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La Redazione

 

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Rumore

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A cura di Tonguessy
Il 1 Dicembre 2020
3822 Views

Tonguessy

 

Una coppia di amici ad un certo punto ha deciso di vivere in un posto lontano da qualsiasi rumore. Avevo indicato delle località perse nella Padania che secondo me potevano avere quelle caratteristiche. Macché. Dopo lunghe ricerche sono approdati a sperdute colline poco antropizzate e quindi ben distanti dalle città. Nessun rumore, in effetti. Eppure, il brusio della tangenziale poco distante da casa mia non mi dà ormai più fastidio, neanche in estate quando si vive con le finestre aperte. Come se il rumore fosse silenzio. Ma non è così.

Viviamo immersi nel rumore, al punto che se non c’è ci sembra che nelle nostre vite manchi qualcosa. Come il televisore con l’audio basso, perennemente acceso anche mentre si mangia. Conversazione familiare che deve sovrastare quell’ingombrante presenza tra il virtuale ed il reale, quindi decibel che crescono senza apparente bisogno solo perché la soglia personale è stata modificata a causa del valore del brusio di fondo.

In realtà viviamo immersi nel rumore. Quello acustico causa un bel po’ di sordità proprio perché ci si abitua e alla fine i decibel fanno a brandelli i nostri delicati timpani. Ma c’è il rumore ottico, la maledizione degli astronomi sia professionisti che dilettanti. Come quei miei amici, bisogna fuggire lontano dalla città per vedere bene le stelle. La nostra incredibile Via Lattea non si riesce a vedere dalle città: più ci si avvicina alle zone desertiche e più la si apprezza in dettaglio.

“Il rumore è un segnale di disturbo rispetto all’informazione trasmessa in un sistema. Il rumore viene definito come una somma di oscillazioni irregolari, intermittenti o statisticamente casuali. Dal punto di vista fisiopatologico, facendo riferimento all’impatto sul soggetto che lo subisce, il rumore può essere meglio definito come un suono non desiderato e disturbante.”[1]

Wiki ci informa di queste due cose: esiste una differenza importante tra informazione (segnale) e rumore, dato che quest’ultimo non è né desiderato né cercato come l’informazione. Non ne sono poi così convinto, vedi il televisore sempre acceso anche senza che i programmi siano seguiti oppure l’illuminazione pubblica sempre in funzione anche quando non passa nessuno. La seconda cosa è che il rumore ha valore medio nullo. Impulsi casuali positivi e negativi, vera sintesi dell’universo indeterministico, si annullano a vicenda. Al contrario il segnale ha sempre una polarità e, se si somma, ha valore medio diverso da zero. Questo ci permette di separarlo dal rumore. Se ne abbiamo voglia, si intende.

Parlando di spettro delle frequenze, ben oltre le frequenze audio e visive si trovano le frequenze di funzionamento di tutte le apparecchiature domestiche e personali quali televisori e telefonini. La fortuna per chi installa i ripetitori è che noi abbiamo un range sensoriale molto limitato: dai 20 ai 20k Hertz (molto esagerando) e dai 430 ai 770 TeraHertz. Prima dei 20 Hz, tra i 20.000 ed i 430 miliardi di Hz e oltre i 770 miliardi di Hertz il nulla. Noi non lo percepiamo. Non vuol dire però che non esista. Un po’ come il televisore sempre acceso che esiste ma non ci si bada, sono sorgenti di rumore che, secondo la Treccani “possono produrre nell’uomo effetti nocivi, sia acustici, che vanno da varî gradi di disturbi alla perdita totale dell’udito, sia non acustici, consistenti in cefalea, nausea, anoressia, disturbi psichici.”[2]

Il rumore è strettamente legato al concetto di inquinamento ma dato il nostro spettro percettivo, nella maggior parte dei casi non ne siamo consapevoli direttamente se non per gli effetti a caduta che tali inquinamenti operano nelle nostre vite. Così amianto, diossina, polveri sottili e via elencando non ci infastidiscono direttamente ma ci fanno addirittura morire, effetto che non può essere derubricato come non percettibile.

E’ quindi utile concentrarsi sugli effetti più che sulla bontà dei nostri sensi per risalire alle cause di rumori ed inquinamenti. La Treccani cita un effetto che si presta a molteplici interpretazioni quando parla di “disturbi psichici”. Sicuramente atteggiamenti disturbati denotano una mancanza di integrità relazionale dovuta a rumori che si sono sovrapposti al flusso naturale, deviandolo. Una comunicazione bivalente, dice Bateson, impedisce all’individuo di distinguere il segnale dal rumore, generando possibili personalità schizofreniche. Flussi di informazione fisica o comunicativa coerenti generano interpretazioni coese, mentre flussi incoerenti generano quei disturbi di cui ci stiamo occupando: il rumore non sempre è palese, ma i suoi effetti lo sono.

Occorre a questo punto una precisazione: il rumore non è eliminabile, ulteriore conferma dell’esistenza dell’universo indeterministico. Si possono però adottare delle misure per migliorare la separazione tra segnale e rumore, tra valori comunicati ed inquinamento.

In elettronica esiste un numero importantissimo che si chiama rapporto Segnale/ Rumore (S/N ratio): più alto è tale valore e più semplice è distinguere le due componenti. Sembra invece che nel cosiddetto mondo civile si stia provando ogni soluzione per rendere tali rapporti molto bassi.

Il rumore generato dall’informazione mainstream ad esempio è immenso, ed è sempre più difficile separarlo dal segnale per la scarsa presenza di quest’ultimo. Ci vorrebbero detector molto affinati, ma gli spin doctor della narrazione sono sempre in attività, e sono numerosi. Anzi, direi che sono infiniti rispetto ai contronarratori. Ci sarebbe, è vero, la faccenda delle verifiche, ma le tre verifiche come regola base del giornalismo sono state soppiantate dalla postverità: niente verifiche ma quiete osservanze di quanto ci viene comunicato.

E’ un mondo, quello attuale, che ruota attorno al rumore e all’inquinamento elevati a valori assoluti sin dai tempi delle prime macchine industriali. Seveso, Porto Marghera, Terra dei Fuochi e oggi Ilva: templi della modernità che nonostante tutto ci permettono ancora di distinguere tra profitti ed inquinamento. Ma la banda del né-né che ha monopolizzato il nuovo millennio nel suo tentativo di fare tabula rasa di tutta la semantica della Modernità (a partire dalle ideologie) oggi lentamente ma inesorabilmente sta mettendo fine anche alle distinzioni tra segnali (ciò che è sensato) e rumori (ciò che disturba il segnale), amalgamati nella ridondanza di significati che azzerano i significati stessi. Post-verità.

Macchine, rumori ed inquinamento sono intimamente connessi sin dagli albori della Modernità, e la Postmodernità non è che il peggio della precedente fase capitalista. Ovviamente la questione Covid rientra in questo quadro. Cosa pensate siano i tamponi? Rumore. Secondo il dott. Mercola “un’amplificazione oltre i 35 cicli è considerata inaffidabile e scientificamente ingiustificata, tuttavia i test Drosten e quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono impostati su 45 cicli. Un numero di cicli così elevato amplifica qualsiasi sequenza, anche insignificante”.[3] Amplifica il rumore, appunto. E’ un problema ben noto, ne parla anche Wiki: “Di fronte ad un problema così importante come quello delle contaminazioni (si pensi soprattutto al campo della diagnostica) è opportuno che vengano adottati accorgimenti idonei a minimizzare tale rischio.”[4] Cioè serve aumentare il S/N ratio se si vuole avere un risultato accettabile. Ma perché, cosa pensate che siano le previsioni meteo a 48h, o ad un settimana? Si, rumore. Con gli attuali strumenti di calcolo non si riesce ad andare oltre le 6 ore di previsione, a 48 siamo al lancio di una monetina. Eppure è sempre scienza, come quella dei tamponi. Scienza del rumore, direi.

Guardatevi attorno: la vita scorre sul filo del rumore, forse per azzittire sempre di più le coscienze e sovrastarle con una quantità di informazioni “non desiderate e disturbanti”, come recita la Treccani.

Eppure qualcuno le deve pur desiderare per dar loro così tanto valore, no? Domandatevi chi abbia interesse nel far proliferare le voci al punto di renderle indistinguibili. Don Juan parlava del rumore del dialogo interiore, incessante nel mantenere in vita la patetica (ma in alcuni casi molto remunerativa) consapevolezza del mondo che ci circonda. Oltre questo rumore c’è il silenzio dello spaventoso nulla, perché anche nelle migliori ipotesi la musica è umana, ma il silenzio è divino.

“Alcuni trovano il silenzio insopportabile perché hanno troppo rumore dentro se stessi.”

Robert Fripp

 

[1]https://it.wikipedia.org/wiki/Rumore

[2]https://treccani.it/vocabolario/rumore/

[3]https://comedonchisciotte.org/il-test-pcr-per-il-covid-19-e-un-tragico-spreco/

[4]https://it.wikipedia.org/wiki/Reazione_a_catena_della_polimerasi

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