Scott Ritter
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Durante il suo recente tour europeo di quattro giorni, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto notizia quando, durante un incontro con il presidente polacco Andrzej Duda, ha descritto il presidente russo Vladimir Putin come “un uomo che, francamente, ritengo un criminale di guerra”, aggiungendo “E penso che raggiungeremo i criteri legali di questa definizione”.
Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha condannato il commento di Biden come “retorica inaccettabile e imperdonabile da parte del capo di uno stato le cui bombe hanno ucciso centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo”.
Biden ha fatto le sue osservazioni a seguito di una dichiarazione rilasciata dal Segretario di Stato Antony Blinken in cui si annunciava che il Dipartimento di Stato aveva espresso una valutazione formale, secondo cui l’esercito russo avrebbe commesso crimini di guerra in Ucraina. “Sulla base delle informazioni attualmente disponibili”, ha detto Blinken, “il governo degli Stati Uniti afferma che membri delle forze armate russe hanno commesso crimini di guerra in Ucraina. “La nostra valutazione”, ha aggiunto Blinken, “si basa su un’attento esame delle informazioni disponibili da fonti pubbliche e di intelligence.”
Secondo Blinken, “le forze russe hanno distrutto condomini, scuole, ospedali, infrastrutture critiche, veicoli civili, centri commerciali e ambulanze, con migliaia di civili innocenti uccisi o feriti. Molti dei siti che le forze russe hanno colpito sono chiaramente identificabili come in uso da parte di civili”. Blinken ha dichiarato che questa categoria “comprende il reparto maternità dell’ospedale di Mariupol” così come “un attaco che ha colpito un teatro di Mariupol, chiaramente contrassegnato con la parola russa ‘bambini’ a grandi lettere visibili dal cielo.”
Le accuse di Blinken fanno eco a quelle avanzate dal governo ucraino e da organizzazioni come Amnesty International. Karim Khan, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, ha annunciato che il suo ufficio inizierà ad indagare sulle accuse di crimini di guerra commessi dai Russi durante l’operazione militare in corso in Ucraina.
La narrazione che dipinge la Russia e l’esercito russo come autori di crimini di guerra, tuttavia, è in contrasto con l’attuale diritto umanitario internazionale e le leggi di guerra. La questione dello “jus in bello” (la legge che regola la condotta durante l’uso della forza) (1) ha stabilito un quadro di nozioni giuridiche che, quando associate ad azioni specifiche, aiutano a determinare se si è verificata un’effettiva violazione del codice di guerra.
Lo jus in bello scaturisce da trattati, accordi e dal diritto internazionale consuetudinario. Due insiemi di accordi internazionali, le Convenzioni dell’Aia del 1899 e del 1907, e le quattro Convenzioni di Ginevra del 1949, che fanno da cornice per la moderna comprensione dello jus in bello, regolano, rispettivamente, ciò che è consentito nel corso delle operazioni belliche e la protezione da garantire ai non combattenti, compresi i civili e i prigionieri di guerra. Le “gravi violazioni” dello jus in bello possono essere perseguite come crimini di guerra nei tribunali della giurisdizione pertinente.
Partendo dall’assunto che la guerra non è che omicidio organizzato, il problema di come definire ciò che rende un omicidio suscettibile di essere classificato come di natura criminale è molto più difficile di quanto si possa pensare. Michael Herr ha illustrato questa realtà nel suo libro, Dispatches, sulla guerra americana in Vietnam, osservando che “accusare un uomo di omicidio in quel posto era come fare multe per eccesso di velocità alla 500 miglia di Indianapolis.” (2)
Distinzione, Intenzione, Necessità
Una delle considerazioni chiave che distingue un atto di guerra legittimo da un crimine di guerra è la nozione di “necessità militare”. Secondo i precetti del diritto di guerra, la necessità militare “consente misure che sono effettivamente necessarie per realizzare un legittimo scopo militare e non sono pertanto vietate dal diritto internazionale umanitario. Nel caso di un conflitto armato, l’unico scopo militare legittimo è quello di indebolire la capacità militare delle altre parti in conflitto.”
In tandem con il concetto di necessità militare vi è il concetto di “umanità“, secondo il quale un’operazione militare non può infliggere sofferenze, danni o distruzioni che non siano necessarie per realizzare un legittimo obiettivo militare. Sebbene il concetto di “umanità” sia difficile da definire (può forse esistere un modo “umano” di togliere la vita durante una guerra?), esso si ricollega ad un altro principio del diritto internazionale umanitario, la “proporzionalità“.
La proporzionalità, in tempo di guerra, non è ancora stata rigorosamente codificata, ma il concetto di base ruota attorno “all’idea che i mezzi militari dovrebbero essere proporzionati ai loro fini previsti.”
Insomma, se c’è un cecchino nemico in una stanza al terzo piano di un condominio, la proporzionalità sarebbe rispettata se si utilizzasse una forza sufficiente ad eliminare il cecchino nella stanza in questione; se nella stanza in quel momento ci fossero dei civili, ciò non costituirebbe una violazione delle leggi di guerra, poiché i civili, purtroppo (e tragicamente), verrebbero considerati un “danno collaterale”.
Se, invece, venisse applicata una forza che portasse alla distruzione dell’intero complesso di appartamenti, uccidendo un gran numero di civili, si potrebbe affermare che l’uso di quella forza è sproporzionato rispetto al risultato militare atteso e, come tale, costituisce un crimine di guerra.
L’ultimo principio degno di nota è quello della “distinzione“, che sostiene che le parti in un conflitto devono “in ogni momento distinguere tra popolazione civile e combattenti e tra obiettivi civili e obiettivi militari e, di conseguenza, dirigere le loro operazioni solo contro obiettivi militari.” La distinzione proibisce “attacchi indiscriminati e l’uso di mezzi e metodi di guerra indiscriminati”, come i bombardamenti a tappeto o i bombardamenti di artiglieria privi di uno scopo militare specifico.
Da questi precetti e principi di base, la comunità internazionale ha codificato atti specifici che costituiscono crimini di guerra nella forma dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale (3), in particolare nell’articolo 8 (Crimini di guerra). Qui si troviamo enumerate varie azioni che danno origine alla maggior parte – se non alla totalità – delle accuse di crimini di guerra mosse da Biden e Blinken a Putin e all’esercito russo:
* Dirigere intenzionalmente attacchi contro la popolazione civile in quanto tale o contro singoli civili che non prendono parte direttamente alle ostilità;
* Dirigere intenzionalmente attacchi contro obiettivi civili, cioè obiettivi non di natura militare;
* Dirigere intenzionalmente attacchi contro personale, installazioni, materiale, unità o veicoli coinvolti in una missione di assistenza umanitaria o di mantenimento della pace in conformità alla Carta delle Nazioni Unite, nella misura in cui hanno diritto alla protezione accordata ai civili o agli oggetti civili in base al diritto internazionale dei conflitti armati; e
* Lanciare intenzionalmente un attacco sapendo che tale attacco causerà la morte accidentale o il ferimento di civili o danni a oggetti civili.
Gli elementi
Ciascuno dei crimini sopra elencati consiste di due elementi, ognuno dei quali deve essere provato in via giuridica, prima che l’accusa di crimine di guerra possa essere ammissibile. Questi sono l’elemento fisico, o “actus reus”, cioè l’atto stesso, e l’elemento mentale, o “mens rea” (4), che costituisce l’intento specifico, o “dolus specialis” (5), di commettere l’atto in questione.
Anche se si può provare l’elemento fisico di un presunto crimine, come il bombardamento di un ospedale o di un complesso di appartamenti, a meno che non si possa provare l’intento reale dietro l’attacco (cioè, non il solo portare attacchi contro una popolazione civile, ma anche il portarli intenzionalmente), non è configurabile nessun reato.
Una delle principali circostanze attenuanti riguardanti la maggior parte dei presunti crimini di guerra è il principio della “necessità militare”. Considerate, ad esempio, l’atto di bombardare un ospedale. Se una bomba colpisce un ospedale, si delinea di fatto un “actus reus”. Ora, se esiste un documento scritto di un comandante ad un pilota che gli ordina di bombardare l’ospedale in questione, quell’ordine rientra nel “dolus specialis”, ed è classificabile come crimine di guerra.
Non così in fretta
Anche se la legge di guerra vieta gli attacchi diretti contro obiettivi civili, come alloggi, scuole e ospedali, secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, “un ospedale o una scuola possono diventare un legittimo obiettivo militare se contribuiscono a specifiche operazioni militari del nemico e se la loro distruzione offre un chiaro vantaggio militare per la parte attaccante” o se vengono “usati come base da cui lanciare un attacco, come depositi di armi o per nascondere soldati/combattenti non feriti”.
Qui sta il problema. “Sempre più di frequente”, osservava un recente articolo pubblicato sul Washinton Post, “gli Ucraini si trovano ad affrontare una scomoda verità: il comprensibile impulso dei militari di difendersi dagli attacchi russi potrebbe mettere nel mirino i civili. Praticamente ogni quartiere nella maggior parte delle città è stato militarizzato, alcuni più di altri, rendendoli potenziali bersagli per le forze russe che cercano di eliminare le difese ucraine.”
Inoltre, “la strategia dell’Ucraina di posizionare pesanti equipaggiamenti militari ed erigere fortificazioni nelle zone civili potrebbe indebolire gli sforzi occidentali e ucraini per considerare la Russia legalmente colpevole di possibili crimini di guerra.”
Chi è colpevole?
La conclusione è che se la Russia ha informazioni secondo cui l’Ucraina sta utilizzando un obiettivo civile per scopi militari, e se viene presa la decisione di attaccare l’obiettivo usando una forza ritenuta proporzionale alla minaccia, allora non è stato commesso alcun crimine di guerra.
In effetti, da quanto documentato dal Washington Post, sembra sia l’Ucraina, non la Russia, a commettere crimini di guerra. Secondo Richard Weir, un ricercatore della divisione Crisi e conflitti di Human Rights Watch citato nell’articolo del Post, l’esercito ucraino ha “la responsabilità secondo il diritto internazionale” di rimuovere le proprie truppe e gli equipaggiamenti dalle aree civili o di spostare la popolazione civile dalle aree in cui sono stoccati il personale e le attrezzature militari.
“Se non ottemperano”, ha detto Weir, “questa è una violazione delle leggi di guerra. Perché quello che stanno facendo è mettere a rischio i civili. Perché tutto l’equipaggiamento militare è un obiettivo legittimo.”
La conclusione è che il governo ucraino, i politici americani e i gruppi per i diritti umani possono sì accusare la Russia di crimini di guerra in Ucraina, ma provare queste accuse è un compito molto più difficile.
Inoltre, sembra che, ad un esame più attento, l’accusatore (almeno per quanto riguarda il governo ucraino) potrebbe trasformars in imputato, qualora si verificasse un’indagine approfondita sui presunti eventi.
Se il governo ucraino sostiene che determinati siti colpiti dalla Russia rientrano in una categoria protetta e che, attaccandoli, la Russia ha commesso un crimine di guerra, allora si deve presumere che qualsiasi impegno dell’Ucraina di posizionare personale e attrezzature militari nelle vicinanze di questi obiettivi costituisca “una co-localizzazione intenzionale di obiettivi militari e civili o persone “hors de combat” (6) con l’intento specifico di cercare di prevenire il bersagliamento di tali obiettivi militari”.
Questa è la definizione legale di scudo umano, che è di per sé una violazione delle leggi di guerra.
Scott Ritter
NOTE
1 – Il concetto di “jus in bello” riguarda il fatto se una guerra sia condotta giustamente (senza riguardi a chi abbia iniziato il conflitto), in connessione con il concetto di “jus ad bellum” (diritto di guerra), che è una serie di criteri che devono essere consultati prima di entrare in guerra.
2 – La 500 Miglia di Indianapolis – Indy 500 – è una gara automobilistica degli Stati Uniti d’America, nata nel 1911. Si svolge il fine settimana del Memorial Day, di solito l’ultimo fine-settimana di Maggio, sul circuito ovale del Motor Speedway di Indianapolis.
3 – Lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, spesso chiamato anche Statuto della Corte penale internazionale o, a volte, Statuto di Roma, è il trattato internazionale istitutivo della Corte penale internazionale. Firmato nel 1998, entrato in vigore nel 2002 e modificato nel 2010, è il prodotto di una lunga serie di tentativi per la costituzione di un tribunale sovranazionale.
4 – Actus reus, talvolta chiamato elemento esterno o elemento oggettivo di un crimine, è il termine latino per l'”atto colpevole” che, quando provato oltre ogni ragionevole dubbio in combinazione con la mens rea, “mente colpevole”, produce responsabilità penale.
5 – L’intento specifico o “dolus specialis” è quella volontà specifica che rende configurabile il reato di genocidio.
6 – Hors de combat (letteralmente “fuori dal combattimento”) è una locuzione francese usata in diplomazia e diritto internazionale per riferirsi a soldati che sono incapaci di svolgere le loro funzioni militari; ne sono esempi il pilota di un aereo abbattuto, il malato, il ferito, il prigioniero o il soldato altrimenti impedito.
Foto di copertina:Il discorso di Biden a Varsavia. (Ufficio del Presidente)
Fonte: consortiumnews.com
Link: https://consortiumnews.com/2022/04/01/russia-ukraine-and-the-law-of-war-war-and-war-crimes/
01.04.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org