante, adorano Erasmus e preferiscono l’estero alle proprie radici dato che il “lontano” rappresenta l’antidoto contro il “locale” che non riesce a soddisfare quel “rispetto totale” e quel “benessere” che sanno di dovere pretendere.

La postmodernità, ovvero il neocapitalismo postindustriale ha messo nel mirino i vecchi centri di potere, famiglia inclusa. Si è sgretolato (o è stato fatto sgretolare, poco cambia) il sogno modernista di una società democratica basata su una minore fatica grazie alle macchine ed un maggiore tempo da dedicare ai piaceri e alla famiglia. Siamo in postdemocrazia ed ecco ciò che sta succedendo: “La democrazia sfida i privilegi di classe in nome delle classi subordinate; la postdemocrazia nega l’esistenza di entrambi, privilegi e subordinazione…..Poichè donne e uomini lavorano nell’economia ufficiale si è ridotto il tempo libero e quello da passare in famiglia. Questo accade in un’età in cui i genitori hanno bisogno di dedicare sempre maggiori energie a guidare i figli in un’infanzia ogni giorno più difficile: la pressione di varie forme di devianza e la crescente pressione di quelle aree del capitalismo che hanno scoperto come i bambini siano eccezionalmente facili da spremere come consumatori, fanno a gara con un bisogno sempre più frenetico di educarli bene”.[10]
Quindi esiste un conflitto di poteri che vede l’autorità genitoriale in crisi educativa a causa dei sopravvenuti maggiori impegni di lavoro (plusvalore per il capitale) mentre i figli vengono progressivamente resi autonomi in quanto splendidi consumatori capaci di scegliere da sé (internet, tablet, telefonini etc..).
In questo contesto chi viene sostenuto dalle immancabili ONG non sono i genitori ma gli educandi.
Nonostante l’analisi di Crouch sia molto acuta, nutro dei dubbi sul fatto che in postdemocrazia non esistano classi subordinate. Oltre alla classe storica legata alla lotta di sfruttati contro sfruttatori, esiste il tipo creato ad hoc per soddisfare i desiderata delle elites e consolidare la narrazione imperante. Nelle parole di J.Baudrillard: “il colpo di mano del capitale è stato la subordinazione dell’intera realtà all’ordine economico, di modo che niente fosse più pensabile se non in questi termini”.[11]
Quindi tutte le classi, siano esse di vecchio tipo piuttosto che nuove, create ad hoc, rispondono ad esigenze di tipo prettamente economico. Tutto è business, anche i bambini-consumatori. I millennials sono perfettamente inseriti nell’era digitale. Non hanno bisogno di genitori, portatori di una conoscenza analogica sempre più marginalizzata. I figli si servono di internet per autoeducarsi e necessitano di connessione sempre presente per affondare la propria percezione (dilatata grazie al digitale) nel globale. Le loro radici sono evanescenti, immersi come sono nel flusso apolide del transnazionale e vanno quindi protetti contro i tentativi di introdurli nel Reale presentando loro dei conti.

“Dopo avere attraversato lo stadio (storico) della realtà, il mondo occidentale è entrato nello stadio (virtuale) dell’ultrarealtà…la violenza dell’immagine (e, in generale dell’informazione o del virtuale) consiste nel far sparire il Reale”[12]
Dato che non esiste ancora un telefono a difesa dei diritti dei genitori, proporrei il telefono marrone, colore che ricorda qualcosa di poco piacevole proprio come certi doveri normati, contrapposti all’innocenza dell’azzurro.
Purtroppo non ci sono ONG disponibili a tale servizio.

 

Tonguessy

Fonte: www.comedonchisciotte.org

13.10.2018

 

NOTE

[1]http://www.azzurro.it/it/chi-siamo/mission
[2]http://www.guidagenitori.it/risorse/leggi-sentenze/650-diritti-e-doveri-dei-genitori/
[3]https://www.studiocataldi.it/guide_legali/assegno-di-mantenimento/mantenimento-figli-maggiorenni.asp
[4]https://www.laleggepertutti.it/222332_mantenimento-figli-fino-che-eta-si-e-obbligati
[5]http://www.federconsumatori.it/news/foto/I%20costi%20per%20crescere%20un%20figlio.pdf
[6]https://www.brocardi.it/notizie-giuridiche/mantenimento-figlio-maggiorenne-tossicodipendente/622.html
[7]https://www.agi.it/cronaca/pietro_maso_e_gli_altri_9_casi_di_figli_che_uccidono_i_genitori-1361507/news/2017-01-11/
[8]http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1995/09/05/Cronaca/PARRICIDIO-PIU-FREQUENTE-AL-NORD-IN-20-ANNI-162-CASI_135400.php
[9]http://www.ristretti.it/areestudio/statistiche/omicidi_dom_2005.pdf
[10] Colin Crouch “Postdemocrazia” pg 61-75
[11] Jean Baudrillard “L’agonia del potere” pg.15
[12] ibid pg 32-39

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