Quale parità di salario ?!

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Si permetta a una donna di condividere i diritti degli uomini ed ella ne condividerà le virtù
[Mary Wallstonecraft]

La statistica sostiene come la tecnologia metta attualmente a disposizione dell’essere umano medio l’equivalente della forza-lavoro di diciannove schiavi, ossia diciannove megawattora all’anno. Nel 1860, questo indice era inferiore a un megawattora all’anno. Un’operaia di Los Angeles ha accesso a cibi, abiti e divertimenti cui gli antichi re non avrebbero neppure potuto aspirare. Perché allora è così risentita?
[William T. Vollmann]

 

di Federica Tregnago per Comedonchisciotte.org

Circolarmente, si è visto come l’equità di genere passi, per la normativa europea e nazionale, attraverso la regolamentazione della spesa sociale e dei salari. Il fatto che condizioni di lavoro meno gravose per una società sempre più automatizzata e post-industriale abbiano portato sin da subito ad un ripensamento sulla redistribuzione di ruoli,1 prerogative ed oneri fra uomini e donne – ben prima, dunque, che think tank nordamericani approntassero gli studi di genere – è testimoniato dal «Trattato istitutivo della CEE» nel 1957 dove si afferma, all’art.119, la necessità che ciascun Stato membro assicuri l’applicazione del principio della parità retributiva tra i lavoratori di diverso sesso in relazione ad uno stesso lavoro. Gettate quindi le fondamenta del mercato unico, l’impegno della Comunità Europea in merito si è poi espresso attraverso il ricorso alle direttive di armonizzazione della legislazione degli Stati membri, a cui si sono aggiunte le sentenze della Corte di Giustizia della Comunità europea che, interpretando estensivamente l’articolo summenzionato, hanno salvaguardato l’efficacia del principio di uguaglianza retributiva in ambito giudiziale: l’etica finanziaria si è fatta posologia.

Non sembri ossimorico accostare etica e finanza: negli ultimi trent’anni, il sistema bancario europeo ha posto in essere questa misura con un procedimento d’integrazione mirante a contenere le forze individuali e ad utilizzarle ad esclusivo profitto degli stati comunitari. Il sistema UE è, di fatto, nel senso pieno e primo dei termini, un sistema collettivista e totalitario: la salvezza del singolo stato – e via a discendere fino alla realtà atomistica dell’individuo – passa attraverso la sopravvivenza del gruppo fondatore.

L’individuo/stato esiste solo in quanto incluso nel tutto del mercato comune; una comunità mercantilistico-bancaria molto gravitazionale: fuori dal gruppo non c’è salvezza. Due direttrici si vengono dunque a scontrare: da un lato la libertà di disporre di maggiore spesa, a titolo primariamente consumistico (e solo secondariamente strutturale), di ogni individuo in quanto diverso/singolare e perciò soggetto a tutela, dall’altro una massa monetaria che non può crescere all’infinito e, livellando dunque le quote, spinge il tutto in basso spianando le stesse singolarità portatrici di valore distintivo e disignificato. Più denaro per tutti – meno valore per tutti.2 Si narra che, a chi gli chiedesse quanto vino servire, un re spartano rispondesse lapidario: “Se c’è vino in abbondanza, allora tutto quello che ciascuno richiede; se ce n’è poco, datene a tutti nella stessa misura”. È la soluzione comunista da manuale.3

“Dopo l’illusione di ricchezza di questi anni” – scriveva l’economista e banchiere italiano Gotti Tedeschi l’indomani del crollo Lehman Brothers (e non solo) –, “la prima conseguenza è che per un po’, finché non sarà assorbito il disavanzo prodotto, le banche finanzieranno meno il sistema economico che, a sua volta, produrrà meno e pagherà meno. Noi consumeremo meno e risparmieremo meno. In pratica vivremo più poveramente. E saremo inoltre costretti ad accettare una qualche forma di statalismo a sorpresa, secondo gli strumenti che verranno adottati: maggiori tasse e inflazione, minori tassi e remunerazione dei risparmi – probabilmente sotto il tasso di inflazione – che rappresenteranno così un’imposta occulta di trasferimento della ricchezza.”4

In altri termini, l’eccezionale apertura al credito varata dalle banche a partire dalla metà del secolo scorso ha tracciato una linea omotetica con i maggiori diritti che le donne (occidentali) abbiano mai avuto dall’inizio dell’era cristiana.5

E tuttavia, se il suffragio universale femminile, la possibilità di aprirsi un conto in banca senza il permesso del padre o del marito, la minigonna e la pillola anticoncezionale sono solo alcuni dei picchetti conficcati nel guado della Storia delle Donne, il femminismo, come movimento liberale erede di Rousseau e del suo Contratto sociale (1762), ha sempre parallelamente validato il presupposto che l’aggressività, la violenza e il crimine derivassero da una deprivazione sociale: un quartiere povero, una cattiva casa.

Attribuendo inoltre la colpa degli stupri alla pornografia e, con una compiaciuta circolarità di ragionamento, interpretando i focolai di sadismo come un contraccolpo a sé stesso, non tiene conto di come lo stupro e il sadismo siano stati invece ciclicamente evidenti nel corso della storia e, a un certo punto, in tutte le culture.6

Senza indugiare sulle dinamiche e le cause di misfatti dell’attualità – peraltro ancora oggetto di indagine giudiziaria – nella Francia di de Sade della seconda metà del XVIII secolo – popolino escluso – uomini e donne dell’aristocrazia godevano di pari licenziosità morali e disponibilità finanziarie. Il diritto era il diritto degli aristocratici. Deleuze direbbe che, non avendo l’immobilità delle cose eterne, il diritto si sposta incessantemente tra famiglie che devono riprendere o rendere il sangue.7 Con le lettres de cachet – firmate dal re e controfirmate da uno dei suoi ministri -, i benestanti, comprandole, potevano sbarazzarsi di individui indesiderati. Usate dalla polizia per occuparsi delle prostitute, potevano servire ai capi famiglia come mezzo di correzione o dalle mogli, per tenere a freno la dissolutezza dei mariti, e viceversa.8 Entrambi, uomini e donne, ne disponevano ed abusavano a reciproco discapito, soprattutto perché il Cancelliere/Segretario le emanava in maniera del tutto arbitraria e il re non era neppure a conoscenza della loro emissione: in altre parole venivano emesse in bianco, in vendita al miglior offerente. E nel caso di comportamenti a detrimento del genere femminile? Le donne pagavano, tanto quanto gli uomini. Lo strumento del denaro non le rendeva per nulla differenti, sagge o partecipi all’esprit de corps in quanto donne. Nessun afflato cameratesco fra loro.9

Anzi, attraverso il suo fondamento nell’importanza della visibilità o reputazione (esisto in base ai like) come parametro del giusto e del vero – e le sue ramificazioni anche negli ambienti più colti e navigati -, il sistema dei destini decisi per delazione (la partigianeria da bar sport) è, in fondo, un attualissimo modo di rappresentazione del mondo.

La verità – ma a chi importa, poi, della verità quando il paradigma attuale è l’utile?10 – è la verità delle agenzie di comunicazione che fatturano, con la stessa disinvoltura, tanto sulla crisi Parmalat, quanto su quella dell’ex-Ilva, Standard & Poor’s, crollo del Ponte Morandi, le plusvalenze juventine e il caso Calciopoli. Con i follower (ovvero gli account) che si comprano in rete a pacchetti di cinquantamila per poche centinaia di euro (l’engagement creato dal nulla), ogni scafato che non faccia principalmente il social media manager si può presentare persino come prossimo Presidente della Repubblica, disponendo di una squadra di quattro o cinque persone, cinquantamila account in mano e un servizio di proxy.

Esattamente come oggi la scienza distilla certezze, le lettres – come i trend topics – offrivano un sistema di spiegazione globale che soddisfaceva lo spirito del tempo. Nessuno oggi mette in dubbio la rotondità della terra o l’origine microbica della febbre tifoide. E tuttavia, si tratta puramente e semplicemente di schemi di rappresentazione arbitrari: la scienza è credenza.11

Nel solco della stessa arbitrarietà, potremmo ascrivere gli atteggiamenti femministi di sfida contro «sistemi» come il patriarcato. Ma qual è, esattamente, lo scopo dell’atto di sfida? È evidente: creare dei martiri! Anime di questo tipo vengono proprio trascinate (o si trascinano imprecando) verso la santità obbligata della vittima sacrificale.12 Ma, mentre le donne contadine guadagnavano potere man mano che invecchiavano – le giovani donne erano pedine senza cervello i cui matrimoni, gravidanze, cura dei figli, cucina e altre faccende erano aspramente supervisionati e controllati dalle vecchie dittatoriali -, le mogli professioniste che tornano dal lavoro, in un appartamento o in una casa spesso vuoti, si ritrovano a competere con le donne più giovani in modi sempre nuovi e crudeli.13

Federica Tregnago

 

NOTE:
1“Nella società industriale la donna – operatrice dietro a una macchina – cessa di essere fisicamente inferiore all’uomo, una considerazione di una certa importanza nella vita rurale, e comincia a rivendicare i propri diritti politici. Nella società tecnotronica emergente l’automazione emergente minaccia sia gli uomini che le donne, il talento intellettuale è computabile, la pillola anticoncezionale incoraggia l’uguaglianza sessuale e le donne iniziano a rivendicare pari diritti politici e non solo”, Zbigniew Brzezinski, Between two Ages – America’s Role in the Technetronic Era, New York, The Viking Press 1970, pp. 11

2“Il Pil cresce solo in correlazione dell’aumento di popolazione […]; è l’evidenza più chiara al mondo. […] Tra gli anni ’60 e ’70, si innesca il meccanismo che di lì a poco ridurrà la crescita del Pil: nella parte di mondo più sviluppata, per compensare (in modo ingannevole) il tasso di decrescita della popolazione si risponde con il consumo, si spinge verso i consumi individuali. Pertanto, si avvia quel fenomeno, mal studiato e nonspiegato, cheprende il nome di consumismo. Naturalmente questo accade perché prende potere un pensiero,un’ideologia sempre più materialistica, che soddisfa l’uomo solo di uno dei tre bisogni (materiale/corporale, intellettuale, spirituale): il primo, quello materiale”, inDaniele Barale, La crisi del nostro tempo. Intervista a Ettore Gotti Tedeschi, Pinerolo (TO), Vita diocesana pinerolese 4 dicembre 2017, https://www.vitadiocesanapinerolese.it/fatti-e-opinioni/la-crisi-del-nostro-tempo-intervista-a-ettore-gotti-tedeschi [data di consultazione 27/02/2024]

3William T. Vollmann, Come un’onda che sale e che scende – Pensieri su violenza, libertà e misure d’emergenza (trad. it. di G. Pannofino), Milano, Mondadori 2007, p.362.

4Ettore Gotti Tedeschi, Senza etica la finanza fallisce, Roma – Città del Vaticano, L’Osservatore romano 9 novembre 2008, https://www.vatican.va/content/osservatore-romano/it/comments/2008/documents/262q01b1.html [data di consultazione: 22/02/2024]

5“Gli anni Settanta furono il periodo in assoluto più importante per il movimento femminista italiano, che dovette fronteggiare sia la crisi del Paese, sia una difficile modernizzazione. Questi anni, grazie anche e, forse, soprattutto, alle battaglie condotte dalle donne, segnarono importanti vittorie civili, sociali e culturali”, in Claudia Vicinelli, Il cammino delle donne nella società italiana, Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia, 2017,https://www.istitutostoricoresistenza.it/wp-content/uploads/2017/04/Il-cammino-delle-donne.pdf [data di consultazione: 21/02/2024]

6Camille Paglia, Sexual Personae – Art and Decadence from Nefertiti to Emily Dickinson, New York, Vintage Books – Random House 1990, p. 2

7Gilles Deleuze, Critica e clinica (tradi t. di A Panaro), Milano, Raffaello Cortina Editore 1996, p.167. Cfr inoltre W.T.Vollmann, op.cit., p.359: “Fino alla rivoluzione, in certi arrondissements di Parigi, il potere della polizia poteva esercitarsi solo con la cooperazione dei signori coinvolti”.

8Frantz Funck-Brentano, Les Lettres de cachet, Parigi, Revue des Deux Mondes 1892 https://www.revuedesdeuxmondes.fr/wp-content/uploads/2022/01/Les_Lettres_de_cachet.pdf [data di consultazione: 21/02/2024].

9 Cfr. William T Volmann, op.cit.: “Alla suocera di Sade non importa nulla di dar soddisfazione alle prostitute di Marsiglia che lui aveva quasi ucciso; quelle signore avevano avuto giustizia secondo il classico canone dei torti: erano state pagate” (p.542); “Madame de Montreuil [la suocera], non sappiamo se indulgente, contrariata o con malizioso compiacimento, sidimostrò disposta a pagargli le amanti purché lui fosse discreto. E lui non lo fu” (p.537); “Lui compra corpi altrui, nonostante abbia una moglie; maltratta, tortura,minaccia, stupra. Per nulla impressionata, sua suocera si procura una lettre de cachet e lo fa rinchiudere a vita” (p.541)

10 “che importanza può avere la verità in un mondo le cui aspirazioni, essendo unicamente materiali e sentimentali, e non intellettuali, trovano completa soddisfazione nell’industria e nella morale, ambiti nei quali di fatto si può fare benissimo a meno di concepire la verità?”, in René Guénon, Oriente e Occidente (trad. it. di P.Nutrizio), Milano, Adelphi 2016, p.28.

11Christian Duverger, Il fiore letale (trad. it. di A. Calzolari), Milano, Mondadori 198, p.78.

12William T. Vollmann, op.cit. p.532.

13Claire Lehmann, Camille Paglia: It’s Time for a new Map of the Gender World, Sidney – Londra – Toronto, Quillette 10 novembre 2018, https://quillette.com/2018/11/10/camille-paglia-its-time-for-a-new-map-of-the-gender-world/ [data di consultazione: 26/02/2024]

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