Di Francesca Picone per ComeDonChisciotte.org
Mancano pochi giorni (entro un mese dal 26 gennaio) alla data in cui Israele dovrà riferire riguardo ai compiti a casa (o meglio in casa altrui) che le sono stati assegnati dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja [1].
Prevenire il genocidio, come chiedere ad Hitler di prevenire lo sterminio nelle camere a gas, in piena funzione.
Alleggerire le condizioni di vita dei palestinesi (eppure restano animali destinati al macello, condannati a morte con tanto di data).
Impedire la cancellazione delle prove del genocidio (come chiedere ad un serial killer di lasciare traccia del suo operato, per cortesia).
Cosa ci sarà da riferire quando l’oggetto del tema (il popolo palestinese) non esisterà più o non sarà più sulla stretta striscia in cui era confinato? Niente più da discutere, i giochi sono già stati fatti. Quindi c’è fretta e Netanyahu ha affermato che l’evacuazione (dove?) e l’”Operazione militare Rafah” (cioè eliminare anche l’ultimo milione e mezzo di palestinesi che era stato spinto all’angolo, come su un ring senza guantoni contro un avversario armato) deve essere portata a termine entro il prossimo mese, l’inizio del Ramadan (10 marzo) [2].
Ai palestinesi è stato intimato di evacuare anche da quest’ultimo rifugio dove vivono con una scatoletta di cibo al giorno, al freddo della tendopoli con coperte da dividere perché non ce ne sono abbastanza.
Chi si occupa di loro? Per alcuni Paesi, compresa l’Italia, non è legittimato farlo. Sarebbero terroristi [3]. Niente fondi, dunque.
Intanto, 800 funzionari lanciano un grido in un documento transatlantico visionato dalla BBC [4]; a Londra una manifestazione davanti all’Ambasciata egiziana domanda che vengano aperti i valichi per la fuga [5].
Sicuri che i palestinesi vogliano lasciare Gaza?
Intanto L’Egitto fortifica le sue recinzioni [6], dopo che aveva aperto un valico per far uscire da Gaza alcuni fortunati forestieri o con doppia cittadinanza [7].
I palestinesi sanno di non avere speranza. Netanyahu afferma di non avere nessuna alternativa alla “distruzione militare di Hamas” [8], tradotto: estinzione del popolo palestinese.
In Israele già si marcia per la vittoria [9]. Vittoria contro chi?
Per il governo di Tel Aviv l’obiettivo, quello vero, è il popolo palestinese; per molti israeliani solo la liberazione degli ostaggi.
Netanyahu dichiara al pubblico di avere come obiettivo l’eliminazione di 4 battaglioni di Hamas [10].
Biden, pressato dalle esternazioni internazionali, emette sanzioni contro quattro “coloni violenti” [11], non lo Stato genocida, ma solo 4 coloni violenti.
Mentre il popolo palestinese mangia l’erba [12] e si ammala, l’opinione pubblica israeliana è preoccupata per l’infezione fungina che ha colpito un soldato israeliano e per una eventuale epidemia. Haaretz tranquillizza: questo è un problema solo per gli abitanti di Gaza [13].
Intanto su Rafah già si comincia a bombardare [14].
A Gaza i carnefici hanno ancora qualcosa da chiedere al condannato: già da qualche mese sono apparsi volantini: cercasi ostaggi [15]. Ora volano dall’alto le ultime richieste al condannato [16]. Chiedere l’ultimo desiderio ad un condannato a morte? No. L’ultimo atto di collaborazione con il carnefice, prima dell’esecuzione finale, pubblica, con tutto il mondo che resta a guardare.
Di Francesca Picone per ComeDonChisciotte.org
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[8] https://www.agi.it/estero/news/2024-02-07/conflitto-medio-oriente-hamas-israele-netanyahu-25194395/
[9] https://ilmanifesto.it/gaza-e-di-israele-la-marcia-della-guerra-e-musica-per-il-governo
[16] https://www.ilriformista.it/israele-chiede-collaborazione-ai-residenti-di-gaza-pioggia-di-volantini-con-foto-degli-ostaggi-403925/