L’Ucraina sta affondando e le élite occidentali cercano di defilarsi

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Mike Whitney
unz.com

Ciò che rende l’ultimo rapporto della RAND Corporation sull’Ucraina così significativo non è la qualità dell’analisi, ma il fatto che il più prestigioso think-tank sulla sicurezza nazionale abbia assunto una posizione opposta a quella della classe politica di Washington e dei suoi alleati globalisti. Questo è un fatto molto importante. Ricordate che le guerre non finiscono perché l’opinione pubblica si oppone ad esse. Questo è un mito. Le guerre finiscono quando emerge una spaccatura importante tra le élite che, a sua volta, porta ad un cambiamento di politica. Il nuovo rapporto della RAND Corporation, “Evitare una lunga guerra: la politica statunitense e la traiettoria del conflitto tra Russia e Ucraina,” rappresenta proprio questa spaccatura. Indica che le élite più potenti sono in disaccordo con l’opinione della maggioranza perché ritengono che l’attuale politica stia danneggiando gli Stati Uniti. Riteniamo che questo cambiamento di prospettiva sia destinato a guadagnare slancio e possa innescare una richiesta più assertiva di negoziati. In altre parole, il rapporto RAND potrebbe essere il primo passo verso la fine della guerra.

Consideriamo per un attimo questo estratto dal preambolo del rapporto:

“I costi e i rischi di una lunga guerra in Ucraina sono significativi e i suoi possibili sviluppi superano i probabili benefici per gli Stati Uniti.”

Questa citazione riassume efficacemente l’intero documento. Pensateci: Negli ultimi 11 mesi ci è stato ripetutamente detto che gli Stati Uniti avrebbero sostenuto l’Ucraina “per tutto il tempo necessario.” La citazione sopra riportata ci assicura che ciò non accadrà. Gli Stati Uniti non hanno intenzione di minare i propri interessi per perseguire il sogno irrealizzabile di espellere la Russia dall’Ucraina. (Anche i falchi non credono più ad una possibilità del genere). I membri razionali dell’establishment della politica estera valuteranno le prospettive di successo dell’Ucraina e le soppeseranno rispetto alla crescente probabilità che il conflitto possa inaspettatamente sfuggire al controllo. Questo, ovviamente, non sarebbe nell’interesse di nessuno e potrebbe innescare uno scontro diretto tra Russia e Stati Uniti. Inoltre, i responsabili politici statunitensi dovranno decidere se i sempre più numerosi danni collaterali valgono la spesa. In altre parole, la rottura delle linee di approvvigionamento, l’aumento dell’inflazione, la crescente carenza di energia e di cibo e la diminuzione delle scorte di armi sono un giusto compromesso per “indebolire la Russia?” Molti direbbero: “No.”

Per certi versi, il rapporto RAND è solo il primo di una lunga serie di tessere del domino che cadono. Man mano che aumenteranno le perdite ucraine sul campo di battaglia – e sarà sempre più evidente che la Russia controllerà tutto il territorio a est del fiume Dnieper – le falle nella strategia di Washington diventeranno più evidenti e saranno criticate ancor più aspramente. La gente metterà in dubbio la logica delle sanzioni economiche, che danneggiano i nostri alleati più stretti e aiutano la Russia. Si chiederanno perché gli Stati Uniti stiano seguendo una politica che ha provocato un forte allontanamento dal dollaro e dal debito americano. E si chiederanno perché gli Stati Uniti, a marzo, avessero deliberatamente sabotato un accordo di pace, quando le probabilità di una vittoria ucraina erano già prossime allo zero. Il rapporto della Rand sembra anticipare tutte queste domande e il “cambiamento di umore” che ne seguirà. Ecco perché gli autori spingono per i negoziati e per una rapida fine del conflitto. Questo è un estratto da un articolo di RT:

La RAND Corporation, un influente think tank d’élite per la sicurezza nazionale finanziato direttamente dal Pentagono, ha pubblicato uno storico rapporto in cui afferma che il prolungamento della guerra per procura danneggia attivamente gli Stati Uniti e i loro alleati e avverte Washington che dovrebbe evitare “un conflitto prolungato” in Ucraina…

(Il rapporto) inizia affermando che i combattimenti rappresentano “il conflitto interstatale più significativo degli ultimi decenni e che la sua evoluzione avrà conseguenze importanti” per Washington, tra cui il danneggiamento attivo degli “interessi” statunitensi. Il rapporto chiarisce che, anche se gli Ucraini hanno combattuto, e le loro città sono state “spianate” e “l’economia decimata,” questi “interessi” non sono “sinonimi” di quelli di Kiev. (“Rand calls for swift end to war“, RT)

Sebbene il rapporto non affermi esplicitamente che “gli interessi degli Stati Uniti vengono danneggiati,” certamente lo lascia intendere. Non sorprende che il rapporto non menzioni i danni collaterali della guerra di Washington alla Russia, ma sicuramente questo aspetto deve essere stato in primo piano nella mente degli autori. Dopo tutto, non sono i 100 miliardi di dollari o la fornitura di armi letali a costare così cari agli Stati Uniti. È l’emergere sempre più rapido di coalizioni internazionali e di istituzioni alternative che ha portato l’Impero statunitense sulla via della rovina. Partiamo dal presupposto che gli analisti del RAND vedano le stesse cose che vede ogni altro essere senziente, ovvero che l’errata conflagrazione di Washington con Mosca è un “ponte troppo lontano da raggiungere” e che il contraccolpo sarà immenso e straziante. Da qui l’urgenza di porre fine alla guerra in tempi brevi. Ecco un estratto del rapporto, pubblicato in grassetto a metà del testo:

“Poiché evitare una lunga guerra è la priorità più alta dopo aver minimizzato i rischi di escalation, gli Stati Uniti dovrebbero adottare misure che rendano più probabile la fine del conflitto nel medio termine.”

È interessante notare che il rapporto, pur descrivendo in dettaglio i principali rischi di escalation (che includono una guerra più ampia con la NATO, un coinvolgimento nel conflitto di altri Paesi dell’UE e una guerra nucleare), non spiega perché proprio una “guerra lunga” sarebbe così dannosa per gli Stati Uniti. Riteniamo che questa omissione sia intenzionale e che gli autori non vogliano ammettere che il ritorno di fiamma delle sanzioni e la formazione di coalizioni estere antiamericane stanno chiaramente minando i piani degli Stati Uniti per mantenere la loro presa sul potere globale. Tra le élite, questi discorsi sono proibiti. Ecco come Chris Hedges ha riassunto la situazione in un articolo su Consortium News:

Il piano di rimodellare l’Europa e l’equilibrio di potere globale degradando la Russia si sta rivelando simile al piano fallito di rimodellare il Medio Oriente. Sta alimentando una crisi alimentare globale e devastando l’Europa con un’inflazione quasi a due cifre. Ancora una volta, sta mettendo a nudo l’impotenza degli Stati Uniti e la bancarotta degli oligarchi al potere. Come contrappeso agli Stati Uniti, nazioni come la Cina, la Russia, l’India, il Brasile e l’Iran si stanno staccando dalla tirannia del dollaro come valuta di riserva mondiale, una mossa che scatenerà una catastrofe economica e sociale negli Stati Uniti. Washington sta fornendo all’Ucraina sistemi d’arma sempre più sofisticati e aiuti per molti miliardi nel futile tentativo di salvare l’Ucraina ma, soprattutto, di salvare se stessa. (“Ukraine — The War That Went Wrong”, Chris Hedges, Consortium News)

Hedges lo riassume perfettamente. Il folle intervento di Washington sta spianando la strada alla più grande catastrofe strategica della storia degli Stati Uniti. Eppure, ancora oggi, la stragrande maggioranza delle élite aziendali e bancarie sostiene risolutamente la politica esistente, ignorando gli evidenti segni di fallimento. Un esempio per tutti: il World Economic Forum ha pubblicato sul suo sito web una dichiarazione di sostegno all’Ucraina. Eccola:

L’essenza della nostra organizzazione è la fiducia nel rispetto, nel dialogo e negli sforzi di collaborazione e cooperazione. Pertanto, condanniamo profondamente l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, gli attacchi e le atrocità.

La nostra piena solidarietà è con il popolo ucraino e con tutti coloro che stanno soffrendo innocentemente a causa di questa guerra assolutamente inaccettabile. Faremo tutto il possibile per aiutare e sostenere attivamente gli sforzi umanitari e diplomatici.

Speriamo solo che – a lungo termine – la ragione prevalga e che emerga nuovamente lo spazio per la costruzione di ponti e la riconciliazione”. (Klaus Schwab and Børge Brende, World Economic Forum)

Nessuno dovrebbe sorprendersi di questo. Naturalmente, i globalisti si schiereranno dalla parte della loro squadra di demolizione espansionistica (la NATO) invece che dalla parte del più grande sostenitore mondiale dei valori tradizionali, dei confini e della sovranità nazionale. Questo è ovvio. Tuttavia, il rapporto Rand suggerisce che il sostegno alla guerra non è più unanime tra le élite. E, poiché, in ultima istanza sono le élite a decidere la politica, è sempre più probabile che questa cambi. Consideriamo questa “scissione del consenso delle élite” come lo sviluppo più positivo degli ultimi 11 mesi. L’unico modo in cui gli Stati Uniti potranno cambiare il loro approccio all’Ucraina è che un numero crescente tra le élite rinsavisca e ci faccia indietreggiare dal baratro. Speriamo che ciò accada, ma non ne siamo certi.

La parte meno persuasiva dell’intero rapporto è quella intitolata: “Impegni degli Stati Uniti e degli alleati per la sicurezza dell’Ucraina.

Il problema è facile da capire. Gli autori vogliono definire un piano per fornire sicurezza all’Ucraina al fine di incentivare i negoziati con la Russia. Purtroppo, la Russia non ha intenzione di permettere all’Ucraina di far parte di un’alleanza di sicurezza sostenuta dall’Occidente, anzi, è proprio per questo che la Russia ha lanciato la sua invasione, per impedire l’adesione dell’Ucraina ad un’alleanza militare ostile (la NATO) legata agli Stati Uniti. Si tratta di un argomento spinoso che senza dubbio costituirà un ostacolo in qualsiasi negoziato futuro. Ma si tratta di una questione su cui non ci può essere “margine di manovra.” L’Ucraina – o ciò che ne rimane – dovrà essere permanentemente neutrale e tutti gli estremisti di estrema destra dovranno essere rimossi dal governo, dalle forze armate e dai servizi di sicurezza. Mosca non sceglierà i leader dell’Ucraina, ma si assicurerà che questi non siano né nazisti né legati a organizzazioni nazionaliste di estrema destra.

Come abbiamo detto in precedenza, riteniamo che il rapporto RAND indichi che le élite sono ora divise sulla questione dell’Ucraina. Riteniamo che questo sia uno sviluppo positivo che potrebbe portare a negoziati e alla fine della guerra. Tuttavia, non dovremmo ignorare il fatto che anche l’analisi più imparziale può pendere nella direzione di chi fornisce i finanziamenti. E questo potrebbe essere vero anche in questo caso. Si tenga presente che la RAND Corporation è un think tank apartitico che, secondo il tenente colonnello in pensione dell’USAF Karen Kwiatkowski:

“lavora per l’establishment della difesa e, se i finanziamenti dovessero esaurirsi, il thinktank non esisterebbe nella sua forma attuale. Serve interamente gli interessi del governo statunitense e ne dipende.” (Lew Rockwell)

Questo suggerisce che il rapporto RAND potrebbe rappresentare il punto di vista del Pentagono e dell’establishment militare statunitense e, secondo loro, gli Stati Uniti starebbero correndo a testa bassa verso uno scontro diretto con la Russia. In altre parole, il rapporto potrebbe essere la prima bordata ideologica contro i neocon che gestiscono il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca. Sospettiamo che questa spaccatura tra il Dipartimento della Guerra e lo “Stato” diventerà più visibile nei prossimi giorni. Possiamo solo sperare che al Pentagono prevalga la fazione più accorta.

Mike Whitney

Fonte: unz.com
Link: https://www.unz.com/mwhitney/ukraine-is-sinking-are-western-elites-bailing-out/
01.02.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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